Un giallo-verità che l'autore racconta vent'anni dopo esserne venuto a conoscenza: questo è "Il caso Piegari", coda imprevista di un vecchio libro che a suo tempo sollevò scandalo e indignazione, "Mistero napoletano". Un omissis finalmente svelato? Proprio così, lungo soltanto sei brevi capitoli ma non meno drammatici e incalzanti di quelli relativi alla storia del suicidio di Francesca Spada. Raccontano la follia che colse il geniale fondatore del Gruppo Gramsci dopo la sua espulsione dal Partito comunista (1954) per volontà di Giorgio Amendola, accusato da Guido Piegari di essere l'ispiratore di un meridionalismo "perverso". Una storia che sembra appartenere soltanto al passato e che in effetti si svolge in gran parte in un'Italia che non esiste più. Ma il presente, lo sappiamo, ha un cuore antico. Soprattutto in una città come Napoli dove il Gruppo Gramsci continua a sopravvivere, sia pure in forma traslata, attraverso l'Istituto italiano per gli studi filosofici fondato da Gerardo Marotta che fu, all'alba degli anni cinquanta, il braccio destro di Guido Piegari e 'magna pars' del Gruppo stesso.
La contraddizione tra realtà e apparenza, tra capitale e lavoro, tra valore d'uso e valore di scambio, tra proprietà privata e Stato capitalistico, tra monopolio e concorrenza, tra valore sociale del lavoro e sua rappresentazione monetaria... Sono diciassette le grandi contraddizioni che Harvey individua: stanno al cuore del capitalismo, alcune sono interdipendenti, tutte si intrecciano fra loro e, quando si acuiscono, producono instabilità e crisi; oggi ne mettono a rischio la tenuta. La spinta ad accumulare capitale al di là delle possibilità di investimento, l'imperativo di usare i metodi più economici di produzione che porta ad avere consumatori senza mezzi per il consumo, l'ossessione di sfruttare la natura fino al rischio dell'estinzione: sono antinomie di questo tipo che sottostanno alla persistenza della disoccupazione di massa, alle spirali discendenti dello sviluppo in Europa e Giappone, agli instabili salti in avanti di paesi come Cina e India. Non tutte le contraddizioni del capitale sono ingestibili, alcune possono condurre a quelle innovazioni che ridanno forza al capitalismo e lo fanno apparire saldo e duraturo. Tuttavia l'apparenza può ingannare: se è vero che molte delle contraddizioni del capitale possono venire gestite, altre potrebbero essere fatali per la nostra società. Per evitare un simile esito questo libro si propone tanto come un'efficace guida al mondo che ci circonda quanto come un manifesto per il cambiamento.
Da Mazzini a Mussolini, da Garibaldi a D'Annunzio, dai partigiani della Resistenza rossa e dell'"occasione perduta" ai neofascisti e ai brigatisti, i ritorni di fiamma sono una cifra di lungo periodo della storia d'Italia. Nel fare l'Italia e nella dialettica tra Stato e Nazione, a ogni svolta epocale dall'Italia liberale a quella fascista, a quella repubblicana - si sono riproposti fronti alternativi inconciliabili, con i corrispondenti miti e politiche della memoria. Dall'eterna contrapposizione tra guelfi e ghibellini a quella tra repubblicani e monarchici, neutralisti e interventisti, fascisti e antifascisti, terroristi e vittime del terrorismo. Si fa l'Unità, ma Garibaldi è un vincitore-vinto; si vince la Grande guerra, ma è una "vittoria mutilata"; il fascismo prende il potere, ma tradisce la rivoluzione; la repubblica nasce dalla Resistenza, ma al governo va la Democrazia cristiana. La nostra storia è piena di svolte deludenti per tanti, alcuni dei quali reagiscono spezzando la propria vita in due, un prima e un poi, e saranno gli "ex"; altri rivolgendo invece lo sguardo indietro, in una lunga serie di ritorni di fiamma. Le rispettive identificazioni hanno dato luogo a narrazioni individuali e racconti collettivi, in forma principalmente di finzione teatrale e memorialistica, con una rilettura a posteriori della propria rotta esistenziale.
Cosa ha trasformato il marketing da uno dei mestieri più affascinanti a uno dei più discussi del mondo? Perché quando si vuole indicare un'operazione di pura facciata, senza alcuna sostanza, la si indica come un'operazione di "puro marketing"? Esiste una visione del marketing compatibile con la nostra società e le nostre esigenze attuali? Chi fa marketing si trova spesso schiacciato tra due poli opposti: da un lato, gli esaltati del marketing, e, dall'altro, chi vede il marketing come un'attività di persuasione occulta. Nella visione proposta dall'autore, il marketing supera la sua dimensione puramente economica, per diventare una funzione responsabile e generativa, per la società e per la vita delle persone, nella loro ricerca di senso, nei loro sogni, nei loro progetti. Per questo è necessario però che chi si occupa di marketing non si accontenti di gestire solo gli aspetti razionali della comunicazione, ma adotti anche gli strumenti di base della narratologia e da ultimo le conoscenze di base di analisi delle personalità e della psicologia umana. E soprattutto è necessario che nell'occuparsi della "poetica" del marketing, ossia del come costruire un marketing efficace, non si perda mai di vista "l'etica" del marketing, ossia il senso complessivo profondo di ciò che si fa per l'uomo e per la società.
Alle glorie della nuova era globale si contrappone la solitudine dell'uomo comune: la socialità è incerta, confusa, sfocata. Si scarica in esplosioni sporadiche e spettacolari per poi ripiegarsi esaurita su se stessa. Per porre un freno a questo processo occorre ritrovare lo spazio in cui pubblico e privato si connettono: l'antica agorà, in cui la libertà individuale può diventare impegno collettivo. Postfazione di Alessandro Dal Lago.
