Gabriele Cagliari, allora presidente dell’ENI, venne arrestato la sera dell’8 marzo di venticinque anni fa su richiesta della procura di Milano, con l’accusa di avere autorizzato il pagamento di tangenti. Il 20 luglio, dopo 134 giorni di carcerazione preventiva, Cagliari venne ritrovato morto nel bagno della sua cella nel carcere di San Vittore. Si era ucciso soffocandosi con un sacchetto di plastica, ma prima aveva voluto spiegare il suo suicidio in varie lettere, di cui una indirizzata alla moglie, ai due figli e al nipotino: «Miei carissimi Bruna, Stefano, Silvano, Francesco: sto per darvi un nuovo, grandissimo dolore. Ho riflettuto intensamente e ho deciso che non posso sopportare più a lungo questa vergogna». In molte di queste lettere, finora inedite, Cagliari polemizzava con il trattamento riservatogli dai magistrati, che riteneva disumano e ingiusto, e la notizia della sua morte scatenò moltissime polemiche sugli eccessi della carcerazione preventiva. Il suo gesto disperato avrebbe avuto conseguenze terribili sulla vita della moglie e dei suoi familiari. Il figlio Stefano, che allora aveva trentasei anni, si trovò ad affrontare non solo i lutti (durante la detenzione del padre avrebbe perso la moglie e di lì a poco anche il fratello) ma pure l’assalto dei media e gli strascichi dell’inchiesta più discussa della nostra storia recente. Venticinque anni dopo, rileggendo le lettere dal carcere insieme alla giornalista Costanza Rizzacasa d’Orsogna, Stefano Cagliari ripercorre in un racconto intimo e toccante la vita del padre. Una vita tragicamente intrecciata alle vicende giudiziarie di Tangentopoli che stravolsero l’Italia.
Luca ama cantare, veder passare i treni e soprattutto nuotare. La piscina comunale dove si allena è il suo posto del cuore: ne conserva gelosamente una foto e la imposta come sfondo del desktop su tutti i computer che incontra. In quella foto la sua piscina "dorme": vuota e quieta, sa operare su di lui il più prezioso degli incantesimi. Quando si tuffa in quel silenzio amniotico il mondo di Luca smette di girare a tutta velocità, e lui riesce ad ascoltare se stesso. Luca ha 21 anni e la sindrome dell'X fragile, una malattia genetica che include i sintomi dell'autismo. Fino a sei anni fa era un ragazzino intrappolato in un mondo apparentemente inaccessibile. Poi qualcosa è cambiato, e porte rimaste a lungo chiuse si sono finalmente spalancate. Il motore del miracolo sono state due donne: Stefania, la mamma, che ha lottato per aiutare il suo ragazzo "fragile" a scoprire la forza e la bellezza che nascondeva dentro di sé, e Maria, la vicepreside che ha accolto Luca in una scuola dove la diversità è considerata per ciò che è: un'incredibile risorsa. In questo libro ci raccontano come Luca ha insegnato, a loro e a tutti gli altri, cos'è e come funziona il suo contagioso superpotere, la forza della fragilità.
Una storia che ha la leggerezza della fiaba e la profondità di un classico. Un'originalissima riflessione sul dolore, l'amicizia, l'amore e il (non) senso della vita a partire dallo «spazio vuoto» che ognuno ha dentro di sé.
«Un romanzo sulla paura di essere veramente noi stessi» – Massimo Gramellini
«Qualcosa di troppo, più che il nome della principessa del nuovo libro di Chiara Gamberale, è un ruggito a un mondo che viaggia con il pilota automatico. La sintesi più bella che potevano mettere insieme Qualcuno di Importante (il Padre) e Una di Noi (la Madre). Per lei non esistono pit-stop. Bisogna correre persino quando le ruote sono sgonfie. E fa niente se gli altri non ti capiscono» – Carlo Baroni, Corriere della Sera
«La Principessa Qualcosa di Troppo crescerà attraversando il dolore e scoprendo che l’amore, a volte, è questione di Niente» – Vanity Fair
«Un romanzo che è anche una fiaba. E che "suona" come una canzone» – Il Venerdì di Repubblica
"... E le prese all'improvviso, una grande nostalgia di Niente..."
