
I genitori si preoccupano degli effetti che i media possono avere sui figli e hanno dubbi continui su come guidare bambini e ragazzi. Questi sembrano non essere mai sazi di "immagini", che possono anche suggerire modelli in competizione con quelli proposti dai genitori. Ma il mondo è dominato dai media, ragion per cui non basta "censurare" ciò che sembra più pericoloso per proteggere i nostri figli. In realtà, sostiene l'autore, oggi non è più sufficiente che i bambini imparino a leggere e a scrivere: bisogna dare loro fin da subito i mezzi per scoprire e saper interpretare le immagini.
Desmond Morris, lo studioso che per primo ha applicato le teorie e le tecniche di osservazione dell'etologia all'uomo, rivolge, in questo saggio, la sua attenzione al bambino e alla sua crescita e educazione.
La personalità e l'azione di Enrico Berlinguer devono essere comprese, secondo l'autore, alla luce del suo tentativo di riformare il comunismo e al tempo stesso di presidiare i confini dell'identità comunista. La sua ambizione fu di realizzare un nuovo modello di socialismo all'Ovest, in grado di cambiare la cultura politica e i regimi all'Est. Tuttavia egli non seppe riconoscere che la crisi del comunismo sovietico metteva in discussione radicalmente anche l'identità del PCI. Silvio Pons, docente di Storia dell'Europa all'Università di Roma "Tor Vergata" e direttore della Fondazione Istituto Gramsci, è autore o curatore di numerosi volumi dedicati alla storia della Russia sovietica e del comunismo italiano e internazionale.
Famiglia, contraccezione, amore, aborto, violenza: attraverso articoli, interviste, note, Simone de Beauvoir affronta senza reticenze la condizione della donna e invita uomini e donne a considerare la vera uguaglianza dei sessi una conquista necessaria al progresso della società. Pubblicato in Italia nel 1982, le pagine militanti di questo libro conservano una straordinaria e bruciante attualità, soprattutto oggi che alcuni diritti civili, conseguiti grazie alle lotte del movimento femminista, vengono messi in discussione da certi ambienti politici e confessionali.
Una serie di interventi apparsi negli ultimi anni sulla stampa nazionale e internazionale ("El País", "l'Unità", "Corriere della Sera", "Herald Tribune", "Le Monde", "il manifesto", "Repubblica"), nei quali Tabucchi posa lo sguardo in special modo sul bellicismo trionfante, su terrorismo e antiterrorismo, sul ritorno del razzismo, sul revisionismo, sugli interessi finanziari e sulla minaccia di un nuovo autoritarismo. Collegati fra loro con criterio narrativo, questi interventi concepiti autonomamente si trasformano in un disegno unitario grazie al quale ciò che sembrava immotivato acquista un motivo, ciò che appariva insensato rivela un suo senso spesso inconfessabile e perverso.
Il volume, attraverso una strutturazione ludiforme dell'attività didattica proposta, delinea l'importanza del comunicare e del parlare nella scuola dell'infanzia e riconosce il carattere trasversale e pervasivo dell'esperienza verbale. Nella prima parte si presentano alcune idee fondamentali per l'educazione linguistica, attraverso il riferimento ai documenti ministeriali. La seconda parte propone itinerari operativi che aiutano i bambini a rafforzare le loro competenze linguistiche e comunicative e a vivere positivamente il primo approccio con la lingua scritta.
Dal dibattito sulla 194 alla situazione della famiglia, ai rapporti tra Chiesa e Stato, all'impegno dei cattolici in politica, l'autore raccoglie in questo volume i suoi "scritti corsari". Una voce coraggiosa che si leva fuori dal coro.
Annegata nell'illegalità, strozzata dal traffico e dall'abusivismo, umiliata dal servilismo e dal clientelismo, Napoli muore: ma siccome muore da troppi anni nessuno ci fa più caso. "Napoli è un caso a parte", "Napoli è sempre stata così": se Napoli è unica ed eterna, allora non ci riguarda e comunque nulla si può cambiare. La verità che Giorgio Bocca ha scoperto era sotto gli occhi di tutti, bastava andare a vederla: Napoli ha, elevate a potenza, malattie molto simili a quelle del resto d'Italia. Il suo problema più grave non è la camorra: è l'immoralità e la vigliaccheria della politica, che fa affari, che cerca il consenso costi quel che costi, che fa finta di non vedere.
Non è pensabile che il centro-sinistra vada avanti a oltranza in condizioni così balorde. L'Italia che non si riconosce nella destra merita qualcosa di meglio. Esser stati sinistrati per una dozzina di anni, quelli del berlusconismo onnivoro raccontati in questo libro, non deve ne può tradursi nel fare i sinistrati a vita. Se il centro-sinistra non adotta l'unica possibile contromisura cioè la costruzione di un'efficace guida riformista, può anche vincere la partita delle elezioni, ma quella del buon governo è perduta in partenza.
"Il discorso è angoscioso, ma mi sembra giusto farlo, dal momento che sulla questione ho riflettuto molto e riguarda noi tutti. Perché siamo caduti così in basso? Non per orgoglio né per presunzione, ma per 'disperazione sociale' mi rivolgo ai miei concittadini per esortarli a fare uno spietato esame critico della coscienza civile evitando ogni formula consolatoria. E la premessa per uscire dall'abisso." Un uomo e un intellettuale che è stato grande protagonista del dibattito pubblico passa a tutti gli Italiani il suo testimone, in pagine memorabili e di raro impegno. Paolo Sylos Labini, uno dei maggiori intellettuali italiani, è considerato economista di fama mondiale.
Dalla "discesa in campo" al contratto con gli italiani in casa Vespa, questo libro raccoglie le mille migliori (o peggiori) bugie che Berlusconi ha raccontato nella sua carriera politica e a cui molti italiani hanno creduto. In appendice, gli autori elencano tutte le leggi-vergogna approvate nell'ultimo quinquennio: dai condoni alla Giustizia, dalle televisioni al mausoleo finanziario di Arcore...
"Queste pagine sulla figlia del Re morta nel campo di sterminio ove s'ergeva la Goethe Eiche la Ouercia di Goethe, costituiscono un invito a riflettere sulla storia italiana del Novecento con passione, perché si tratta di pagine dolenti, ma finalmente senza pregiudizi né paraocchi. Casa Savoia ne emerge con chiarezza, fu tutt'uno con ogni altra famiglia dell'"itala gente da le molte vite". Il martirio di Mafalda ne è appunto il suggello." (Aldo A. Mola)

