
Il volume propone una riflessione a più voci sul rapporto tra teologia, scienze religiose e nuove esigenze di formazione nella società della comunicazione e del pluralismo culturale. La prima parte ospita contributi sui contesti culturali e teologici contemporanei, mentre la seconda è dedicata ad approfondimenti legati all'ambito di singole discipline, proponendo temi e argomenti che possono costituire elementi di interesse nel dialogo tra la teologia e il mondo di oggi.
Nel vivace dibattito suscitato dall'"Amoris laetitia", i più severi critici «conservatori» di papa Francesco finiscono per trovarsi d'accordo con i suoi più entusiasti sostenitori «progressisti»: entrambi, da punti di vista opposti, considerano infatti il papa argentino un rivoluzionario che ha modificato la dottrina tradizionale della Chiesa, introducendo la dirompente novità del primato della coscienza individuale sulle norme morali oggettive insegnate dal magistero ecclesiastico. Attraverso un'analisi teologico-morale dei passaggi più importanti del capitolo VIII del documento pontificio e delle principali interpretazioni che ne sono state date, questo saggio dimostra che non è così. L'"Amoris laetitia" è in piena continuità con il magistero dei papi precedenti, anche là dove apre la possibilità, «in certi casi», di ammettere i divorziati risposati ai sacramenti della riconciliazione e dell'eucaristia. Lo scopo di questo libro è dunque di mostrare che il pluralismo pastorale non sfocia, necessariamente, nel relativismo dottrinale e che la decisione di concedere i sacramenti a chi si trova in una situazione «oggettiva» di peccato non esclude che, in altri casi, si possa altrettanto legittimamente decidere di non concederli.
La passione per Dio misericordioso di fronte alla propria miseria era il grande tormento di Martin Lutero. Per il monaco agostiniano l'esperienza spirituale e la teologia costituivano infatti spontaneamente una cosa sola, un'esigenza strutturale del suo essere, prima ancora che del suo pensiero. Questo volume, che raccoglie i risultati di una ricerca pluriennale tra Facoltà teologiche cattoliche, evangeliche, riformate e valdesi, vede dunque nella spiritualità cristocentrica di Lutero l'anima del suo teologare. I saggi rivisitano alcuni nuclei della sua teologia, in particolare la "theologia crucis" come asse portante del rinnovamento del metodo teologico da lui inaugurato; il tema della giustificazione come domanda che sta alla base dell'esperienza religiosa e teologale; la spiritualità sottostante all'agire ecclesiale tipico della Riforma.
Si sente spesso ripetere che papa Francesco non è un teologo, soprattutto se lo si confronta con il suo predecessore. L'accusa è infondata, dal momento che tutto ciò che dice e fa il pontefice è teso in modo evidente ad attualizzare il concilio Vaticano II. Tuttavia, papa Bergoglio non ritiene che i passi necessari per rendere la Chiesa credibile si possano imporre dall'alto; serve, al contrario che i cristiani siano in grado di confrontarsi tra loro evitando le divisioni, l'isolamento e l'autoreferenzialità. Con Francesco è giunto il tempo di prendere posizione, sostiene Waldenfels, che in questo libro tenta di delineare i fondamenti teologici del suo pontificato senza trascurare il vivace dibattito in corso. Prefazione di Vincenzo di Pilato.
A partire dagli scritti del sociologo Luca Diotallevi e dello scrittore Erri De Luca, il volume propone un'originale riflessione a più voci sul futuro della fede in un tempo di crisi. I contributi sottolineano da diversi punti di vista (biblico, letterario, teologico, filosofico, sociologico-pastorale) la necessità di una nuova riflessione in riferimento alle condizioni mutate del tempo, soprattutto in un momento storico in cui andrebbe riscoperto anche dal punto di vista comunicativo il senso della rivelazione nella storia. Il tempo di crisi, come suggestivamente suggerisce il magistero di papa Francesco, è infatti un'occasione propizia per riflettere e testimoniare la fede in Cristo. Presentazione di Francesco Asti.
