
Luca viveva ad Antiochia. Era un bravo medico e uno studioso. Un giorno i discepoli giunsero ad Antiochia per predicare, così Luca conobbe le parole di Gesù che amò così tanto fino a decidere di scrivere uno dei quattro Vangeli. Età di lettura: da 6 anni.
La storia di un uomo straordinario che da semplice prete diocesano entrò in servizio in Vaticano, fu nominato arcivescovo di Milano e poi eletto papa Paolo VI.
Come vive un ragazzo all’interno delle mura del Vaticano tra gli anni Sessanta e Settanta, avendo monsignor Deskur come direttore spirituale, il cardinale Slipyj come compagno di passeggiate e servendo le quotidiane celebrazioni eucaristiche presiedute da Paolo VI? Episodi storici noti come le prime apparizioni del papa in mondovisione, lo sfregio alla pietà di Michelangelo, le visite apostoliche del papa, gli incontri con la Chiesa ortodossa, l’uccisione di Aldo Moro raccontati per la prima volta da un ragazzo che li viveva insieme al papa dall’altro lato dello schermo. Occasione unica per comprendere sia la grandezza nel vissuto quotidiano di Paolo VI, con numerosi aneddoti e fatti inediti, sia il debito straordinario che l’autore, prete da quarant’anni, riconosce di avere con quel papa che ha segnato profondamente la sua vita.
La Passione di Perpetua e Felicita è un documento che narra il martirio di un gruppo di cristiani avvenuto a Cartagine nel 203 d.C.
Scritto da un anonimo compilatore, racchiiude un testo di straordinario interesse: il diario redatto dalla giovane Perpetua durante la detenzione; una tesstimonianza pressocché unica di scrittura femminile e di prigioni che non cessa di appassionare non solo gli specialisti del settore, ma anche studiosi e semplici lettori di diversa provenienza. Spaccato vivissimo sulla condizione femminile nel cristianesimo delle origini e sulle valenze accentuatamente testimoniali e comunicative del martirio antico.
Avendo spaziato in molti campi e trovandosi all’incrocio di tante strade sulle quali ha lasciato la sua originale impronta, Agostino (354-430) occupa un posto centrale e, per certi aspetti, unico nella storia del pensiero, della teologia e della spiritualità occidentale. Se le sue opere maggiori sono ben conosciute, gran parte dei suoi scritti resta nell’ombra, anche nel caso di scritti importanti dal punto di vista esegetico, dottrinale o morale. Proponendo una sintesi dei contenuti di ciascuno di essi, questo dizionario si propone appunto di offrire un quadro rappresentativo di tutta la produzione di Agostino, con l’intento di offrire a un largo pubblico una base utile di lettura e consultazione.
Un nuovo libro su Pietro e Paolo? Non esattamente. È piuttosto un mettere faccia a faccia i due apostoli: l'uno, Simon Pietro il galileo, chiamato da Gesù Kefàs, Cefa, cioè "Pietra", "Roccia", e l'altro, l'ebreo di Tarso di nome Saul, diventato poi Paolo, dal latino Paulus, cioè "piccolo". Le domande che ci poniamo sono queste: Pietro e Paolo si sono conosciuti? Si sono mai incontrati? E dove? Che cosa dicono l'uno dell'altro? E come vengono presentati insieme nelle prime fonti letterarie? È attendibile la tradizione secondo la quale tutti e due avrebbero subìto il martirio a Roma? I luoghi di culto, dove si ritiene siano conservate le loro tombe, o ciò che resta delle loro reliquie, - sotto la Basilica di San Pietro in Vaticano e nella Basilica di San Paolo fuori le mura - hanno una qualche garanzia di veridicità storica? Che cosa dire di quella storiografia che ha presentato i due apostoli come contrapposti corifei di due visioni antitetiche del cristianesimo, una giudaizzante e legalista (Pietro), e l'altra libera dalla Legge e universalistica (Paolo)? Questo studio non intende affrontare questioni che sono tra le più complesse e impegnative della Chiesa antica, ma solo ripercorrere i testi letterari che ricoprono quell'arco di tempo abbastanza lungo che va dalla "conversione" di Saulo/Paolo (33 ca d.C.) fino a Ireneo di Lione (200 ca), l'ultimo che poteva ancora dire di aver conosciuto un testimone dell'epoca apostolica. In questo modo l'autore intende dare il suo contributo alla conoscenza, sempre affascinante, del primo cristianesimo.
