
Papa Francesco, nel suo messaggio per la Pentecoste del 2020, parlando della crisi che il mondo intero sta attraversando, affermava: «Peggio di questa crisi c'è; solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi». Se vogliamo seguire le parole del Papa dobbiamo assumere tre presupposti: non vogliamo rassegnarci a subire gli accadimenti, a viverli in maniera passiva, ma vogliamo stare dentro i fatti, dentro la storia come persone che si decidono; siamo un popolo in esodo, e come tale sappiamo che riusciremo non solo a trovare soluzioni positive ai piccoli e gravi problemi attuali, quanto soprattutto a dare forme più umane al mondo futuro; in quanto cristiani crediamo che non nonostante ma dentro le fratture del tempo, quando cioè i nostri progetti saltano e si rivelano tutte le nostre vulnerabilità, possano sorgere straordinarie occasioni di fioritura. Ignazio Punzi, nel condurre i percorsi formativi con il suo gruppo L'Aratro e la Stella per la diocesi di Bari-Bitonto e per le Caritas Sardegna, ha provato e prova a fornire chiavi di lettura e strumenti per interpretare le crisi come straordinarie occasioni di crescita e di rinascita, personale e comunitaria, nonché indicazioni per progettare azioni educative, di accompagnamento e di animazione di comunità. Con questo volume vuole proporre un cammino finalizzato alla crescita personale, alla riscoperta della propria vocazione e allo sviluppo di competenze teoriche e metodologiche atte a trasmettere ad altri i contenuti appresi e il metodo proposto.
Siamo abituati a pensare che la paura sia un'emozione da reprimere e sconfiggere ma in realtà, avvisandoci della presenza di una minaccia e spronandoci a reagire, essa è garante da sempre della nostra sopravvivenza. Per gli esseri umani, quindi, è naturale, persino sano, provare paura, ed è normale che i più piccoli ne sperimentino alcune specifiche dell'età evolutiva. È purtroppo vero, però, che quando è vissuta in modo esagerato e fuori da un contesto di reale pericolo può diventare un problema, come nel caso delle fobie o degli attacchi di panico. Scopo di questo volume è definire meglio questa dimensione emozionale e suggerire antidoti, rimedi e buone pratiche per un sano vissuto della paura, nella convinzione che una maggiore consapevolezza su cosa siano e a cosa servano paura e coraggio permetterebbe di affrontare più serenamente la complessità del mondo in cui viviamo.
Molto si è scritto, meditato e ragionato sulla Santa Famiglia di Nazareth, soprattutto sulla relazione dei genitori con il figlio Gesù, ma pochissimo, quasi niente su Giuseppe e Maria sposi, in quanto coppia unita in matrimonio. Ogni riferimento alla loro relazione coniugale sembra sempre scontrarsi con l'imbarazzo di pensare a un'intimità rispettosa della verginità di Maria; insomma, un'unione perfetta se declinata come esempio genitoriale o di santità personale ma inimmaginabile come modello di spiritualità per gli sposi. La Comunità di Caresto si è invece interrogata su questa "strana coppia": possono essere considerati una "vera coppia"? Cosa traspare di loro nei vangeli dell'infanzia? Che matrimonio è stato il loro? Cosa hanno da dire alle coppie del nostro tempo? Il risultato di questa riflessione è un mix di studio esegetico e approccio esistenziale, di approfondimento pastorale e domande operative rivolte direttamente alle coppie.
Le nostre vite sono fatte di relazioni con gli altri: in famiglia, al lavoro, al bar, in palestra. E quindi essenziale comunicare bene con chi ci sta attorno per capire e farsi capire. Ma come migliorare la qualità dei nostri rapporti con gli altri? Quali sono le trappole e i segreti della comunicazione nella vita di ogni giorno? Esistono delle ricette per instaurare dei buoni rapporti umani? Giuseppe Falco risponde a questi interrogativi e fornisce degli strumenti semplici e immediatamente applicabili nella vita quotidiana per migliorare la qualità delle relazioni.