Mentre gli adulti si stupiscono dei cambiamenti che avvengono nel mondo giovanile, i ragazzi chiedono a chi ha più anni e più esperienza di loro di risintonizzarsi su un nuovo modo di vivere, di prendere contatto con le novità di cui sono portatori, con le modalità che adottano per comunicare e con la fatica di sognare il futuro. Poiché non è obbligatorio fare «come si è sempre fatto», è necessario che gli adulti trovino la strada di stabilire con i ragazzi relazioni corrette basate sulla fiducia e sulla capacità di credere e dimostrare che è possibile fare percorsi comuni. Questo è però possibile solo se gli adulti sentono la necessità di rimettersi in gioco, affrontando le fatiche e accettando i limiti che accompagnano l'attività educativa.
Come farsi compagni di viaggio dei detenuti? Come stare loro accanto senza la presunzione del giudicare, senza rinfacciare il male commesso? Come stare in mezzo a loro quando non ti vogliono e non cercano il tuo aiuto? La profezia dei gesti, la parola del silenzio, la presenza consolante sono le risposte che emergono con forza nelle interviste raccolte in questo libro, che nel titolo ricorda un’opera teatrale di Eduardo De Filippo.
Ci sono uomini e donne che fanno da «ponte» tra il dentro e il fuori di un carcere; sono raccoglitori di storie; vasi pieni di quella speranza che non muore mai anche in detenzione. Don Franco Esposito, Suor Maria Lidia Schettino, Don Raffaele Grimaldi, Antonio Spagnoli, Giuseppe Ferraro, Antonio Sgambati sono tra i tanti volti che traghettano mondi diversi che spesso non si incrociano mai. Sono quegli uomini e quelle donne che vivono l’esperienza di accompagnare il dolore, la solitudine, il rimorso di chi vive dietro le sbarre e guarda con diffidenza chi vi entra per motivi che non riguardano la delinquenza.
Sommario
Prefazione (Francesco Asti). I. Le voci di dentro come sentinelle della speranza. II. Riscoprire l’umanità per essere liberi di volare. Una conversazione con don Franco Esposito. III. La nostalgia di un mondo diverso. A colloquio con suor Maria Lidia Schettino. IV. Oltrepassare la soglia del carcere. Dialogando con Antonio Spagnoli. V. Essere «servi inutili». Risposte da don Raffaele Grimaldi. VI. Un filosofo in carcere, ovvero sentire attraverso gli occhi. Dialogando di libertà con Giuseppe Ferraro. VII. Un altro punto di vista. Intervista ad Antonio Sgambati.
Note sull'autore
Anna Maria Caiazzo, laureata in Scienze religiose, partecipa in qualità di esperta alle attività di ricerca promosse dall’Istituto di Scienze pastorali della Facoltà Teologica di Napoli, Sezione San Tommaso d’Aquino, e con l’Associazione di volontariato carcerario “Liberi di volare”. È docente al corso di formazione “Perdono responsabile e giustizia riparativa: uno sguardo profetico”. Collabora con la rivista di storia e di scienze religiose Capys e ha pubblicato il saggio «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Aspetti della pedagogia carceraria come prassi di accoglienza e di misericordia (2016).
Riflettere sulle Scritture ebraiche è importante, anche nella prospettiva del dialogo, per più di un motivo. La nascente comunità cristiana, sin dai suoi inizi, decise di farle proprie, adottando a criterio interpretativo fondamentale la messianicità di Gesù. Inoltre il Primo Testamento è per il cristiano una testimonianza del Dio che si rivela, esattamente come il Nuovo Testamento: per la sua fede, i due Testamenti costituiscono un’unità che si completa a vicenda.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. I. Un solo Libro, due eredi (B. Salvarani). II. Le prime comunità dei seguaci di Gesù. Uno sguardo antropologico e storico (A. Destro - M. Pesce). III. L’interpretazione ebraica della Scrittura (E.L. Bartolini De Angeli). IV. Una lettura cristiana delle Scritture di Israele. La complessa categoria di «compimento» (E. Castellucci).
