In "andare oltre il male banale", l'autrice ci conduce in un viaggio intraprendente nell'oscurità dell'animo umano. Attraverso una prosa acuta e riflessiva, l'opera evidenzia in modo impavido come il male si nasconde dietro le facciate ordinarie della vita quotidiana. Questo libro è un'invocazione alla consapevolezza, una chiamata alla riflessione sulle nostre azioni e sulle conseguenze dei nostri comportamenti. L'autrice ci sfida a esplorare il buio interiore e a cercare la luce della comprensione e della redenzione. Ci conduce in una lettura intensamente profonda e penetrante, che ci ricorda che il male è una parte intrinseca della condizione umana, ma che possiamo scegliere di affrontarlo con coraggio e compassione. È un invito a scrutare l'abisso interiore con occhi aperti, pronti a superare il male banale e a scoprire la bellezza che può emergere dalla sua ombra.
Il volume si propone di offrire una panoramica sintetica, ma completa, di tutta la problematica teologico-giuridica che ruota intorno al sacramento dell'Ordine. Il volume si compone di 8 capitoli, per un totale di circa 190 pagine. Dopo i primi due capitoli, di carattere generale, nei quali si illustrano il dato biblico-patristico e lo sviluppo e la natura del celibato ecclesiastico, si passa al capitolo terzo, che affronta i nodi teologici, soprattutto il problema del carattere. Si passa poi alla parte più propriamente giuridica, con il IV capitolo che affronta la disciplina dell'istituto dell'incardinazione dei chierici. Quindi, a partire dal capo quinto e seguenti, si tratta l'esame della disciplina vigente. Il volume segue la sistematica del Codice e soprattutto, cosa che manca in altri volumi, affronta la problematica processuale legata alla dichiarazione di nullità del sacramento, la disciplina degli impedimenti e delle irregolarità e l'imposizione della pena della dimissione. Non è tralasciata la disciplina sull'istituzione dei chierici e l'esame (scrutinio) dei candidati, con l'esame della casistica desunta dalla prassi della Curia Romana.
Viviamo in una fase di evoluzione tecnologica che produce fratture nell’ordinamento. Gli innovatori invocano a loro sostegno la libertà creativa – e distruttiva – dell’iniziativa economica privata, contro regolazioni intrusive. Le autorità pubbliche difendono le ragioni del servizio universale in nome del principio di eguaglianza e della coesione sociale, ma hanno strumenti usurati dal tempo. Si pensi alle vicende di Uber, la technology company della Silicon Valley che offre un servizio di trasporto automobilistico privato via app. Sfidato dall’economia delle piattaforme, il legislatore arranca. Anche le corti sono in difficoltà. Ma non si parte da zero: la dinamica della concorrenza e la missione dei servizi pubblici sono punti di riferimento, con un solido fondamento nelle costituzioni nazionali del diritto europeo. Indicazioni preziose già vengono dalla sperimentazione che è in atto nelle diverse realtà metropolitane. Nessuno ha una ricetta sicura. Ma dagli errori si può imparare.
La diffusione globale del Covid-19, più comunemente detto coronavirus, si è riflessa rapidamente e profondamente sull'agire quotidiano dell'intera umanità, contagiando anche il fattore religioso. Il diritto canonico e i rapporti tra Stato e Chiesa cattolica non sono stati immuni dalle dinamiche innescate dalle limitazioni di molteplici diritti fondamentali, ivi compresa la libertà religiosa, ritenute necessarie per garantire il distanziamento sociale, quale unico antidoto - al momento - per contrastare l'avanzamento dell'epidemia. A tale riguardo, il presente volume, partendo da una analisi dei rapporti tra Stato e Chiesa cattolica in tempo di pandemia, propone al lettore una ricostruzione dei numerosi interventi normativi prodotti in ambito civile e canonico finalizzati a contenere la diffusione del virus, nell'ottica di una sana cooperatio attuata per il bene comune anche in una fase di momentanea eclissi del principio di bilateralità pattizia.
La ricerca di Giovanni Emidio Palaia ricostruisce la personalità ricca (e grandemente fascinosa) di Giorgio La Pira, componendo diverse prospettive e realizzando un'articolata e complessa indagine del pensiero, della concezione giuridica espressa nella sua "maestria", della testimonianza cristiana e dell'impegno sociale ed istituzionale profusi dal Sindaco Santo. Tratto essenziale del suo pensiero filosofico-politico, la cui visione si sostanzia nell'ispirato personalismo che muove da Tommaso d'Aquino fino ad autori quali, fra gli altri, Mounier, Maritain e Guardini, è la concezione secondo la quale ogni elaborazione intellettuale si incardina sulla centralità della persona umana e della praxis (in termini aristotelico-tomisti). La relazione tra vocazione alla santità e concreta azione storico-politica non esaurisce il profilo dell'alta personalità di La Pira. Emerge, qui, soprattutto nei capitoli ove viene tratteggiato il contributo offerto alla cultura giuridica italiana, meno indagato tra i biografi e gli analisti della sua figura, un La Pira del tutto nuovo e originale.
Il volume interpreta l'heritage marketing quale processo manageriale e sociale e, al contempo, definisce l'insieme di strumenti di cui si avvale per condividere la storia, la cultura e l'identità dell'impresa con tutti i suoi stakeholder, interni ed esterni. Il tema è analizzato adottando una prospettiva innovativa, di natura strategica e integrata, che auspicabilmente possa contribuire ad accrescere la curiosità e l'interesse di accademici, professionisti, imprenditori e studenti. Il volume si compone di due parti: la prima parte, teorica, è focalizzata sull'heritage marketing quale filosofia di gestione in grado di rafforzare, da un lato, il posizionamento competitivo, dall'altro, la cultura e l'identità dell'impresa; la seconda parte, empirica, presenta un'analisi di scenario tesa a verificare il grado di diffusione dell'heritage marketing nel nostro Paese e approfondisce venti esperienze di particolare interesse. Prefazione di Alberto Meomartini. Postfazione di Franco Amatori.