
È Venezia il teatro straordinario di questo romanzo che vede il ritorno del viceispettore Giovanni Zanca, già protagonista de "L'Osteria senza oste", opera prima dello scrittore Alberto Raffaelli. Proprio quell'inchiesta gli è costata il trasferimento in laguna e ancora una volta per lui, ormai prossimo alla pensione, si apre un nuovo capitolo. Due sono le indagini affidate al poliziotto: una vicenda di corruzione nei palazzi di Venezia e l'omicidio di una prostituta albanese consumato nell'ambiente dell'immigrazione clandestina. Il cadavere viene ritrovato nella zona industriale di Marghera, nei pressi della vecchia fornace dove Benedetto Zaccaria, figlio dell'ultimo maestro vetraio di San Marco, sta fondendo i dodici quadri che comporranno una maestosa vetrata artistica: dodici pezzi di vita quotidiana in cui trovano posto personaggi feriti e disperati, in una sorta di moderno e inquietante Giudizio Universale. Il laboratorio del vetraio diviene così il palcoscenico in cui tutte le storie si incrociano e trovano un epilogo del tutto imprevisto.
"In questi Esercizi ho scelto di soffermarmi sul tema centrale del cristianesimo, vale a dire sull'amore come essenza di Dio che si è rivelato in Cristo. Di nulla abbiamo bisogno, noi e il nostro mondo, più che di Dio. Viviamo in un tempo di sofferenza senza precedenti. E la sofferenza, almeno quando è vissuta con purità e semplicità, dissipa gli idoli ai quali l'uomo si afferra e apre il cuore a Dio. Egli si è rivelato in Cristo come amore Trinitario, come comunione di persone. Solo alla luce del suo amore possiamo scoprire il nostro vero volto e possiamo essere noi stessi. Vivendo un rapporto vero e profondo con Lui, possiamo anche ridestare il mondo alla Sua presenza" (dall'introduzione dell'autore).
"Marcellino pane e vino" racconta la storia di un bambino abbandonato davanti ad un convento di frati che lo accolgono e lo allevano. Un giorno scopre nella soffitta un enorme crocifisso che desta in lui una profonda compassione tanto da decidere di prendersene cura portandogli da mangiare e riparandolo dal freddo. Quell'amicizia lo rende felice; l'uomo della soffitta diventa tutto per il suo cuore semplice, il centro dei suoi pensieri e della sua affezione. "Gli occhi di Marcellino pane e vino" ha commentato don Luigi Giussani "sono due occhi sgranati sulla positività dell'essere". Da questo racconto, scritto per i bambini e capace di commuovere gli adulti, è stato tratto il celebre film. Età di lettura: da 7 anni.
Questo libro illustrato per bambini racchiude il tesoro di una vita, quella di don Carlo Romagnoni, che per 34 anni ha introdotto ai momenti liturgici più importanti i bambini della scuola La Zolla di Milano. Il suo linguaggio semplice e immediato rende Gesù familiare e amico, come il papà, la mamma, o la maestra, ma al contempo fa capire che è speciale perché è Dio, un Dio che è stato anche lui bambino, con una famiglia e molti amici...
Trovare uno che ti parla dell’amore umano è una grande grazia: è trovare chi parla a te di te nella tua intima completezza.
Così è nata questa “scuola”: dal desiderio di giovani che, sentendo in tutta la dinamica della loro esperienza di persona umana la potenza dell’amore, volevano chiarirne il linguaggio.
Nelle lezioni-conversazioni registrate, qui trascritte e pubblicate, si è cercato di liberare il linguaggio sull’amore da incrostazioni e riduzioni che lo hanno reso equivoco, confuso e ideologico, cioè usato e coniato per interesse di potere.
“La bellezza dell’amore” indica lo splendore del linguaggio dell’amore riportato alla sua elementare, originaria portata antropologica.
Nella Cappella degli Scrovegni Giotto ha dipinto la storia più bella del mondo, quella di Gesù, cominciando dai suoi nonni Gioacchino e Anna, i genitori di Maria. Attraverso di lei Dio si fa bambino. Tutti sono presi da stupore e restano a bocca aperta, perfino i cammelli.
