
La Famiglia Salesiana riprende e sviluppa in chiave educativo-pastorale il messaggio di Papa Francesco in ''Evangelii gaudium'', la sua prima esortazione apostolica: sacerdoti, Figlie di Maria Ausiliatrice, cooperatori ed ex allievi analizzano punto per punto l’esortazione, trovando nuove chiavi di lettura per applicare il Vangelo nei diversi contesti sociali. Il volume offre il testo completo di ''Evangelii Gaudium'', insieme a una raccolta di commenti firmati da 25 membri della Famiglia Salesiana, che si soffermano su argomenti fondamentali come la crisi dell’impegno comunitario e la dimensione sociale dell’evangelizzazione. Chiudono il libro tre testimonianze basate su esperienze vissute in altrettanti ambienti educativi: l’oratorio, la scuola e il carcere minorile.
Il giovane parroco di Ambricourt si rivolge al suo gregge come «un povero mendicante che va di porta in porta a mano tesa senza aver animo neppure di bussare», preoccupato e stupito dalla noia, dal disamore, dall'aridità della piccola comunità a lui affidata. La sua vita quotidiana è ridotta all'essenziale, il suo corpo, goffo e magrissimo, è minato da un male incurabile: proprio questo sacerdote "vincente" su di sé e sugli altri è per Bernanos il simbolo di una religiosità autentica. Una forza e una dignità incrollabili sostengono infatti il giovane prete che, pur sperimentando dentro di sé l'angoscia del dubbio, è capace di riaccostarsi alla pienezza della fede, accettando e facendo accettare agli altri, in uno slancio d'amore, il suo destino.
Due ragazzi benestanti, colti, imbevuti di letture - soprattutto lui - di nobili cavalieri e amori cortesi. Ma quando un giorno questi due giovani, destinati a ereditare gli onori del loro stato sociale, volsero lo sguardo sulle cose degli uomini, videro un mondo che tradiva il messaggio del Vangelo e lo rifiutarono. Decisero, in momenti diversi, di spogliarsi delle loro ricchezze e, nudi, di abbracciare una nuova vita per gli ultimi. Quelle di Chiara e Francesco furono due esistenze che si intrecciarono strettamente pur percorrendo, ciascuno dei due santi, cammini differenti. Lo scopriamo direttamente dalle loro voci, dai loro scritti, a cui Chiara Frugoni dedica in questo libro uno spazio del tutto nuovo. Facendo parlare direttamente i protagonisti, la Frugoni fa del lettore un compagno di strada di Chiara e Francesco, permettendogli di accostarsi al loro generoso progetto e alle resistenze, ai tradimenti, ai compromessi con cui i due dovettero fare i conti per rendere reale la loro utopia. Del resto è una storia, quella di Chiara e Francesco, che col passare dei secoli nulla ha perso della sua travolgente novità. Al contrario, è come se il tempo trascorso non smettesse di sottolinearne la radicale modernità: il rapporto con i poveri, e quindi col denaro e il potere; il ruolo non subalterno della donna; la funzione dei laici nell'istituzione religiosa; l'importanza del lavoro manuale in servizio del prossimo e come garanzia di libertà; la relazione con fedi diverse.
«Se Dio è lontano, il santo è vicino, è di casa, è il mediatore ideale, un poco come il parente importante che va a Roma a trattare direttamente con il potere, ed è a lui che ci si raccomanda» (Michele Serra). Identificare come petroniani i Bolognesi o come ambrosiani i Milanesi ci dà la misura del legame fondativo che la cittadinanza stringe con il santo che ne è il simbolo. Santa Maria, san Giovanni, san Giuseppe, san Michele, san Francesco, santa Rita... sono fra i toponimi più diffusi, ma anche tra i nomi di battesimo maggiormente ricorrenti: i veri poli della geografia, della storia e del costume italiani. Tuttavia, nella storia del nostro paese, la pratica devozionale si sostanzia anche di aspetti politico-sociali. Nei lunghi secoli che hanno preceduto l'unità del paese, la Chiesa è stata l'unico potere non straniero che ha rappresentato, soprattutto fra i ceti popolari, il tratto identitario effettivamente comune. Il culto per la Madonna (il cui patronato è di gran lunga il più diffuso), per i protomartiri cristiani, per i primi santi vescovi ha finito con il conferire loro il ruolo di taumaturgici «defensor civitatis», facendone al tempo stesso i depositari di consuetudini e memoria, simboli identitari e totem cittadini.
Il profitto e la circolazione delle ricchezze possono avvicinare il cielo alla terra? Fautori di una povertà rigorosa ed evangelica, i francescani sono paradossalmente indotti, proprio da questa scelta «scandalosa», a indagare tutte le forme della vita economica che stanno tra povertà estrema e ricchezza eccessiva, distinguendo tra proprietà, possesso temporaneo e uso dei beni economici. In che modo i cristiani devono fare un uso appropriato dei beni terreni? Per rispondere a tale interrogativo molti francescani, sin dal Duecento, scrivono sulla circolazione del denaro, sulla formazione dei prezzi, sul contratto e sulle regole del mercato, sottolineando l'importanza dell'investimento socialmente produttivo contro la tesaurizzazione improduttiva. In questo libro Giacomo Todeschini indaga lo sviluppo socio-economico in Occidente mediante la chiave interpretativa del concetto di ricchezza introdotto da San Francesco e poi lungamente lavorato, plasmato, in un certo senso snaturato, dalle abili e dotte menti dei suoi epigoni.
