
Un robusto filo lega due delle questioni più controverse nelle scienze sociali. La prima ha per oggetto il rapporto fra determinismi sociali e libera volontà personale, fra eteronomia e autonomia degli individui. La seconda riguarda i processi mediante i quali l'aggregazione delle azioni individuali genera macroeventi. Nel suo nuovo libro Angelo Panebianco propone un articolato menù di strumenti per l'indagine sui percorsi e le modalità di conversione dalle situazioni "micro" ai fenomeni "macro". La scommessa sottostante è che una migliore conoscenza di questi processi possa accrescere la capacità della teoria sociale e politica di spiegare persistenze e mutamenti nelle società.
L’opera presentata qui in edizione critica è la prima versione italiana integrale di un classico della letteratura psicodinamica, un testo fondamentale per gli studiosi dei fenomeni dissociativi e della loro relazione con situazioni ed eventi traumatici, ma anche una lettura avvincente, per la ricchezza di suggestioni e di esemplificazioni cliniche, sulla complessa relazione fra personalità e coscienza. Pierre Janet illustra per la prima volta la sua teoria della dissociazione, prendendo in esame i fenomeni psicologici che caratterizzano isteria, ipnosi, suggestione e spiritismo, e descrivendo il ruolo delle esperienze traumatiche nell’isteria. Il saggio permette di cogliere uno dei punti fondamentali del progetto di Janet: costruire una psicologia scientifica indipendente sia dalla “psicologia filosofica” sia dalla fisiologia e dalla medicina e dotarla di una propria metodologia. Ma l’interesse dell’Automatismo psicologico va ben oltre gli aspetti storici ed epistemologici: l’elemento caratterizzante riguarda infatti lo studio della relazione fra coscienza e atti “automatici” o “subcoscienti” all’interno di una concettualizzazione dell’attività psichica umana che riconduce a una coscienza “inconscia” l’origine della patologia dissociativa.
L'autore
Pierre Janet (1859-1947), filosofo, psicologo e psicoterapeuta fra i più influenti della sua epoca, insegnò alla Sorbona dal 1895 al 1902 e successivamente al Collège de France. Obiettivo della sua ricerca fu lo studio eziologico delle nevrosi. Tra le sue opere più significative Névroses et idées fixes (1898) e La médecine psychologique (1923).
Il comportamento è determinato dalla motivazione, sollecitata da bisogni, desideri e intenzioni. La ferma risolutezza e l'impegno tenace per la realizzazione dei protagonisti è la virtù unitaria dei significati che si manifesta con la forza di volontà nel conseguire le proprie mete esistenziali.
Preterossi traccia la storia del concetto di autorità a partire dalle sue prime origini nel diritto romano e ne segue poi il transito nel pensiero cristiano e nella riflessione medievale relativa alla relazione tra Chiesa e Impero. Con lo svincolamento del concetto di autorità dalla trascendenza, il Rinascimento avvia la secolarizzazione della politica che trova il suo compimento in Hobbes. Il volume procede poi a un'originale disanima dei mutamenti del concetto in età contemporanea, da Hegel al positivismo, dalle teorie delle élites a Weber, dalla psicoanalisi all'etologia, per finire con le teorizzazioni dello stato autoritario degli anni Trenta, e quelle della filosofia e della scienza politica più recente.
Fino a qualche tempo fa il termine autorità era spesso percepito come sinonimo di autoritarismo, collegato com’era a concetti e vissuti di repressione e censura. A partire dalla realtà familiare ormai questa visione sembra essere superata in favore del recupero di una sana autorevolezza, categoria profondamente umana e quindi ancora più necessaria allo sviluppo affettivo e cognitivo del bambino. L’autrice, con l’aiuto di molti di esempi tratti dalla vita di tutti i giorni, fa comprendere come e perché le regole aiutino il bambino a crescere più sicuro e come siano altrettanto necessari l’ascolto, il dialogo e la compagnia dei genitori.
