Presunta morte naturale" è l'epitaffio di Stefano Cucchi, morto a Roma il 22 ottobre 2009 all'ospedale-carcere "Sandro Pertini". Una settimana prima era stato arrestato per spaccio: sette giorni nelle mani dello Stato, dai carabinieri alla polizia penitenziaria, dai magistrati ai medici di carcere e ospedale. La famiglia lo rivedrà dietro una teca di vetro: sul suo corpo, inequivocabili segni di percosse. Ma lo Stato, dopo averla alzata, nasconde la mano, negando la propria responsabilità. Ne è prova la sentenza di primo grado del processo, che commina pene lievi ai medici, assolvendo i tre agenti di polizia penitenziaria imputati solo per lesioni. Il pestaggio, infatti, è riconosciuto ma resta "orfano". Un'inchiesta dalla parte dei "vinti" che minuto per minuto, attore per attore - recupera le testimonianze accantonate, le ragioni delle parti civili e depura i fatti da ogni omissione. Ma non solo: affronta temi quali l'"esercizio esclusivo della forza" da parte dello Stato, il reato di tortura, la legge Fini-Giovanardi sulle droghe. Prefazione di Luigi Manconi e Valentina Calderone. Testi di Ilaria e Giovanni Cucchi, Patrizio Gonnella (Antigone), Mauro Palma (giurista) e Lorenzo Guadagnucci (giornalista).
Che fare per rendere l'esperienza del bambino o dell'adolescente adottato in un paese straniero, opportunità di sviluppo e di integrazione? Come rendere l'adozione occasione per l'avvio di una reale continuità esistenziale in percorsi di vita segnati da ripetute esperienze di perdita e di discontinuità? Come affrontare i timori legati alla condizione di iniziale estraneità reciproca tra genitori e figli, sino a creare quella familiarità che possa farli sentire realmente e profondamente tali? Questi e altri sono gli interrogativi da cui parte il presente volume, nel tentativo di contribuire alla diffusione di una corretta e proficua cultura delle adozioni nei contesti sociali, istituzionali, formativi, familiari.