Gli ultimi due decenni del Novecento hanno profondamente trasformato l'America Latina. Oggi la regione latinoamericana presenta un volto nuovo: la democrazia si è consolidata e per la prima volta sembra essersi conclusa l'oscillazione regimi democratici/regimi autoritari tipica del secolo passato, si è creata una classe dirigente nuova, si sono diffusi esperimenti di politiche riformiste e partecipative mentre la società civile è coinvolta in un processo di complessità crescente. L'altro volto di questa incipiente modernizzazione sono alcuni persistenti retaggi del passato e le ardue sfide che la regione deve ancora affrontare: la violenza del crimine organizzato, la fragilità dello stato di diritto e la fortissima diseguaglianza in quella che rimane ancor oggi la regione più diseguale al mondo. Il libro offre una rilettura critica dei principali processi politici, sociali ed economici del Ventesimo secolo necessaria alla comprensione di un complesso e contradditorio presente, restituendo all'America Latina la sua dimensione culturale e pluralistica.
Da uno dei massimi musicologi, un'esauriente sintesi della storia dell'arte musicale in Occidente. Pubblicata per la prima volta nel 1960, successivamente riveduta e aggiornata, l'opera ha riscosso grandi consensi ed è destinata a restare a lungo insuperata quale introduzione ideale alla storia della musica e panorama complessivo capace di soddisfare il lettore più esigente. La storia della musica, pure intrecciata e compresa nel più ampio contesto storico e culturale, dev'essere per l'autore anzitutto storia dello stile musicale. Particolare attenzione viene dedicata ad aspetti spesso trascurati e tuttavia essenziali per penetrare la specificità dell'arte musicale: le forme, i generi, la notazione, le tecniche d'esecuzione. Il volume è corredato di numerosissimi esempi musicali e illustrazioni, e comprende una serie di apparati: un glossario dei termini tecnici, un'ampia bibliografia, una cronologia essenziale e un ben articolato e completo indice analitico.
Il dottor Boukaram indaga da anni il legame tra il cancro e il vissuto psichico ed emotivo della persona. I dati sono inconfutabili: la vera causa della malattia è ancora sconosciuta. La predisposizione genetica e fattori di rischio certi (cattive abitudini, inquinamento ambientale, infiammazioni croniche.) a volte sono sufficienti per causare il cancro, ma non è una regola assoluta. Un terzo elemento basilare è in gioco: le emozioni. Nuove e sofisticate metodologie scientifiche sembrano oggi darne prova, inducendo a un cambiamento dei paradigmi oncologici attuali. Basandosi sui risultati di ricerche condotte in ambiti della scienza molto vitali - l'epigenetica, la fisica quantistica, la neurologia - questo libro ci incoraggia a cambiare il modo in cui si affronta questa malattia. Da un lato, indaga come i pensieri, le credenze, le emozioni e il contesto relazionale di ciascuno contribuiscano all'insorgenza del cancro; dall'altro, spiega come uno stato di benessere emotivo potenzi i trattamenti medici, rendendoci consapevoli del potere dei meccanismi naturali di guarigione del nostro corpo. Con un linguaggio facile e comprensibile da chiunque, identifica e illustra i molti modi da adottare per stimolare tali meccanismi, indispensabili non solo per prevenire o tenere a bada la malattia, ma per vivere una vita complessivamente sana, senza promettere soluzioni miracolose e negare la necessità delle terapie oncologiche riconosciute.
Nato al seguito di un progetto di studio comparativo tra i sistemi di istruzione cinese e americano, questo libro è andato via via assumendo i connotati di un'indagine profondamente coinvolgente l'autore, che vi ha profuso l'intera sua esperienza di sviluppo intellettuale e di scelta professionale, spingendosi fino a un primo tentativo di fissare i termini di una spiegazione teorica al fenomeno della creatività e ai modi per aiutare l'espressività. Affronta il tema del multiculturalismo nella scuola e i modi in cui insegnare. L'obiettivo è sempre insegnare a leggere, scrivere, parlare, far di conto, ascoltare, valutare, misurare, ma i modi e i tempi nell'insegnare queste capacità devono variare da persona a persona. Questo è il più personale dei libri di Gardner, un testo in cui l'autore si mette direttamente in gioco, ma anche il testo di rifondazione dell'educazione progressista americana, dopo anni di egemonia sui temi dell'istruzione da parte della destra. Introduzione di Marianella Sclavi.
Nel 1997 il giornalista indiano Mayank Chhaya fu autorizzato dal Dalai Lama accontare la sua vita e gli eventi di cui è stato protagonista. Chhaya ha condotto più una decina di interviste personali con il Dalai Lama a McLeod Ganj, nel nord Himalayano dell'India, sede del Governo tibetano in esilio. Da qui ha preso forma profilo, reso in tutta la sua complessità, una figura di grande interesse per milioni persone in tutto il mondo. L'autore presenta il Tibet e la tradizione buddista da cui è emerso il Dalai Lama, aiutando i lettori a comprendere il contesto cui si sono formati i suoi ideali, le sue convinzioni e la sua politica. Ne dipinge vita in esilio e i vari ruoli che il Dalai Lama dovuto assumere per i suoi seguaci. Getta luce sul complicato conflitto tra Cina e Tibet e offre una visione approfondita del malcontento dilagante tra i giovani tibetani, frustrati dall'approccio non-violento, che pure il Dalai Lama continua sostenere, all'occupazione cinese. Prospettiva equilibrata e informativa suI Dalai Lama e le sue opere, questa biografia racconta la vita di un uomo non comune e ne traccia la missione, offrendo uno sguardo avvincente sul modo in cui i fermenti in corso nel suo paese ne plasmeranno il futuro.