La grande malattia del mondo di oggi è la mancanza dell'io, l'oscuramento di cosa è l'uomo. È proprio questa crisi d'identità che è alla base del crollo delle evidenze, della violenza nei rapporti, della vita non vissuta, del senso di orfanità sperimentato da tanti. Qual è il metodo di Dio per venire incontro a questa circostanza? Cosa c'entra Abramo, quell'uomo sconosciuto della Mesopotamia? "Tutta la storia di tutto il mondo diventa chiara in un filone che parte da un uomo della Mesopotamia, Abramo. Dio lo ha scelto per farsi conoscere dagli uomini e per salvare gli uomini che navigavano in una dimenticanza totale o in una affermazione della totalità secondo una propria misura" (Luigi Giussani). Con Abramo avviene la "nascita" dell'io. La concezione dell'io come rapporto con un tu che mi chiama nella storia, la percezione dunque della vita come vocazione e del lavoro come compito assegnato da un altro, la categoria di storia lineare nel rapporto con Dio, sono dimensioni che entrano in gioco per prima volta con la chiamata di Abramo.
"Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52). La storia del popolo d'Israele è fondamentale per comprendere Cristo. È una storia fatta di tempo e di spazio nella quale si documenta il dramma del rapporto tra l'infedeltà dell'uomo e la fedeltà di Dio che sempre trova una nuova via per realizzare il suo sì alla creazione e compiere l'attesa dell'uomo. Leggere l'Antico Testamento a partire dal suo compimento in Cristo non è "violentarlo", come suggerirebbero alcuni, ma permette di arrivare alla sua vera intelligenza, alla sua vera comprensione, come fu per i discepoli di Emmaus. I testi raccolti in questo volume sono frutto di una lettura dell'Antico Testamento nata dalla convivenza dell'autore alla "corte del re". Come lo scriba divenuto discepolo di Cristo, di cui parla la parabola, egli estrae cose vecchie e nuove dal suo tesoro, la vita della Chiesa, corpo di Cristo, città del grande re.
L'idea di queste pagine è stata dettata dal Giubileo Straordinario. Alla luce della parola misericordia, l'autore, da molti anni appassionato lettore di Dante, ha riletto la Commedia nella quale la misericordia di Dio emerge come fonte della salvezza personale e universale perché l'uomo, grazie ad essa, ritrova sé stesso, il proprio volto umano. Il percorso si sviluppa in quattro tappe. Innanzitutto affronta il dramma del male, potentemente rappresentato nella figura del conte Ugolino, si sofferma poi su coloro che dalla misericordia si sono lasciati toccare, Manfredi, Bonconte da Montefeltro e Dante stesso, e qui chiarisce quali sono i fattori che consentono lo sviluppo dell'esistenza umana in tutta la sua pienezza. Il percorso culmina nel Paradiso Terrestre, dove Dante ritrova Beatrice e contempla l'intero arco della storia umana. I testi sono stati pensati come un ciclo di incontri destinati a un pubblico desideroso di avvicinarsi a Dante non con intenti specialistici, ma per accostare i grandi temi della vita, il bene, il male, il desiderio, l'amore, la giustizia, la libertà, nell'alveo della suggestiva bellezza della poesia.
"Straordinaria. Così si può definire la vita di Marco Zaninelli, per gli amici Zanco. Straordinaria nella normalità del quotidiano: insegnante, marito, padre di tre figlie, musicista, amministratore comunale, animatore dell'oratorio e delle feste parrocchiali, tra i responsabili all'autoparco del Meeting di Rimini. Un uomo che si dava tutto. A tutti. Sempre. Inconsapevolmente si preparava a dare tutto di sé, a lasciare che un Altro prendesse totalmente possesso della sua vita. Poco più che cinquantenne, si trova a fare i conti con un tumore. Proprio il 'miracolone' della malattia diventa la circostanza quotidiana per dire in maniera compiuta il suo 'sì' al Mistero, cui consegnare sé stesso e le persone care, fino a poter affermare: 'Io sono più contento adesso di quanto lo fossi prima". E ancora: 'Il miracolo che continuamente ho chiesto è già avvenuto, la mia vita è cambiata'. "Si chiude l'ultima pagina zitti, con il germe di una speranza diversa, addosso'" (dalla prefazione di Marina Corradi).