
Il punto di partenza di questo profilo di san Paolo consiste nell’idea che il nesso tra esperienza di vita ed elaborazione teologica sia assolutamente fondamentale per comprendere la complessa personalità e l’opera dell’apostolo, considerato a ragione come il «fondatore» del cristianesimo. Il percorso di Klaus Berger – uno dei più importanti studiosi tedeschi di teologia neotestamentaria di area protestante – si snoda dunque intrecciando la narrazione della vita di Paolo all’esposizione del suo pensiero teologico attraverso le lettere, il contesto in cui esse furono scritte, i loro destinatari. Nelle lettere prende corpo un pensiero filosofico e teologico che ha lasciato un segno profondo nella storia della teologia cristiana. Il concetto di «pericolo» e quello di «chiamata» rappresentano i due punti chiave dell’esposizione di Berger. Quella dell’apostolo Paolo è stata tutt’altro che una vicenda biografica lineare, vista la sua ascendenza ebraica, la sua formazione culturale e religiosa alla scuola dell’ebraismo rabbinico all’interno del contesto culturale e storico dell’ellenismo. «Chiamata» e «pericolo» sono concetti antitetici, che esprimono una forte tensione, quella che segna la vita e l’opera dell’apostolo. Il pericolo è connesso precisamente ai trascorsi di Paolo, alla sua formazione originaria. Si tratta ovviamente di un passato che continua a far sentire la sua presenza nella biografia personale, spirituale e intellettuale dell’apostolo: è il suo passato giudaico che pesa sul suo nuovo orizzonte cristiano; la chiamata rappresenta invece il futuro, il percorso attraverso il quale si realizzerà la prospettiva della nuova salvezza. La precisione e il rigore dell’argomentazione si sposano con il ritmo narrativo della ricostruzione biografica, e fanno di questo libro uno strumento utilissimo per comprendere i temi della riflessione cristiana dei primi secoli che hanno influenzato il pensiero teologico cristiano e la riflessione filosofica dell’Occidente.
Paolo, un autentico intellettuale
Un messaggio innovativo che cambia l’esistenza
Una lettura con nuovi strumenti ermeneutici
Per la seconda volta, Wright affronta con efficacia gli scritti di Paolo di Tarso, a suo avviso un intellettuale all’altezza di Platone, Aristotele o Seneca.
Una compiuta illustrazione della sua filosofia integrata, un’innovativa teologia cristiana.
Dalla quarta di copertina:
"Le Lettere dell’apostolo Paolo hanno cambiato il mondo e continuano a colpirci con la loro visione d’insieme della storia e del destino umano".
N.T. Wright
In questo volume, N.T. Wright avanza una prospettiva innovativa sul contesto e le convinzioni dell’apostolo Paolo.
Wright lo definisce "una delle menti più potenti e feconde, non solo del I secolo ma di tutti i tempi", personaggio "avvincente ma inafferrabile".
Grazie alle recenti ricerche, tuttavia, secondo Wright possiamo ormai abbozzare un’attendibile, nuova immagine dell’apostolo e del modo in cui l’incontro con GesÙ ridefinì radicalmente la sua vita, il suo modo di pensare, la sua missione e le sue aspettative per un mondo rinnovato in Cristo.
Ne discende un ritratto magistrale e illuminante che colloca Paolo nel suo tempo, interpretandolo per il nostro.
Una ricostruzione della vita nella prima comunità cristiana dopo la morte di Gesù, quando le sue parole risuonavano ancora intatte nella loro forza autentica e rivoluzionaria. Volume tradotto in Italia per la prima volta negli anni Trenta, l'ultima edizione risale infatti al 1956. Dopo aver pubblicato il celebre Vita di Gesù, dedicato agli episodi salienti della vita del Nazareno, in quest'opera egli si concentra sulla costruzione della leggenda della resurrezione e sulle modalità di diffusione del credo fondato su di essa. Dalle prime apparizioni ai successivi fenomeni di glossolalia, estasi e profetismo, fino alle missioni evangeliche, l'autore ricostruisce storicamente tutti gli elementi che concorsero al fondamento di quella che, secondo la sua opinione, altro non fu che una potente suggestione. Un'opera eretica e rivoluzionaria che applica per la prima volta alla storia della religione i principi del positivismo comptiano, cercando di svelare le verità celate dalla spessa coltre della leggenda.