La Principessa Qualcosa di Troppo, fin dalla nascita, rivela di possedere una meravigliosa ma pericolosa caratteristica: non ha limiti, è esagerata in tutto quello che fa. Si muove troppo, piange troppo, ride troppo e, soprattutto, vuole troppo. Ma quando, per la prima volta, un vero dolore la sorprende, la Principessa si ritrova «un buco al posto del cuore». Com’è possibile che proprio lei, abituata a emozioni tanto forti, improvvisamente non ne provi più nessuna? Smarrita, Qualcosa di Troppo prende a vagare per il regno e incontra così il Cavalier Niente che vive da solo in cima a una collina e passa tutto il giorno a «non-fare qualcosa di importante». Grazie a lui, anche la Principessa scopre il valore del «non-fare», del silenzio, perfino della noia: tutto quello da cui è abituata a fuggire. Tanto che, presto, Qualcosa di Troppo si ribella. E si tuffa in Smorfialibro, il nuovo modo di comunicare per cui tutti nel regno sembrano essere impazziti, s’innamora di un Principe sempre allegro, di un Conte sempre triste, di un Duca sempre indignato e, pur di non fermarsi e di non sentire l’insopportabile «nostalgia di Niente» che la perseguita, vive tante, troppe avventure… Fino ad arrivare in un misterioso luogo color pistacchio e capire perché «è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura». Chiara Gamberale, abituata a dare voce alla nostra complessità, questa volta si concentra sul rischio che corriamo a volere riempire ossessivamente le nostre vite, anziché fare i conti con chi siamo e che cosa vogliamo. Grazie a un tono sognante e divertito, e al tocco surreale delle illustrazioni di Tuono Pettinato, "Qualcosa" ci aiuta così a difenderci dal Troppo. Ma, soprattutto, ci invita a fare pace col Niente.
Mezzanotte alla Libreria delle Grandi Idee è un thriller ambientato nel mondo degli amanti dei libri, fra personaggi che alla passione per la lettura e per il sapere hanno votato la propria vita, fino alle conseguenze più estreme…
«Un vero e proprio page-turner con una protagonista indimenticabile: una libraia alle prese con il mistero nascosto fra i volumi della sua libreria.» - The New York Times
Lydia è una ragazza schiva e introversa. Ama nascondersi fra i suoi adorati libri e fra gli scaffali della Libreria delle Grandi Idee presso cui lavora, nel cuore di Denver, Colorado. Una libreria che, in particolare nelle ore di apertura serali, si popola di bizzarri bibliomani che fra i volumi passano lunghe ore. Una sera, poco dopo la chiusura, a Lydia tocca una sconcertante, terribile sorpresa. Uno degli abituali frequentatori, il giovane Joey, si è impiccato fra gli scaffali del piano superiore. Prestandogli i primi soccorsi, Lydia fa una scoperta che cambierà la sua esistenza: dalla tasca dei jeans di Joey spunta una foto. Una foto che ritrae lei da bambina. Perché Joey si è suicidato proprio in libreria? Per quale motivo teneva in tasca quella foto? E perché Lydia ha l’impressione che sia solo il primo di una serie di messaggi che Joey le ha lasciato prima di morire, affidandoli ai libri? Nel tentativo di scoprire la verità, Lydia rievoca immagini di una terribile notte della sua infanzia, dettagli sepolti da tempo nella memoria. E insieme ai ricordi riemergono presenze che pensava di aver lasciato ormai nel passato, come quella di suo padre. Mezzanotte alla Libreria delle Grandi Idee è un thriller ambientato nel mondo degli amanti dei libri, fra personaggi che alla passione per la lettura e per il sapere hanno votato la propria vita, fino alle conseguenze più estreme…
Il diario a lieto fine di una giovane Anne Frank.
