
Il presente volume risale alle origini dell'esperienza religiosa per rispondere alla domanda: come nasce il sacro?; in che modo ciò che è religioso arriva a determinare la vita dell'uomo fino a influenzarne le scelte più personali e rischiose, spesso oltre ciò che si è disposti ad ammettere nell'universo secolarizzato della postmodernità. Le considerazioni svolte riguardano l'incontro con la dimensione etica universale dell'essere umano nel momento in cui si imbatte in qualcosa che lo sconvolge, lo trasforma. Le differenze storiche e fenomenologiche tra le diverse religioni (religione greca, cristianesimo, religione primitiva della natura), oltre ogni pretesa sincretistica, non sono definite in quanto descrizioni di modalità di vita e universi paralleli dal punto di vista storico e spirituale, ma come espressione di uno stesso radicamento in una Realtà, che è vissuta come più reale di ogni altra cosa. Il sensus realitatis offre alla religione, a ogni religione naturale o rivelata, l'orizzonte ultimo di senso intorno al quale comprendere il senso del proprio esistere. La Realtà come pienezza ontologica e compiutezza etica è quel sacro a cui le religioni in maniera diversa partecipano. Negare questa Realtà significa mettere in discussione la struttura stessa dell'esperienza religiosa; cosa che non è possibile se non cadendo in contraddizione. Questa scoperta è l'evento decisivo che ha cambiato nel Novecento il volto della riflessione filosofica sulla religione (R. Otto, Eliade, Kerényi, Dumézil, W.F. Otto, Ries), che in precedenza era rimasta ancora prigioniera di considerazioni metafisiche o teologiche. Oggi è aperta la possibilità di tornare a riferirsi di nuovo al fenomeno religioso, di là dagli interdetti del pensiero critico e secolarizzante, ma anche dalle pretese fondamentaliste delle religioni storiche.
Cogliere il pensiero di Lonergan in evoluzione, significa inserirlo nel più ampio contesto dell'attuale sviluppo, o crisi che dir si voglia, della teologia. Basti accennate a problemi quali: i rapporti tra esegesi e teologia; qual è l'impatto della modernità sulla teologia; l'importanza delle categorie "storia" e "storicità" e la loro connessione con il carattere trascendente della verità; l'ecumenismo e il dialogo con le grandi religioni. Il filo rosso che lega tutti questi discorsi è sempre la cristologia, che Lonergan ha insegnato e sulla quale è spesso tornato, ma che non ha mai concluso con un lavoro di sintesi. Forse perché era un cantiere troppo vasto per essere racchiuso in una sola opera.
In questo numero il pensiero giuridico di Dario Composta.
Antonio Lanza (1905-1950), arcivescovo di Reggio Calabria e vescovo di Bova dal 1943 al 1950, fu una figura eminente della Chiesa italiana alla fine della seconda guerra mondiale, non solo per il suo eccezionale livello intellettuale e per il suo contributo scientifico nel campo della teologia morale, ma soprattutto per la appassionata dedizione pastorale a tutte le anime a lui affidate: dai seminaristi e dai parroci ai laici dell'Azione Cattolica, dalla gente comune che incontrava nelle ripetute visite pastorali agli intellettuali che accorrevano ad ascoltare la sua parola di maestro, da coloro che si affidavano con fiducia alla sua guida spirituale ai deputati e ai senatori della giovane repubblica italiana che chiedevano lumi per affrontare il nuovo arduo compito. Il suo insegnamento e la sua parola venivano richiesti ripetutamente al di là dei confini della sua diocesi, nelle settimane di studio, nelle riunioni dell'alta direzione dell'Azione Cattolica, nelle settimane sociali. Le sue lettere pastorali toccavano i temi più attuali e scottanti e talora esprimevano le direttive collegiali dell'episcopato Calabro, che volentieri gliene affidava la stesura. La morte improvvisa e in certo senso inspiegabile gli impedì di realizzare una grandiosa opera di risveglio culturale e religioso, di aiuto materiale a chi era uscito povero e senza tetto dalla catastrofe bellica, di definitivo superamento della perenne depressione delle zone meridionali d'Italia. Introduzione di Leonardo Bonanno.
Il libro richiama l'importanza della costituzione dogmatica, e dei suoi temi nodali, nella e per la vita della Chiesa. In tal senso, orienta Dei Verbum 8, quando afferma che "la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa per mezzo di questa nel mondo". Sono eloquenti pure le parole di Benedetto XVI, nella "chiacchierata sul Concilio Vaticano II", avuta con i parroci e con il clero di Roma, il 14 febbraio 2013: "la Scrittura è la Parola di Dio e la Chiesa sta sotto la Scrittura, obbedisce alla Parola di Dio, e non sta al di sopra della Scrittura. E tuttavia, la Scrittura è Scrittura soltanto perché c'è la Chiesa viva, il suo soggetto vivo; senza il soggetto vivo della Chiesa, la Scrittura è solo un libro e apre, si apre a diverse interpretazioni e non dà un'ultima chiarezza".
