
Questo libro nasce dalla volontà di restituire il senso della vicenda umana e politica di un uomo molto citato, ma pochissimo conosciuto, e oggi tirato in ballo da più parti senza ritegno. Sotto forma di dialogo, Giorgio Dell'Arti ripercorre la vita del geniale e visionario primo ministro di Casa Savoia portandone alla luce gli aspetti più curiosi e meno noti. La diplomazia, l'arte di governo, ma anche i vizi, gli amori, gli affari e l'atmosfera della società dell'Ottocento. In filigrana un ritratto dell'Italia, in bianco e nero, ma ancora attualissimo. Soprattutto, a emergere è la vocazione patriottica di Cavour, il filo rosso che attraversa tutta la sua vita, da rileggere in questi tempi in cui - scrive Dell'Arti - "è bene rendersi conto che si può essere italiani e avere senso dello stato".
"...quanto al modo in cui prendemmo lo Stato, i kosovari si presentarono alla Camera dei Deputati e, condotti dai commessi in precedenza comprati dal rag. Dominicis, entrarono facilmente nello studio dell'onorevole Fini, sorprendendolo mentre chino sulla scrivania leggeva qualcosa. Gli spiccarono il capo dal busto e, posata la testa su una poltrona, senza ulteriori disordini, chiesero di essere guidati, attraverso il passaggio segreto, fino a Palazzo Madama..." Una scrittura cruda, didascalica, ragioneristica, distante. E anche nostalgica, piena di grazia e dettagli. Una scrittura che cozza e fa scintille per descrivere la catastrofe italiana partendo da una soluzione finale. Un'operazione pulp contro le caste e contro noi stessi, che ha tutta l'aria di essere, nello stesso tempo, impossibile e inevitabile.
Tsegehans Weldeslassie, Ziggy per gli amici, è nato il 30 settembre 1980 ad Asmara. Dopo essersi laureato, come tutti i suoi coetanei viene destinato a uno dei campi militari che si trovano in Eritrea. Non ha scelta, per la dittatura infatti è un incarico obbligatorio e a tempo indeterminato. Chi lo rifiuta finisce in prigione come disertore. Ziggy però non ci sta. Non vuole rinunciare al suo futuro e sceglie la strada più incerta e pericolosa: la fuga verso l'Europa. Passato di nascosto il confine con il Sudan, si trova davanti un deserto di migliaia di chilometri prima di arrivare in Libia e giocarsi il tutto per tutto su uno dei terribili barconi che ogni giorno solcano il Mediterraneo.
"Aiuto, mio figlio vuole abbandonare la scuola!", "Per mio figlio voglio il meglio: a che scuola iscriverlo?", "Di nuovo un'insufficienza, è un incapace senza speranza?", "Le verifiche sono un disastro, meglio una scuola professionale e via, al lavoro!". Preoccupazioni comuni, alle quali spesso si attribuiscono ragioni erronee e si danno risposte inadeguate. A volte è come se noi adulti avessimo smarrito i codici per interpretare l'adolescenza: il linguaggio delle emozioni dei ragazzi e quello delle parole degli adulti hanno frequenze troppo diverse. Il professor Dell'Oro, personaggio di spicco nell'orientamento e nella consulenza scolastica, fornisce qui le "chiavi di lettura" perché l'intesa torni possibile e la comprensione alimenti le soluzioni. Occupandosi prevalentemente dell'età di passaggio dalla scuola media alla superiore, guarda con occhio critico alla complessità dei fattori (relazionali, istituzionali, ambientali) che intervengono nel determinare il recupero, la riuscita o, a monte, la scelta di un percorso scolastico, offrendo agli adulti gli spunti per identificare i modi più efficaci per guidare il ragazzo a conseguire risultati nello studio.
Il professor Dell'Oro, responsabile del Servizio Orientamento Scolastico del Comune di Milano, si rivolge ai genitori e agli studenti, ai dirigenti scolastici e agli insegnanti, facendo emergere ciò che sta alla base di queste problematiche. Offre loro una bussola con i criteri essenziali da seguire per la scelta della scuola più adeguata per ciascuno studente. E infine indica la strada che porta a vivere - e far vivere - la scuola come una reale grande opportunità, guardando con occhio critico ciò che può trasformarla in una vera sofferenza per tutti.
Tra interrogazioni, compiti in classe, piani ministeriali che dettano l'agenda scolastica come se fosse la tabella di produzione di una catena di montaggio, disinteresse, svogliatezza o eccessiva esuberanza, pianti, urla, frustrazioni e disillusioni, la scuola sembra talvolta distribuire più sofferenza di conoscenza. Perché? E come uscirne vivi, prima che un'esperienza scolastica negativa marchi indelebilmente il percorso di apprendimento e di formazione, e quindi di vita, dei nostri ragazzi, fino a indurli alla sfiducia, magari all'abbandono scolastico e, con esso talvolta, alla rinuncia ai loro sogni per il futuro? L'autore propone un singolare viaggio alla scoperta dei motivi reali che si celano dietro tante difficoltà e alla ricerca di una scuola di qualità, rigorosa, accogliente e da vivere con passione e tanta curiosità. Un obiettivo che si delinea attraverso il racconto delle storie, dei desideri, delle preoccupazioni che caratterizzano l'esperienza quotidiana degli adolescenti, dei genitori e degli insegnanti. Un obiettivo che si realizza in una scuola, quasi, alla rovescia: la scuola di Lucignolo.
