
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) comporta profonde sofferenze e gravi difficoltà esistenziali e relazionali, inizia in età precoce e tende a cronicizzare, compromettendo l'intera esistenza. In Italia ne soffre circa un milione di persone, e costituisce quindi un importante problema sanitario: la psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale, è di efficacia dimostrata e complessivamente più risolutiva degli psicofarmaci. Questo volume, scritto da professionisti che da vent'anni collaborano allo studio e alla terapia del disturbo ossessivo-compulsivo, presenta un modello di comprensione del disturbo e della sua cura ben definito e fondato sui risultati della ricerca sperimentale. La lettura è strettamente cognitivista, basata sui concetti di rappresentazione e scopo. Il DOC consiste fondamentalmente nei tentativi di prevenire o neutralizzare una colpa che, a causa di esperienze infantili, è rappresentata come catastrofica. Tali tentativi generano, al di là delle intenzioni della persona, conseguenze intrapsichiche e interpersonali che mantengono e aggravano il disturbo stesso. La cura utilizza come strategia principale l'accettazione dei rischi percepiti dalla persona e la riduzione della sua vulnerabilità al senso di colpa.
Ogni esperienza formativa richiede una performance, che impegna in una stessa scena insegnanti e studenti, formatori e formandi, permettendo agli uni e agli altri di valorizzare competenze tacite, di mobilitare ruoli in genere stereotipati e di sperimentare differenti interpretazioni. Dove prende il formatore gli elementi che gli permettono di interpretare in modo coerente e professionale questa performance che deve avere fini pedagogici? A quale tipo di saperi, esperienze pratiche, personali e no, fa riferimento per rendere efficaci gli esiti della sua azione? A simili domande risponde la riflessione proposta in questo volume, centrata sull'analisi delle caratteristiche teatrali implicite nei processi formativi, facendo dialogare il sapere di eminenti rappresentanti della tradizione teatrale del XX secolo, come Artaud, Grotowski e Brook, con il più recente dibattito sulle metodologie della formazione.
Molti hanno pensato e continuano a pensare che possiamo percepire direttamente soltanto le nostre esperienze soggettive e mai oggetti e stati di cose del mondo. Per John Searle questo è un errore tra i più grandi, da cui scaturisce gran parte delle confusioni che hanno contraddistinto la storia della filosofia della percezione. Se l'unica realtà per noi accessibile è quella delle nostre esperienze private, illusioni e allucinazioni hanno il medesimo status delle percezioni del mondo reale. Questo rende impossibile capire come il puro carattere esperienziale delle percezioni determini ciò che riteniamo di stare percependo, cioè come la fenomenologia fissi il contenuto percettivo. Per Searle possiamo dare un taglio netto agli errori del passato accettando il Realismo diretto, la posizione secondo cui è possibile percepire direttamente oggetti e stati di cose del mondo.
Attraverso una narrazione sensibile, sottile ed evocativa, Bollas attinge alla personale esperienza di lavoro con soggetti schizofrenici, iniziata negli anni Sessanta, per formulare la propria interpretazione sullo sviluppo della schizofrenia, specificamente negli adolescenti, come forma di adattamento nella difficile transizione verso l'età adulta. Con atteggiamento aperto e positivo, l'autore descrive la schizofrenia come una modalità di risposta alla precarietà di un mondo altamente imprevedibile, ricordandoci che, nei momenti di difficoltà, parlare con qualcuno che si mostri empatico nei nostri confronti ci aiuta a dipanare i più difficili dilemmi mentali ed esistenziali.
Non si accontentano di bruciare le bandiere, annientare i simboli di chi considerano nemico: i seguaci del nuovo "Califfato dello Stato Islamico" distruggono dalle fondamenta tutto ciò che non sia stato creato da loro. Verso i siti archeologici e le opere d'arte si comportano come con i prigionieri: stuprano, vendono, bombardano. Questo agile volume indaga le ragioni di tale efferata iconoclastia. Da sempre le immagini hanno avuto difficoltà a convivere con le fedi religiose, ma che cosa è accaduto nel mondo islamico? Quali sono state, nei secoli, le ragioni per nascondere o mostrare, velare o indicare? Che senso si può dare alla distruzione e alla compravendita di questo Islam che non è "integrale", ma è diverso dai precedenti, è radicalmente e disumanamente nuovo?