Tre donne sono le protagoniste di questo libro, Virginia Galilei, Paolina Leopardi e Vittoria Manzoni che la storia ricorda per via degli stretti legami di parentela con uomini illustri. La prospettiva viene qui ribaltata: tutta l'attenzione si concentra su di loro mentre Galileo Galilei, Giacomo Leopardi e Alessandro Manzoni vivono in queste pagine come figure in trasparenza. Con il passo avvincente del racconto e una scrittura di grande limpidezza evocativa, Francesca Romana de' Angelis ricompone la loro vicenda umana. Lo studio attento e appassionato dei documenti - lettere, diari, scrittura della memoria - diventa con naturalezza un narrare in prima persona, una penna prestata a restituire la delicatezza e l'intensità della loro voce. Diverse per temperamento, opportunità, destino e ambiente, tutte rivelano sensibilità, capacità di giudizio e una straordinaria ricchezza di mente e di cuore e ciascuna, nella comune difficoltà o impossibilità di scegliere in quanto donna, a suo modo tenta di uscire dal buio in cui l'avvolge l'ordine sociale e familiare inventando qualche spazio di libertà, mentre i piccoli eventi quotidiani che scandiscono le loro sacrificate esistenze si intrecciano ai grandi eventi della storia, decisa e vissuta dagli uomini. Ad introdurre queste tre luminose figure una donna che appartiene non alla vita ma alla letteratura. Nella poetica invenzione di Penelope, che decide di cambiare il suo destino e rivendica il diritto di raccontarsi dopo essere stata tanto raccontata, si rivela il senso di questi ritratti di donne e insieme «si verifica il miracolo di avvincere il lettore fino alla conclusione del libro» (Nicola Longo).
In occasione della beatificazione di Paolo VI, il Distretto 2050 del Rotary International ha organizzato un convegno nel paese natale di papa Montini, a Concesio (Brescia), presso il Centro Studi dell'Istituto Internazionale Paolo VI. Un incontro nato dalla volontà di celebrare la straordinaria sensibilità umana e culturale, oltre che religiosa, di un pontefice attento ai segni dei tempi e al dialogo tra Chiesa e mondo. Come dimostra questo libro, infatti, Paolo VI, nel suo rapporto con il Rotary, seppe andare oltre la storia e gli ambienti culturali che ne avevano contraddistinto la nascita, per soffermarsi, invece, sulle tante attività concrete e significative svolte a livello locale e internazionale da questo sodalizio al servizio della persona umana.
Se il termine "valori" ha una circolazione ed un apprezzamento pressoché generali, lo studio della nozione di valore è oggetto di un dibattito vivace ed oppositivo. Il problema dei valori è uno dei più insidiosi, sia per la molteplicità delle semantizzazioni del lemma, sia per la necessaria irradiazione teoretica della questione. Sul tema è stata particolarmente impegnata non solo la Filosofia dei valori sorta nell'alveo del neocriticismo, ma anche la considerazione sociologica di Max Weber e quella filosofico-giuridica di Carl Schmitt, oltre agli emblematici riferimenti di Nietzsche e di Heidegger. Ne sono derivate prospettive del tutto distinte: dai valori come forme a priori, ai valori come posizioni del volere, fino alle analisi dedicate al "politeismo dei valori" ed alla "tirannia dei valori". Questo libro intende portare l'attenzione sul problema filosofico-deontologico dei valori, considerandone in ispecie le diverse alternative, la questione della fondazione e la connessione con le istanze della filosofia pratica (morale, diritto, politica). Il tema è analizzato nella prospettiva del realismo assiologia) di Nicola Petruzzellis (1910-1988). In questa visuale il valore emerge principalmente come "ciò per cui qualcosa vale". I valori si profilano in ogni regione dell'essere, come perfezioni proprie, ed in ogni ambito dell'agire come mete qualificanti. Di modo che la razionalità e la libertà incontrano l'ontologia ed il finalismo dei valori...
I princìpi dottrinali e ispiratori dell'insegnamento, del ministero e dell'apostolato cattolico sono noti e resi ormai così familiari alla conoscenza dei più da non esigere una minutissima esposizione. In definitiva, alla intonazione della Aeterni Patris di Pio IX, e come sostanza e come forma, Papa Giovanni XXIII preferisce il discorso conclusivo del Concilio di Trento di Mr. Ragazzoni, vescovo di Famagosta, e poi di Bergamo. Più che lamentare le difficoltà incontrate e l'atteggiamento passivo dei protestanti, in faccia al grande avvenimento Tridentino, veniva posta in luce la sana dottrina nella sua forza di attrazione verso lo spirito e l'insegnamento di Cristo. Quel degnissimo Prelato diceva: - Ce avete rimproverato questo e quell'altro, e noi, ecco, ci siamo sforzati di riparare in questo e in quest'altro modo.
Schema per la bolla di indizione del concilio ecumenico Vaticano II, 6 dicembre 1961
"L'appartenere al pensiero immette ogni singolo atto della mente in una sconfinata totalità, dove ogni evento conoscitivo può essere accolto, alla condizione di essere precisato, definito. Non basta: ogni evento mentale deve serbare un rapporto intuitivo con la priorità dell''io penso'. Evidenza di ogni singolo atto e sconfinata apertura confortano la mente nel suo procedere, contribuendo ad accrescerne la suggestione. Nel rapporto con la corporeità, che sembra conferirgli evidenza e certezza, il pensiero conserva una parvenza enigmatica e misteriosa: la certezza di cui si riveste, può trapassare nel suo opposto, il dubbio che tutto minaccia di dissolvere. Singolare strategia, quella del pensiero, della ragione. Compresi nella corporeità, ne condividono la crescita progressiva, ma rimandano ad altro. E in me, la ragione che pensa e argomenta, ma non mi appartiene. È esente dal dubbio che voglia mettere in discussione l'essenza della razionalità. E mi costringe a rispettare illazioni e trasposizioni, che giungono fino a privarmi di quel che presumevo di avere saldamente conquistato. Il pensiero è un compagno di strada, del quale mai si finisce di stupirsi. Dobbiamo a lui la nostra aspirazione alla verità e alla certezza, e intanto alla certezza della verità."