A Matteo Della Bordella la montagna ha dato e tolto tanto: l'ha consacrato quale uno dei più geniali alpinisti della nuova generazione, ma gli ha anche portato via il padre Fabio, insegnante e istruttore del Cai scomparso nel 2007 in un tragico incidente in parete. Eppure, Matteo ha continuato ad approcciare ogni vetta a viso aperto, con spirito leale e grande rispetto per la natura, lontano da ogni retorica di conquista. Perché l'arrampicata è più di uno sport: è un'inflessibile maestra di vita, un viaggio esistenziale nel quale ci si mette ogni volta alla prova tra gioie e spaventi, sfide e timori, traguardi e fallimenti, ascese e baratri. Oggi, questo giovane talento ci racconta come l'alpinismo gli abbia cambiato la vita, rendendolo l'uomo che è diventato. Le sfide affrontate in parete - dalle prime scalate con il padre, appena dodicenne, alle eccezionali imprese by fair means, ovvero senza mezzi artificiali - gli hanno regalato enormi soddisfazioni e impartito severe lezioni. Un percorso fatto di successi, di premi, della stima di maestri del calibro di Reinhold Messner, ma anche di cadute, sconfitte e passaggi dolorosi. Esperienze che l'hanno fatto crescere, in tutti i sensi: l'hanno reso capace di affrontare i propri limiti e lottare con quelle paure che si agitano nel profondo di ciascuno di noi. Immerso in una cornice di paesaggi mozzafiato - dalle Alpi alla Patagonia, dalla Groenlandia al Pakistan - il suo racconto va ben oltre la cronaca sportiva: ci mostra come scalare significhi innanzitutto scoprire se stessi, inventare e inventarsi costantemente, imparare l'arte della perseveranza, dell'accettazione e della rinuncia. E ci ricorda quanto sia importante, in montagna come nella vita, avere il coraggio di ammettere un errore o di percorrere la via meno battuta.
La tesi del volume è che non solo l'Unione Europea non è uno stato, sia pure in fieri, o un'organizzazione internazionale, ma non può essere considerata neppure un ordinamento sui generis. Si tratta, piuttosto, di un ordinamento pubblico composito, al quale non si applicano gli istituti e le categorie teoriche proprie degli ordinamenti statali e internazionali. Il libro, un saggio giuridico che entra nel vivo del dibattito in corso tra sociologi, politologi e giuristi, analizza quindi l'Unione Europea in relazione ad altri ordinamenti pubblici compositi.
Frutto di un decennio di ricerche, il libro ricostruisce per la prima volta integralmente l’itinerario biografico e intellettuale del filosofo e storico delle idee Isaiah Berlin (1909-1997) e svela, grazie anche a fonti inedite, l’importanza che vi ebbero gli eventi e i confronti con alcune tra le maggiori personalità del Novecento: da Weizmann a Ben-Gurion, da Churchill a Thatcher, da T.S. Eliot a Wittgenstein. Emergono così l’attenzione verso la dimensione dell’appartenenza e l’impegno sionista, la critica ai nazionalismi aggressivi e l’interesse per il pluralismo culturale, che rendono ancora attuale la proposta filosofica berliniana. La rilettura finale delle riflessioni di Berlin sul liberalismo e sul pluralismo fa dell’opera una rigorosa, ma accessibile, introduzione al suo pensiero.
Maestosa e imponente, nulla eguaglia la vista di una montagna all'orizzonte. In tutta la storia dell'umanità le montagne sono sempre state collegate con l'eterno, ci attraggono con le altezze vertiginose, ci sorprendono per la loro bellezza, e spesso sono per noi fonte di pericolo. Attraverso un viaggio avvincente verso vette sia reali sia immaginarie, questo libro esplora cosa la montagna rappresenti nella nostra storia, cultura e immaginazione. Veronica della Dora racconta i diversi modi in cui le montagne hanno funzionato spiritualmente come confine tra la vita e la morte, come ponte fra terra e cielo. Intrecciando scienza, cultura e religione, l'autrice sottolinea come la montagna sia un fenomeno geologico che ha profondamente influenzato l'immaginazione umana, plasmando la nostra coscienza ambientale e aiutandoci a comprendere il nostro, davvero piccolo, posto nel mondo. L'autrice esplora inoltre il loro significato in quanto oggetto di prodezze umane, premio di avventura e sport, e luogo di serena bellezza per i vacanzieri.