«L'odissea della sua vita è davvero simile a quella dell'autrice del diario più conosciuto dell'Olocausto, ma con una differenza fondamentale: Carry sopravvisse all'invasione nazista.» - El País
1941. La quindicenne Carry Ulreich vive a Rotterdam e conduce una vita come quella di tante altre ragazzine, godendo dei piccoli piaceri e delle libertà comuni a tante famiglie dell’epoca. Ma la libertà di Carry è destinata lentamente a svanire a seguito dei divieti imposti dai nazisti durante l’occupazione: la requisizione delle biciclette e delle radio, la riduzione degli orari in cui gli ebrei possono uscire di casa, l’obbligo di indossare la stella di David, il divieto di esercitare molte professioni (tra cui quella del padre di Carry, che è sarto), l’imposizione agli studenti ebrei di frequentare scuole solo ebraiche. E, nel giro di pochi anni, lo spettro dei campi di concentramento… Esauriti gli espedienti per evitare la deportazione, agli Ulreich viene offerta un’inaspettata ancora di salvezza: gli Zijlmans, una famiglia cattolica di Rotterdam, invitano Carry e i suoi a nascondersi nella loro casa, correndo un rischio altissimo. E così inizia la loro vita nell’ombra, costantemente avvolti dalla minaccia che li attende al di fuori delle mura della casa che li ospita. Con uno sguardo acuto e lucidissimo sui disagi e i timori affrontati, Carry ci restituisce lo spaccato di vita di una ragazza ebrea costretta a crescere e a formarsi nel momento più terribile del Novecento europeo.
"Fiori sopra l’inverno" di Ilaria Tuti è un esordio letterario coinvolgente e straripante di bellezza per come questa scrittrice friulana tratteggia la sua protagonista piena di rabbia e tenerezza, coinvolta in ogni suo caso fino al midollo. Teresa Battaglia è un commissario di polizia. Di esperienza ne ha tanta alle spalle, ma stavolta si rende conto che qualcosa di diverso sta accadendo, qualcosa che potrebbe sconvolgere per sempre la sua esistenza. Teresa Battaglia è vicina alla pensione, combatte contro il diabete e i primi sintoni di un Alzheimer precoce. Questa guerriera sovrappeso e piegata dalla fatica, intensa come solo chi ha sofferto davvero può essere, si trova a dover fare un nuovo profiling di un assassino, ma la sua mente ha cominciato a tradirla sempre di più ed a tratti perde la lucidità. L’unica cosa che riesce a percepire, forte e chiara, è la sensazione di paura e di pericolo che si avvicina sempre di più a lei e le strazia l’anima. Nei boschi tra le vicine montagne è accaduto qualcosa di tremendo e Teresa sente che quello è solo l’inizio di qualcosa di tremendo. Un assassino si aggira tra le sue montagne e il commissario di Polizia Battaglia deve fare del suo meglio per rimanere lucida e salvare più vite possibile. Ne vale la pena. Per sopravvivere a se stessa e alla sua dignità. "Fiori sopra l’inverno" di Ilaria Tuti è un thriller forte e appassionante, dove il ritmo dei passi che si incamminano sopra le montagne rocciose tiene il lettore incollato alla pagina.
L’ondata di caldo anomala travolge ogni cosa, costringendo tutti a invertire i ritmi di vita: soltanto durante le ore di buio è possibile lavorare, muoversi, sopravvivere. Ed è proprio nel cuore della notte che Samantha riemerge dalle tenebre che l’avevano inghiottita. Tredicenne rapita e a lungo tenuta prigioniera, Sam ora è improvvisamente libera e, traumatizzata e ferita, è ricoverata in una stanza d’ospedale. Accanto a lei, il dottor Green, un profiler fuori dal comune. Green infatti non va a caccia di mostri nel mondo esterno, bensì nella mente delle vittime. Perché è dentro i ricordi di Sam che si celano gli indizi in grado di condurre alla cattura del suo carceriere: l’Uomo del Labirinto. Ma il dottor Green non è l’unico a inseguire il mostro. Là fuori c’è anche Bruno Genko, un investigatore privato con un insospettabile talento. Quello di Samantha potrebbe essere l’ultimo caso di cui Bruno si occupa, perché non gli resta molto da vivere. Anzi: il suo tempo è già scaduto, e ogni giorno che passa Bruno si domanda quale sia il senso di quella sua vita regalata, o forse soltanto presa a prestito. Ma uno scopo c’è: risolvere un ultimo mistero. La scomparsa di Samantha Andretti è un suo vecchio caso, un incarico che Bruno non ha mai portato a termine… E questa è l’occasione di rimediare. Nonostante sia trascorso tanto tempo. Perché quello che Samantha non sa è che il suo rapimento non è avvenuto pochi mesi prima, come lei crede.
