
È stato per più di mezzo secolo tra i protagonisti della storia italiana ed europea, accompagnando la ricostruzione e lo sviluppo del Paese dopo la seconda guerra mondiale e partecipando agli snodi decisivi del processo di integrazione europea. Dopo la militanza nelle file dell'associazionismo cattolico, l'elezione, a 26 anni, all'Assemblea costituente segna l'inizio di una vita politica vissuta, nei decenni della supremazia democristiana, ai vertici del partito e delle cariche dello Stato. Più volte ministro, dall'Agricoltura all'industria, dal Tesoro agli Esteri, è stato presidente del Consiglio dal 1970 al 1972 e presidente del Parlamento europeo dal 1977 al 1979. Dal 2003 è senatore a vita. In questa intervista con Arrigo Levi ha accettato di rivivere e raccontare per la prima volta i momenti cruciali della sua intensa vita politica. Dalla riforma agraria al piano di industrializzazione del Paese, dai negoziati europei ai rapporti atlantici, tra l'ascesa e il declino della DC.
DESCRIZIONE: Passato alla storia della teologia del secolo XX soprattutto per il "discorso funebre" che ebbe il coraggio di pronunciare sulla ricerca sulla vita di Gesù (Leben-Jesu-Forschung) praticata nel secolo precedente, Albert Schweitzer è figura singolare di testimone di quanto studiava: l’attenta lettura del messaggio di Gesù, da lui inteso come messaggio escatologico – in contrapposizione alla teologia liberale – e della mistica dell’apostolo Paolo, lo condusse, infatti, a praticare in forma radicale l’etica cristiana dedicando lunga parte della sua vita (dal 1913 al 1965, salvo gli anni di detenzione in Francia durante il primo conflitto mondiale) alla cura dei lebbrosi, presso l’ospedale da lui stesso fondato a Lambarené (Gabon). La sua fu un’esistenza protesa alla assimilazione alla volontà di Gesù, che comporta un "profondo rispetto per la vita". In lui mistica e studio si incontrano in mirabile sintesi, alimentandosi reciprocamente, a testimonianza che il "ritorno all’autentico Gesù" non si attua semplicemente con l’indagine storico-critica, peraltro da lui abbondantemente praticata, bensì unendo questa con l’assunzione della pratica vissuta dal medesimo Gesù in vista del Regno di Dio. (Giacomo Canobbio)
COMMENTO: Una biografia intellettuale che ritrae l'originalità di un pensatore multiforme del '900: di grande ricchezza culturale, noto come musicologo, eccelso interprete di Bach, A. Schweitzer fu anche fine filosofo e profondo teologo, di cui qui si disegna il pensiero. Con un importante inedito per la prima volta tradotto.
ENRICO COLOMBO si è laureato e ha ottenuto il Dottorato di ricerca in Filosofia, presso l’Università degli Studi "Statale" di Milano; professore nei licei, continua l’attività di ricerca presso la cattedra di Storia della filosofia contemporanea di quella stessa Università. Autore di saggi sul pensiero tedesco tra Settecento e Ottocento, ha pubblicato Antidialettica. Polemiche sul pensiero hegeliano (Milano 1998), La signoria della ragione. Albert Schweitzer filosofo del Novecento (Milano 2004) e ha curato A. Schweitzer, Melodia del rispetto per la vita. Prediche di Strasburgo (Cinisello Balsamo 2002).
L'Italia di cui si parla in questo volume comincia il 25 aprile 1945, giorno della Liberazione dal nazifascismo, e finisce il 9 maggio 1978, con il ritrovamento a Roma, in via Caetani, del cadavere di Aldo Moro nel bagagliaio di una Renault 4. Nel periodo che intercorre tra queste due date, il nostro Paese cambia, radicalmente e tumultuosamente, nel senso di una modernizzazione articolata e complessa. Nell'arco di poco più di trent'anni si alternano la ricostruzione, il boom economico, la crisi, la contestazione, fino agli esiti tragici del terrorismo. I media accompagnano il cammino della nazione: il teatro, il giornalismo e l'editoria, la radio e la televisione scandiscono la vita collettiva, prima nello sforzo condiviso di 'fare gli italiani', poi raccontando, in modo critico o partecipe, le trasformazioni economiche e sociali del Paese. L'industria culturale intercetta l'aumento dei consumi e si struttura compiutamente articolando la trasmissione dei contenuti in un prodotto destinato a un pubblico, e a volte diventando essa stessa protagonista dei mutamenti. La narrazione dell'evoluzione storica dei media italiani nel dopoguerra, compiuta dagli studiosi che firmano i saggi del volume, ci restituisce i colori vividi di questo grande affresco comunicativo che ha educato, divertito, commosso e informato intere generazioni. Possiamo seguire l'evoluzione del teatro da Strehler a Ronconi; le sperimentazioni del giornalismo dal "Mondo" di Pannunzio al "Corriere" di Ottone...
