
Il Libro dei Proverbi sembra avere una chiara destinazione pedagogica, formare i giovani a un vero umanesimo che potremmo definire «religioso», che consiste nel comprendere il senso della vita umana, nell'acquistare buon senso, prudenza, cautela, penetrazione, affabilità e pazienza, autocontrollo e ottimismo, fino ad arrivare attraverso una riflessione sull'esperienza a capire che «il principio della vera sapienza è il timore di Dio». Nei «Proverbi di Salomone» il sapiente appare come un vero educatore del popolo di Dio, specie dei giovani. È interessante però notare come nei libri biblici vi sia un'interferenza tra la pedagogia umana e la pedagogia divina: le forme e le istituzioni dell'insegnamento umano vengono trasferite a livello divino, per cui non solo Dio diventa il grande educatore del popolo ma la Sapienza stessa appare già «maestra di vita», «educatrice». La versione greca dei Proverbi è molto diversa dal Testo masoretico e presenta notevoli aggiunte anche molto belle. La maggior parte delle varianti sono intenzionali, ossia frutto di un'interpretazione di tendenza haggadica, cioè narrativa. Il traduttore ebreo accetta di considerare come sua l'eredità greca non soltanto in confronto con la sua più preziosa eredità ebraica, il tesoro delle Scritture, ma mescolato alla stessa pasta del testo che offre ai lettori di lingua greca. La sapienza biblica è il tema del libro dei Proverbi tradotto in greco.
Si tratta di una lectio divina sulla gratuità dell'amore così come esso si esplica soprattutto nella risurrezione di Gesù.Il testo si articola in due grossi capitoli. Nel primo (Un profumo misterioso) si mette a fuoco l'episodio evangelico nel quale Maria di Betania versa un unguento prezioso sul capo di Gesù, suscitando le proteste di alcuni che avrebbero preferito venderlo per darne il ricavato ai poveri. L'autore mette in evidenza la gratuità dell'amore di Maria, un amore che non conosce misura, che "spreca", che non fa calcoli. Questo stesso amore è riflesso dell'amore di Dio per gli uomini, che si è massimamente manifestato nella morte e nella risurrezione di Gesù. A questo tema e all'episodio evangelico delle donne che trovano vuoto il sepolcro di Gesù è dedicato il secondo capitolo (Una tomba piena di vita).Il testo contiene anche un "approfondimento dialogico", in cui un gruppo di persone esprime le proprie impressioni e osservazioni relative al commento e all'attualizzazione, da parte dell'autore, della parola di Dio.
Dopo il primo volume del commento a Luca dedicato all'infanzia di Gesù e al suo ministero in Galilea, questo secondo volume copre la parte centrale del terzo vangelo: episodi, discorsi, dialoghi, miracoli e parabole che concorrono a quello che per convenzione viene chiamato "racconto di viaggio". Alcuni fra i testi più celebri e più importanti di questa parte dal Padrenostro all'episodio di Marta e Maria, dalla parabola del samaritano a quella del figlio prodigo danno chiara prova del talento letterario di Luca e dei suoi orientamenti teologici, ed è a quello e a questi che il commento di François Bovon si mostra maggiormente interessato, proseguendo al tempo stesso nell'esame della storia dell'interpretazione e della ricezione del vangelo di Luca dall'età patristica ai tempi odierni, passando per il medioevo e la riforma.
A partire dagli anni '70 del secolo scorso la Catechesi Biblica Simbolica cerca di riproporre e mettere in opera la catechesi dei Padri della Chiesa tenendo conto del mondo critico di oggi. Questo volume, a partire da numerose esperienze di catechesi per tutte le età che si ispirano a questo metodo, ne tenta una sintesi e propone una pedagogia della fede biblica. Gli autori sono stati mossi dalla certezza che una catechesi che si ispiri ai Padri è possibile anche in un mondo segnato dall'esteriorità tecnica.
DESCRIZIONE: Scrutando dentro le "ragioni di Giuda", Gustavo Zagrebelsky esplora uno dei territori più inquieti del pensiero cristiano, proprio perché vi è in gioco la libertà della creatura rispetto ai disegni del creatore. In Giuda si condensano, come una sterminata letteratura ci conferma, tutte le ombre del cuore umano: il suo sogno di bene e la sua capacità di male, il baratro della disperazione e il sogno della redenzione, la deformità del tradimento - l'affronto più grande alla creatura che si offre inerme - e la domanda più radicale su Dio, se cioè la sua misericordia sia tale da poter accogliere e perdonare anche il colpevole più ripugnante.
(dalla Premessa di Gabriella Caramore)
COMMENTO: Da parte del noto giurista una originale interpretazione del tradimento di Giuda alla luce delle categorie di colpa, pentimento e perdono.
GUSTAVO ZAGREBELSKY è presidente emerito della Corte Costituzionale. Per Einaudi ha pubblicato: Il diritto mite. Legge, diritti, giustizia; Il crucifige e la democrazia; Imparare democrazia. Presso la Morcelliana: La leggenda del Grande Inquisitore
Tutti i Salmi in latino e italiano a fronte. Il libro è composto da una Introduzione di G. Ravasi che presenta e spiega il Libro dei Salmi, dal testo italiano della Nuovo Testamento rivisto accuratamente da P. Gironi (fedeltà al testo originale ebraico e una resa fluida adatta della recita personale e/o comunitaria), dal testo latino della Neovolgata (lo stesso della “Liturgia delle ore” in latino) e da brevi note esplicative esegetico-pastorali di S. Virgulin. L’Appendice, in vista della recita “simulata” o accompagnata delle ore canoniche o comunque per favorire una comprensione migliore nell’uso orante del Salterio, offre una tabella con i salmi di ogni ora del giorno delle quattro settimane e un elenco dei temi e generi letterari dei Salmi.
