
Tutto quel che vediamo, sentiamo, viviamo, passa per il corpo, o un pezzo di esso, con cui dovremmo imparare a comunicare. Questa è a suo modo una guida per l'allenamento del nostro corpo: per irrobustire la schiena, gli addominali proteggere i nervi, sostenere la fatica. Una fatica quotidiana del vivere e dell'incontrarsi con gli altri, per abituarsi al contatto, sforzarsi di capire perché stare dentro e stare fuori al proprio corpo è prima di tutto un'attività fisica e poi emotiva. Come i paguri con le conchiglie, come le tartarughe con il carapace o gli uccelli, che si difendono volando in stormi, abbiamo bisogno di capire come adattarci ai nostri spazi, come insediarli e, soprattutto, come convivere con i luoghi invisibili che circondano le persone: quegli spazi intimi, segreti, fragili che garantiscono e proteggono le nostre relazioni.
L'anno 1492 segna tradizionalmente una cesura epocale importante: con la scoperta dell'America e l'avvio dell'unificazione del mondo per opera degli europei si considera concluso il Medioevo e iniziata l'età moderna. In quello stesso anno accadono cose che fissano alcuni meccanismi di identità e di esclusione tipicamente moderni. In Spagna, la conquista dell'ultimo regno musulmano e l'espulsione della minoranza ebraica avviano la formazione di uno stato fortemente caratterizzato dall'unità religiosa. Non solo, alle altre figure già codificate dell'alterità umana, l'eretico, il giudeo,l'espansione extra-europea aggiunge la figura del selvaggio. È su di loro che si esercitarono i dispositivi di potere creati nella penisola iberica, in modo particolare quello dell'Inquisizione. In una realtà sociale come quella spagnola, divisa per lingue, culture, tradizioni e religioni, lo Stato moderno nasce issando le barriere dell'intolleranza e creando categorie di 'diversi' su cui si esercitano i meccanismi dell'esclusione o dello sfruttamento: si va dall'assoggettamento dei popoli extraeuropei (i 'selvaggi') all'eliminazione dell'eretico e dell'ebreo. In tutti questi casi la religione offre la legittimazione all'esercizio del potere. Sugli ebrei in particolare si registra un passaggio carico di un pesante futuro: quello dalla tradizione dell'antigiudaismo cristiano del Medioevo a base religiosa alle nuove forme di antisemitismo a base 'naturale', fondato sulla presunta differenza di sangue.
Un leader è chi aiuta un gruppo a formulare e a raggiungere obiettivi condivisi. Talvolta il vero leader non è chi ricopre una posizione ufficiale. Ricoprire formalmente una posizione di leadership è come detenere una licenza di pesca: non garantisce che si porti a casa il pesce. La leadership è ciò che si fa, non solo ciò che si è. "Il potere è la capacità di influenzare gli altri per ottenere i risultati desiderati; ma c'è differenza tra voler esercitare potere sugli altri e volerlo esercitare con altri. I leader del mondo contemporaneo devono saper coniugare varie abilità di soft power con le abilità machiavelliche di hard power. Potrebbe essere proprio questo il messaggio della vecchia massima di Lao Tzu: Il governante più alto è quello della cui esistenza i sudditi si accorgono appena".
"Spinoza, che non era un uomo religioso, credeva che la religione andasse bene, ma solo a condizioni rigorose. La fede doveva indurre le persone a un comportamento amorevole e pacifico, non doveva mai immischiarsi nell'indagine razionale e doveva sempre sottostare al controllo dei governanti dello Stato laico. Non sono sicuro di concordare sull'ultimo punto, ma i primi due sono ineccepibili." Il nuovo millennio si è aperto con un ritorno aggressivo della religione sulla scena pubblica, più in Europa che altrove. Basti pensare alle forti ingerenze del Vaticano sui temi della bioetica o ai movimenti fondamentalisti arabi che hanno seguito anche nel vecchio continente, Ian Buruma, saggista e giornalista di fama internazionale, si interroga sul rapporto fra religione e democrazia e sul modo in cui le società multiculturali e i regimi politici - in Europa, in America, in Asia - sono stati condizionati, nel bene e nel male, da tensioni fra autorità laiche e religiose. Per concludere che la verità rivelata può influenzare le opinioni di un individuo, nel bene e nel male, ma non le si dovrebbe concedere alcuna autorità politica. "Confucio, il buon vecchio saggio cinese, non aveva mai udito parlare di democrazia, ma quando il suo discepolo gli chiese come servire gli spiriti e gli dei rispose: lasciamo gli spiriti da parte, finché non conosceremo il modo migliore per servire gli uomini".