Per amore si solcano gli oceani.
Per orgoglio si attraversano terre inesplorate.
Ma c’è un solo fuoco che brucia oltre ogni orizzonte:
il fuoco della vendetta.
Pirati sanguinari, avidi commercianti e uomini assetati di vendetta: i mari che separano la costa africana da quella dell’India sono pieni di insidie e di pericoli. Ma per un Courteney l’unico pericolo degno di questo nome è quello che tocca la sua famiglia. O il suo onore.
Così, quando Tom, uno dei figli di Sir Hal Courteney, avvista un mercantile che sta per essere attaccato dai pirati, non esita a intervenire, mettendo a repentaglio la propria vita e quella delle persone a lui più care. L’esito dello scontro segnerà il suo futuro grazie a una svolta inaspettata.
Nelle stesse ore, nel Devonshire, un altro Courteney, Francis, sta prendendo la decisione più importante della sua vita: sull’orlo della rovina, prende il mare spinto dalla sete di riscatto e di vendetta. Tom Courteney, che è suo zio e vive a Città del Capo, ha infatti ucciso suo padre. Al suo arrivo in Sudafrica, però, Francis si troverà di fronte a una verità sconvolgente.
Dopo Monsone, il re dell’avventura torna a sorprenderci con una nuova appassionante epopea che inizia nell’estremo sud dell’Africa e attraversa il mar Arabico, approdando sulle coste dell’India. Un’avventura in cui intrighi, amori e tradimenti non lasciano scampo al lettore, riconfermando il posto di Wilbur Smith tra gli autori più amati dai lettori.
Il Cane, da sempre abituato alle comodità e sicurezze della vita domestica, si ritrova improvvisamente abbandonato per strada, convinto che senza il suo amato padrone non riuscirà a sopravvivere. Appare allora un Lupo misterioso che lo condurrà alla scoperta della natura selvaggia che la città nasconde e proibisce. Comincia così un lungo pellegrinaggio, un viaggio iniziatico verso nord in compagnia di un branco di lupi, attraverso grotte, cascate, boschi, monti e tempeste di fulmini. Per sopravvivere, il Cane imparerà suo malgrado a cacciare e sarà costretto ad affrontare moltissimi pericoli, sino all'arrivo alla bianchissima Montagna della Luna dove, immerso nella luce accecante dei ghiacciai, dovrà finalmente confrontarsi con la domanda più grande di tutte. In una straordinaria armonia di parole e immagini, una storia semplice e profonda sulla natura, l'amicizia e il senso del divino.
L'uomo che ha vinto le elezioni presidenziali americane dello scorso novembre è più vecchio di tutti i suoi predecessori. Ma è anche un presidente post-moderno, capace di usare con grande destrezza le tecniche di un mondo digitale, le seduzioni della televisione e tutti gli strumenti più raffinati della finanza moderna. Trump è stato un industriale, ma ha creato soprattutto lusso e svago. Pochi uomini politici sono stati altrettanto detestati dall'opinione pubblica liberale e democratica del suo Paese. Ma pochi uomini sono stati altrettanto osannati dalle folle deliranti dei sostenitori. Ha fatto una campagna elettorale piena di minacce e promesse, ma ha spesso rovesciato da un giorno all'altro le sue posizioni. Può un tale uomo dimenticare i suoi personali interessi per consacrarsi a quelli della nazione? Può guidare una grande potenza mondiale e preservare la sua autorità nel mondo? O è destinato ad accelerarne il declino?