
Nel ventennale della scomparsa di Testori, BUR ripropone il fondamentale confronto dello scrittore con il fondatore di CL.
In un appassionato dialogo ormai divenuto una pietra miliare e ancora oggi di sconcertante attualità, due figure centrali della storia religiosa e letteraria del nostro Paese si confrontano sul mistero del venire al mondo come incontro con Dio: Giovanni Testori – intimamente coinvolto nella rifondazione dei temi cristiani – e don Giussani – il fondatore di Comunione e Liberazione capace di indicare a migliaia di persone un coraggioso percorso di fede – risalgono ai significati fisici e spirituali del nascere e mostrano la potenza della speranza cristiana nel capovolgere il nichilismo della società moderna. Nella sua passione autentica e generosa, Il senso della nascita affronta senza timore le ferite della contemporaneità e invita con forza il lettore a immergersi nella concretezza del vivere per riscoprire l’immensità che ogni uomo rappresenta.
Francia, anni Trenta. Il nome di Paul-Jean Husson evoca rispetto e ammirazione: ufficiale decorato della Prima guerra mondiale, scrittore celeberrimo, editorialista dei quotidiani più prestigiosi, membro dell'Académie Française, Husson è uno dei grandi intellettuali della scena parigina, una vera e propria istituzione. Fermo sostenitore della necessità di un profondo rinnovamento del Paese, vede la recente invasione nazista come l'occasione per far rinascere una grande Francia, fondata sull'ordine e sulla purezza razziale. Ma l'intransigenza del suo pensiero si scontra con la passione per Ilse, la giovane attrice tedesca moglie del figlio partigiano. Un'ossessione proibita, e non solo a causa dei vincoli famigliari: gli occhi azzurri e i capelli biondi di Ilse nascondono infatti una colpa imperdonabile, una macchia impossibile da cancellare, se non con il sangue. Costretto per la prima volta a scegliere tra i propri principi e la voce potente del cuore, Husson si affida all'unica cosa che non l'ha mai tradito, la penna, consegnando al lettore, in una tragica confessione, tutto il peso del proprio destino. E la sorte della donna che non riesce a dimenticare.
Il nuovo libro di un uomo che dalla tragedia ha visto nascere la speranza. L'Autore racconta cosa gli ha insegnato la figlia Caterina, entrata in coma dopo un arresto cardiaco, e dà voce ai tanti malati che ogni giorno lottano con tutte le proprie forze.
“Perché il mondo ha tanta paura della sofferenza? Perché ha così bisogno di chiudere una ferita?” si domanda l’autore. “Forse perché sconvolge la vita, le nostre visioni, i nostri progetti. La sofferenza chiede amore, tanto amore, e non è facile amare così.”
La vita di Antonio Socci e della sua famiglia viene travolta nel 2009 dal dramma improvviso della primogenita Caterina, entrata in coma dopo un inspiegabile arresto cardiaco. Tutto sembra perduto, resta solo il grido di una preghiera che coinvolge un mare di persone. E Caterina si risveglia dal coma. Ma la gioia per questo miracolo viene messa alla prova dall’enormità dei problemi che la ragazza si trova ad affrontare.
Tuttavia la forza e la fede con cui Caterina percorre un cammino così duro sono travolgenti per il padre, che scopre anche la bellezza di un mondo sconosciuto, eroico e affascinante, fatto soprattutto di giovani, che sono per l’autore la “meglio gioventù”.
È l’incontro con volti di persone normali che l’amore di Gesù Cristo rende capaci perfino di sacrificare silenziosamente la propria esistenza. Storie che testimoniano un coraggio e una letizia più forti del dolore e della morte.
Ne scaturisce una lunga lettera in cui l’autore, cristiano controcorrente da sempre, scrive alla figlia non solo per accompagnarne la rinascita, ma anche per raccontare a tutti il miracolo che una giovinezza piena di fede può compiere. “Abbiamo bisogno di uomini e donne indomiti” scrive Socci “che ci mostrano che non si deve aver paura del cammino della vita, delle sue fatiche e delle sue prove. Perché è questo brevissimo cammino che ci fa guadagnare la felicità per sempre.”
Gli occhi di Cédric Villani brillano dello scintillio quasi febbrile di chi ha trovato la sfida della vita: la dimostrazione che lo tormenta, la soluzione che gli sfugge. Insieme al suo complice Clément Mouhot la insegue per più di due anni, fino a quando, nel 2010, la medaglia Fields lo consacra nell'Olimpo dei matematici mondiali e il nuovo teorema viene accettato per la pubblicazione: cento pagine di un edificio meraviglioso costruito con le geometrie dei simboli. Questo libro è la storia di quell'avventura. Il racconto di una sfida, di viaggi e notti insonni, di ossessioni, rivalità, rivincite e ispirazioni. Villani ripercorre una caccia matematica che lo porta da Kyoto a New York, da Princeton a Hyderabad, in corsa contro il tempo e i ricercatori concorrenti. Parla dei suoi maestri Boltzmann, Poincaré e Landau, della musica che l'ha spronato, del conforto della famiglia. E di quel momento di lucida esaltazione in cui "tutto sembra concatenarsi come per incantesimo". Entriamo così nella mente di un genio capace di contagiare con il suo entusiasmo e di trasformare la matematica in un mondo abitato dalla passione, dall'avventura e dal mistero. Un universo parallelo di cui non abbiamo mai sospettato l'esistenza e che scopriamo, guidati da Cédric Villani, come affascinati esploratori. Anche se la realtà è più complessa e la ricerca non è mai finita: "Ciò che oggi scriviamo sulla lavagna" diceva il Galileo di Brecht, "domani lo cancelleremo".
