
Il 3 settembre 1982 a Palermo veniva ucciso dalla mafia il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Nella storia dell'Italia repubblicana, dalla Chiesa era l'uomo per gli incarichi difficili, fin da quando aveva scelto di andare volontario nella Sicilia di Salvatore Giuliano. Successivamente le istituzioni democratiche si affidarono a lui in alcuni dei momenti più drammatici, chiamandolo a contrastare l'offensiva del terrorismo brigatista, sia prima che dopo il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro. La sua ultima missione, conclusasi con l'attentato che lo colpì assieme alla moglie, fu quella di prefetto di Palermo, dove era stato inviato a fronteggiare un'escalation di violenza della mafia senza precedenti. La sua carriera lo portò a vivere una molteplicità di situazioni, nel corso delle quali è stato dipinto come il più fedele dei servitori dello Stato, ma che, allo stesso tempo, lo hanno messo al centro di accuse e polemiche di varia natura. Finalmente la vita di uno degli uomini simbolo della nostra Repubblica viene ricostruita e raccontata da uno storico, grazie all'accesso a una documentazione vasta e inedita.
Pioggia, pioggia, ancora pioggia. Poco cibo, tende insufficienti e scarse armi. Le truppe fasciste concentrate a nord di Roma per l'attacco alla capitale sono stanche, bagnate e affamate quando si diffonde la notizia che Mussolini è stato nominato capo del governo. Ma l'entrata a Roma non coincide con la sua conquista, anzi in quei giorni la città continua a respingere i fascisti come nessun'altra, e gli scontri si fanno durissimi. Inizia così un nuovo racconto della marcia su Roma che finalmente spiega il ruolo giocato dalla violenza, il motivo per cui la classe dirigente politica non ha compreso subito la gravita degli avvenimenti, il modo in cui lo Stato liberale è crollato. E che mostra come la marcia non sia stata solo quella degli squadristi su Roma, ma anche l'invasione e la trasformazione degli equilibri di potere nelle altre città d'Italia.
Italia figlia benedetta della Provvidenza, o piuttosto Italia incorreggibile pecora nera del Vecchio Continente? Da quando è nata tra alti clamori sconvolgendo l'equilibrio geopolitico europeo - la più giovane delle grandi nazioni occidentali è una fucina di ambizioni e frustrazioni, slanci e sconfitte. "Fin dal principio, la nazione italiana è stata difficile da definire e ancora più difficile da costruire; e malgrado gli sforzi di poeti, scrittori, artisti, pubblicisti, rivoluzionari, soldati e politici di vario colore, la fede nell'ideale dell'Italia non ha avuto lo sviluppo auspicato da tanti patrioti. È d'altronde possibile che l'insistenza con cui il progetto di 'fare gli italiani' è stato perseguito fino alla seconda guerra mondiale abbia finito col risultare controproducente, contribuendo a erodere la credenza nei valori nazionali collettivi. Al principio del nuovo millennio, l'Italia continua ad apparire un'idea troppo malcerta e contestata per poter fornire il nucleo emotivo di una nazione, o almeno di una nazione in pace con se stessa e capace di guardare con fiducia al futuro." Christopher Duggan ricostruisce oltre due secoli di storia italiana, dalla deludente invasione napoleonica di fine Settecento ai nostri giorni.
Questo volume offre un esame di dati tecnico-formali e storico-culturali e una valutazione dell'incidenza di emblemi teologici fondamentali nell'arte cristiana dell'età d'oro italiana nella sua massima espressione creativa. Il discorso critico si svolge a partire da un'analisi delle geometrie simboliche del Brunelleschi. Si affrontano in seguito le concezioni letterarie e architettoniche di Lorenzo il Magnifico e del suo architetto Sangallo, per poi passare a un esame dei collegamenti tra Dante e Leonardo, con particolari riferimenti al simbolismo materno e alla "Vergine delle rocce". Attraverso una serie di riflessioni sul contrasto neoplatonico tra carne e spirito nell'universo artistico e poetico di Michelangelo, questo percorso ermeneutico si conclude con osservazioni sul significato iconologico della 'voluta geometrica', un segno tipico brunelleschiano, all'interno dell'opera di Caravaggio e nel Barocco in generale.
Francesco II Gonzaga e Isabella d'Este furono due protagonisti dell'Italia del Rinascimento. Trasformarono una piccola città come Mantova in uno dei centri culturali e politici del continente e vissero pericolosamente tra intrighi, guerre e congiure.
Molti conoscono il Giappone delle città scintillanti, del sushi e dei manga. Pochi si avventurano nelle campagne silenziose, tra gli alberi millenari, dove la tradizione è forte e le foreste sono sacre. Un viaggio straordinario nel Giappone meno conosciuto.
