Una lettura critica dell'incontro-scontro fra Arendt e il suo maestro Heidegger. Emerge la centralità del giudizio quale espressione di amore. Il giudizio nasce dalla decisione di prendere parte al mondo, come tentativo di salvaguardia della realtà. L'amore come passione dell'esistenza, accettazione dell'opacità del proprio essere. La carenza d'essere, che l'uomo evidenzia con la sua azione, non ha esito nichilistico, bensì rimanda a un altro.
Il volume è organizzato in due parti, una prima sulle questioni preliminari e una seconda sul fatto mistico nelle sue forme principali. Alla prima appartengono i capitoli: Mistica, uso e abuso di un termine impreciso, verso un chiarimento preliminare del significato di mistica; Fenomeno religioso e fenomeno mistico; Alla ricerca di un metodo per lo studio del fenomeno mistico; La mistica come fenomeno umano. Alla seconda: Tipologia dei fenomeni mistici; Forme non religiose di mistica; La mistica nelle grandi religioni orientali; La mistica nelle grandi religioni profetiche.
Il volume è organizzato in cinque parti: oggetti e soggetti classici; una revisione imposta; il richiamo alla prassi per la fisica quantistica; l' ebrezza del numero; soggetti, oggetti, numeri.
Non sorprende che una storia della teologia cristiana medievale si dedichi a studiare il pensiero arabo. Profondamente e irreversibilmente segnata da Agostino, essa trovò, infatti, una sua risorsa determinante proprio nella teologia degli Arabi, teologia soprattutto intesa come 'filosfia prima'. Ora, un profilo preciso e nitido su questa teologia araba e sui suoi influssi nel medioevo poteva essere delineato da chi, insieme, possiede la competenza e la prerogativa della chiarezza. In sintesi: 'l'enorme biblioteca teologica dell'Islam è restata chiusa per i teologi cristiani del medioevo'; per converso, una teologia cristiana audace è cresciuta grazie agli 'infedeli' portatori di verità.