"Questo libro, proprio per il suo nitore e la sua essenzialità, può diventare una guida non solo ad attraversare 'la porta stretta e la via angusta che conduce alla vita' ma anche a scoprire quanto luminoso ed esaltante sia quell'orizzonte che alla fine si scopre" (Dalla Prefazione di Gianfranco Ravasi). Un agile strumento per suscitare il desiderio di approfondire la conoscenza della Sacra Scrittura, di pregare con essa e attraverso di essa, sentendola come l'indicatore di direzione per la propria vita.
La Bibbia ebraica dei giudei e il Vecchio Testamento dei cristiani sono due libri profondamente diversi, scritti con propositi politici, oltre che religiosi, molto differenti. In un tempo in cui la religione è venuta a occupare un posto centrale nella nostra arena politica, la provocatoria conclusione di Bloom, secondo la quale non esiste una tradizione giudaico-cristiana, dato che le storie, gli dèi e persino i testi sacri degli ebrei e dei cristiani sono tra loro incompatibili, spinge i lettori a rivedere tutto ciò che era ritenuto un patrimonio comune alle due fedi. Esaminando con il metodo della critica letteraria e storica la Torà ebraica, l'Antico e il Nuovo Testamento e i Vangeli gnostici contemporanei a quelli canonici, l'autore arriva alla conclusione che il Gesù ebraico di Marco, così umano, irascibile e incline all'ironia, potrebbe essere davvero figlio di quella divinità fin troppo umana che è lo Yahvè della Torà; mentre il Cristo degli altri libri del Nuovo Testamento proviene da una famiglia del tutto diversa; e lo Yahvè degli ebrei e il Dio Padre dei cristiani hanno ben poco in comune.
Nella teologia e nella predicazione cristiana si fa costante riferimento all’efficacia espiatoria della morte di Gesù, generalmente espressa con il pro nobis, presente già in alcune delle più arcaiche confessioni di fede cristologiche.
Il presente studio si propone di indagare il processo ermeneutico che ha portato le prime comunità cristiane, il cui pensiero è riflesso negli scritti neotestamentari, a esprimere attraverso la categoria dell’espiazione il senso della morte di Gesù. Particolarmente interessante si rivela in questo senso l’epistolario paolino, per la ricchezza di categorie utilizzate nel descrivere il senso e la portata salvifica di questa morte. Il lavoro di Giuseppe Pulcinelli ha preso in considerazione tutti gli aspetti di questa operazione ermeneutica, innestandosi sulla discussione offerta da vari Autori contemporanei. All’analisi esegetica degli specifici testi paolini egli affianca l’esame dei passi propri della grecità classico-ellenistica e del giudaismo vetero- e inter-testamentario, che contribuiscono a lumeggiare il senso esatto del tema.
Giuseppe Pulcinelli ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense, dopo essersi specializzato in Sacra Scrittura all’Istituto Biblico di Roma. Autore di alcuni studi apparsi su Lateranum, insegna materie bibliche presso la facoltà di Teologia e l’ISSR Ecclesia Mater della Lateranense. Presbitero della Diocesi di Roma, attualmente fa parte dell’équipe dei formatori del Pontificio Seminario Romano Maggiore.
Descrizione dell'opera
«La parola di Dio ci raggiunge attraverso la mediazione umana e non allo stato puro, cioè nell’esperienza e nella testimonianza umana limitata. La Bibbia è, al tempo stesso, di Dio e dell’Uomo, perché è il risultato del loro incontro» (dall’Introduzione). Nel concreto questo significa che il carattere eterogeneo della Scrittura – negli autori, nelle epoche, nei generi letterari, negli stili, nei linguaggi e nelle immagini – costringe alla fatica dell’ermeneutica chiunque si accosti alle sue pagine.
L’opera tenta di rispondere alle difficoltà del lettore contemporaneo di fronte alle diverse interpretazioni dei testi biblici. Presenta quindi i principali modelli di interpretazione biblica: il modello della tradizione (la proclamazione ecclesiale), quello storico-critico (la ricerca dell’autore e del testo nel suo contesto), quello strutturale/semiotico (il testo come si presenta), narrativo (il processo di comunicazione tra testo e lettori), esperienziale (limitatamente all’ermeneutica femminista). Ogni capitolo studia un modello d’interpretazione e i suoi metodi, e fa il punto anche sull’attuale dibattito tra gli specialisti della materia.
Sono infine proposte alcune opzioni di lettura che consentono ai lettori di scoprire la Bibbia come Scrittura viva.
Sommario
Avvertenza al lettore. Introduzione. 1. L’invito al viaggio. Tra testo e lettori. 2. Il modello kerygmatico. Il Cristo coricato nelle fasce. 3. Il modello storico. Il testo come frutto della storia. 4. Il modello strutturale/semiotico. Il testo come spazio di relazioni. 5. Il modello narrativo. Il testo come storie. 6. Il modello esperienziale. L’interprete come chiave di lettura. Conclusione: Per una lettura che non rinuncia né alla fede né alla ragione. Postludio: A guisa di eredità, un tesoro e un campo. Bibliografia.
Note sull'autrice
Elisabeth Parmentier è docente di teologia pratica alla Facoltà di Teologia protestante di Strasburgo. Ha pubblicato Les Filles prodigues. Défis des théologies féministes, Labor et Fides, Ginevra 1998.