Scritto da autorevoli esperti che hanno formato centinaia di professionisti alla Dialectical Behavior Therapy (DBT), questo manuale offre gli strumenti indispensabili per trattare adolescenti che presentino problemi emotivi e comportamentali di qualsiasi livello di gravità. I clinici vengono guidati, passo dopo passo, nell'insegnare a adolescenti e genitori cinque serie di abilità: Mindfulness, Tolleranza della sofferenza, Percorrere il sentiero di mezzo (un modulo incentrato sui rapporti familiari sviluppato dagli autori specificamente per gli adolescenti), Regolazione emotiva ed Efficacia interpersonale. Concepito per un ottimale utilizzo clinico, il testo include tracce delle sedute, note didattiche, punti di discussione, esempi, compiti da eseguire a casa e ottantaquattro schede di lavoro. Chi acquista il libro può accedere alla pagina web da cui scaricare e stampare le schede.
Da più di trent'anni gli autori lavorano in équipe con pazienti molto difficili e con le loro famiglie, nel solco della terapia della famiglia fondata da Mara Selvini Palazzoli. Il volume risponde ad alcune domande di fondo: quando, come e perché convocare famiglie, genitori, coppie e individui, dando forma alle procedure di accoglienza della sofferenza psichica. Le richieste d'aiuto sono eterogenee ed è opportuno, fin dai primi contatti, avere una mappa su come procedere perché la risposta sia efficace. Le sette porte cui fa riferimento il titolo sono altrettanti sistemi diagnostici che permettono di elaborare interventi differenziati. Lo stratificarsi negli anni dell'esperienza clinica suggerisce che alcuni percorsi siano più validi di altri e contribuiscano a fondare buone pratiche.
Instabilità economica, mobilità lavorativa, cambiamenti sociodemografici, incidenza di malattie sono alcune delle cause che determinano l'allontanamento di un numero sempre maggiore di persone dal mondo del lavoro e, a volte, il loro rientro in differenti contesti professionali, con cambiamenti di ruolo e di identità lavorativa. Promuovere una nuova occupabilità diventa un obiettivo comune del mondo politico, istituzionale, sanitario e sindacale, per il cui raggiungimento il volume offre una base di conoscenze in una prospettiva psicologica e sociale. Vengono esaminate le problematiche connesse al reinserimento lavorativo in seguito a malattia, maternità, riorganizzazioni aziendali, cassa integrazione, riabilitazione da dipendenze e detenzione carceraria, al fine di offrire elementi di riflessione sui nessi tra rientro al lavoro e benessere individuale, in termini di autostima, identità e assunzione di nuove responsabilità e competenze. Il volume si rivolge a psicologi, terapeuti, ricercatori, medici, professionisti delle risorse umane e della riabilitazione e a quanti progettano interventi finalizzati alla riduzione della disabilità lavorativa e alla ripresa di un'attività produttiva soddisfacente.
Il volume fornisce esempi clinici e chiarimenti teorici sul modo di operare dei più importanti esponenti della prospettiva intersoggettiva. Questo modello propone una pratica clinica assai innovativa che si è rivelata essenziale nella terapia di molte patologie gravi. Alcuni concetti analitici fondamentali vengono trasformati o superati nella ricerca di un metodo sempre più vicino all’esperienza del paziente e alla realtà affettiva dell’incontro tra paziente e analista.
Nei primi trentanni del Novecento, relatività e meccanica quantistica non sarebbero state concepite senza una matematica nuova, il cui campione è stato David Hilbert. "Ogni teoria può essere applicata a infiniti sistemi di enti fondamentali', spiegava Hilbert illustrando il carattere assiomatico della nuova matematica. Per la geometria usava una battuta fortunata: "Invece di punti, rette,piani' dobbiamo ugualmente poter dire 'tavoli, sedie, boccali di birra'". Personaggio dal forte carisma personale, appassionaato nel sostenere l'importanza delle proprie ricerche, Hilbert ha dedicato la vita a dimostrare come la matematica, con il metodo assiomatico, sia legittimata in ogni campo conoscitivo, ci fornisca strumenti nuovi per comprendere la realtà in cui viviamo e ci permetta di trattare l'infinito senza pericolo di contraddizioni. La sua ricerca ha comportato, in lunghi anni di lavoro e di polemiche, la trasformazione della logica in una scienza matematica: è questa l'eredità più duratura che ci ha lasciato, insieme ai nuovi metodi matematici della fisica, essenziali per la meccanica quantistica.