
Valore assoluto, rappresentatività e, naturalmente, gusto personale sono i criteri che hanno selezionato cento poesie scritte 'in italiano' nell'arco di otto secoli di storia letteraria: da Giacomo da Lentini a Petrarca, da Gaspara Stampa a Tasso, da Leopardi a Caproni, affacciandosi su qualche nome meno noto, dedicando attenzione alla lirica femminile. Questo libro delizierà i lettori che hanno la curiosità di riprendere in mano poesie un tempo accostate a scuola. Una lettura per gli studenti e gli insegnanti che vogliono scoprire o riscoprire il patrimonio letterario italiano, avvalendosi del commento di un insigne linguista.
Il principe Antonio De Curtis non era solito leggere i racconti degli storici. Lo appassionava solo la storia della sua famiglia, che risaliva all'imperatore Costantino. Non lo divertiva la Storia, cioè l'esistenza umana nel fluire del tempo, perché aveva una visione tragica della vita. Ma permetteva a Totò di spernacchiare tutte le persone che nella Storia, e quindi nella vita, si comportano da «caporali»: i prepotenti che tormentano gli «uomini» qualunque, costretti a vivere un'esistenza grama. Nei suoi novantasette film, ambientati nelle più varie epoche storiche, dall'Egitto dei faraoni all'Italia del 'miracolo economico' e all'Europa del Muro di Berlino, Antonio incarna nei personaggi di Totò sia i 'caporali' sia gli 'uomini', ma sempre con lo stesso proposito: «spernacchiare» i caporali, spiegando che la pernacchia «ha tanti scopi: deride, protesta, esplode con un grido di dolore». E difende così la dignità dell'uomo libero.
Un impero è una formazione politico-territoriale che si assegna lo scopo di allargare incessantemente la propria frontiera, di assoggettare (per conquista diretta o per controllo indiretto) il resto del mondo, fino a far coincidere la propria estensione con quella dell'ecumene tutto. La sua 'missione' è un progetto ideale che si fonda su una teoria politica (quando non teologica) e si articola in principi ideali. Questi variano nel tempo, oscillando soprattutto tra il fondamento religioso e quello civile. Mario Liverani, uno dei maggiori studiosi del Vicino Oriente antico, rivoluziona la storia dell'antica Assiria, mostrando come qui siano emersi per la prima volta alcuni dei tratti caratteristici comuni a tutti gli imperi comparsi nella storia del mondo. Da Roma a Bisanzio, dall'impero britannico all'egemonia USA: il dominio con ogni mezzo disponibile per ricavarne vantaggi, la colpevolizzazione del nemico, l'attribuzione di una valenza universale alla propria missione hanno sempre accompagnato la vita di ogni impero.
Su cosa camminiamo quando percorriamo le strade di Roma? «Sul tetto di case antiche» avrebbe risposto Montaigne, perché è l'unico luogo dove i resti sono «profondi fino agli antipodi». Costruzioni, distruzioni, ricostruzioni, sovrapposizioni, riutilizzi. Strutture edificate e dissolte, mai scomparse seppure incendiate, ridotte a calce, annichilite o trafugate, perché trasformate, riemerse casualmente o reinventate. Se vogliamo conoscere Roma, la città dalle infinite stratificazioni, dobbiamo avvicinare la complessità. A chi vuole polarizzare e dividere, Roma ricorda che sono pluralità e diversità a fare la bellezza, la fierezza, la forza dell'esperienza umana.
La Cappella Sistina è uno dei luoghi più celebri al mondo. È il capolavoro che segna il passaggio dalla bottega rinascimentale al trionfo del genio creativo moderno. Quello in cui l'opera d'arte inizia a essere riconosciuta come prodotto di puro ingegno. Quello attraverso cui la politica realizza pienamente il potenziale comunicativo e propagandistico dell'arte. È qui che papa Sisto IV, per fronteggiare l'insidia alla sua guida spirituale posta da Maometto II, inaugura un'impresa artistica che sarà un manifesto della legittimità papale: la decorazione della cappella più importante della cristianità. Un vero e proprio consorzio di maestri realizza la decorazione della parte inferiore della Sistina. Il risultato è uniforme, quasi fosse l'opera di una sola mano; è la massima espressione della maestria delle botteghe toscane del Quattrocento. Anni dopo, nel 1505, papa Giulio II - nipote di Sisto IV - imprime una svolta. Sedotto dal talento prodigioso di un ragazzo fiorentino, lo chiama a Roma. È Michelangelo Buonarroti, che sarà poi scelto per decorare la volta della Sistina. Nel suo rivoluzionario lavoro, Michelangelo si stacca da ogni tradizione precedente e segna una svolta nel mondo dell'arte. Antonio Forcellino ci fa vivere il prodigio del cantiere della Cappella Sistina, ricostruendo le vicende dei protagonisti che l'hanno voluta e realizzata - i pontefici e gli artisti - e la storia materiale di questo straordinario capolavoro.
