
Hervé Barmasse è protagonista di scalate e avventure estreme. A sedici anni abbandona lo sci agonistico dopo un terribile incidente e deve reinventarsi. Il Cervino lo vede crescere e diventare uomo. Dopo ogni viaggio, dopo ogni salita su cime inviolate in terre lontane, ritorna alla sua montagna, scalandola in ogni stagione dell'anno e inventando nuove vie. Hervé racconta se stesso, la sua storia, la passione, la fatica, l'emozione delle scalate. L'alpinista viene dopo l'uomo, che pure affronta imprese straordinarie. Queste pagine non sono la scontata esaltazione di un campione dell'estremo, piuttosto il racconto di cosa c'è dietro l'avventura dell'alpinismo, dove il coraggio delle decisioni è sempre intrecciato alla fragilità e alla paura. In parete, come nella vita.
I 'margini d'Italia' sono tutto ciò che si è scelto di relegare alla periferia fisica o simbolica della nazione: le popolazioni africane delle colonie, le zone meno sviluppate del meridione, i manicomi prima della loro chiusura, le baraccopoli delle grandi città e i campi nomadi di oggi. È indubbio che l'esclusione di alcuni soggetti e alcuni luoghi contribuisce a determinare l'identità culturale di una nazione. Nel nostro paese l'esclusione sociale non è sempre passata attraverso un progetto politico preciso, ma è sempre stata contrassegnata da un discorso pubblico che ha rappresentato luoghi e persone come marginali. Nel libro, le voci e le fotografie di coloro che hanno contribuito alla segregazione politica e sociale, o l'hanno combattuta, ci raccontano molto sul processo di formazione dell'Italia moderna. II risultato è un ribaltamento di prospettiva nella considerazione della nostra identità, destinato a lasciare il segno nella storiografia italiana.
Le vicende tra la prima e la seconda guerra mondiale, il mezzo secolo di socialismo reale vissuto all'ombra di Mosca, gli ultimi decenni che hanno portato all'ammissione nell'Unione europea: oggi l'Europa centro-orientale non è più una periferia, come a lungo è stata considerata
Ritorno al diritto significa recupero della ineludibile relazione che vincola il diritto alla società e alla storia. Fin dalla rivoluzione francese, infatti, siamo stati soggetti alla mitizzazion del legislatore: l'affidamento nelle sue mani del monopolio della creazione giuridica ha innaturalmente sacrificato il diritto, riducendolo a voce autoritaria del potere politico. È solo durante il Novecento, il secolo post-moderno, che ha inizio il processo di affrancamento dalla stretta soffocante di un principio di legalità quale espressione dell'imperante assolutismo giuridico e si afferma la libertà da quelle pesanti mitologie che in Italia e in tutta l'Europa continentale hanno plagiato la coscienza collettiva con la connivenza della maggior parte dei giuristi.
"Voi credete di perdermi, ma io vi dico che vi illudete. Voi non mi perderete: dodici anni della mia vita di partito sono o dovrebbero essere una sufficiente garanzia della mia fede socialista. Il socialismo è qualche cosa che si radica nel sangue": con queste parole Mussolini teneva il suo ultimo discorso nella tumultuosa assemblea della sezione socialista milanese che l'avrebbe espulso dal Partito il giorno stesso, il 24 novembre 1914. Con una sorta di profezia retrospettiva molti biografi di Mussolini hanno interpretato la militanza del socialista rivoluzionario come la matrice del futuro duce fascista, e hanno visto nell'ideologia interventista mussoliniana l'espressione già elaborata e definitiva dell'ideologia totalitaria fascista. In contrasto con questo antistorico metodo storiografico, i curatori e gli autori di questo volume propongono un'approfondita, e per molti versi originale, analisi dell'esperienza socialista di Mussolini nei suoi aspetti più significativi, dall'esordio svizzero nel 1902 all'entrata dell'Italia nella Grande Guerra, situandola nel suo contesto, come capitolo importante nella storia del socialismo e dell'Italia contemporanea.