Sono tratteggiate qui tredici figure di santi che documentano come la santità sia la stoffa della vita cristiana e come essa costituisca il compimento dell'umano.
Da alcuni anni padre Antonio Sicari racconta vite di santi. Il volume, che qui presentiamo, è il terzo di una serie che, rispondendo alle aspettative dei lettori è già arrivata al nono titolo. Ma padre Sicari non ha abbandonato la teologia per la storia della Chiesa o per un più accattivante genere biografico. I suoi ritratti sono come l’ordito di un’unica trama, come i sentieri molteplici che si dipartono e nello stesso tempo portano al cuore aperto di Cristo. Questo intreccio di vite forma e sostiene la Chiesa, il corpo nel quale avviene l’incontro tra Dio e la sua creatura in continuazione di quell’evento che noi chiamiamo incarnazione. In questo senso i Ritratti di santi di padre Sicari sono opera di teologia viva, sono il racconto di come Cristo si è avvicinato ad un uomo per condurlo al Padre e di come la Chiesa ha colto e proposto questo incontro come esemplare per il cristiano.
"Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi?". Un po’ del calore che provarono i discepoli di Emmaus emana anche dalle pagine di questo volume che ricrea l’atmosfera per lasciarsi prendere dall’amore di Cristo.
Antonio Maria Sicari racconta le storie dei santi, che diventano tutte delle pennellate con le quali egli contorna e abbellisce l'unico volto di Cristo. I santi raccontati in questo volume portano i nomi di Bernardo di Clairvaux, Benardino da Siena, Caterina da Genova, Carlo Borromeo, Giacomo Cusmano, Paolina Visintainer, Armida Barelli, Maria Maravillas di Gesù, Josemaría Escrivà, Pino Puglisi. I due fuochi della narrazione sono collocati nel Medioevo e nel ventesimo secolo, collegati da due figure diverse ma complementari come santa Caterina da Genova e san Carlo Borromeo.
Gli articoli che padre Aldino Cazzago ci offre in questa sua raccolta sono riflessioni concentriche sui tema della santità: dal "fastidio" iniziale che essa provoca nei più lontani al turbamento che dà ai più pensosi, allo splendore che essa può originare quando si coniuga e si esprime umilmente e gloriosamente nell'opera artistica. E infine l'autore non dimentica l'insistenza con cui il nostro "Santo Padre" invita i credenti a riconoscere che la santità è l'unico vero problema cristiano.
San Vincenzo de' Paoli non è entrato - immeritatamente - nella storia della letteratura, neanche religiosa, per le "conferenze" alle Figlie della Carità. È entrato però nella storia della Chiesa per quello che esse hanno sortito: la struttura spirituale delle Figlie della Carità e la diaconia della carità resa possibile anche al genio femminile. Difficile pensare a san Vincenzo come a un maestro di metodo o di comunicazione; eppure le sue "conferenze" corrispondono alle più moderne metodologie di comunicazione oggi attuate in ambiti diversi. Esse hanno radici lontane, rinvenibili in tradizioni patristiche o monastiche, ma del tutto originali nel loro genere per la concretezza e il coinvolgimento dei destinatari. A tali "conferenze" o incontri, che si svolgevano a Parigi presso la Casa Madre delle Figlie della Carità, le partecipanti venivano preparate, magari con appunti, conoscendo in anticipo il soggetto della conferenza stessa. Al termine veniva fatto un lavoro redazionale, sottoposto alla revisione dello stesso Vincenzo. Quanto ai contenuti, emergono i temi tipici della spiritualità vincenziana: l'incontro come dato provvidenziale; la vita come vocazione; l'amore di Dio e il conseguente amore del prossimo; l'amore affettivo e quello effettivo; il servizio spirituale e materiale; l'umiltà, la semplicità e la carità come virtù basilari; la vita di comunione e di consacrazione. (Prefazione di Richard Mc. Cullen)
"Quando l'Irlanda medievale ripensava alla propria storia, la immaginava popolata di santi. Privata dei suoi fondatori e dei suoi patroni, con le loro leggende e i loro 'miti', quella non sarebbe stata più la loro storia. L'evangelizzazione aveva trasformato la cultura indigena e i riti druidici pur ancora presenti in alcune tracce - e aveva ideato nuove figure e creato luoghi nuovi, disseminando l'isola di chiese e soprattutto di monasteri. Esiste una preziosa e ricca miniera di Vite dei santi dell'Ibernia - con un esuberante assortimento di testi, in latino o in irlandese antico, che formano una delle più estese fonti di informazioni relative alla storia dell'Irlanda antica". (dall'Editoriale di Inos Biffi)