
Costretti dalla loro stessa immagine pubblica a una postura di asciutta razionalità, ma spinti da un intimo bisogno di condividere le consolazioni della fede con la platea comune dei credenti, per tutto il corso dell'età moderna i monaci benedettini cassinesi si mostrarono profondamente fiduciosi non solo nella possibilità dei miracoli, ma anche nella capacità, posseduta da speciali oggetti, di favorirne il verificarsi. Ma quanto era radicata la credenza che taluni oggetti giocassero un ruolo primario nel provocare eventi prodigiosi? La presente ricerca prende in considerazione questo peculiare aspetto dell'esperienza religiosa maturata nella più grande formazione monastica dell'età moderna, la Congregazione benedettina cassinese: tale convinzione costituisce il piano più elementare di un sentimento della fede che, spesso, si interseca con le sopravvivenze del magico e della superstizione, facendo intuire in che misura, ancora tra Cinque e Seicento, un pur rinnovato atteggiamento religioso seguitasse a convivere con una dimensione arcaica dell'approccio al soprannaturale. Sotto questa luce, il vissuto dei monaci diviene dunque terreno fertile per cogliere il significato del miracolo nella sensibilità di antico regime, qui delineata attraverso un fascio di episodi tratti da una pubblicistica di cui i cassinesi furono di volta in volta fruitori, artefici oppure committenti.
Protagonista e spettatrice degli eventi degli anni Settanta, l'Azione cattolica fu segnata dagli animatissimi dibattiti interni e dalla guida impressa dai presidenti nazionali prima Vittorio Bachelet e poi Mario Agnes. Molte furono le tensioni provocate dall'unificazione organizzativa e soprattutto dal nuovo atteggiamento dell’associazione rispetto alla politica, e in particolare verso la Democrazia cristiana. Alla fine, più che un arretramento dalla scena pubblica, la scelta religiosa seguita al nuovo Statuto del 1969 fu un adattamento ritenuto necessario alle mutate condizioni della società e alle nuove traiettorie lungo cui l'Ac intendeva accompagnare il cattolicesimo uscito dal Concilio vaticano II. Addentrarsi nei lunghi anni Settanta dell'Azione cattolica come è ora possibile attraverso i contributi presentati in questo volume, significa osservare con occhio critico un passaggio rilevante nella storia dell'Italia repubblicana e del cristianesimo. Le ricerche svolte su documentazione d'archivio inedita e su moltissimi periodici permettono così di scoprire protagonisti, luoghi e temi di una storia dalle origini composite e dagli esiti in parte imprevedibili.
L'opera esplora la complessa storia dei simboli di Nicea e di Costantinopoli a 1700 anni dalla celebrazione del primo concilio ecumenico, del quale il Credo niceno attraverso quello di Costantinopoli, rappresenta l'eredità di più lunga durata, rimanendo sempre un punto di riferimento per le chiese. I contributi seguono lo sviluppo di questa formula a partire dal IV secolo, cioè dalla prima redazione del Simbolo nel 325, fino all'età contemporanea, attraverso le diverse tradizioni delle chiese, la trasmissione liturgica, letteraria, canonica, e missionaria, prestando attenzione agli aspetti filologici, paleografici, musicali e materiali. Il volume abbraccia così l'intera parabola del Simbolo niceno e niceno-costantinopolitano dalla tarda antichità, attraversando l'età medievale e poi moderna fino ai più recenti sviluppi del dibattito teologico. Alla ricostruzione storico-critica di questo percorso fanno da complemento una serie di exempla che nella loro particolarità restituiscono la trasversalità della storia di un testo e di una professione di fede trasmessi attraverso una molteplicità di lingue e tradizioni per approdare in contesti culturali, religiosi e sociali diversi, fino a innestarsi nella vita della maggioranza delle chiese.
Il presente contributo propone un'analisi etica e sociologica delle esperienze di formazione sociale e politica di ispirazione cristiana, con particolare riferimento al modello delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico (Sfisp). Il lettore è accompagnato alla scoperta delle principali caratteristiche di questi percorsi formativi attraverso un'indagine integrale che ne ricostruisce la genesi, lo sviluppo e la composizione.
Santiago de Compostela, insieme a Roma e Gerusalemme, costituiva nel Medioevo una delle tre peregrinationes maiores. La storia di questa importante meta e il suo coinvolgente Camino continuano ancora oggi a suscitare vivo interesse ed entusiasmo. Le pagine del presente lavoro, diviso in due sezioni, ripercorrono nella prima parte le principali tematiche della questione jacopea, legata alle origini del culto dell'apostolo Giacomo a Compostela, al suo sepolcro e alle fonti più rilevanti dell'intera vicenda, mentre, nella seconda, si concentrano sul pellegrinaggio medievale ad limina sancti Jacobi.
Actes du colloque de Rome, Pontificio Ateneo Sant'Anselmo, 5-8 Décembre 2022. Édités par Laurence Mellerin et Philippe Nouzille.
"Se accettassi di farmi corrompere sarebbe come tradire tutto ciò in cui ho creduto, sarebbe come se accetassi la mia di distruzione." Floribert Bwana Chui è un giovane martire africano. La storia è quella di un cristiano animato dal Vangelo che scelse la via dell'onestà, del servizio ai poveri, della pace.