
La grande, profonda e gioiosa umanità di don Andrea Santoro emerge con freschezza affascinante nei suoi scritti, soprattutto in quelli autobiografici, alcuni pubblicati, come Lettere dalla Turchia e Diario di Terra Santa. Le preghiere che ci ha lasciato, in particolare dal 1977 al 2004, diffondono l'intenso profumo della sua fede appassionata e del suo amore ardente. Il simbolo del fiore che spunta a sorpresa in un terreno morto com'è il deserto - adottato dal titolo di questa raccolta - è l'emblema perfetto per rappresentare la testimonianza di una vita il cui programma è tutto racchiuso in questo aforisma luminoso: "Rallegrarmi per un fiore piuttosto che disperarmi per un inverno". Gianfranco Ravasi "Le preghiere di don Andrea Santoro".
"Nella bolla di indizione del Giubileo, Misericordiae vultus, papa Francesco cita tre Papi per indicare la loro attenzione particolare al tema della Misericordia: Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Questi esempi hanno spinto a raccogliere in una breve sintesi la ricchezza dell'insegnamento degli ultimi Papi sul messaggio centrale del Giubileo. Ne è emersa una profondità incredibile perché la misericordia attraversa tutti gli ambiti della vita della Chiesa e dell'esistenza cristiana. Queste belle pagine sono una testimonianza preziosa di quanto il riferimento alla misericordia sia permanente nell'insegnamento della Chiesa. Siamo sicuri che meditarle porterà non solo a riflettere sull'importanza della misericordia, ma sarà una provocazione perché diventi vita quotidiana di ogni credente nella sua responsabilità di rendere credibile il Vangelo." (Rino Fisichella)
"La Sacra Scrittura è lo specchio di come la misericordia si esprima nella sua concretezza. Prima ancora di essere una dimensione affettiva, le pagine della Bibbia evidenziano la concretezza della misericordia nella sua dimensione tangibile e visibile. Il 'grande fiume della misericordia' non si esaurisce mai perché trova sempre persone che ne danno concreta testimonianza nella vita di ogni giorno. Si scopre che esiste un sentimento che lega uomini e donne solo perché si appartiene tutti alla stessa umanità. Le opere di misericordia corporale e spirituale si inseriscono all'interno di questo processo di solidarietà umana e ne specificano, comunque, una caratteristica essenziale. 'Lo avete fatto a me' (Mt 25,40) è il tocco peculiare che permette di esprimere la testimonianza cristiana." (Rino Fisichella)
Georg Fischer si cimenta con la domanda centrale per la comprensione della visione teologica dell'Antico Testamento: come si parla di Dio al suo interno? Il risultato è un'opera variegata e complessa, che già nel titolo - "teologie" al plurale - cerca di rendere giustizia di una dinamica che non vuole ridurre il discorso su Dio a un minimo comune denominatore riepilogativo, ma che accetta la sfida di confrontarsi con diverse immagini, complesse prospettive, descrizioni non uniformi e contenuti spesso contrastanti della figura del Dio di Israele. L'autore parte dall'analisi dei testi e giunge a un riepilogo dove le caratteristiche del Dio di Israele vengono considerate nella loro complessità, nel loro sviluppo e nelle prospettive che gettano anche sulla comprensione del Dio del Nuovo Testamento.
Esercizi spirituali di sant'Ignazio di Loyola è un piccolo libro che ha avuto e sempre ha un influsso grande nella Chiesa. È l'unico libro sull'esperienza spirituale approvato da un Papa (Paolo III, 31.7.1548). Ma - propriamente parlando - non è un libro da leggere e neanche è un libro di spiritualità. Sono esercizi da fare! Ma il loro "meccanismo" non è di immediata comprensione. Chi vuole fare questi esercizi ha bisogno di una guida esperta, qualcuno che lo accompagni in un processo verso una scelta di vita, una scelta nella quale la fede ha un ruolo importante. La guida deve conoscere il cammino, allo stesso tempo deve essere molto discreta perché al centro dell'esperienza è il colloquio fra Dio e l'uomo: Dio che parla nelle mozioni interiori che si producono nell'affettività profonda quando si contempla la vita di Gesù narrata nel vangelo. Alla fine, sarà quello che dà consolazione spirituale a suggerire una buona scelta di vita. Lo scopo di questa nostra piccola opera è di fornire un'informazione chiara sugli Esercizi spirituali a coloro che li conoscono appena un po', come pure a quelli che hanno per essi un interesse genericamente culturale.
