
Un racconto parallelo, con continui reciproci rinvii e richiami, di episodi biografici e di aspetti essenziali della vita e della spiritualità di due santi straordinari.
Questo lavoro è una rilettura salesiana dell'Enciclica di Benedetto XVI "Deus Caritas est", che dimostra come Don Bosco, con la sua vita e le sue parole, ha incarnato l'arte di amare soprattutto attraverso la sua azione educativa e pastorale a favore della gioventù. Il testo si compone di sei parti: dopo aver richiamato nella prima l'opzione fondamentale, la scelta di Dio Amore, seguono cinque parti che sviluppano i passi dell'amore: Amare tutti, Amare per primi, Amare concretamente, Amare Gesù nel fratello, Amarsi reciprocamente. Don Bosco è "un cuore che vede", vede dove c'è bisogno di amore, perché crede all'amore di Dio. In questo "vedere" è compresa tutta la sua missione, fin dagli inizi.
Il volume è diviso in due parti. Nella prima parte vengono raccontati alcuni curiosi episodi ("fioretti") della vita di Mamma Margherita che ne rivelano la freschezza bonaria, l'operosità instancabile, il coraggio nelle prove: tutte caratteristiche che instillò in Don Bosco e che saranno il cuore del suo sistema educativo. La seconda parte presenta, commentandola, una serie di proverbi e modi di dire tipici in Mamma Margherita. Sono battute tanto semplici quanto profonde, che serviranno a far meglio comprendere la mente e il cuore della mamma di Don Bosco.
Scrive l'autore, introducendo il volume: "In queste conversazioni cercherò di avere come guida Don Bosco. Con lui ascolteremo la Parola di Dio, con lui rinnoveremo la nostra radicale volontà di essere segni e portatori di Gesù ai giovani. Ascoltando le sue parole, specialmente quelle del suo testamento spirituale, purificheremo il nostro cuore e l'orientamento della nostra vita. Quando ricorderò e narrerò fatti e parole di Don Bosco, cercherò di leggerci dentro in profondità, e spero di rafforzare la convinzione che egli è per ciascuno di noi veramente il Padre e Maestro e che a lui ci ha affidato la Vergine Maria".
Domenico Savio, Michele Magone, Francesco Besucco, Michele Rua, Giovanni Cagliero, ma anche Giovanni Bisio, Luigi Piscetta, Pietro Enria, Giovanni Villa e molti altri. Ragazzi noti e ragazzi meno conosciuti, santi e monelli. Sono solo alcuni fra le centinaia di giovani che hanno incontrato Don Bosco e sono rimasti con lui all’:Oratorio di Valdocco. Questo libro racconta il loro primo incontro con il ":santo dei giovani":, le loro prime impressioni, ciò: che li ha affascinati di questo prete, l’:entusiasmo di essere ":i ragazzi di Don Bosco":, la loro storia prima di incontrarlo, il cammino fatto per diventare ":buoni cristiani e onesti cittadini":. Al termine di ogni racconto, il testo propone alcune domande per la rifl essione personale e una proposta concreta per ":passare all’:azione":, perché: Don Bosco non rimanga solo un bel ricordo ma, attraverso noi, sia ancora vivo per accogliere i giovani d'oggi.
Religiosa benedettina, santa e dottore della Chiesa, Ildegarda di Bingen (1098-1179) è una delle figure più sorprendenti del medioevo europeo. Definita «profetessa tedesca», ha scritto libri di medicina e farmacologia, ha composto inni – forzando i limiti della musica gregoriana – ed è stata per tre decenni consigliera di papi, imperatori, re, vescovi, abati, sacerdoti, monaci e laici.
Badessa del monastero di Rupertsberg, presso Bingen, in Germania – da lei fondato nel 1150 – soffriva per visioni e audizioni che avvenivano in sintonia con gli scritti biblici, anche se non la si può annoverare tra le veggenti tormentate e balbettanti in cerca di esperienze esoteriche. Nel 1165 fondò un altro monastero a Eibingen, tuttora esistente e floridissimo centro religioso e culturale.
Sommario
I.La vita. II.Le opere. III.La spiritualità. 1. La visione mistica di Ildegarda. 2. L’unità della visione di Dio e del mondo. 3. La mistica dei sensi spirituali. IV. L’influsso.
Note sugli autori
Aldegundis Führkötter, benedettina, ha pubblicato numerosi saggi su Ildegarda di Bingen e curato l’edizione di Scivias, l’opera più celebre della santa.
Josef Sudbrack (1925-2010), gesuita, è stato docente di Teologia spirituale a Innsbruck e visiting professor all’Università di Harvard.
«Prendi, Signore, e accetta torta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e rotta la mia volontà, torto ciò che ho e possiedo».
Ignazio di Loyola (1491-1556)
Nella seconda metà del Cinquecento, nel clima di tensione provocato dai più intransigenti seguaci di Calvino, quattro fratelli raggiungono la città di Aquisgrana per distruggere le immagini del convento di Santa Cecilia.Le monache hanno sentore dell'impresa iconoclasta e invano chiedono aiuto alle autorità imperiali. Il giorno del Corpus Domini, nella chiesa gremita di fedeli, i quattro giovani sono pronti a entrare in azione, ma durante l'esecuzione del Gloria, accade qualcosa di imprevedibile e inatteso.Santa Cecilia o la potenza della musica fu scritto da von Kleist nell'ottobre 1810 come dono per il battesimo di Cäcilie Müller, figlia di un letterato amico. Il racconto apparve in tre puntate, il mese successivo, sul quotidiano Berliner Abendblätter e infine fu rivisto, ampliato e inserito nel secondo volume dei Moralische Erzählungen nel 1811.