«Non la storia di san Luigi, o almeno non principalmente, quanto piuttosto quella del suo culto, delle immagini diverse che, di volta in volta, sono state di lui disegnate nel corso dei secoli da agiografi, artisti, predicatori, e che hanno via via privilegiato aspetti della sua esperienza cristiana che ebbero certo rilievo nella vita del santo gesuita, ma forse non nella misura in cui si vollero intendere e, soprattutto, far intendere. È questo l’obiettivo del libro, che raccoglie gli Atti del Convegno tenutosi il 1° dicembre 2018 presso la Sezione san Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, in occasione della ricorrenza aloisiana (450 anni dalla nascita) [...]. Il punto, però, è se quel san Luigi che conosciamo, tramandatoci da una memoria ormai secolare, appartenga alla storia, oppure al filtro agiografico, indubbiamente condizionato dall’opera di padre Virgilio Cepari, oppure all’uso che della sua figura si è fatto nel corso dei secoli. Lo storico deve appunto discernere e – in questo suo lavoro di discernimento – restituire a ognuno ciò che è suo, anche se restituire, in tal caso, vorrà spesso dire sottrarre più che aggiungere. [...] Seguire la storia del culto di san Luigi all’interno della Compagnia di Gesù vuol dire così porsi in un osservatorio privilegiato per capirne le evoluzioni, ma anche le attenzioni riservate da tanta pastorale portata avanti dalle singole Chiese locali e gli scopi da essa perseguiti nell’impegno dell’educazione della gioventù, attenzioni e scopi diversi di volta in volta, da un’epoca all’altra, da un territorio all’altro».
(dalla Prefazione di Felice Accrocca)
Scriveva Teresa di Gesù toccando con mano la sua esperienza di fondatrice e di scrittrice. Oggi molto o poco è cambiato? Teresa di Gesù si è dimostrata capace di un lavoro di decostruzione dell'immaginario patriarcale e ha dato vita ad una metafora: la maternalità. Una donna, ben lontana dalla fede e dall'istituzione ecclesiastica ed invece inserita profondamente e validamente nel mondo accademico a raggio mondiale, come Julia Kristeva, rigorosa intellettuale franco-bulgara, ha colto la luce dell'incisività della testimonianza teresiana e raccogliere le speranze, le disfatte, le grandi sfide che pulsano nell'animo femminile e chiedono di essere ascoltate e attuate. Può allora, rivolgendosi a tutti, esclamare: ...io sono convinta che i vostri testi possono e anche devono essere letti oggi e, perché no, nei secoli dei secoli. Il dono di Teresa non è racchiuso nell'ambito monastico ma si è dilatato e aperto ad ogni donna perché sa spendere la sua maternalità per ogni donna che l'avvicini, che l'ascolti.
«Principio di ogni bene è una ragione pratica e una prassi ragionata. Perciò né è buona la prassi senza ragione né buona la ragione senza prassi. È prassi: del corpo, il digiuno e la veglia; della bocca la salmodia, la preghiera e il silenzio, più prezioso della parola. Prassi delle mani è ciò che esse fanno senza mormorazione; dei piedi, poi, ciò che essi compiono alla prima esortazione». Elia, prete e monaco del sec. XI ricorda la necessità della rettitudine nella vita cristiana, l'essere raddrizzati dall'esercizio attivo della virtù (esercizio volontario delle pratiche ascetiche) e da quello passivo (l'esser consumati dalle prove involontarie): la quaresima, palestra battesimale dei credenti, li invita a verificare l'ordine della persona attraverso la disciplina del corpo e la continenza della parola, che insieme sostengono l'edificio della preghiera. Sono sfidati, i cristiani del ventunesimo secolo, dalle parole dei padri laddove spesso sperimentano il languire della speranza, che abbandona i cieli e li rinchiude sulla terra. La difficoltà ad aprire varchi allo stesso vissuto terreno viene dal rimanere legati alle proprie apparenti sicurezze, alle proprie passioni, alla volontà cioè di venir gratificati dalle proprie scelte; così essi intenzionano le attività per nutrire l'io e il proprio progetto di vita, piuttosto che essere attenti al progetto provvidenziale. Questo legame riduce la capacità di resistere alle avversità che ogni perseguimento di un ideale più alto necessariamente comporta. Ne risulta la rarità della fedeltà a ideali e scelte di vita impegnativi per l'intera esistenza, in favore di una facile attitudine al cambiamento che considera ogni scelta come uno sperimentare a termine e di conseguenza temporanea, interscambiabile con un'altra, mai decisiva. (A. Raspanti, in Semi di contemplazione n. 22).