Quando oggi si parla di giovani e con i giovani s'impongono queste domande: è rimasto un terreno comune? Come preservarlo? Come farli entrare nella dimensione del patto per dare loro appieno la dignità che meritano e ricucire lo sfilacciato legame tra passato e futuro? Vittorio Robiati Bendaud prova qui ad abbozzare un meditato spunto di risposta. Perché i giovani ritrovino fiducia devono poter sentir parlare con autorevolezza, dignità e onestà del senso delle realtà concrete, che normalmente esperiscono, a cominciare dal loro corpo. Devono inoltre poter fare davvero affidamento su una scuola seria ed esigente, che permetta loro di districarsi nel mare nella complessità, come pure sul senso di famiglia e di responsabilità per loro nutrito dalle principali comunità religiose. Devono poter avvertire, infine, che c'è fiducia nel Dio della Bibbia e nelle Sue promesse.
La comunicazione è un'arte che assume anche le caratteristiche dell'artigianato. Non bastano il guizzo del genio o il talento per veicolare messaggi ed entrare in relazione. Occorrono la pazienza del cesello, la cura e la precisione dell'artigiano per smussare e limare, plasmare e incollare, modellare e rimontare. Nel suo Messaggio per la 48° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, papa Francesco cita la celebre parabola del buon samaritano: Chi comunica si fa prossimo. E il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell'uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l'altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all'altro. Comunicare significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi piace definire questo potere della comunicazione come "prossimità".
Viviamo in una realtà immersa nella tecnologia, ma una comprensione sistematica di cosa sia la tecnologia non è semplice né banale. A ben guardare la nostra contemporaneità, si affacciano alla coscienza numerose e talvolta inquietanti domande. Che cosa significa essere umani in un'epoca di incomprensibile complessità tecnologica? Come gestire lo sviluppo? Quali sono i limiti da porre? E come far sì che tali limiti siano davvero rispettati? Affrontare tali interrogativi significa analizzare il presente e indirizzare l'innovazione verso un autentico sviluppo umano. Paolo Benanti, che nei suoi studi cerca di mettere a fuoco il significato etico e antropologico della tecnologia, prova a fare il punto su cosa si debba intendere quando si parla di tecnica e tecnologia e a presentare al lettore le domande che questi concetti sollevano nella nostra epoca.
Nell'attuale contesto storico, la società si dimostra sempre più interessata alla "cultura dell'irrazionale". In questi nostri tempi, poi, le pratiche occulte sembrano esercitare un'attrattiva alquanto considerevole, specie sulle nuove generazioni. Questo vuole avvertire dei rischi intrinsechi in tale cultura e rispondere ad alcune domande di grande importanza per ogni cristiano: chi è il demonio? Come è rappresentato nella Bibbia? Cos'è un esorcismo? Come combattere il male con i sacramentali? Viene poi raccontata la lotta contro il demonio di santi e beati, tra cui: Santa Maria Maddalena de' Pazzi; Santa Maria Baouardy, la piccola araba; Santa Faustina Kowalska; Beata Maria Bolognesi; Beata Cristina di Stommeln; Beata Eustochio di Padova; Beata Edvige Carboni.
Sogni, profezie e preveggenze. Cosa potrebbe unire in un solo concetto queste tre esperienze? Probabilmente lo sforzo della natura umana per vedere l'invisibile: nel profondo di se stessi e delle proprie relazioni con gli altri e con il mondo, nel mondo dei propri desideri, nei segni dei tempi, nel futuro. E la fede? Sogni, profezie e preveggenze la arricchiscono o la impoveriscono? Da sant'Agostino a papa Leone XIII, passando per san Francesco d'Assisi, san Giovanni Bosco e Padre Pio, un testo che passa in rassegna sogni, visioni, profezie e preveggenze legate alla fede cristiana.
La capacità di governare il proprio corpo, i propri bisogni fisici attraverso l'esercizio della meditazione è arte che il mondo orientale ha coltivato e nella quale si è esercitato nei secoli. In realtà l'allenamento di una capacità atta a ridurre il fabbisogno di cibo è appartenuto, lungo i secoli, anche a molta della spiritualità e della mistica cristiana. Il suo senso è ampio, variegato: evitare di appesantire il corpo così da favorire l'attenzione all'interiorità; imparare a governare il piacere della gola, così da rimanere noi padroni e non schiavi dei nostri bisogni; partecipare al ritmo di vita dei poveri anche per quanto riguarda la sobrietà nel cibarsi; vivere penitenzialmente queste pagine ne ripercorrono storia e pratiche.