Il mondo sembra andare fuori controllo: la paura, la confusione e l'incertezza dilagano. La Bibbia ci avverte che, prima del ritorno di Cristo, ci saranno guerre e rumori di guerre, violenza, pestilenze ed epidemie. Inoltre, la Bibbia parla di una "grande apostasia". Quanto ne siamo consapevoli? Che effetto avrà tutto ciò? Oggi molti incoraggiano le persone a seguire i propri desideri dicendo loro quello che vogliono sentire, anche se ciò significa rigettare le verità bibliche. La grande apostasia è alle porte, più vicina di quanto immaginiamo. L'unico modo per reagire sarà "combattere strenuamente per la fede, che è stata una volta per sempre tramandata ai santi" (Giuda 3).
Un nuovo e molteplice sguardo sull'avvicente ultimo libro della Bibbia. Uno studio in onore di Ugo Vanni. Il volume e un omaggio al prof. Ugo Vanni, che ha dedicato tutta la sua vita allo studio e all'insegnamento dell'Apocalisse. L'apporto di numerosi studiosi, docenti in varie universita di tutto il mondo, ha reso possibile un approccio all'Apocalisse da molteplici punti di vista, sotto il profilo storico, linguistico, esegetico, teologico, ma anche artistico, simbolico e psicologico. Nata in tempo di crisi, l'Apocalisse di Giovanni parla ancora potentemente alle Chiese, agli uomini e alle donne di oggi che si trovano, sotto cieli diversi, ad affrontare una delle piu travagliate crisi epocali e culturali.
L'Apocrifo di Giovanni (Libro di Giovanni Evangelista o Libro segreto di Giovanni o Rivelazione segreta di Giovanni, in quanto qui «apocrifo» sta a significare «segreto») è un vangelo composto in lingua greca nel II secolo (entro il 185) attribuito (pseudoepigraficamente) a Giovanni apostolo. Si tratta di un vangelo gnostico. Citato da Ireneo di Lione, è stato ritenuto perduto fino al ritrovamento di tre distinte versioni in lingua copta tra i Codici di Nag Hammâdi nel 1945; più una quarta versione. L'Apocrifo di Giovanni fu un libro estremamente diffuso tra i maestri gnostici, che lo rielaborarono più volte, tanto che ne furono prodotte almeno cinque versioni.
Secondo una tradizione antichissima, il male ebbe origine quando tra gli uomini nacquero "ragazze belle di aspetto", e "gli angeli, figli del cielo, le videro e se ne innamorarono". Da quel momento, con la discesa degli angeli e la loro unione con gli esseri umani, il peccato si diffuse su tutta la Terra. Questo mito delle origini, non incluso nel canone della Bibbia, è raccontato in uno dei testi attribuiti al patriarca Enoc in cui si intrecciano profonde riflessioni sul male e sul rapporto dell'uomo con Dio, scandagliate dagli ebrei fin dal tempo del travagliato esilio babilonese. Non è un caso isolato. È da versioni parallele di tal fatta che fiorirono rami secondari e dimenticati della tradizione biblica, specchio della varietà d'idee che serpeggiava nella Palestina del giudaismo precristiano: visioni teologiche alternative, spesso apertamente confliggenti con le posizioni ufficiali, che approdano fino al II secolo d.C, ponendo le basi delle comunità protocristiane. Composizioni come le "apocalissi", i testamenti di patriarchi e le raccolte di proverbi e salmi si mescolano, sotto strati di secoli, a immaginifici miti e compilazioni cosmogoniche, fino a perdersi nel tempo e scomparire sotto i colpi dell'ortodossia. Fu così che gli Apocrifi dell'Antico Testamento - qui raccolti in un nucleo di testi significativi, mai tradotti prima in italiano - furono trascurati per millenni e rivalutati nella loro importanza cruciale solo dopo i rinvenimenti di Qumran.