Dagli utensili preistorici in pietra, osso o legno alle prime produzioni ceramiche, dalle macchine ai computer, le cose hanno percorso una lunga strada assieme a noi. Cambiando con i tempi, i luoghi e le modalità di lavorazione, discendendo da storie e tradizioni diverse, ricoprendosi di molteplici strati di senso, hanno incorporato idee, affetti, simboli di cui spesso non siamo consapevoli. Il significato di "cosa" (contrazione dal latino "causa", quanto ci sta a cuore e per cui ci si batte) è, infatti, più ampio sia di quello di "oggetto", ciò che si manipola con indifferenza o secondo impersonali procedure tecniche, sia di quello di "merce" quale semplice valore d'uso e di scambio o espressione di status symbol. Le cose rappresentano nodi di relazioni con la vita degli altri, anelli di continuità tra le generazioni, ponti che collegano storie individuali e collettive, raccordi tra civiltà umane e natura. Il loro rapporto con noi somiglia, in tono minore, a quello dell'amore tra persone, dove il legame convive con la reciproca autonomia e nessuno è proprietà esclusiva dell'altro.
Il libro raccoglie i testi delle nove lezioni tenute all'Auditorium di Roma, tra ottobre 2006 e marzo 2007, da alcuni dei più noti storici italiani. Salutato da un grande successo di pubblico, il primo ciclo delle 'Lezioni di Storia - I giorni di Roma' ha tenuto lungamente banco sui quotidiani. Dalla fondazione all'incendio di Nerone, dall'incoronazione di Carlo Magno al rogo di Giordano Bruno, dalla breccia di Porta Pia alle Fosse Ardeatine, in queste pagine scorre il racconto di eventi che hanno segnato indelebilmente la storia e che sono legati insieme dal filo rosso della loro geografia: dall'antichità alla più recente contemporaneità, i giorni di Roma acquistano un significato che travalica le mura cittadine e coinvolge l'intera umanità.
"Dai nostri bambini impariamo moltissime cose. E quante altre potremmo impararne, da tutti i bambini del mondo. Ora che i nostri bambini vanno a scuola con bambini di ogni parte del mondo, è tempo di tornare tra i banchi anche per noi. Grazie a questo libro appassionato e ricco di esperienze preziose possiamo farlo. Giuseppe Culicchia Vinicio Ongini va al concreto e viaggia attraverso le scuole italiane documentando difficoltà e scacchi della scuola multiculturale. Chi, dall'informazione corrente, è frastornato da notizie di casi di xenofobia farebbe bene a seguirlo nel suo viaggio, a leggere i suoi concreti e suggestivi 'casi di studio'. Se un rimprovero si può muovere alla nostra scuola è che non sempre essa è ben consapevole di quanto ha fatto, sa fare e fa per l'intero Paese. Il libro di Ongini, tra gli altri meriti, può essere d'aiuto, può stimolare il giusto orgoglio della nostra scuola pubblica." (Dalla Prefazione di Tullio De Mauro). Cosa si guadagna, se si guadagna, con gli alunni stranieri a scuola? Vinicio Ongini fa parlare i protagonisti della scuola italiana multiculturale: bambini e insegnanti, studenti, presidi, genitori, ma anche il gelataio del quartiere e il sindaco del paese, la tabaccaia di fronte alla scuola e la signora torinese immigrata in Calabria. Saremo sorpresi dalla realtà di una scuola dignitosa ma quasi invisibile, una scuola normale, che costruisce giorno per giorno, con i materiali che ci sono. E che nemmeno ci pensa di togliere il disturbo.
