
La Civiltà Cattolica è la più antica di tutte le riviste italiane ancora attive. È stata fondata a Napoli da un gruppo di gesuiti italiani e il primo numero è stato stampato il 6 aprile 1850.
Scorrendo le annate de La Civiltà Cattolica, dato il suo carattere di rivista di attualità, si può avere un panorama abbastanza completo delle vicende religiose e politiche italiane (e in misura più limitata, mondiali) dal 1850 a oggi «dal punto di vista cattolico». Inoltre, la rivista ha accompagnato la storia d’Italia dal suo nascere a oggi.
Ultima Pubblicazione 4007
3/17 giugno 2017
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LA RUSSIA TRA L’EUROPA E L’ASIA
Verso Oriente alla ricerca di se stessa?
Vladimir Pachkov
Quaderno 4005
pag. 276 - 284
Anno 2017
Volume II
ABSTRACT – Dopo aver guardato per decenni ad Occidente, la Russia è stata posta, dalla crisi ucraina iniziata nel 2014, in una nuova condizione sullo scacchiere internazionale. Questo è avvenuto proprio quando si stava per consolidare una collaborazione tra la Germania e la Russia che potesse costituire la base di una «Grande Europa», un’area comune da Lisbona a Vladivostok.
Occorre dire che tutti i tentativi della Russia di conformarsi a modelli occidentali, inclusa la perestrojka, sono falliti; anche se talvolta ci sono voluti decenni, e qualche volta persino secoli, perché il fallimento si rendesse manifesto. Per esempio, il tentativo intrapreso da Pietro il Grande – quello della Russia europea – è divenuto quasi un mito. Ma, al di là dei successi ottenuti con le riforme, si può dire in definitiva che le conseguenze di quel tentativo per il Paese furono disastrose. Un tema che ritorna in ciascun tentativo è la distanza tra le attese delle élites intellettuali e quelle del «popolo».
La recente partnership con la Cina, fondata non solo su una convenienza reciproca, ma anche su valori comuni, sembra indicare ora la possibilità di una svolta verso Oriente, verso una «grande Asia», più che verso una «grande Europa».
Uno dei motivi che spiegano l’avvicinamento tra la Russia e la Cina è anche l’amicizia tra Putin e Xi Jinping. Essi si considerano a vicenda uomini forti e ritengono che la loro amicizia possa costituire il presupposto per stabilire buone relazioni, almeno per alcuni anni. Naturalmente la Russia e la Cina non hanno sempre le stesse vedute sulle questioni internazionali. Entrambe però ritengono che la politica estera degli Stati Uniti conduca solo al caos, come mostra la situazione del Vicino Oriente.
Ciò che sta accadendo oggi in Russia è il tentativo di una modernizzazione fondata sull’integrazione e sull’equilibrio, che è già stata conseguita con maggiore successo in Giappone – che ha però un governo democratico – e recentemente anche in Cina. Si cerca di integrare i valori del Paese con quelli provenienti dall’esterno.
La Russia ha già tentato di rinnegare la propria storia e di diventare ciò che non era, mediante riforme o rivoluzioni artificiose, con conseguenze catastrofiche. Per questo sembra opportuno prestare attenzione a questo nuovo tentativo di far cessare il conflitto sociale interno e di trovare finalmente una via russa alla modernità.
«L’EUROPA MERITA DI ESSERE COSTRUITA»
A 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma
CRISTIANI E MUSULMANI NELL’EUROPA DEL FUTURO
BENEDETTO XVI E IL PROBLEMA DEL «RELATIVISMO» NELLA PASTORALE ECCLESIALE
LA VITA RELIGIOSA: PARTECIPAZIONE A UNA CHIAMATA UNIVERSALE
LA POLITICA ESTERA DI DONALD TRUMP
Se interroghiamo con sincerità la nostra coscienza, percepiamo, forse con un brivido di turbamento, che non abbiamo prove che il Crocefisso sia tornato a vivere. Il card. Martini non temeva di scrivere: «Ritengo che ciascuno di noi abbia in sé un non credente e un credente, che si parlano dentro, si interrogano a vicenda, si rimandano continuamente interrogazioni pungenti e inquietanti l’uno all’altro. Il non credente che è in me inquieta il credente che è in me e viceversa. […] La chiarezza e la sincerità di tale dialogo mi paiono sintomo di raggiunta maturità umana».
Vorremmo allora essere stati presenti nel momento in cui Gesù si è mostrato ai suoi discepoli per avere la certezza della risurrezione. Vorremmo che anche a noi fosse dato di mettere il dito nel segno dei chiodi e la mano nel fianco squarciato del Signore, così che, come Tommaso, da increduli possiamo diventare veri credenti.
Ma nessun segno, per quanto limpido, è capace di produrre automaticamente l’assenso perseverante del cuore. Dimentichiamo che gli apostoli avevano assistito a miracoli eclatanti. Eppure il Maestro li rimproverò più volte per la loro poca fede; e, nonostante tanti segni della sovrumana potenza del Cristo, al momento della Passione fuggirono e rinnegarono colui che avevano confessato essere il loro Signore.
