Ai margini della Roma che tutti conosciamo, dove il Tevere crea un'ampia ansa prima di correre verso il mare, vivono uomini e donne che sembrano essersi incontrati solo grazie alle rispettive necessità. Fra baracche e chiatte, uniti dalla gestione di una trattoria improvvisata, mentre si alternano in piccoli lavori nei campi e nella guida dei turisti cittadini attratti dai loro lavori arcaici, essi hanno formato una specie di strana comunità fuori dal tempo e dal mondo in cui siamo abituati oggi a vivere. Cesare, uno degli ultimi anguillari romani, suo fratello Guido, un bizzarro lettore di testi sacri, Victoria, una cuoca sudamericana e due ragazze dell'est dal mestiere equivoco, hanno accolto già da qualche anno un uomo in fuga. Lo chiamano tutti "il dottore" perché, se il suo nome non ama rivelarlo, sembra venuto a offire le sue cure a chi vive lì e nei dintorni. Zingari, reietti, osti, piccoli criminali, pastori clandestini, tutti chiedono al dottore di essere curati. Tutti del resto hanno intuito che questo cinquantenne vissuto sempre in città è venuto in realtà a curare se stesso. Ma qual è il suo passato? Quale l'immenso dolore che lo ha strappato alla sua casa?
La memoria non è immobile, non è statica. Si modifica in continuazione. La puoi modificare tu, ma anche gli altri, un po' come una pagina di Wikipedia. Tutti sanno cosa sia la memoria, ma pochi sanno come funziona veramente. È come possedere una macchina: anche se la sai guidare, non sempre sai che cosa succede esattamente nel vano motore. Abbiamo bisogno della memoria, contiamo su di essa: abbiamo bisogno di una rappresentazione accurata del nostro passato. Abbiamo bisogno di mantenere una traccia dei giorni importanti della nostra vita, delle conversazioni emozionanti e delle informazioni più importanti. È sulla memoria che si basa la nostra identità. Ma come funziona realmente? E possiamo fare davvero affidamento su di essa? Possiamo fidarci?
Otto racconti che esplorano la natura umana e i rapporti sociali.
A partire dalle parole e dal pontificato di Francesco, nasce questo libro di una filosofa e teologa, che si avventura con coraggio in quello che potrebbe rivelarsi un campo minato: parlare di un sentimento che tutti identifichiamo subito con colori pastello, pelouche, infantilismi, baci perugina e stucchevoli pubblicità per San Valentino. La tenerezza va ripulita dalla spessa crosta di zucchero e va mostrata in tutta la sua essenzialità e potenza: è la percezione elementare della fragilità della vita, di ogni vita; è la disposizione umana fondamentale dei legami che tengono insieme il mondo; è vicinanza; riconoscimento del volto dell'altro, della sua fisicità, del suo essere al mondo.
Il libro è composto da settanta capitoli brevi o brevissimi (da una a due pagine), raggruppati idealmente in quattro sezioni. La prima sezione riguarda le caratteristiche generali dell'ascolto efficace; la seconda, le caratteristiche e i comportamenti che l'interlocutore si aspetta da chi lo ascolta; la terza, le cose da fare in alcuni casi specifici (per esempio quando l'interlocutore diffida, attacca, si chiude ecc.); la quarta, alcune possibili "risposte" alle questioni più ardue poste dall'interlocutore (sulla malattia, sulla perdita, sulla morte, sul senso della vita ecc.).
L'uomo è un animale come tutti gli altri, questa è la difficile eredità di Darwin, un'eredità che risulta ingombrante non solo per gli umanisti o i cristiani ma anche per tutti coloro che non rinunciano all'idea di poter governare razionalmente, consapevolmente il cammino evolutivo dell'umanità. Cadute le illusioni delle utopie politiche, svanita la fede in un aldilà ultraterreno, l'antico slancio prometeico alimenta oggi i sogni della tecnologia e della scienza. Scegliere il proprio patrimonio genetico, aspirare all'immortalità criogenica, rinunciare al corpo per entrare nella realtà virtuale: i miti sono in fondo gli stessi, segnati dall'inevitabile fede nella libertà e dall'aspirazione al controllo totale di sé e del mondo. Ma libertà e controllo sono per Gray due fatali illusioni, radicate nell'illusione più grande di essere noi umani diversi dagli animali, che non hanno bisogno di scopi, finalità, progetti per stare al mondo. In compagnia dei grandi maestri dello scetticismo e del pessimismo occidentali, il viaggio letterario di Gray attraverso le stazioni della cultura moderna e contemporanea approda all'antica sapienza taoista. che ci apre le porte dell'accettazione del limite come possibilità di godimento pieno, ci insegna la natura dell'agire morale come gesto esatto e distaccato, ci mostra l'inconsistenza della nostra idea di realtà. Uno sguardo poetico come unico antidoto all'illusione più pericolosa, quella di poterci mai liberare dalle illusioni: un invito a guardare, con quieta vertigine, allo spettacolo della vita e a sentire in questo il compiersi del suo unico scopo possibile.
