
Per molti, la religione è una cosa distante, teorica. La vita è un'altra cosa. La religione è vapore e chiacchiere. E soprattutto noia. A che serve credere in Dio? Il cristianesimo è la via più semplice per la verità e quindi per la felicità: questo piccolo libro cerca di dimostrarlo. Lo fa con infinita umiltà e semplicità. Attraverso piccole storie e semplici riflessioni vengono trattati temi come Dio, la Chiesa, la missione, la preghiera: un aiuto a recuperare il senso vero della nostra fede e tornare a proclamarla con gioia. Un libro per tutti.
Dieci anni dopo è un testo breve e intenso che Dietrich Bonhoeffer mandò agli amici più intimi poco prima d'essere arrestato dalla Gestapo e portato nella prigione militare di Tegel, una tappa sulla via del martirio finale. Scritto attorno al Natale del 1942, questo testo si configura come un bilancio lucido e realistico del tragico decennio hitleriano e potrebbe essere intitolato "una teologia della Resistenza". Si tratta di una mirabile sintesi teologico-politica di alcuni dei suoi temi di fondo che ruotano attorno alla dottrina della responsabilità, elaborati poi compiutamente nella più celebre opera Etica. La manipolazione della mente, fino alla Dummheit (stupidità), è un problema di carattere sociologico permanente. Essa è il frutto amaro di «ogni grande dispiegamento di forze dall'esterno, sia politico sia religioso, che riduce a stupidità gran parte dell'umanità». Si può sfuggire a questa situazione di dipendenza solo resistendo con un'azione personale e responsabile. Il saggio di Bonhoeffer è preceduto da un'ampia Introduzione di Piergiorgio Grassi, già ordinario di Filosofia della religione all'Università di Urbino "Carlo Bo".
Dopo "Ipotesi su Gesù" e l'inchiesta sulla sua Passione e Morte in "Patì sotto Ponzio Pilato", Vittorio Messori indaga il mistero della Risurrezione. Con la chiarezza del giornalista, unita alla preparazione dell'esperto, l'autore chiude con questo libro la trilogia in cui dimostra la storicità della vita e del messaggio di Gesù di Nazaret, proponendo al tempo stesso una sua originale chiave di lettura, moderna e scientifica insieme, per leggere e capire i Vangeli.
Arrivata a Londra dagli Stati Uniti, il 26 novembre 1942, con la ferma intenzione di partecipare alla lotta sul territorio francese, Simone Weil è costretta a portare avanti la sua resistenza in una stanza, negli uffici del Commissariato per gli Interni. Nasce in questi giorni la Dichiarazione degli obblighi verso l'essere umano, che qui presentiamo insieme a un altro scritto poco noto in Italia, Riflessioni sulla rivolta. Questi testi, straordinariamente rappresentativi dell'ultima fase della sua vita, segnano un punto di sintesi molto alto tra il realismo politico con cui vengono analizzati metodi e scopi della Resistenza e la tensione etica che regge il progetto di una nuova Costituzione che Weil propone alla Francia e, per il suo tramite, all'Europa. Albert Camus, suo editore nel dopoguerra, ha scritto «che è impossibile immaginare una rinascita per l'Europa senza tener conto delle esigenze definite da Simone Weil». Ai suoi contemporanei richiedeva uno «sforzo d'attenzione» di cui, però, li sentiva incapaci. Noi, suoi lettori oggi, potremmo raccogliere la sfida.
Una nuova edizione, a quasi vent'anni dalla prima, un libro sul tema del male nella vita dell'uomo, un male che ha un nome preciso, una "contro-natura" che spinge a fare il male anche quando non lo si vuole, a godere del male degli altri,"l'ossessione nera, la presenza dell'incubo, la potenza antirazionale, liberticida" come lo chiama il David Maria Turoldo in queste pagine infuocate di passione per la verità senza sconti. L'analisi del brano evangelico delle tentazioni di Gesù (Mt 4,1-11 //Mc1,12s; Lc 4,1-13), "l'incontro - scrive Turoldo - delle due maggiori intelligenze del mondo. Un colloquio degli unici due veramente grandi" , diventa una affresco sulla natura umana e sul "Principe di questo mondo", sul Grande Inquisitore, causa d'ogni morte, principe dell'odio e della ferocia. Cosa intendiamo dire quando parliamo del male?
Giornalista della Repubblica, Silvia Giacomoni si trovò a raccontare per il suo giornale i momenti pubblici, i discorsi e l'attività pastorale di Carlo Maria Martini fin dall'arrivo del cardinale a Milano nel 1980. Cresciuta in una famiglia anticlericale, del tutto digiuna di Chiesa, di religione, per non parlare della Bibbia, Giacomoni iniziò a seguire Martini con il distacco della cronista e finì per accompagnarlo fino alla morte con l'affetto premuroso dell'amica, lei stessa profondamente cambiata da un lento processo di conversione che ebbe in Martini un motore fondamentale.
L'esperienza terrena di Carlo Carretto (1910-1988) è affascinante, perché fu vita intensa, sfaccettata e ricca di opposti. Già presidente della Gioventù italiana di Azione cattolica, dopo anni d'impegno apostolico e sociale, ricevette l'abito dei Piccoli fratelli di Gesù di Charles de Foucauld, il giorno di Natale del 1954, e si unì a una comunità di una ventina di novizi nell'ovest dell'Algeria, a El-Abiodh-Sidi-Cheikh, vicino al deserto sahariano. Il bisogno di silenzio, di essenzialità e la Parola caratterizzarono quel periodo così intenso. I testi del Diario nel deserto di Carlo Carretto, qui ripubblicati a distanza di oltre trent'anni dalla prima edizione, sono il riflesso limpido e sobrio della presenza dello Spirito Santo nella sua anima di novizio e di quanto fu determinante per lui quell'anno di formazione alla vita religiosa nella spogliazione austera del deserto. La fecondità del ministero della Parola fu proprio il frutto di quella rinuncia a se stesso e alle cose terrene, nell'obbedienza alla sua vocazione al seguito di frère Charles de Jésus, cammino di cui questo volume è l'eco fedele.
"Quand'ero protestante, la mia vita era tranquilla e la mia preghiera infelice; da quando sono cattolico, la mia vita è infelice e la mia preghiera tranquilla". Il diario di Newman (1801-1890) va dal 15 dicembre 1859 al 10 settembre1876 ed è composto di pagine scarne, paragonabili a certe riflessioni tumultuose e angosciose di sant'Agostino. Come scrive nella prefazione don Primo Mazzolari: "Newman ha scritto queste pagine sul declino della sua giornata ed esse prendono luce di tramonto, quando i rimpianti minacciano di soffocarci".
Vissuto con semplicità, sincerità e umiltà, Carlo Maria Martini è morto allo stesso modo. Non ha nascosto il senso di smarrimento, ha rifiutato di prolungare la vita oltre la soglia della dignità, ha chiesto che qualcuno gli tenesse la mano. E motivi di riflessione vengono dal nitido testamento spirituale sulla Chiesa, dalla coraggiosa lettera della nipote Giulia sulla sofferenza dell’uomo Martini, dall’omaggio di migliaia e migliaia di persone, non soltanto cattoliche e non soltanto credenti. Accompagnato da voci preziose (Enzo Bianchi, Bartolomeo Sorge, l’ex brigatista Balducchi, Moni Ovadia e tanti altri), Diario di un addio è il racconto di giornate dalle quali traspare l’ultima lezione di Martini. Anzi, il suo ultimo dono d’amore.