Costanza Rizzacasa d'Orsogna ci porta al cuore del dibattito sulla cancel culture che infuria nella società non solo americana ma ormai anche europea. Parole come 'appropriazione culturale', 'supremazia bianca', 'mascolinità tossica', usate spesso a sproposito, popolano le conversazioni quotidiane. Sullo sfondo, negli Stati Uniti, una polarizzazione politica e del pensiero che per gli esperti ha raggiunto un punto di non ritorno, e il modello parentale ed educativo del safetyism: la sicurezza emotiva come valore sacro. La retorica di sinistra che da anni infuria dentro e fuori i campus, eliminando tutto ciò che può apparire politicamente scorretto, alimenta il bigottismo di destra, in un circolo vizioso in cui perdono tutti. Le guerre culturali dilaniano la scuola dell'obbligo, con il numero dei libri banditi o contestati che sfonda ogni mese nuovi record. Se mettere i libri al bando non è nulla di nuovo nelle scuole americane, diverse oggi sono le tattiche, e fortissima la politicizzazione. Da Mark Twain a Philip Roth, da Hemingway a Toni Morrison, da Salinger a Margaret Atwood, "Scorrettissimi" ci racconta questo terremoto culturale, ne ricostruisce la genesi e le ragioni all'interno del contesto storico e politico americano in cui è nato.
Questo libro si propone di chiarire che cosa è la grammatica quando la si 'prende sul serio', facendo piazza pulita delle tante idee sbagliate al proposito. In particolare, mostra che non è una massa di minute prescrizioni, ma il punto d'arrivo di Homo sapiens che cerca come esprimere quel che ha in mente. Stazione provvisoria di questa lunga marcia, la grammatica è il motore che fa silenziosamente funzionare le lingue. Intesa così, è anche il terreno su cui la linguistica si incontra con le scienze cognitive, l'informatica e perfino la teoria dell'evoluzione. "La grammatica presa sul serio" la raffigura come un arcipelago di componenti interdipendenti, parzialmente universali e sempre esposti ai rischi del mutamento. Presenta questioni aperte che gettano luce sulla natura delle lingue e anche dell'umano: perché Homo sapiens ha inventato una grammatica? Che nesso c'è tra la grammatica e la mente? Esistono lingue che ne sono prive? Come è fatta la grammatica delle 'protolingue'? La grammatica è uguale per tutte le lingue? Gli errori la fanno progredire? Quali sono i suoi meccanismi principali? Questi temi sono illustrati con un linguaggio rigoroso ma amichevole, un minimo ricorso a tecnicismi e un ricco corredo di esempi dall'italiano e da lingue europee ed extraeuropee.
All'alba del Novecento, durante il ventennio dal 1895 al 1914, in ogni campo del sapere umano si produsse una vera e propria 'rivoluzione culturale'. Nel giro di pochissimi mesi del 1900, ad esempio, si passò dall'inaugurazione della Esposizione Universale di Parigi alla pubblicazione de "L'interpretazione dei sogni" di Freud o alla teoria dei quanti di Max Planck, fino al "Concerto per pianoforte n. 2" di Sergej Rachmaninov. Allo stesso modo, nel 1913, mentre in Europa si scatenava la seconda guerra balcanica, a New Orleans il dodicenne Louis Armstrong già intonava su una tromba i suoi primi temi musicali. Così il tragico naufragio del Titanic - che nell'aprile 1912 già segnava la fine di un'epoca - si collega, quasi magicamente, al cupo incipit de "La montagna incantata" di Mann, 'il grande poema della morte' iniziato quell'anno. Oppure i colpi di cannone che dettero l'avvio alla prima guerra mondiale rinviano alle riflessioni di Kafka che, proprio nell'agosto1914, iniziava la stesura de "Il processo". Una 'nuova storia' della Belle époque che ha l'ambizione di raccontare sincronicamente il terremoto che travolse una cultura e la sostituì con una diversa.
L'analisi del complesso rapporto fra santità femminile, isteria e altri disturbi mentali fra Medioevo ed età moderna: questo l'importante e affascinante oggetto di cui tratta questo libro. Si indaga se le estatiche, le visionarie e più in generale le mistiche - sante, beate o venerabili -, lungi dall'essere in preda a estasi e visioni, fossero in realtà affette da disturbi della personalità e del comportamento. Attraverso una rigorosa analisi delle fonti, l'autore osserva da vicino il comportamento delle donne mistiche con la lente del moderno codice medico e arriva a concludere che la loro condotta può essere spesso ricollegata a standard e profili patologici più o meno documentabili. Un complesso e articolato lavoro di 'intersezione' di fonti agio-biografiche (cronache monastiche, diari, relazioni inedite, resoconti nosografici dei medici coevi alle mistiche censite) e iconografiche (statuette e oggetti devozionali), documenti poco noti ma attendibili e assai convincenti.