Non basta dunque vedere per credere. È necessario invece ascoltare la Parola profetica per aderire nella fede al mistero del Cristo Risorto. La manifestazione del Signore risorto, nel Vangelo di Luca, si esprime nel dare ai discepoli segni «tangibili» del suo essere vivo; tuttavia Gesù, per renderli edotti del senso della sua vicenda e per farli testimoni del suo mistero, ricorda ai discepoli le «parole che aveva detto loro quando era ancora con loro» (prima della Passione), parole che, a loro volta, si fondavano sull’antica Scrittura: «Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi» (Lc 24,44).
L’evento della risurrezione è «compreso» dunque nel suo senso ed è accolto con un consenso autentico solo se è «visto» come il compimento della promessa divina attestata dalle Scritture. Anche per i testimoni oculari.
A questa stessa esperienza siamo introdotti con il percorso liturgico della Veglia pasquale. In essa il Signore viene incontro alla comunità dei suoi fratelli per dare loro vita nel perdono, e per inviarli a testimoniare la gioia. La conclusione della vicenda di Giuseppe (Gen 45) ci aiuta ad approfondire il senso della visita salvifica del Risorto.
SOMMARIO:
Intervista al presidente Sergio Mattarella
Il "Muslim ban" di Donald Trump
La seduzione del mondo e la seduzione di Dio
I vescovi francesi e la politica
Nuove comunità nella Chiesa brasiliana
Zygmunt Bauman: il sociologo che ha scrutato i tempi
"Un padre, una figlia", un film di Cristian Mungiu
- Papa Francesco incontra la "Civiltà Cattolica"
- Considerazioni sulla tutela dell'infanzia nella Chiesa cattolica
- Fan Shouyi: il primo cinese che racconto l'Occidente
- Cinquant'anni dalla "Populorum Progressio"
- Il lavoro 4.0
- Il cosiddetto Stato Islamico e i recenti attentati dell'Isis
- Ricordando Tullio De Mauro
- Una conversazione con il regista Stefano Consiglio
- "Educarsi alla bellezza"
EDITORIALE: "Quattromila quaderni de La Civiltà Cattolica"
PAPA FRANCESCO: "Il Vangelo va preso senza calmanti" - Conversazione con i Superiori generali
ARTICOLI:
- La fondazione de "La Civiltà Cattolica"
- I gesuiti de "La Civiltà Cattolica" e la politica italiana nel dopoguerra
- Il processo a Lutero e la scomunica
- Aiuti per crescere nella capacità di discernere
- Sant'Agostino a proposito della tradizione e dello sviluppo del dogma
- La felicità. Un gustoso anticipo di eternità
- Al circo con Fellini
- Bob Dylan. La canzone soffia ancora nel vento
ABSTRACT
Il 12 maggio 2016, in occasione dell’udienza generale alle Superiore Generali degli Ordini religiosi, una suora ha chiesto a papa Francesco perché le donne erano escluse dai processi decisionali nella Chiesa e dalla predicazione nella celebrazione eucaristica, dal momento che, secondo le sue stesse parole, «il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita della Chiesa e della società».
Nella sua risposta Francesco ha accennato all’esistenza di donne diacono nella Chiesa antica, annunciando l’intenzione di costituire una commissione ufficiale «che possa studiare la questione». Il 2 agosto, il Papa ha onorato l’impegno. La novità è rimbalzata subito tra i media del mondo cattolico e non, provocando diversificate e opposte reazioni. Alcuni ritengono che il diaconato permanente delle donne sia un ritorno a ciò che era in vigore nella Chiesa antica, e quindi sia cosa legittima. Altri invece lo considerano il primo passo verso il sacerdozio delle donne, e ritengono che questo non sia possibile nella Chiesa cattolica. In attesa di conoscere le conclusioni della commissione, si tratta comunque di un’occasione per sviluppare una riflessione di carattere storico, andando a consultare le fonti e i commenti più accreditati.
Ad esempio, i Vangeli mostrano, nei confronti della donna, un atteggiamento nuovo e positivo, libero da pregiudizi. Analogamente, la prima comunità cristiana ha un modo innovatore di rapportarsi alla donna. Quanto alle «donne diacono», sono pochi i passi del Nuovo Testamento in cui vi si accenna. D’altra parte, il ruolo di rilievo delle donne nella vita delle prime comunità cristiane è attestato anche da fonti terze. Ma già nei primi tempi della storia della Chiesa, un simile protagonismo ecclesiale delle donne non è durato a lungo.
Per arrivare rapidamente alla nostra epoca, nella Pentecoste del 1994 papa Giovanni Paolo II ha riassunto, nella Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, il punto di arrivo di una serie di precedenti interventi magisteriali concludendo che Gesù ha scelto solo uomini per il ministero sacerdotale. Tuttavia, imprevedibilmente lasciava anche emergere un passo di Paolo VI del 1975, in cui si affermava che la Chiesa deve «riconoscere e promuovere il ruolo delle donne nella missione evangelizzatrice e nella vita delle comunità cristiane». Si è dunque aperto un dibattito che ha anche creato «tensioni» nei rapporti tra Magistero e Teologia per problemi connessi.
L’obiezione di fondo, riemersa nel dibattito, è: come mai la Chiesa antica ha ammesso alcune donne al diaconato e perfino all’apostolato? E perché poi la donna è stata esclusa da tali funzioni?