"Per molti, lo Stato imprenditore è una contraddizione in termini. Per Mariana Mazzucato è una realtà e una condizione di prosperità futura. È arrivato il tempo di questo libro." (Dani Rodrik, Harvard University. "Mariana Mazzucato dimostra che tutte le ultime rivoluzioni tecnologiche hanno avuto all'origine la ricerca pura finanziata dallo Stato: senza uno sforzo finanziato dai contribuenti la ricchezza dei big della Silicon Valley semplicemente non esisterebbe." (Federico Rampini). "L'economia tradizionale continua a proporci modelli astratti, il discorso pubblico continua a ripetere che la salvezza è negli imprenditori privati. In questo libro Mariana Mazzucato ci mostra come la prima soluzione sia ormai inutile e la seconda approssimativa." (Martin Wolf, "Financial Times"). Con "Lo Stato innovatore" Mariana Mazzucato è entrata d'autorità nel dibattito economico mondiale, proponendo questioni che hanno oggi, nella fase di emergenza economica causata dal Covid-19, ancora maggiore rilievo e centralità. Questa edizione è stata ampiamente aggiornata in ogni sua parte.
Forse non lo sapete, ma il piccolo oggetto che avete in mano - così maneggevole, chiaramente stampato, dai caratteri eleganti, corredato da un frontespizio e da un indice - deve quasi tutto al genio di Aldo Manuzio, che cinque secoli fa ha rivoluzionato il modo di realizzare i libri e ha reso possibile il piacere di leggere. Benvenuti nel mondo del primo editore della storia.
Le politiche neoliberiste degli ultimi decenni hanno arricchito una minoranza, approfondendo le disuguaglianze e riducendo la mobilità sociale. Eppure a questo stato di cose non corrisponde una reazione di massa, come se le persone fossero impoverite non solo materialmente e fossero incapaci di immaginare un altro scenario. E in effetti, sul piano politico nessuno mette veramente in discussione la logica del 'libero mercato', che viene considerata una legge di natura. La destra sovranista - con Salvini e Meloni - ha aggiornato la retorica nazionalista ottocentesca indicando negli immigrati e nell'Europa i nuovi capri espiatori. La sinistra ha passivamente seguito, illudendosi di poter dare una versione 'progressista' del patriottismo. Entrambe le parti politiche, in Italia come in tutto l'Occidente, si trovano perfettamente unite nell'accettare il 'culto neoliberista' della performance e della vita come competizione per il successo individuale. Questa narrazione ha trovato una potente linfa a suo sostegno in una cultura di massa - sapientemente alimentata dalle grandi corporation dell'intrattenimento - che ha eliminato ogni aspetto tragico della realtà, portando il pubblico a credere a una dimensione inverosimile e infantile in cui il bene trionfa sempre e il male viene punito. Una continua produzione di favole che incantano e alla fine inducono ad accettare passivamente ogni iniquità e ogni sfruttamento.
Figlia di Agrippa, il trionfatore di Azio, e di Giulia, l'unica figlia di Augusto, lei sola, Agrippina, si salva dalla tragedia domestica che si abbatte sulla discendenza diretta di Augusto. Eredita i tratti fondamentali della sua stirpe: dalla madre il carattere passionale e l'arroganza di casta non disgiunta dalla capacità di sedurre anche i ceti subalterni; dal padre la disinvoltura a convivere con le truppe; di certo dal nonno, Augusto, il senso dell'autorità e il rispetto per la tradizione dei valori romani.
Il capitalismo ha trionfato seguendo due modelli: in Occidente come ‘capitalismo liberale’, in Oriente come ‘capitalismo politico’. Il primo vacilla sotto il peso dell’iniquità, il secondo sotto quello della corruzione. Quale dei due riuscirà a conquistare la leadership mondiale? È realizzabile un terzo modello più equo e più giusto?
Oggi siamo tutti capitalisti. Infatti, per la prima volta nella storia umana, il mondo è dominato da un unico sistema economico e si muove ovunque seguendo lo stesso spartito. Per arrivare a questo, il sistema capitalistico e l’economia di mercato hanno dovuto sconfiggere prima il feudalesimo, con le sue diverse declinazioni, e poi il comunismo, l’ultimo grande avversario. Se questo è potuto accadere è perché il capitalismo funziona: produce prosperità e gratifica l’aspirazione umana all’autonomia. Ma tutto ciò ha un costo: ci spinge a perseguire il successo materiale come unico obiettivo. E non offre garanzie di stabilità. In Occidente il capitalismo liberale produce crescenti disuguaglianze che minano la convivenza democratica. D’altro canto il capitalismo politico, esemplificato dal modello cinese, è più esposto alla corruzione perché non è arginato dai vincoli di un sistema democratico e si espone al rischio di disordini sociali. Branko Milanovic, uno dei più innovativi e autorevoli economisti mondiali, indaga nel libro proprio le ragioni di questo sviluppo storico del capitalismo e pone sul terreno una domanda non più eludibile: ora che il capitalismo è l’unico sistema che ci governa, quali sono le prospettive concrete che garantiscono all’umanità più equità e una crescita sostenibile per il pianeta? Le sue risposte sono sorprendenti e niente affatto fataliste. Ancora una volta il futuro è rimesso nelle nostre mani: il capitalismo è un sistema umano, perciò dovranno essere le nostre scelte a orientarlo in una direzione o in un’altra e a determinare cosa dovrà offrirci.