Quale è l'attualità del pensiero di Paolo VI? Il discorso sull'umano alla luce dell'incarnazione: per costruire la civiltà dell'amore; la contestualità culturale della modernità: per comprendere il rigore della verità con cui ha coniugato coscienza storica e coscienza morale; la via mediana del post-Concilio - in un contesto storico complesso e spesso drammatico -: per tradurre l'indole pastorale del Concilio come specifica missione del Pietro della modernità. Paolo VI è il papa della trasfigurazione che visse l'omicidio del suo amico Aldo Moro conoscendo il dolore della Croce, il suo stabat, dramma dell'umanesimo dell'amicizia. Forse l'aggettivo umano è quello che rende meglio il desiderio universale - di questo uomo e di questo papa - di mettere in dialogo l'umanità con il Vangelo di Cristo costruendo ponti tra lo stesso Vangelo e le culture, difendendo i popoli impoveriti, custodendo la fede e la vita.
Giuseppe é un uomo umile, il suo cuore è appunto humus. Egli è pronto a ricevere seme e acqua per restituire frutto.
L’Uomo Giusto è una meditazione sulla figura di san Giuseppe. In questa raccolta di pensieri, il protettore di tutti i papà viene scorto in filigrana nei tanti episodi del Vangelo, nelle parole di Gesù, volto del Padre. Vi sono raccontate testimonianze tessute della stessa stoffa di Giuseppe, sono storie di vita somiglianti alla vicenda del Custode del Redentore. Raramente ne facciamo constatazione ma l’esempio di san Giuseppe é presente in tante vite e con |’esortazione apostolica Patris Corde papa Francesco ha offerto ai credenti l’opportunità di riscoprirlo.
Nella seconda parte del libro é proposta una Novena al Santo con la raccolta di Salmi, di preghiere dei Papi e con alcuni spunti di riflessione legati ai Patriarchi e personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Sono storie di fede che hanno fatto parte sicuramente di colui che viene indicato come l’ultimo dei Patriarchi.
Emanuele Ferro, presbitero dell'arcidiocesi di Taranto dal 2005, é il parroco della Cattedrale San Cataldo. Docente di Teologia Pastorale della Comunicazione, portavoce dell’arcidiocesi, giornalista, é il direttore del settimanale diocesano Nuovo Dialogo e dell'Ufficio per le comunicazioni sociali.
Lo studio delle fonti antiche non può essere solo un'attività archeologica che dissotterra un passato esanime; è piuttosto la risalita alla sorgiva della vita della Chiesa, laddove si può rinfrancare anche la Chiesa contemporanea. Le oltre trecento lettere dell'epistolario agostiniano raccontano un vissuto di relazioni, consultazioni, dibattiti; raccontano "in presa diretta" l'attività del più grande vescovo di Ippona e, nello stesso tempo, la vitalità delle Chiese d'Africa nei primi tre decenni del V secolo. Da questo racconto emergono osservazioni sapienziali che possono attraversare i secoli e trasformare le epistulae antiche in una sorta di "post" che interpellano anche il cristiano di oggi. Si tratta di riflessioni ispirate da lettere antiche che hanno attraversato i secoli per parlare anche agli uomini del ventunesimo secolo.