"Sorprende per densità e profondità di dottrina ma si legge quasi con un racconto di Flaubert: o, se si preferisce, come una commedia di Goldoni" (Franco Cardini).
Venezia è stata per lunghi secoli il principale luogo di contatto e di scambio fra l'Europa e l'Oriente, fra la Cristianità e il vasto mondo musulmano affacciato sul Mediterraneo. Dall'ottavo secolo alla fine della Serenissima (1797), il libro racconta l'evoluzione del rapporto fra lo Stato veneziano e il mondo arabo e turco, sul filo dei commerci, dei pellegrinaggi e delle crociate, degli scontri ma anche delle alleanze, delle peripezie degli schiavi e dei convertiti. Fra i protagonisti: gli ambasciatori con i loro cerimoniali, i dragomanni e i consoli, i mercanti con i loro fondachi, i marinai e gli schiavi, i pirati e le spie. Un viavai di persone e merci che disegna, un secolo dopo l'altro, un quadro vivido di contiguità, di familiarità, di relazioni tra mondi diversi e non sempre necessariamente ostili.
Maria Pia Pedani insegna Storia dell'impero ottomano all'Università Ca' Foscari di Venezia. Fra i suoi libri più recenti: "Dalla frontiera al confine" (Herder, 2002), "Breve storia dell'impero ottomano" (Aracne, 2006).
"Alla storia di quella tragedia della caccia alle streghe che sconvolse l'Europa protomoderna reca ora un interessante contributo Grado Giovanni Merlo, uno dei più importanti e intelligenti tra i nostri storici del francescanesimo e delle eresie" (Franco Cardini).
Dall'Archivio storico del comune di Rifreddo, nel cuneese, sono emersi atti giudiziari a carico di alcune donne del luogo, che alla fine del 1495 furono inquisite e condannate per stregoneria. Denunciate all'inquisitore, imprigionate e torturate, le masche (streghe) confessarono sabba notturni, amplessi demoniaci, profanazioni di croci e ostie, banchetti di carne di bambino, malefici e violenze. Che cosa c'era dietro quelle confessioni implausibili? Di che cosa parlavano veramente? Una possibile realtà, meno fantasiosa, sembra trasparire da alcuni indizi: una storia di furto d'erba e di botte in convento, una morte che innesca la maldicenza. Ma alla fine del Quattrocento la "favola horror" delle streghe e dei demoni era già nata, era già un paradigma esplicativo per fatti oscuri o minacciosi. Per le povere "masche" di Rifreddo la via per il rogo era obbligata.
Grado Giovanni Merlo insegna Storia del Cristianesimo e delle Chiese nella Facoltà di Lettere dell'Università di Milano. Con il Mulino ha pubblicato anche "Eretici ed eresie medievali" (1989), "Contro gli eretici" (1996), "Inquisitori e Inquisizione del Medioevo" (2008).
E’ il peccato di Lucifero invidioso dell’uomo, quello di Caino verso Abele, quello di Jago nei confronti di Otello, ma anche quello di Grimilde verso Biancaneve. Se è vero che ogni vizio comporta piacere, ciò non vale per l’invidia, veleno dell’anima che genera tormento e sofferenza: si soffre di fronte al bene e alla felicità altrui, vissuti come diminuzione del proprio essere e segno del proprio fallimento. L’invidia nasce sempre dal confronto. Perché lui/lei sì e io no?, ci si chiede dirigendo sull’altro uno sguardo maligno. Una domanda che deve restare segreta, perché rivela la nostra inferiorità. Dall’antichità alle società moderne e democratiche, dove l’invidia trova la sua humus ideale, dalla fiaba sino alle veline dei nostri giorni, l’autrice racconta le metamorfosi di questa passione "triste", ma non priva di violenza, quando si trasforma in risentimento che inquina le relazioni, depotenzia l’Io, paralizza le energie.
Elena Pulcini insegna Filosofia sociale nell’Università di Firenze. Tra le sue pubblicazioni "Amour-passion e amore coniugale" (Marsilio, 1990), nonché, edite da Bollati Boringhieri: "L’individuo senza passioni"( II ed.(2002), "Il potere di unire" (2003), "La cura del mondo" (2009).
La coscienza è la parte più evanescente dell'essere umano e il cuore della vita interiore di ciascuno. Nel tempo, la filosofia e la religione cristiana hanno creato un deposito di idee sulla coscienza che ha finito con il formare il senso comune occidentale sui tratti più caratteristici della nostra specie. Oggi la scienza della mente promette di rendere conto di tale fenomeno alla luce delle nuove conoscenze, in un quadro sperimentale e coerente con le scienze naturali. Interpellando insieme la riflessione filosofica e la scienza contemporanea, l'autore ci mostra che la coscienza è un fenomeno genuino, introspettivamente saldo e fondato nella costituzione del nostro corpo. La coscienza non è un mistero, né qualcosa di sacro, ma una facoltà naturale, che condividiamo con altre specie animali e che forse in futuro potremo osservare nei robot.
Pietro Perconti insegna Filosofia della mente nell'Università di Messina. Fra i suoi libri, "Leggere le menti" (Bruno Mondadori, 2003), "E-mail filosofiche. Di grandi idee e problemi quotidiani" (con S. Morini, Cortina, 2006) e "L'autocoscienza. Cosa è, come funziona, a cosa serve" (Laterza, 2008). Per il Mulino ha curato anche "Le scienze cognitive del linguaggio" (con A. Pennisi, 2006).