In occasione della sua beatificazione, il volume raccoglie le sette encicliche firmate da papa Montini, rendendole accessibili al grande pubblico in formato tascabile e a prezzo contenuto. Il testo è fornito nella sola lingua italiana.
L'autore dei "ritratti di santi", Antonio Maria Sicari, traccia i profili di due Papi entrambi santificati ad aprile 2014. Il riconoscimento popolare nei confronti di queste due figure è stato ampio e duraturo. Con Giovanni XXIII la percezione fu immediata e il Papa inaspettatamente indisse un Concilio che ebbe enormi conseguenze dentro e fuori della Chiesa; Giovanni Paolo II portò la presenza del ministero di Pietro nel mondo. Sicari traccia un ritratto intimo e penetrante di due protagonisti della storia contemporanea, portatori di un perentorio messaggio di pace.
Il volume mette a fuoco la centralità della dimensione francescana nel santo di Pietrelcina. Padre Pio ripercorre il cammino di Francesco e il suo pensiero corre costantemente alla croce e alle sofferenze di Cristo, esprimendo la gioia profonda che gli deriva dal condividerle.
Un’altra caratteristica tipicamente francescana della personalità di Padre Pio è il suo spirito di totale confidenza in Gesù e nel sostegno del Padre celeste. Come Francesco, egli vive questa confidenza con uno spirito di assoluta semplicità e umiltà, che raccomanda incessantemente ai destinatari delle lettere come le più alte virtù cristiane.
Gianluigi Pasquale, nato a Vicenza nel 1967, sacerdote cappuccino, è dottore in teologia (Pontificia Università Gregoriana). Dopo due anni di insegnamento presso la Gregoriana, è ora preside a Venezia dello Studio Teologico «Laurentianum» dei cappuccini veneti. Insegna nel medesimo Studio Teologico e nel «Biennio filosofico-teologico per laici» del Seminario patriarcale di Venezia. Membro della Società Italiana per la Ricerca Teologica (SIRT) e dell’Associazione Teologica Italiana (ATI), ha pubblicato: La teologia della storia della salvezza nel secolo XX, Dehoniane, Bologna 2002; La storia della salvezza, Paoline, Milano 2002; Padre Pio. Sperare oltre il soffrire, Jaca Book, Milano 2003. Ha inoltre curato, per la San Paolo, i tre volumi Padre Pio. Le mie stimmate (2002), Padre Pio. Vittima per consolare Gesù (2002) e Padre Pio. Modello di vita spirituale (2003).
«Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò, per cagione delle anime da me più beneficate, in agonia sino alla fine del mondo». (Lettera 3)
Così diceva Gesù a Padre Pio in una visione, esortandolo a soffrire e lottare per la santificazione del clero. La visione non è nuova né per il contenuto né per la forza dell’espressione. In fondo il tema è già enunciato nelle lettere del Veggente dell’Apocalisse alle sette Chiese d’Asia ed è ripreso da sante di sicura ortodossia come santa Brigida e santa Caterina. Questo per dire che siamo nel cuore della spiritualità cristiana.
Prosegue con questo volume la pubblicazione delle lettere inedite di Padre Pio, che in questo volume si rivelano incisive e per certi aspetti sconvolgenti.
Gianluigi Pasquale , dottore di ricerca in Teologia (Pontificia Università Gregoriana) e dottorando di ricerca in Filosofia (Università degli Studi «Ca’ Foscari» in Venezia), è preside a Venezia dello Studio Teologico «Laurentianum» dei Cappuccini Veneti, affiliato alla Facoltà di Teologia del Pontificio Ateneo «Antonianum» di Roma. Svolge la sua attività di docenza come professore stabile nel medesimo Studio Teologico e come professore incaricato presso la Facoltà di Diritto Canonico «Istituto San Pio X» del «Marcianum» in Venezia. Socio della Società Italiana per la Ricerca Teologica (SIRT) e dell’Associazione Teologica Italiana (ATI), oltre a vari articoli in italiano, tedesco, inglese e francese firmati su diverse riviste specializzate, ha pubblicato: La teologia della storia della salvezza nel secolo XX, Dehoniane, Bologna 2002; La storia della salvezza. Dio Signore del tempo e della storia, Paoline, Milano 2002; Padre Pio. Sperare oltre il soffrire, Jaca Book, Milano 2003; Oltre la fine della storia. La coscienza cristiana dell’Occidente, Bruno Mondadori, Milano 2004; Aristotle and the Principle of Non-Contradiction, Academia Verlag, Sankt Augustin 2005. Ha inoltre curato, per la San Paolo, i quattro volumi: Padre Pio. Le mie stimmate (2002); Padre Pio. Vittima per consolare Gesù (2002); Padre Pio. Modello di vita spirituale (2003); Padre Pio. Nel segno di Francesco (2004), già tradotti in lingua ceca e inglese. È responsabile nazionale del Servizio Cultura dei Cappuccini Italiani e Direttore della Collana «I Mistici Francescani» (Edizioni Francescane di Padova).