
Nel Novecento la fine degli imperi coloniali e la dirompente crescita economica del dopoguerra videro l'approdo di intere popolazioni musulmane in Occidente, ma non era la prima volta che il vecchio continente diveniva teatro di relazioni quotidiane tra migranti islamici e popolazioni locali. Lucette Valensi è andata indietro nel tempo alla ricerca di quei musulmani che, tra il XVI e il XVIII secolo, transitarono o si insediarono a vario titolo nel mondo cristiano. Galeotti nei principali porti mediterranei, moriscos in Spagna, esiliati politici, avventurieri, mercanti, viaggiatori e ambasciatori degli stati islamici: dalla Moscovia alla Gran Bretagna e dai Paesi Bassi a Malta, migliaia di essi vissero a stretto contatto con i popoli della cristianità. Ricostruendo le molteplici, avventurose e tragiche storie di questi "stranieri familiari", antenati degli immigrati del XX secolo, l'autrice, consapevole delle discriminazioni e violenze che intere popolazioni subiscono oggi, rievoca da un lato gli abusi di cui, in passato, furono oggetto alcune categorie di musulmani, e dall'altro i felici casi di accoglienza e contaminazione. La storica francese mette in guardia contro le minacce che islamofobia e xenofobia rappresentano per le democrazie europee, interrogandosi sulle ambiguità dell'universalismo illuminista che pretenderebbe di uniformare la società in nome della ragione e dell'autonomia individuale a spese della diversità delle appartenenze culturali.
Come nel "Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo" di Galileo Galilei, tre autori-personaggi in questo libro entrano in scena e raccontano al lettore alcune storie, a partire dal testo dello spettacolo "Itis Galileo", ricco di invenzioni di rara comicità. Marco Paolini, con il coautore dello spettacolo Francesco Niccolini e lo storico e filosofo della scienza Stefano Gattei trattano da punti di vista diversi la figura di Galileo, così vicino a noi, coraggioso e pavido, scienziato e meccanico, scrittore affascinante al servizio della ricerca del vero e della lingua italiana, rivoluzionario instancabile senza mai dichiararlo: "Galileo non è un mito della scienza, è un uomo che ci assomiglia, pieno di limiti, di contraddizioni, ma dotato di una costanza e di una resistenza che con gli anni non sfioriscono". Non serve identificarsi in Galileo, serve trovare ancora quella sua energia e sana diffidenza che rimette tutto in movimento, che rende nuove le cose. Ognuno di noi la può inventare. Il DVD contiene l'anteprima della diretta televisiva trasmessa su La7 dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Quale demone spinge il procuratore a puntare tutto su un traffico di droga da venti milioni di dollari? È l'avidità a fargli rischiare ciò che ha di più caro - un rispettabile lavoro da avvocato, l'amore della donna dei suoi sogni, le leggi della coscienza? "L'avidità è decisamente sopravvalutata, suggerisce il suo socio di malaffari, Reiner - la paura invece no". E nel cartello di Juàrez, uno dei posti più pericolosi e depravati al mondo, dove la vita si perde per gioco e perderla in fretta è la sola preghiera, la paura non è mai sopravvalutata. Il primo testo di Cormac McCarthy specificamente scritto per il cinema da cui Ridley Scott ha tratto un film.
Siamo tutti dei perfetti bugiardi, e non mentiamo solo agli altri, ma anche a noi stessi, e non sono certo poche le occasioni che abbiamo per ingannare o per ingannarci. Può succedere ovunque: durante una relazione sentimentale o nella cabina di pilotaggio di un aereo al decollo, quando si pianifica una guerra o mentre si discute sul posto di lavoro. In realtà, inganno e autoinganno, come questo libro dimostra ricorrendo a numerosi esempi, possono allontanarci cosi tanto dalla realtà al punto da spingerci verso vere e proprie catastrofi, compresa la morte. Ma allora perché l'inganno ha un ruolo così importante nella nostra vita quotidiana? Perché inganniamo, veramente? In questo ambizioso e per molti aspetti provocatorio saggio, l'insigne biologo Robert Trivers, uno dei padri riconosciuti della genetica evoluzionistica, sostiene che la menzogna è la forma più efficace di comunicazione umana e che l'autoinganno si evolve al servizio dell'inganno: inganniamo prima di tutto noi stessi per consentirci di imbrogliare meglio gli altri. Crediamo di essere più intelligenti, più belli, migliori di quanto siamo veramente per motivi biologici, per aiutarci a sopravvivere, per procreare. Falsità, menzogne, bugie sono presenti a ogni livello della vita, nel privato come nella politica internazionale. Ingannano i batteri, le piante, gli insetti e una vasta gamma di specie animali. Dai virus che imitano il comportamento dell'organismo che li ospita fino all'uomo che nel ricordo distorce (spesso volutamente)...
