
Indagare sui copisti, questi oscuri e spesso trascurati personaggi pure tanto invocati dagli studi sulla tradizione manoscritta dei testi, è l'oggetto principale di questo libro. Il punto di vista scelto è quello della Roma quattrocentesca, una realtà sfuggente perché in pieno divenire, travagliata dai mutamenti che l'avrebbero vista, nell'arco di un secolo, passare da piccolo comune in balia di riottose famiglie nobiliari e di "bovattieri" a rinnovata sede del Papato e a città rinascimentale.
Al nome e alla figura di Gioacchino da Fiore si riconduce una raccolta di immagini denominate "Liber Figurarum". Nell'elaborazione di un metodo teologico che collocava l'azione della Trinità all'interno di una storia escatologica, l'abate calabrese fece ricorso dapprima a diagrammi e successivamente a più sofisticate "figurae", per mezzo delle quali veniva elaborata una sorta di esegesi calcolatrice. Negli alberi delle generazioni, nella "concordia" delle persecuzioni, tra le quali spicca l'enorme drago rosso dell'Apocalisse, nelle "rotae" ispirate alla visione del profeta Ezechiele e nella sintesi di una riforma dell'esperienza monastica rappresentata dalla "dispositivo novi ordinis", si venne elaborando una teologia figurativa di grandissima originalità. Il testo è integrato da una sezione di illustrazioni che offre al lettore le miniature e le pagine più significative dei manoscritti che hanno tramandato le "figure" gioachimite.
Per oltre otto secoli, dal 710 al 1492, tre culture, cristiana, islamica, ebraica, convissero in Spagna tra tensioni e scambi fecondi, incomprensioni e reciproci arricchimenti. Quella che racconta questo libro non è solo una storia di incontri o scontri tra religioni, ma di come si definirono le diverse identità della Penisola iberica e di come tali identità guardarono a ciò che percepivano come diverso e insieme, inevitabilmente, prossimo.
L'ambiente del libro è la Roma del Seicento: piazze, vicoli, osterie e, soprattutto, i luoghi isolati, come orti e vigne. I protagonisti sono bande malavitose, formate soprattutto da adolescenti, caratterizzate da un alto potenziale di violenza. Il reato di cui si macchiano queste bande giovanili è, soprattutto, il "vizio nefando": la sodomia. Un reato contro il quale si scagliano con estrema severità gli organi di governo cittadini. Gli atti del Tribunale criminale del Governatore di Roma sono, infatti, il punto di partenza della ricerca. Attraverso i racconti delle vittime, le indagini processuali mettono in luce una realtà multiforme e variegata, un aspetto sicuramente poco noto della Roma barocca.
Negli anni '70 il femminismo fu in Italia una pratica politica diffusa, che trasformò la coscienza e la vita di migliaia di donne; i suoi caratteri variarono molto da una città all'altra rispecchiandone le differenze di storia sociale, politica e culturale. Generazioni e memorie diverse analizzano i percorsi che hanno caratterizzato il vissuto di quella stagione: dal corpo e dalla sessualità al rapporto tra personale e politico, alla reinvenzione della vita quotidiana, ai nessi con i temi sociali e i soggetti politici. Ne emerge la proposta di una 'rilettura' del femminismo che pone domande sulla sua difficile trasmissione, sul suo carattere di storia incompiuta, sulle prospettive dei nuovi femminismi in una scena contemporanea mutata.
Il papato medievale, più che ogni altro potere del suo tempo, si è servito di rappresentazioni e di simboli per affermare e sostenere la sua azione: raffigurazioni e idealizzazioni sono stati elementi inscindibili dalla vita di un'istituzione straordinariamente efficace in termini di autorappresentazione. Le chiavi e la tiara, la rosa d'oro e la Fenice, le sedie di porfido e la cattedra di san Pietro, gli affreschi dei Santi Quattro Coronati e le statue di Bonifacio VIII o l'accensione rituale della stoppa. Questi e molti altri sono i simboli di cui si parla, lungo un percorso che contribuisce a ricostruire il mondo mentale e ideologico del papato medievale, integrando lo studio dei testi con il messaggio proveniente dalle rappresentazioni visive.