Terry Eagleton in questo testo presenta una via alla speranza razionale e materiale, come impulso che contribuisce alla realizzazione dei nostri progetti e quindi alla nostra felicità: la speranza - che richiede, come nella tradizione cristiana delle virtù teologali, un grande impegno e una grande determinazione, e non è un sentimento passivo dunque ma fortemente attivo - è il carburante emotivo-volontario senza il quale realizzare i nostri desideri, i nostri progetti, i nostri sogni diventa impossibile.
«Che cos'è il linguaggio? Quali sono i limiti dell'intelletto umano (se esistono)? E qual è il bene comune per ¡1 quale dovremmo lottare?» Ecco i tre quesiti che Noam Chomsky affronta nelle lezioni raccolte in questo volume, elementi essenziali della domanda delle domande: «Che genere di creature siamo?» Non si tratta certo di questioni da poco, ma se c'è qualcuno che ha sia la competenza scientifica sia la capacità didattica necessarie per trattare tali problemi coinvolgendo il lettore e rendendolo davvero partecipe del ragionamento, questi è sicuramente Chomsky. Che, senza avere mai la pretesa di offrire soluzioni definitive, rende semplice il difficile, e mettendo a nostra disposizione le sue enormi conoscenze ci mostra quanto spesso e quanto facilmente le ovvietà, così banali nel loro essere vere, possano essere ignorate o rifiutate, mentre l'errore diventa prassi, se non teoria, dominante. Partendo dal «linguaggio» e arrivando al «bene comune», il grande intellettuale americano si mostra qui per intero. Per una volta, in questo libro il linguista e il «politico» si incontrano, e dimostrano (se ce ne fosse bisogno) che si tratta di una persona sola: in Chomsky tout se tient. E mai come in queste pagine risulta evidente che lo scienziato che ha rivoluzionato la linguistica e l'appassionato militante perseguono un medesimo fine: la comprensione di ciò che l'uomo è nella sua natura più profonda.
"In principio era la competizione". Ogni momento della nostra vita obbedisce a questa semplice legge, di cui lo sport è solo una possibile declinazione. Atleti, manager, attori, psicologi, organizzazioni, squadre, in modi diversi affrontano tutti le medesime sfide, e ricorrono quindi a un'unica risorsa: "l'Intelligenza Agonistica", ossia l'insieme delle competenze con cui ognuno di noi affronta, progetta, supera le proprie sfide con l'ambiente, con gli altri e soprattutto con se stesso. Giuseppe Vercelli, psicologo dello sport che ha lavorato, fra gli altri, con campioni di calibro internazionale, propone qui il modello SFERA, uno strumento indispensabile per interpretare il caos e riportarvi l'ordine, per trasformare la "prestazione" in un'esperienza piacevole e i cui autentici traguardi sono la crescita e la ricerca continue. Quando l'Intelligenza Agonistica entra in azione, ritroviamo l'unità di mente, corpo e ambiente: con le parole di Roger Bannister, indimenticato campione della corsa, "una cospirazione inconscia di anima e corpo che rende possibile un'esplosione di energia".
Per secoli, nella storia dell'occidente, il nero è stato considerato un colore come qualsiasi altro. All'inizio dell'epoca moderna, grazie all'invenzione della stampa e alla diffusione dell'incisione e della riforma protestante, si è addirittura guadagnato uno statuto particolare, accanto al suo antipode, il bianco. Qualche decennio più tardi, però, la scoperta dello spettro cromatico da parte di Newton ha introdotto una nuova gerarchia dei colori, dalla quale erano esclusi sia l'uno sia l'altro. Giunti infine al XX secolo, grazie all'arte prima, al costume e infine alla scienza, il nero ha riconquistato finalmente il suo status originario. Alla lunga e affascinante storia del nero nelle società europee è dedicato questo libro di Michel Pastoureau. Esso mette l'accento sia sulle pratiche sociali legate al colore (linguaggio, tintura, abbigliamento, emblemi), sia sui suoi aspetti propriamente artistici. Un'attenzione particolare viene accordata alla simbologia ambivalente del nero, che può essere considerato in modo positivo (fertilità, umiltà, dignità, autorità) o negativo (tristezza, lutto, peccato, inferno, morte). E poiché non è possibile parlare di un colore isolandolo dagli altri, questa storia culturale del nero è anche, in parte, quella del bianco, del grigio, del marrone, del viola e anche del blu.