Questo libro di Otto Pächt si occupa di uno dei problemi centrali della storia dell'arte occidentale: la nascita di un nuovo tipo di pittura negli antichi Paesi Bassi, quella fiamminga; gli artisti che furono i promotori di questo rinnovamento sono il Maestro di Flémalle e i fratelli Van Eyck, mentre il Polittico di Gand appare come opera centrale che apre, al tempo stesso, nuove discussioni. Questa svolta non è caratterizzata soltanto da un nuovo tipo di tecnica pittorica, ma soprattutto da una inedita concezione della rappresentazione, liberata da costrizioni ideologiche. Intorno a questi temi, a questi artisti e alle loro opere (dal Maestro di Flémalle a Jan Van Eyck, dal Polittico di Gand a Hubert Van Eyck e al Libro d'Ore di Torino) si snodano i cinque capitoli in cui è suddiviso il testo che, senza voler trattare da un punto di vista monografico né le personalità artistiche, né tanto meno i loro celebri dipinti, mira a tracciare un disegno complessivo del nuovo linguaggio figurativo, che dissolse a nord delle Alpi la tradizione medievale e introdusse la prima idea di realismo moderno. Pächt procede attraverso una sapiente e serrata lettura formale del dipinto, dal quale non si allontana mai. Anche per questo le numerosissime riproduzioni a colori accompagnano costantemente il lettore in una vera e propria galleria di capolavori.
Lukàcs, Aragon, Sartre, Grumbach, Althusser, Fischer, Sachs, Rodinson, Sweezy, Salvador Allende, Melo Antunes, Delors, Mendès France, Badinter. Trentin, Ingrao, De Rita, Cofferati, D'Alema, Bertinotti. Le voci del secolo breve, raccolte da Rossanda nelle interviste del giornale di una sinistra considerata estrema da un'opinione sempre più moderata, ci conducono alla domanda di oggi, sottolineata dall'autrice nella prefazione-saggio. Perché uno straordinario tessuto di grandi idee è stato cosi combattuto e sconfitto? "Queste interviste sono piuttosto liberi dialoghi, colpi di sonda, che raccontano come questo o quel personaggio vedeva il mondo in quel preciso tempo e luogo. Rilette a distanza di tempo e di luogo, esse offrono non poche sorprese. Gli interrogati sono tutti uomini, come se non avessi incontrato nessuna donna coinvolta nella politica 'classica' del Novecento. Dico 'classica' perché i personaggi femminili più impegnati che ho avuto la fortuna di conoscere lavoravano su quella questione fondamentale che poteri, storia e diritto hanno sempre tenuto sottotraccia, cioè il rapporto e conflitto di genere che percorre tutta la vicenda umana." (Rossana Rossanda)
Essere felici può accadere molto più spesso di quanto immaginiamo, dobbiamo solo lasciare che accada. Per molti lagnarsi è più che un vezzo, una difesa: è ciò che sanno fare meglio perché lo hanno imparato fin dall'infanzia. Combattere questo atteggiamento vuol dire elaborare una nuova grammatica quotidiana, avviare una piccola rivoluzione cui Paolo Crepet dà il suo contributo in queste pagine. E dimostra come educare alla felicità, quella autentica - da non confondere con la gioia effimera - dovrebbe essere il compito primario di ogni adulto e di ogni insegnante. Così i bambini cresceranno più forti e meno ricattabili, e i ragazzi saranno più liberi.
Tim Kearney è un ex marine congedato con disonore e un piccolo criminale. Quando taglia la gola a un Hell's Angel e si ritrova a San Quentin, dove i compagni del morto non aspettano altro che potersi vendicare, la sola via di salvezza è accettare una proposta della Dea: impersonare Bobby Z, leggendario spacciatore di cui da tempo si sono perse le tracce, e farsi consegnare a un boss del narcotraffico messicano che tiene prigioniero un agente. Lo scambio avviene con successo ma, nel bunker di Don Huertero, Kearney troverà molto più di quello che aveva immaginato: soprattutto una ragione per rischiare tutto e, forse, cominciare finalmente a vivere.
Il corpo massacrato di un poliziotto è ritrovato alle porte della capitale norvegese, sulla scena di un crimine rimasto irrisolto e su cui lui stesso aveva indagato. Qualche tempo dopo viene scoperto il cadavere di un suo collega: stesse modalità di esecuzione, stesse coincidenze. A questo punto non può essere un caso. I delitti sono tanto feroci quanto perfetti, ed è chiaro a tutti che l'assassino ha appena cominciato. Fermarlo è un lavoro per Harry Hole. Ma di Harry Hole non c'è traccia.
Un uomo adulto, quasi anziano, e un bambino sbarcano a Novilla. Novilla non è la loro città, lo spagnolo non è la loro lingua: ma come tutti gli abitanti della città, con cui condividono il misterioso destino, vi sono giunti dopo un viaggio in mare e non conservano nessun ricordo delle loro vite precedenti. Non sanno da dove vengono, a chi erano legati, quale evento catastrofico li ha condotti fin li come profughi; non lo sanno e sembra che nemmeno abbia più importanza. C'è solo una cosa che Simon, l'uomo, sa: deve prendersi cura di questo bambino che ha conosciuto sulla nave, deve accudirlo anche se non è suo figlio, anche se nulla lo lega a lui. Anche se David si dimostra presto un bambino molto particolare. E sa che deve aiutarlo a ricongiungersi con la "madre". Quando il romanzo sembra essere giunto ai limiti estremi del suo esaurimento, arrivano scrittori come J. M. Coetzee a mostrare che tutto è ancora possibile: è come se il Nobel sudafricano prolungasse la linea che da Kafka passa per Beckett e ne facesse gemmare le possibilità per il mondo del nuovo millennio e le sue inquietudini. "L'infanzia di Gesù" è allo stesso tempo una riflessione radicale sul mistero dell'umano, sul conflitto tra desiderio e felicità, tra Storia e Salvezza, una perturbante interrogazione su come dobbiamo vivere e se mai saremmo in grado di riconoscere il Messia se arrivasse oggi. Ma è anche la storia dell'amore di un "padre" per un bambino...