"Queste pagine non sono una strada obbligata. La persuasione e l'esperienza che ho di ciò che ho scritto, sono proposte agli altri, come elementi che possono esser tenuti presenti per applicazioni, svolgimenti, reazioni. Sono convinto che anche uno che approvasse tutto ciò che ho detto, lo vivrebbe tuttavia diversamente e vi metterebbe qualcosa di proprio, che io non potrei prevedere, e di cui potrei rallegrarmi. Sono arrivato a pensare queste pagine dal vivo della pratica, da problemi trattati, discussi, e da decisioni dovute prendere; così mi sembra che il modo migliore di leggerle sia quello di essere aperti a riferimenti di esse con iniziative e decisioni che il lettore stesso possa prendere": in queste parole è racchiuso lo spirito di questo classico, pubblicato la prima volta nel 1955 e incredibilmente messo all'Indice dei libri proibiti dal Vaticano. Aldo Capitini - filosofo, politico, antifascista ed educatore - affronta i temi a lui più cari: da quelli che riguardano la vita di tutti (la morte, il dolore, l'amore, la prassi religiosa) a quelli più teorico-filosofici come la questione della nonviolenza e il rapporto fra religione e laicità, le forme del cristianesimo e la figura di Gesù Cristo, i preti operai e i cattolici, le relazioni fra Oriente e Occidente e il movimento di Gandhi. Un volume che non ha perso di attualità come testimonianza appassionata per una radicale "trasformazione della realtà stessa".
"Quando lo Stato privatizza una ferrovia, una linea aerea o la sanità, o cerca di privatizzare il servizio idrico integrato (cioè l'acqua potabile) o l'università, esso espropria la comunità (ogni suo singolo membro prò quota) dei suoi beni comuni (proprietà comune), in modo esattamente analogo e speculare rispetto a ciò che succede quando si espropria una proprietà privata per costruire una strada o un'altra opera pubblica". In questo agile volume Ugo Mattei ragiona attorno a un tema di grande attualità internazionale perché pensare ai beni comuni significa "innanzitutto utilizzare una chiave autenticamente globale che pone al centro il problema dell'accesso e dell'uguaglianza reale delle possibilità su questo pianeta". Dalla lotta per l'università e la scuola pubblica a quella per l'informazione critica; dalle battaglie contro il precariato e per un lavoro di qualità a quelle contro lo scempio e il consumo del territorio; dalla lotta contro la privatizzazione della rete internet a quella contro le grandi opere (TAV, Dal Molin, Ponte sullo stretto), i beni comuni ci riguardano da vicino. Ugo Mattei li considera come riconquista di spazi pubblici autenticamente democratici, base per un pensiero politico e istituzionale nuovo e radicalmente alternativo fondato sulla qualità dei rapporti e non sulla quantità dell'accumulo.
Oggetto di studio della semiotica è il testo, sia esso un racconto o un quadro, una fotografia o uno spot, un centro commerciale, un'intera città, ma anche una conversazione fra amici o una pratica rituale. Preoccupandosi di rintracciare le forme mediante cui le culture umane si dotano di un senso umano e sociale, la semiotica descrive testi, analizzandone i modi di funzionamento, le strategie di costituzione e di dissoluzione, le stratificazioni, le trasformazioni, le procedure di traduzione in testi ulteriori. Così facendo, essa si propone come uno sguardo critico nei confronti della società e della cultura, come analisi, interpretazione e vantazione di tutto ciò che ci circonda. Gianfranco Marrone introduce ai principali modelli d'analisi semiotica dei testi, mostrando con semplicità e chiarezza il loro uso con una serie di esempi a vasto raggio.