Le lettere di Giorgio La Pira ai papi sono, quasi, un "diario di bordo" della complessa navigazione di questo personaggio, per ben venticinque anni, attraverso la cronaca politica, gli orizzonti della storia, i segni dei tempi, gli eventi quotidiani e i sommovimenti del mondo. Tuttavia, le lettere a Paolo VI, rispetto a quelle a Pio XII e a Giovanni XXIII, hanno un carattere particolare. Sono le lettere a un amico, divenuto papa. Manifestano le sue visioni e i suoi sentimenti negli ultimi quattordici anni di vita. Ricapitolano il suo pensiero e il suo metodo "storico". Anche negli ultimi anni La Pira tiene lo sguardo diretto al futuro, seppure il mondo di domani non sarebbe stato più il suo. Non è facile che una persona anziana non si ripieghi sul presente o sul passato. Ma il professore cercava sempre di leggere la "storia del futuro" cogliendo i segni dei tempi, per usare un'espressione divenuta popolare con il Concilio Vaticano II. Era un vero "scrutatore" dei segni dei tempi. Era quella che lui stesso chiamava, con un'espressione felice, la storiografia del profondo. L'epistolario inedito tra Paolo VI e La Pira, curato da Andrea Riccardi.
Questo testo, scritto da padre Amorth in collaborazione con don Stefano Stimamiglio, giornalista di "Credere", affronta il tema della possessione diabolica nelle sue diverse forme. Un argomento su cui esiste una pubblicistica spesso inaffidabile e scandalistica. Era quindi necessario offrire ai lettori un volume accessibile a tutti ma al tempo stesso completo, affidabile e sicuro nella dottrina della Chiesa. Padre Amorth, il più noto esorcista italiano, offre qui le nozioni base per un primo orientamento nell'oscura fenomenologia legata al culto di Satana e ai suoi rimedi spirituali, collocandola nella necessaria prospettiva del giudizio finale di Dio sugli uomini e sulla storia illuminata dalle vicende salvifiche di Cristo. Sta qui, nell'intento di fornire un compendio essenziale sulla materia e nel renderla accessibile al grande pubblico, la sua originalità. Partendo da una catechesi generale sulla vittoria di Cristo sul peccato, il libro affronta la dottrina cattolica sugli angeli decaduti, i fondamenti del satanismo e le sue manifestazioni di culto, le conseguenze spirituali che ne possono derivare, i rimedi e infine alcune nozioni basilari di escatologia cristiana.
Ricco di date, nomi, luoghi e persone, ma soprattutto di una filigrana ininterrotta di eventi straordinari, il volume di Antonio Furioli mette in rilievo la persona di Giustino de Jacobis quale strumento salutare ed efficace di grazia nelle mani di Dio per la rinascita della Chiesa cattolica in Abissinia. Il suo straordinario itinerario missionario, iniziato a fine ottobre 1839, era culminato nell'agosto 1855 con il martirio di abba Gabra Mikael, prova inconfutabile dell'elevato grado di maturità umana e cristiana raggiunta dalla piccola comunità ecclesiale abissina coagulatasi attorno alla persona e al carisma fuori del comune di Giustino de Jacobis. Come Paolo di Tarso, Giustino de Jacobis ha testimoniato che la sofferenza non è stata una realtà cupa e ingrata del suo tenace impegno missionario in Abissinia, ma segno di una straordinaria fecondità apostolica, che ha caratterizzato una delle stagioni più geniali e feconde nella storia dell'evangelizzazione di questo antichissimo e nobile popolo africano.
Qual è stata la prima volta che ho incontrato Dio? Con questa domanda Paolo Curtaz apre una nuova serie di letture bibliche intorno al tema giubilare della misericordia. "Forse che la donna si dimentica del suo lattante, cessa dall'aver compassione del figlio delle sue viscere? Anche se si dimenticasse, io non ti dimenticherò". Dio è misericordia, una parola che sin dalle antiche Scritture sta a indicare la pietà e la compassione unite allo slancio fisico, all'azione in soccorso di colui per cui si provano questi sentimenti. Intrecciando la meditazione su testi dell'Antico e del Nuovo Testamento con testimonianze contemporanee di uomini e donne che hanno incontrato la misericordia del Signore nella propria vita, questo libro diventa un'ottima occasione per conoscere un po' più da vicino il vero volto di Dio.
Una rilettura della parabola evangelica del padre buono e dei due fratelli: del figlio prodigo e del figlio devoto. Un'analisi profonda della fede, di quel mistero complesso e meraviglioso che è il cuore umano, della profondità del peccato e della scoperta del perdono. Io sono fango porta il lettore a misurarsi con la terra da cui è tratto, terra che diventa fango quando si cede ai compromessi della vita e agli istinti promossi dall'egoismo più bieco. Ma è proprio in quel fango che l'uomo ritrova Dio, quel Dio che si fa carne, lasciandosi plasmare di quella stessa terra da cui il primo uomo è stato tratto.