
"Fu impossibile non schierarsi" racconta Tina Anselmi a proposito della sua scelta nel settembre 1943, quando appena diciassettenne, nella marca trevigiana, aderì alla lotta partigiana. Da allora l'impegno politico non l'ha mai abbandonata. Dalla campagna per il diritto al voto femminile, a quelle sindacali nelle fabbriche, all'instancabile e appassionata militanza che la vedrà battersi per il referendum a favore della Repubblica. Il suo impegno continuò sempre in difesa della democrazia e delle donne. Entrò in Parlamento nel 1968. Nel 1976, prima donna ministro nella storia repubblicana, fu nominata al dicastero del Lavoro, e poi alla Sanità durante i tragici giorni del rapimento Moro. Infine presidente della Commissione d'inchiesta sulla loggia massonica P2 di Licio Gelli, non si tirò indietro di fronte a interferenze o minacce. Battaglia dopo battaglia, attraverso le sue parole, raccolte in anni di amicizia da Anna Vinci, emerge il ritratto di una donna che ha fronteggiato a schiena dritta l'oppressione, la disuguaglianza, il potere deviato e deviante. Immergersi nel suo racconto significa ripercorrere mezzo secolo di anni bui e luminosi della nostra Repubblica attraverso lo sguardo di un'illustre protagonista. Raccogliere dalla sua testimonianza schietta e coinvolgente l'invito a prenderci la nostra parte di responsabilità. Perché nessuna vittoria è irreversibile. Prefazione di Dacia Maraini.
"Mi dissocio formalmente dall'organizzazione Cosa Nostra." Dopo aver pronunciato queste parole, la vita di Gaspare Mutolo non fu più la stessa. Era il 26 giugno del 1992 e l'Italia era nel pieno di una delle stagioni più buie della storia repubblicana, un biennio di sangue segnato dagli attentati a Falcone e Borsellino e dalle bombe a Roma, Milano e Firenze. La mafia, messa alle corde dal maxiprocesso, sferrava il suo attacco allo Stato. Mutolo è cresciuto all'ombra della cupola. Ragazzetto della Kalsa, quartiere popolare nel cuore di Palermo, ha cominciato come ladro di automobili, rubando pezzi di ricambio per un'officina che era punto di ritrovo di tanti uomini d'onore. Il giovane Gaspare subisce il fascino di questi signori dai modi eleganti, cerca la loro approvazione, porta loro informazioni, sigarette e caffè. Entra ufficialmente in Cosa Nostra nel 1973, dopo una lunga gavetta da affiliato. Ruba, si dà al narcotraffico, uccide. "Ammazzare gente del mio ambiente non mi è mai pesato più di tanto," racconta Mutolo "eravamo soldati, conoscevamo le regole." Rispettando questa inquietante "etica" mafiosa, diventa marito e padre: sua moglie e i suoi figli sanno quel che c'è da sapere, ma non fanno troppe domande. In queste pagine, Anna Vinci ci offre un ritratto intimo del mondo criminale di Mutolo lasciandoci pericolosamente avvicinare alla banalità di un ambiente in cui la violenza non è mai un imprevisto, ma il prezzo da pagare per un affare andato storto.