
Bernardo è, nella Commedia dantesca, colui che presenta Dante alla Vergine e definisce, in questo modo, la fine del suo cammino, la realizzazione di un intero percorso, il cui esito sarà l'inenarrabile visione trinitaria prima dell'uscita a «riveder le stelle». Nel Canto XXXI del Paradiso Bernardo si era presentato come colui che arde «tutto d'amor» per la Madre di Dio e nel XXXIII è sempre lui a innalzare il canto di lode della Vergine «Madre, figlia del suo Figlio». Perché questa scelta, da parte del Sommo Poeta? Perché Bernardo di Chiaravalle? Perché quest'ultimo è, nel sentire dell'epoca in cui Dante scrive, il teologo cantore di Maria per eccellenza.
L'icona di Giuseppe, padre affidatario di Gesù, si presta ad accompagnare ognuno di noi in questo cammino, che vede uomini e donne a cavallo di due millenni, come Giuseppe. Giuseppe che trasforma una nobiltà di stirpe in nobiltà di spirito. Che feconda il proprio essere giusto con l'apertura all'amore. Che tace perché ascolta la Parola incarnata in un fragile bambino. Che si innamora ed è traumatizzato dalle sue umane aspettative, che è turbato e preso dal dubbio, che domanda, che dorme, sogna, ascolta e interpreta. Che prende con sé. Che contempla e medita. Che ama senza possedere. Che obbedisce, si alza, parte e va in terra straniera. Che ritorna e trova la giusta dimora. Che lavora, istruisce, attende in una trasfigurata quotidianità. Giuseppe siamo noi, il suo cammino è il nostro cammino, il suo sogno è il nostro sogno.
Dall'8 dicembre 2020 all'8 dicembre 2021 si celebra, come voluto da papa Francesco, un anno particolare dedicato a san Giuseppe, in occasione del 150° anniversario dalla sua proclamazione a patrono della Chiesa cattolica. Quest'anno offre l'occasione per ciascuno di fare memoria su una delle figure più importanti nell'avvenimento della redenzione: figura di cui i Vangeli dicono pochissime ma estremamente significative cose, ricordandolo come lo sposo che accoglie Maria e il figlio, che a loro provvede, che tiene sempre il cuore aperto a ogni parola che gli viene dall'Alto. In questo senso, san Giuseppe è figura di credente a cui fare riferimento per ciascuno, proprio nelle grandi e fondamentali scelte della vita. Per entrare nel mistero di questo uomo, il presente libro offre diverse strade: quella della meditazione quotidiana, scandita dalle riflessioni di don Luigi Maria Epicoco; quella dell'approfondimento del pensiero di papa Francesco, secondo il testo della lettera Patris corde, offerta integralmente; quella di una voce originalissima come fu don Tonino Bello, che su san Giuseppe ci ha lasciato una pagina di altissimo lirismo e profondità.
La tradizione iconografica ci consegna la figura di un Giuseppe avanti negli anni, un anziano dal viso rugoso, un patriarca i cui occhi hanno già visto e vissuto tutto. Eppure la verità è un'altra: è un ragazzo nel fiore degli anni. Giuseppe ha sedici anni quando prende per fidanzata Maria, la ragazza che ama. Sedici saranno anche gli anni ancora a sua disposizione prima di essere pianto, pianto veramente, dal suo Dio, da suo figlio. E sarà lui, Gesù, a chiudere le sue palpebre per l'ultima volta, tremando con quel tremore che segna i passaggi. Queste pagine ci restituiscono in tutta la sua umanità la vera storia di Giuseppe, il falegname di Nazaret.
Ogni volta che si riprende in mano un'opera che parla della vita di Charles de Foucauld è come se ci si immergesse in un fiume fresco. Il personaggio di cui padre Borriello racconta e del quale ci ripresenta i tratti caratteristici della spiritualità, è modernissimo e ben risponde alla domanda su Dio e sul senso della propria esistenza, domanda che ciascuno di noi si pone. Con la sua missione spirituale, mai sfociata nella fondazione di una comunità fino a quando era in vita, la sua storia sembra quella di un uomo di totale insuccesso. Ma proprio per questo, fratel Charles si offre come chi ha saputo conciliare nel suo spirito contraddizioni d'ogni sorta: il bisogno appassionato di preghiera dinanzi a Dio ed il dono smisurato di sé agli altri; l'imitazione fedele della vita di Gesù e la consapevolezza della sua stessa incapacità d'imitare; la conservazione d'una stretta clausura nella sua piccola Nazareth attorno all'Ostia e i giri per trovare cibo lungo le sabbiose piste del Sahara; il desiderio ardente di fondazione d'una famiglia religiosa che continuasse la sua opera e la vocazione a una vita di solitudine. Il padre de Foucauld, con la sua testimonianza di contemplativo nel mondo, ricorda a tutti che i nostri desideri più intimi e primitivi trovano la loro piena soddisfazione solo in Dio.
Questo libro cerca di amplificare la voce di un Angelo ascoltata in sogno da un giovane discendente del Re Davide. Per Giuseppe, figlio di Giacobbe - come per Francesco di Pietro di Bernardone o per Giovanni Bosco e vari altri - obbedire a quel sogno ha significato entrare nella grandezza e divenire affidatari di una storia meravigliosa. Prendendo come esempio il papà terreno di Gesù, il volume propone un cammino per apprendere a non sprecare la bellezza, per aprirsi ad accogliere la grazia, per custodire ciò che è prezioso e nutrire ciò che salva. Alla scuola di un uomo tanto solido quanto umile, tanto forte quanto docile, possiamo imparare l'arte della custodia della vita, quella altrui e quella propria, quella naturale come quella dello Spirito. Egli è quel padre che manca a questa generazione e che dobbiamo riscoprire e ridiventare. Un percorso utile a chiunque, uomo o donna, voglia apprendere l'arte di accogliere e vivere le cose grandi che gli sono riservate.