Nell'Afghanistan finalmente libero dal regime talebano i soldati americani arrestano una ragazzina trovata a vagare tra le macerie di una scuola bombardata, perché sospettata di terrorismo. Interrogata per giorni, la ragazzina si rifiuta di parlare nonostante le minacce e le pressioni estenuanti a cui è sottoposta. Mentre attende di conoscere il suo destino, Parvana, che ormai ha quindici anni, ripercorre gli ultimi avvenimenti, dal momento in cui ha ritrovato sua madre e le sue sorelle, fino all'apertura di una scuola per ragazze: un sogno divenuto realtà. Ma questo è l'Afghanistan di oggi, un Paese in cui la guerra non è mai davvero finita e molti continuano a guardare all'istruzione femminile e alla libertà delle donne con sospetto e paura. Ed è a causa di quei pregiudizi che Parvana e la sua famiglia corrono un grave pericolo... Età di lettura: da 10 anni.
Alice, Pietro, Lorenzo e Sibilla sono soprannominati la Tribù del Coprifuoco perché tutte le sere alle sei, caschi il mondo, devono rientrare a casa. Un giorno nel cortile della vecchia scuola materna abbandonata compare uno strano cartello. A chi è rivolto quell'oscuro messaggio fatto di lettere ritagliate da un giornale? E tutti gli altri, sempre più enigmatici e minacciosi, che spuntano giorno dopo giorno? La voglia di saperne di più è tanta e l'opposizione di genitori e nonni non ferma gli investigatori in erba, decisi a chiarire il mistero: tra piani clandestini, fughe notturne e un doppio colpo di scena finale saranno protagonisti di un'avventura memorabile. Età di lettura: da 9 anni.
A quarant'anni dalla prima edizione, "L'arcobaleno della gravità" non ha perso nulla della sua vertigine e della sua potenza. Londra sotto i bombardamenti, i razzi V-2 di Hitler, precognizioni ed esperimenti bizzarri, un misterioso Testo, la Zona in cui si addentra l'antieroe Tyrone Slothrop alla ricerca di un'arma apocalittica: un esercito di personaggi e una proliferazione febbrile di trame disegnano un'opera in continuo mutamento, un codice vivente aperto e provocatorio che si nutre di tutto, sacro e profano, tragedia e irrisione, esoterismo, mito, scienza e canzoncine. E in cui tutte le barriere convenzionali sono sbriciolate da un feroce genio inventivo. Vi si rivelano la paranoia come sostanza emotiva del nostro tempo, il sospetto che dietro le trame casuali del visibile si celi una connessione minacciosa, la lotta tra il desiderio di un ordine razionale e il destino della dissoluzione. "L'arcobaleno della gravità" è oggi più che mai il romanzo cruciale della letteratura postmoderna e non solo: un libro di cui forse non siamo ancora diventati contemporanei.
"Ferite a morte nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: 'E se le vittime potessero parlare?' Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l'ironia, l'ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. 'Ferite a morte' vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l'aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l'argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l'Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni." (Serena Dandini)
Le più recenti scoperte scientifiche confermano che siamo fatti per avere la padronanza della nostra vita ed esprimere appieno la nostra personalità e la nostra leadership. Spesso però ci adeguiamo a ciò che riteniamo l'inevitabile realtà, le circostanze avverse che impediscono il cambiamento. In questo libro Giovanna D'Alessio - uno dei coach più autorevoli e innovativi che operano oggi in Italia - propone un programma originale e di provata efficacia per indurre il lettore a cambiare la percezione di sé, guardarsi in modo nuovo e scegliere quello che vuole essere, senza scuse: attraverso riflessioni sulla nostra "natura" (o quella che pensiamo che essa sia), l'analisi senza sconti delle esperienze e degli errori che tutti facciamo, esercizi pratici e spazi di autoanalisi per cambiare il nostro "piano mentale".
13 maggio 1506: Michelangelo sbarca a Costantinopoli, da cinquant'anni capitale dell'impero turco. Ha lasciato Roma, irritato con papa Giulio II che gli preferisce altri artisti, per accettare l'invito del sultano Bayazid il Giusto, che gli offre un compito e una sfida: disegnare un ponte che unisca le rive del Bosforo. Lo stesso progetto era stato affidato vent'anni prima a Leonardo da Vinci, e Michelangelo trova irresistibile la prospettiva di riuscire là dove il rivale ha fallito. Il fascino della città d'oro e di spezie lo avvolge e lo ammalia fin da subito: e tra paggi, schiavi, soldati, elefanti, scimmie, taverne oscure e freschi cortili si fanno avanti due figure ambigue e incantevoli che avvincono l'artista con il potere della danza, del canto, della poesia. Sempre in bilico tra invenzione e ricostruzione storica, questo romanzo è il racconto di un sogno: quello dell'incontro - possibile e mancato - fra il genio del Rinascimento e la magia dell'Oriente.