Dai moti di piazza Tien an Men al crollo del Muro di Berlino e alle proteste contro il G8 e il WTO, l'età globale è contrassegnata dalla disobbedienza, tornata sulla ribalta della storia dopo lunghi anni di silenzio. Il volume offre una ricostruzione sistematica dei modi in cui la disobbedienza è stata elaborata, sostenuta e criticata nella storia del pensiero politico occidentale. In un percorso che va da Antigone agli hacker contemporanei ne è esaminata la comparsa nel lessico politico e ne sono ricostruite le diverse manifestazioni, nell'intento di mostrare come la sua ricchezza semantica sia ben più ampia della lettura "liberale" con cui essa è stata identificata, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Non un'alternativa moderata della rivoluzione e della ribellione, ma un diverso modo di intendere la politica radicale, fondato sulla sottrazione e la defezione dall'ordine costituito.
Raffaele Laudani è assegnista di ricerca presso l'Università di Bologna. Ha insegnato alla Columbia University di New York. Con il Mulino ha pubblicato "Politica come movimento. Il pensiero di Herbert Marcuse" (2005).
Con una nuova introduzione di Michele Salvati, si ripropone qui uno dei testi che hanno segnato il dibattito sul ripensamento della politica nel mondo globalizzato. Giddens si interroga sui caratteri e sul ruolo che deve avere oggi una politica radicale, dopo il declino della prospettiva socialista e il progressivo svanire dei profili tradizionali della destra e della sinistra. Alla crisi di un mondo che ha sfidato i limiti dell'ordine naturale e sociale è possibile rispondere soltanto con una politica che vada oltre contrapposizioni ormai fuori corso, e che, attingendo dal conservatorismo filosofico alcuni principi di base (protezione, conservazione, solidarietà), li metta al servizio di obiettivi appartenenti al patrimonio tradizionale della sinistra: la liberazione, l'emancipazione, l'uguaglianza.
Anthony Giddens, fra i maggiori sociologi del nostro tempo, ha insegnato nell'Università di Cambridge ed è stato direttore della London School of Economics. Le sue opere edite dal Mulino sono: "Le conseguenze della modernità" (1994), "Durkheim" (1998), "Il mondo che cambia" (2000), "La trasformazione dell'intimità" (1995) e "Fondamenti di sociologia" (2006).
Storico, intellettuale, politico, Pietro Scoppola (1926-2007) è stato una delle massime figure del cattolicesimo democratico italiano. Alcuni suoi libri, come "La proposta politica di De Gasperi" e "La repubblica dei partiti", hanno costituito pietre miliari nella storiografìa sull'Italia repubblicana. Agostino Giovagnoli compie la prima analisi complessiva dell'opera di Scoppola, di cui è stato allievo. Ripercorrendo la sua formazione intellettuale e spirituale, rileggendo i suoi interventi pubblici e la sua ricerca storica, Giovagnoli individua l'asse della riflessione scoppoliana nel tema della convivenza di Stato e Chiesa dopo la grande frattura fra società civile e religiosa rappresentata dalla Rivoluzione francese e sottolinea come sia nel suo lavoro di storico del movimento cattolico, sia nel suo impegno civile e politico il punto cruciale per Scoppola sia stato il rapporto fra Chiesa e democrazia.
Il volume fornisce una ricostruzione storica delle istituzioni politiche presenti nei vari stati della penisola tra la fine del Settecento e l'Unità d'Italia. L'attenzione al mutamento delle forme istituzionali (apparati statali, amministrazioni locali, rappresentanze di corpo o territoriali) offre la possibilità di indagare le peculiarità della transizione italiana dall'antico regime allo stato di diritto ottocentesco. Ne esce tratteggiata l'"infanzia" di quel forte policentrismo a timbro municipalista o generalmente localista che ha poi rappresentato uno dei tratti della storia italiana unitaria, fino ai giorni nostri. Ma si ricostruiscono anche le prime fasi di sperimentazione del modello liberale che costituì il punto d'approdo della vicenda risorgimentale.
Marco Meriggi insegna Storia delle istituzioni politiche nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Napoli "Federico II". Con il Mulino ha pubblicato anche "Amministrazione e classi sociali nel Lombardo-Veneto 1814-1848" (1983).
Si tratta di una selezione di scritti su alcune figure chiave della letteratura tedesca. Scritti durante l'esilio americano, i saggi scoprono una tradizione diversa da quella fissata dalla letteratura nazionale. La maliziosa ironia di Heinrich Heine, la lotta esistenziale di Franz Kafka con le idee del mondo della vecchia Europa, si ricompongono lungo la corrente della "tradizione nascosta" che è quella della coscienza ebraica, della esclusione che non rinnega la propria storia in cui il futuro era precluso dal passato. Accanto ad essi, altre figure che hanno illuminato con il loro scrivere i tempi oscuri della loro epoca: l'intelligenza erudita e ribelle di Walter Benjamin, il poeta e politico Bertolt Brecht e un piccolo e gustoso ritratto di Charlie Chaplin.
Da più di sessant'anni è, insieme al Wto e alla Banca mondiale - le altre due organizzazioni nate dagli accordi di Bretton Woods nel 1944 -, un pilastro dell'ordine economico internazionale. Ne sono prova gli interventi messi in atto dal Fondo monetario in molti paesi per fronteggiare la crisi dei mutui subprime, e il sostegno fornito alla Grecia, che nel maggio 2010 ha rischiato una bancarotta dello stato. Nel volume si spiega che cosa è e come funziona il Fondo monetario internazionale, qual è il ruolo che ha svolto finora e come si è trasformato nell'età della globalizzazione fino alle ultime crisi finanziarie.
Giuseppe Schlitzer è direttore per gli Affari economici della Federazione Abi-Ania e docente di Prospettive macroeconomiche globali nell'Università Luiss di Roma. E' stato consigliere del direttore esecutivo italiano presso il Fondo monetario internazionale e ha ricoperto vari incarichi in Banca d'Italia e in Confindustria.