La Chiesa, Mysterium lunae, è Sacramento universale di salvezza che si esprime storicamente come una realtà gerarchicamente strutturata e porta in sé il potere di Cristo di salvare gli uomini dal peccato e dalla morte. Eppure gli uomini e le donne che la compongono devono assumere consapevolmente il rischio di una leadership che esercita il potere come mediazione tra Dio e il mondo. La fiducia attribuita alla mediazione salvifica della Chiesa è stata duramente messa alla prova dalle colpe e dagli abusi emersi negli ultimi anni nella gerarchia ecclesiastica, negli istituti religiosi e nei movimenti e istituti laicali, contribuendo al sorgere di una nuova sensibilità. Nel settimo volume della collana di Ricerche di Ontologia Relazionale (ROR) presentiamo, in collaborazione con la Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale (CSI) e con il Centro di Formazione Sacerdotale (CFS) della Pontificia Università della Santa Croce, un dialogo trans-disciplinare. Ci auguriamo così di favorire, nel contesto culturale post-moderno e post-cristiano attuale, un lavoro sinergico tra le facoltà, e di identificare le ambivalenze e i rischi, insieme all'importanza e al senso, dell'esercizio delle relazioni asimmetriche nella Chiesa.
Gli eventi riportati dalle cronache internazionali evidenziano il fermento culturale, sociale e politico che esiste oggi nei Paesi a maggioranza musulmana. Questi accadimenti nascono da tensioni politiche e socio-economiche e da dialettiche culturali che, da un lato, hanno delle specificità nazionali, e, dall’altro, una natura precipua ma transnazionale. Essa si può spiegare attraverso il consenso che larghi strati delle popolazioni musulmane accordano a figure di autorità, istituzioni sociali o sistemi normativi e concettuali tradizionali che sono sopravvissuti nel corso dei secoli, adattandosi e rimodellandosi in base alle mutate condizioni storiche. Dalla coscienza della complessità di questi apporti prende le mosse questo libro, che vuole mettere a fuoco la pluralità che sostanzia il concetto stesso di «autorità». Le direttrici sottese dalla riflessione sono, quindi, necessariamente due: quella dell’eterogeneità, sia essa intesa in senso cronologico o geografico; e quella della continuità, che ha permesso la persistenza di categorie di pensiero, istituzioni e strutture sociali che hanno dato forme per certi versi simili alle civiltà del Vicino e Medio Oriente, al subcontinente indiano, ma anche, al di là di queste, a parte dell’Africa subsahariana e alle isole del sudest asiatico.
In un tempo remoto e presso le più varie civiltà, il potere si divise in due parti: sacerdotium e regnum, potere spirituale e potere temporale, auctoritas e potestas. E questi due poteri si trovarono da sempre in un precario equilibrio. Dovevano incontrarsi e sostenersi, come i Brahmani e gli Kshatriya nell'India vedica, ma spesso erano destinati a scontrarsi. Nella storia europea per secoli, a cominciare dai conflitti medioevali fra Impero e Papato. Ma anche nei secoli successivi, in modo più o meno velato, sino a oggi. Per chi voglia capire che cosa è in gioco nell'incontro e nello scontro fra questi due poteri, nulla sarà d'aiuto più di questo libro di Guénon, nella sua chiaroveggente lucidità.
Da un materiale di migliaia di pagine e di oltre cento conversazioni, è stata ricavata una scelta, distribuita tematicamente in varie sezioni: le origini di Kapuscinski, le ragioni che lo hanno portato a scegliere la professione di reporter, il suo approccio alla materia, la sua visione del mestiere, il modo di scrivere, gli stili adottati, le tematiche dei singoli libri, la profonda trasformazione del mestiere di reporter rispetto all'epoca in cui non imperversavano i media. Questo libro è un'occasione per comprendere i ferri del mestiere di un grande reporter e il modo di adoperarli sia dal punto di vista tecnico che morale. Per conoscere la profonda etica umana e ontologica di un uomo cresciuto nella miseria più nera che nel suo lavoro mette al primo posto la comprensione e il rispetto per le sofferenze degli altri. Dietro alla professionalità di Kapuscinski sta infatti qualcosa di molto speciale, di mite e nello stesso tempo durissimo: la vocazione.