"Le Crociate: e cioè l'avventura di quei cristiani che hanno accettato l'appello del papa, sentendone il fascino, e si sono messi in gioco, facendo cose che oggi ci sembrano assai discutibili e che invece a loro sembravano sacrosante. Il fatto è che i musulmani non sono rimasti inerti quando un'orda di barbari sanguinari venuti da chissà dove, per di più miscredenti, è entrata in terra islamica seminando distruzione." Le Crociate, raccontate in modo diretto e brillante da Barbero, sono tremende esplosioni di violenza, forma sui generis di pellegrinaggio, valvola di sfogo per un'Europa sovraffollata; ma sono anche il momento in cui due mondi rivali, che non sanno di avere profonde radici comuni, si incontrano e si descrivono a vicenda.
Il racconto di Pier Giovanni Donini prende le mosse dal ’500 e ci porta a scoprire che la fase della cosiddetta ‘decadenza’ è stata per l’Islam tutt’altro che priva di vitalità, mantenendosi esso a lungo in una posizione preminente tra le grandi potenze mondiali, prima di essere travolto dal crollo dell’Impero Ottomano e quindi ridestarsi, dopo la parentesi coloniale, ma segnato da contraddizioni e nodi irrisolti talmente gravidi di conseguenze da rendere quasi febbrile la nostra avida lettura di queste pagine cariche di storia. Paolo Branca, “Il Sole 24 Ore”
La storia moderna dell’Islam è inseparabile da quella dell’espansione europea: ripercorrendone le fasi l’autore ci ricorda che la pretesa contrapposizione tra Islam e Occidente è in primo luogo una divisione tra colonizzati e colonizzatori. Attento alle basi socio-economiche delle costruzioni politiche e culturali, Pier Giovanni Donini lascia un indispensabile antidoto contro i fantasmi delle guerre di religione o di civiltà, una sintesi storica di facile consultazione e un valido strumento di approfondimento. Samuela Pagani, “Le Monde diplomatique”
Chiara, densa di riflessioni e argomentazioni, questa storia sistematica dei musulmani, raccontata alla luce delle loro tradizioni e della loro evoluzione politica e sociale, è uno strumento prezioso per avvicinare una realtà spesso percepita come ostile.
Il terrore mediatico è parte integrante della strategia dell'lsis: i video dell'orrore diffusi attraverso la Rete ne sono l'espressione più eclatante. Ma come possiamo reagire di fronte a questa offensiva? Dobbiamo difendere la libertà di informazione e di espressione ad ogni costo o dobbiamo porci dei limiti proprio per tutelare questa nostra libertà? A partire dal racconto dei giorni dell'attentato a "Charlie Hebdo", il direttore di RaiNews24 intreccia la riflessione sul ruolo dei social network e della satira alla descrizione di come operano giornali e televisione. Utilizzando la sua esperienza sul campo da Parigi a New York, dalla Siria all'Iraq all'Afghanistan - Monica Maggioni ci porta in presa diretta e in prima persona dentro i conflitti drammatici del nostro tempo per provare a capire come siamo arrivati a questo punto. Una riflessione sulle conseguenze del 'jihadismo globale'. E sulla sofisticata strategia comunicativa di cui siamo tutti bersaglio.
Cosa è stata questa "cosa" sfuggente, multiforme ed entusiasmante avvenuta in Europa tra il 1989 e oggi - una cosa lunga dunque un quarto di secolo? Proprio dalla consapevolezza che nessun dato potrà mai avvicinarsi al significato profondo del rave, del trovarsi lì, a ballare davanti a un muro di casse fino al mattino (e sovente fino a quello ancora successivo) in quelle industrie abbandonate, in quei capannoni, in quei boschi, in quelle ex basi militari, fiere del tessile, ballatoi, vetrerie, depositi ferroviari, rifugi montani, bunker, uffici smessi, pratoni, centrali elettriche, campi, cave, rovine di cascinali, finanche strade di metropoli quando venne il momento della rivendicazione, è nato questo libro - perché, sia pure con una forte impronta documentale, in casi come questo il romanzo è il più potente strumento di analisi e rappresentazione della realtà.
Conoscere le culture che ci circondano e sono parte delle nostre vite e dei nostri stessi corpi. Culture che si intrecciano nel mondo globalizzato e iperconnesso di oggi. Questo consente l'antropologia: difenderci dai razzismi e dai tribalismi che attraversano le società contemporanee e, soprattutto, cogliere le proposte innovative che ci offrono altri punti di vista per camminare, creativamente, verso il futuro.