
L'ambiguità della scuola italiana appare radicale: forma cittadini, sviluppa talenti e genera intelligenza, ma crea anche sconfitti, produce indifferenza e induce emarginazione. L'impegno necessario a liberarla dalle sue annose criticità richiama quello profuso nell'innalzamento dell'obelisco in piazza San Pietro nel 1586. Sollevato da terra per mezzo di una fabbrica imponente di argani ingegnosi, evitò il crollo grazie all'esperienza e intraprendenza dell'operaio Bresca il quale, accorto che i canapi cui era assicurato stavano cedendo, gridò nonostante il divieto di parlare durante i lavoro: "Acqua alle funi!". Fu ascoltato. I canapi bagnati ressero allo sfarzo, e l'obelisco venne posizionato al centro della piazza, dove tutt'ora si trova.
Dall'Antigone di Sofocle agli studi sul totalitarismo di Hannah Arendt, attraverso i contributi di Jacques Derrida e di Carl Schmitt, Alessandra Papa offre un interessante percorso filosofico dedicato al tema dell'inimicizia come relazione interpersonale e come 'luogo' teorico della politica e della cittadinanza. Un itinerario in cui, attraverso un dialogo e un confronto con molte voci del pensiero classico e della contemporaneità, si profila, con accenti innovativi, la questione antropologica come domanda sull'identità dell'uomo, cioè come discorso che interpella ognuno di noi in quanto artefice e preda delle dinamiche dell'ostilità, del conflitto, della guerra. Da Antigone che, per seppellire il cadavere del fratello, in nome della pietas, viola la legge della città, diventando così una nemica del potere, fino alle dinamiche della distruzione fisica del nemico che nelle logiche totalitarie istituisce il terribile segreto su cui fondare l'identità della politica, il volume ci introduce a una fenomenologia della vittima e del carnefice quale spaccato della condizione umana. Di fronte a un 'altro' che diventa segno di una minaccia reale o fittizia alla nostra identità, la vera sfida è quella di impedire che ogni forma di inimicizia degeneri in una violenza totalitaria che ci impedisca di cogliere il valore dell'umano come terreno su cui fondare un mondo comune e una polis accogliente. In fondo, in ogni nemico c'è, al contempo, un altro e noi stessi.
Se oggi in Italia c’è un deficit che deve preoccupare e meritare attenzione, forse ancora più importante di quello economico per un debito pubblico fuori controllo, è indubbiamente il deficit di legalità. Ogni giorno la cronaca sta a documentarlo. La tendenza al rifiuto della legalità viene addirittura individuata quale elemento costitutivo e insuperabile dell’identità nazionale. E tuttavia la lotta per la legalità è seria e buona e come tale va combattuta. Le ragioni sono tante. Prima fra tutte la sopravvivenza del nostro Paese. Questo libro vuole configurarsi come un vero e proprio percorso di educazione alla legalità. Cominciando dalla constatazione dell’attuale livello degradato della legalità in Italia e dall’importanza di dare voce al bisogno di un suo ripristino, l’autore individua i valori di legalità all’interno della Costituzione (valore in sé, prima ancora che scrigno di valori) da rendere operanti in modo effettivo e aggiornato.
Dio ha ancora un posto in un mondo disincantato come il nostro, in una cultura in cui la fede, quando ancora suscita qualche interesse, è considerata un segno di immaturità emotiva e intellettuale? E se quel posto esiste, come trovarlo? Come vedere le tracce del volto di Dio nell'esperienza umana? In questo suo ultimo saggio, Roger Scruton, filosofo inglese che ama parlare all'uomo contemporaneo, vuole rispondere all'indifferenza religiosa che ormai permea l'Occidente, guidandoci nella scoperta di quello che perdiamo appiattendoci su un mondo di oggetti, chiuso da un orizzonte ristretto e privo di senso, quando non calpestato e sfigurato. Attraverso una lettura colta e del pensiero filosofico e scientifico così come dell'espressione artistica dell'Occidente, prendendo esempi dalla pittura, dalla musica, dall'architettura e dai più popolari capolavori letterari, Scruton ci fa trovare le tracce del divino nel nostro mondo. Non il Dio remoto e inarrivabile dei filosofi, non l'insieme di cause senza finalità dell'universo scientifico, ma la "presenza reale" nella nostra vita quotidiana di una realtà irriducibile al mondo degli oggetti, qualcosa che riconosciamo con sicurezza come nostra esperienza fondamentale. È la percezione del nostro essere 'io' di fronte a un 'tu', l'incontro tra soggetti che si riconoscono come qualcosa di più che esseri viventi inseriti nel ciclo naturale descritto dalla scienza.