Note sull'autore
Adriana Destro è docente di Antropologia culturale all’Università di Bologna
Mauro Pesce è stato fino al 2011 professore di Storia del cristianesimo all’Università di Bologna
Elena Lea Bartolini De Angeli è docente di Giudaismo ed Ermeneutica ebraica alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale
Erio Castellucci, teologo, è arcivescovo di Modena-Nonantola
Brunetto Salvarani è docente di Missiologia e Teologia del dialogo alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna.
Un cardinale, un vescovo, un monaco, un religioso, una consacrata, una coppia di sposi, una suora di clausura, alcuni presbiteri propongono riflessioni ed esperienze che possono nutrire il coraggio nell’affrontare le complesse sfide della vita e della vocazione personale. Voci diverse e insieme complementari, talvolta venate di tratti autobiografici, offrono una testimonianza sull’importanza e la fruttuosità del riconoscere e valorizzare le stagioni della propria e altrui debolezza.
Sommario
Introduzione. Mi è stata messa una spina nella carne (R. Martinelli). I. La seconda chiamata (R. Voillaume). II. L’età adulta e la seconda chiamata (R. Corti). III. Portare luce nell’incredulità del nostro tempo (C.M. Martini). IV. La preghiera del presbitero (L. Manicardi). V. Beati quelli che soffrono? (R. Martinelli). VI. Dalla santità desiderata alla povertà offerta (S. Stevan). VII. La profezia di un prete di città (D. Caldirola). VIII. Si tratta della nostra fedeltà al Signore e alla sua chiamata (A. Deodato). IX. Chiamati come coppia a una fede adulta e plurale (M.G. e U. Bovani). Conclusione. Se uno non rinasce dall’alto…(C. Veronica).
Note sull'autore
René Voillaume, sacerdote, ha fondato la congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù e quella delle Piccole Sorelle del Vangelo, ispirandosi alla spiritualità di Charles de Foucauld.
Renato Corti, sacerdote dell’arcidiocesi di Milano, dal 1990 è vescovo della diocesi di Novara; ha ricoperto diversi incarichi nell’ambito della Conferenza episcopale italiana.
Carlo Maria Martini (1927-2012), gesuita, cardinale, è stato arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002.
Luciano Manicardi è priore della comunità monastica di Bose.
Romano Martinelli, sacerdote dell’arcidiocesi di Milano, è direttore spirituale del Quadriennio teologico del Seminario arcivescovile di Milano a Venegono Inferiore.
Sergio Stevan, sacerdote dell’arcidiocesi di Milano, è parroco e formatore.
Davide Caldirola è parroco a Milano.
Anna Deodato, ausiliaria diocesana, è impegnata nella formazione e nel discernimento vocazionale.
Maria Grazia e Umberto Bovani è coppia di sposi del Centro di spiritualità domestica, Santuario di S. Antonio in Boves.
Chiara Veronica è sorella povera del Monastero Santa Chiara di Milano.
Questo libro è uno strumento di orientamento spirituale e vocazionale per i giovani che decidono di intraprendere un percorso universitario e si trovano di fronte alle prime difficoltà dello studio e del mondo accademico.
Il testo si articola in venti paragrafi nei quali l’autore, dopo aver presentato il senso di una spiritualità dello studio come occasione per lasciarsi interpellare dalle domande del mondo, pone l’attenzione sulle «tentazioni» della vita universitaria, sulle virtù necessarie per affrontarla serenamente e su come mettere a frutto il tempo dello studio inserendolo in un percorso di discernimento professionale e di preghiera.
Il volume si concentra inoltre sul significato dello studio per la vita affettiva, professionale e spirituale della persona proponendo, accanto a riflessioni di carattere filosofico e spirituale, vie concrete per una piena valorizzazione dell’esperienza universitaria.
Sommario
Presentazione (C.M. Celli). Introduzione. I. Per una spiritualità dello studio. II. Le tentazioni. III. Le virtù. IV. Lo studio e la vita. Conclusione. Preghiera dello studente (di Tommaso d’Aquino).
Note sull'autore
Angelo Tumminelli, dottore di ricerca in Filosofia, è cultore della materia presso la cattedra di Filosofia morale del dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Lumsa di Roma. È tutor degli studenti e coordinatore nazionale delle attività culturali regionali del collegio universitario romano Fondazione Comunità Domenico Tardini.