Una vera e propria "galleria" di opere d'arte, ordinate secondo gli eventi della vita di San Giuseppe, ci permette di osservare come questi sia stato rappresentato nelle varie epoche, diventando testimone di un profondo messaggio umano e cristiano. L'autore non solo ci aiuta a gustare le singole rappresentazioni, ma ci fa accostare alla paternità di San Giuseppe, uomo esposto ai limiti e alle sfide della condizione umana. Questo rende il santo un patrono prezioso sia per la Chiesa universale sia per i padri feriti o inconsapevoli di oggi: in lui essi non trovano un eroe solitario, un campione perfetto e irraggiungibile della paternità umana, ma un uomo, certamente «giusto» (Mt 1,19) e santo, che ha provato a vivere, confidando in Dio, la sua singolare vocazione di padre. Il volume intreccia tre filoni complementari, in costante dialogo: quello artistico (con la presentazioni di dipinti di valore), quello psicologico (con l'approfondimento della tematica del padre) e quello biblico-teologico (con la rilettura di alcune delle pagine più belle del Nuovo Testamento).
Conosco moltissime persone che ogni giorno si rivolgono a Padre Pio. Per loro e per i milioni di devoti di san Pio ho pensato alla presente raccolta che offre un pensiero al giorno del frate cappuccino. I pensieri di Padre Pio, desunti dalle sue lettere, parlano direttamente al cuore di chi legge. Gesù ha promesso di stare con noi tutti i giorni. Attraverso il pensiero quotidiano di Padre Pio la promessa di Gesù diventa più concreta.
Di Giuseppe non si registra una sola parola. Il suo nome si perde tra genealogie, la sua persona si ritrae per lasciare spazio al mistero; i suoi passi si interrompono all'improvviso. Diventa quindi necessario decifrare nomi e circostanze, colmare i vuoti narrativi, rendere eloquenti i silenzi. È quanto si sono proposti i sei autori, lavorando in stretto contatto e secondo le proprie competenze. Trattandosi di un'opera scritta a più mani, accoglie una varietà di approcci e di prospettive metodologiche indicando soluzioni agli interrogativi che nascono da un'attenta lettura del testo. Ciò permette di apprezzare la vera statura di Giuseppe: in sintonia con la prospettiva generale del primo vangelo, la sua grandezza consiste in un fare che esprime adesione piena alla volontà di Dio. Al culmine della sequenza dei giusti, egli persegue la via della giustizia e, aprendosi alla volontà di Dio, mai in regola con la logica simmetrica umana, accoglie il Messia d'Israele e lo custodisce così da donarlo alle genti.
«Il Signore mi condusse»: le parole iniziali del Testamento di Francesco rappresentano, per l'autore di questo libro, la chiave di lettura intima e fondativa della sua esistenza e dei suoi scritti. Lasciarsi condurre da Dio significa consegnarsi a Lui come figli, come fratelli. Ecco la scoperta di Francesco: si è figli nella misura in cui si accetta di essere fratelli, e si è fratelli nella misura in cui si rimane nell'obbedienza fi liale. In questo avvincente ritratto psicologicospirituale del santo di Assisi, Giovanni Salonia fa emergere dall'analisi dei testi - agiografi a e scritti - il Mistero Pasquale incarnato nel cuore e nell'esistenza di Francesco. Nel Mistero Pasquale vengono guarite le ferite della figliolanza e della fraternità e si diventa custodi del fratello. Francesco vuole per i suoi frati, i suoi seguaci, la «vera e perfetta letizia» (risuonano le parole di Gesù: «perché la vostra gioia sia piena»). Francesco mette in guardia dalle trappole segrete del cuore che conducono a derive di frustrazione e di fallimento. Come ben dimostra questo volume, conoscenza del cuore dell'uomo, aderenza intima e totale al Vangelo fanno della vita e degli insegnamenti di Francesco una lezione fondamentale anche per l'oggi.
Un grande personaggio del Medioevo e una delle pochissime donne medioevali la cui voce è giunta fino a noi, segno dell'ammirazione di cui era circondata. Chiara d'Assisi, amica di San Francesco, appassionata delle sue idee, tenne testa non solo ai suoi familiari all'atto di seguire la propria vocazione ma anche al papa al momento di preservare l'amore alla povertà e la fedeltà a Francesco. L'autore, illustre storico medioevalista di Perugia, ricostruisce la personalità carismatica di Chiara in una biografia originale, fedele alle fonti storiche e godibile nella lettura. Marco Bartoli è professore di storia medioevale presso l'Università di Perugia ed ha al suo attivo diversi studi sulla vita di Chiara.
Molto si è scritto, meditato e ragionato sulla Santa Famiglia di Nazareth, soprattutto sulla relazione dei genitori con il figlio Gesù, ma pochissimo, quasi niente su Giuseppe e Maria sposi, in quanto coppia unita in matrimonio. Ogni riferimento alla loro relazione coniugale sembra sempre scontrarsi con l'imbarazzo di pensare a un'intimità rispettosa della verginità di Maria; insomma, un'unione perfetta se declinata come esempio genitoriale o di santità personale ma inimmaginabile come modello di spiritualità per gli sposi. La Comunità di Caresto si è invece interrogata su questa "strana coppia": possono essere considerati una "vera coppia"? Cosa traspare di loro nei vangeli dell'infanzia? Che matrimonio è stato il loro? Cosa hanno da dire alle coppie del nostro tempo? Il risultato di questa riflessione è un mix di studio esegetico e approccio esistenziale, di approfondimento pastorale e domande operative rivolte direttamente alle coppie.