In che misura si può affermare il carattere assoluto e incondizionato della verità? Quando invece la verità è condizionata da limiti che ne scandiscono il carattere relativo e provvisorio? Il contrasto tra assoluto e relativo ha animato dibattiti incandescenti, con accuse di dogmatismo o di nichilismo. Si può comporre virtuosamente il conflitto? Impegnarsi in questa impresa significa non solo dire diversamente l'essere che è e l'essere che accade, ma anche mostrarne l'intreccio strutturale. L'incondizionato si coniuga con le molteplici figure che, in situazione di condizionamento, non si irrigidiscono in una impossibile assolutezza e non si dissolvono in un confuso relativismo, ma si dispongono a qualificarsi come prospettive di verità. L'idea del prospettivismo veritativo è in grado di dare un'articolazione dinamica e costruttiva al rapporto tra l'essere che è e l'essere che accade: può offrire inoltre ragioni convincenti per il multiculturalismo e il pluralismo delle posizioni. Il discorso si precisa poi in una proposta di etica come via di approssimazione all'essere per noi e in un'analisi conseguente delie regioni del lavoro, dell'economia, della politica, della comunicazione e dell'artificio tecno-scientifico. L'attenzione viene portata pure sul nesso tra democrazia e laicità. L'esigenza di colmare l'invocazione di senso, che scaturisce dalla vicenda storica e dall'esperienza individuale, incontra infine il messaggio religioso. Prefazione di Virgilio Melchiorre.
La Carta di Nizza, dopo la dignità, pone come valore fondativo dei diritti dell'uomo la libertà, il principio cardine della convivenza civile. La libertà, infatti, assume rilievo non solo nei confronti dello stato come libertà politica, ma anche nella concreta dinamica dei rapporti sociali, tra cui i rapporti economici e i rapporti di lavoro. Contributi di: Umberto Romagnoli, Maria Agostina Cabiddu, Virgilio Melchiorre, Ombretta Fumagalli Carulli, Roberto Lattanzi, Alessandro Mangia, Tiziano Treu.
"Anima neppure troppo sotterranea di queste pagine è la convinzione che la vita cristiana ordinaria dà da pensare alla fede, provocandola a nuove attenzioni, destinate a loro volta a rifluire sulla vita e a riconfigurarla. Vita "ordinaria", appunto, ma non per questo scontata, semmai gravida di un senso che attende di venire alla luce. Il libro di Cesare Pagazzi si concentra su un aspetto a tal punto ordinario e abituale della vita cristiana da apparire quasi ovvio: il legame fraterno. L'ovvietà è favorita dal carattere universale del fenomeno e dal fatto che, almeno per i cristiani, la fraternità spesso appare a tal punto scontata da provocare scandalo quando mostra il proprio volto affaticato e, per certi versi, perfino oscuro. Appropriandosi dello sguardo che le Sacre Scritture gli rivolgono fin dall'inizio, il vincolo fraterno è presentato qui nella sua "non-ovvietà", anzi nel suo aspetto drammatico che mette in gioco l'immagine della vita, di Dio e quindi la fede. Ben lontana dall'enfasi illuministica (unità, uguaglianza, fraternità) e da una certa retorica "intraecclesiale", la Bibbia riconosce alla fraternità innanzitutto la caratteristica della prova (Caino e Abele, Giuseppe e i fratelli...) che porta alla luce la paura della morte e i suoi malcelati sintomi. Prima di essere questione di buona educazione o generica carità, il legame fraterno è una prova della fede."
Il volume presenta la prima edizione italiana di testimonianze e frammenti di Prassifane di Mitilene, detto “di Rodi”, filosofo peripatetico del IV-III secolo a.C. Essa è accompagnata da una traduzione italiana con note e commento. Un’ampia introduzione presenta una ricostruzione delle origini della riflessione grammaticale greca entro cui s’inserisce anche l’opera di questo filosofo e presenta un quadro sintetico della sua vita e delle sue opere all’interno della storia della scuola peripatetica tra IV e III sec. a.C.
Il volume restituisce luce a un importante tassello storico-culturale dell’Occidente greco finora rimasto nella penombra anche perché viene proposto all’interno del nuovo panorama ricostruito dalle recenti pubblicazioni del Project Theophrastus, un progetto internazionale che da alcuni decenni si occupa della ricostruzione delle perdute opere della scuola peripatetica in età ellenistica, importanti per l’influsso che ebbero anche sulla riflessione filosofica, poetica, retorica e letteraria romana.
Elisabetta Matelli è docente di Retorica Classica, di Storia del Teatro greco e latino e dal 2002 guida il Laboratorio di Drammaturgia Antica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Le sue ricerche affrontano interdisciplinariamente argomenti di Filosofia, Storia, Poetica e Retorica classica. Tra le sue pubblicazioni, studi su Il Sublime, la poetessa Cleobulina, l’attore Teodoro di Atene e la Medea di Euripide. In riferimento ai filosofi Peripatetici ha scritto su Aristotele, Teodette, Teofrasto, Demetrio Falereo, Ieronimo di Rodi, Prassifane.
Il volume raccoglie il materiale assemblato in alcuni anni d'insegnamento del corso di Introduzione alla Dottrina sociale della Chiesa. Presentato con un approccio divulgativo, il presente contributo vorrebbe essere un aiuto a comprendere che la luce della fede amplia gli orizzonti noetici ed etici della vita umana. Una fede cristiana matura, infatti, - pur dentro le ultimamente inevitabili fragilità e infedeltà - sviluppa una nuova visione dell'uomo e del mondo, da cui deriva anche un peculiare approccio all'esistenza. È un tentativo di contribuire all'edificazione dell'odierna 'società plurale', mostrando come i doni provenienti dalla fede allarghino gli orizzonti dell'umano.