Tutti ricordiamo l'immagine di Alan Kurdi, il bambino di tre anni annegato sul finire dell'estate 2015 nel Mar Egeo mentre con la famiglia cercava una nuova vita lontano dalla guerra in Siria. Anche oggi che l'onda emotiva si è calmata e in varie parti del mondo occidentale soffiano venti diversi, ci torna in mente con grande vivezza, fosse pure soltanto nel giorno dell'anniversario, dietro la sollecitazione dei media. Si è radicata saldamente nella nostra memoria. Perché proprio quella piccola foto? Si tratta di un caso di esaltazione mediatica collettiva o di una manifestazione singolarmente intensa dei nostri sentimenti più umani? È solo frutto della cultura della nostra epoca, che segna ogni cosa con lo stigma della velocità e della diffusione, o affonda le sue radici in una storia più antica, iniziata con le prime fotografie alla metà dell'Ottocento? Fausto Colombo, uno dei nostri più importanti sociologi della comunicazione, affronta queste domande non limitandosi a utilizzare gli strumenti scientifici dello studioso, ma mettendosi anche in ascolto delle proprie emozioni di spettatore tra gli altri e cercando l'origine della propria commozione di fronte all'immagine di quello sfortunato bambino. Ecco allora il suo 'diario di viaggio'. La ricostruzione delicata della storia della famiglia di Alan e quella della velocissima diffusione delle immagini attraverso i social, rilanciate e ridisegnate da utenti comuni e da grandi artisti. L'analisi della forza simbolica dell'immagine già agli albori della storia della fotografia, con il suo profondo legame con il tempo e la morte. Il racconto delle storie delle più famose immagini giornalistiche di guerra o sofferenza, diventate icone in grado di segnare la storia, e dei reporter a cui quello scatto spesso ha cambiato la vita. La riflessione sul discorso umanitario e sulla potenza del dolore infantile. Un'indagine nei meccanismi comunicativi e nel sentire umano fino all'ultima domanda: la nostra compassione vincerà la sfida dell'empatia? Sapremo riconoscere nell'immagine di Alan, e attraverso essa nelle altre vittime come lui, un nostro figlio, uno dei nostri piccoli fratelli nella famiglia umana che ci lega tutti in un'unica comunità di destino?
Cosa significa guardare ai media con un approccio ecologico? Ce lo spiega Fausto Colombo, uno dei nostri più autorevoli sociologi della comunicazione, in questo suo libro dove analisi critica e prospettiva etica si integrano in un discorso puntuale e suggestivo insieme. I media nel loro complesso appaiono un ecosistema in continua evoluzione. Come ondate sempre più potenti, si riversano sul mondo prima i mezzi a stampa, poi la radio e la televisione, poi ancora la prima digitalizzazione e l'utopia di internet, per arrivare oggi alle grandi piattaforme, macchine algoritmiche la cui benzina è costituita dai comportamenti degli utenti. Un ecosistema, quest'ultimo, che produce effetti sulla vita sociale e che, oltre a offrire straordinarie opportunità, può anche letteralmente inquinare il nostro universo simbolico, come fanno i discorsi d'odio e le false verità circolanti sui social, che le piattaforme non sembrano completamente in grado di limitare. Ma praticare un'ecologia dei media significa anche preoccuparsi di agire per migliorare le relazioni interpersonali e il rapporto con il mondo attraverso i media, non limitandoci a seguire, in modo spesso ingenuo, le impronte del progresso tecnologico o delle leggi del mercato e cercando invece di reagire alla saturazione dei nostri tempi e dei nostri spazi vitali. Perché è arrivato il momento di fermare la frenesia 'social' e di guardare come i nostri avatar o nickname ci parlano di noi stessi in quanto umani. Dopo averci guidato attraverso le riflessioni teoriche e le pratiche quotidiane che promuovono una rinnovata sensibilità etica nell'uso dei media, Colombo ci propone un 'manifesto per una comunicazione gentile', dove gentile sta certamente come invito ad abbassare i toni tornando al garbo della conversazione faccia a faccia e al rispetto degli interlocutori, ma sta anche e soprattutto come richiamo alla gens cui tutti apparteniamo, alla nostra unica famiglia, la specie umana, che, sola fra tutte le specie, attraverso la comunicazione può pensare se stessa oltre il presente, in continuità con le generazioni passate e con lo sguardo aperto sulle future. Una possibilità straordinaria e preziosa, e ora fragile più che mai nelle nostre mani.
Fra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Novanta l'Italia cambia due volte pelle, corpo, anima. Prima scopre la partecipazione, l'egualitarismo, la modernizzazione della sensibilità e della cultura, il femminismo; poi si riconosce nell'individualismo, nella micro imprenditorialità, nel diritto al consumo e nella seduzione del benessere e della moda. Diviso in due parti, una dedicata agli anni 1967/1977 e l'altra al periodo 1978/1994, questo volume racconta la costruzione di due immaginari, il secondo dei quali si sovrappone al primo e alla fine è vittorioso. La domanda di fondo è: "com'è stato possibile passare dalla contestazione al riflusso?". La risposta è da cercare in un'analisi trasversale del racconto dei media di quegli anni (stampa, cinema, fumetti, radio e televisione) e attraverso l'individuazione di alcuni eventi traumatici di diverso impatto (dal suicidio di Tenco e i fatti di Vermicino alle stragi, dall'allunaggio ai campionati del mondo di calcio del '70 e del '92) e di alcuni personaggi cruciali, insieme politici e mediatici, come Sandro Pertini.
Come nasce una notizia? Come si seleziona? E' obiettiva? Un'indagine sul fenomeno globale dell'informazione.
Come nasce una notizia? Con quali criteri viene selezionata? Esiste un metodo per misurarne l'obiettività? Una introduzione sistematica ai principali temi del giornalismo contemporaneo, ricca di esempi concreti tratti dalla realtà italiana e americana. Furio Colombo ha vissuto e lavorato per oltre vent'anni a New York, dove ha insegnato alla Columbia University. Ha viaggiato a lungo in Asia e in America Latina, oltre che negli Stati Uniti. Ha scritto per molti giornali, da "Il Mondo" a "La Stampa", da "Commentary" a "The New York Review of Books".
"È necessario sgomberare la scena politica italiana da un partito che invoca la secessione, esige il potere nel governo della Repubblica e ha ottenuto e usato, per anni, posti chiave in quel governo senza altri fini o ideali che la promozione personale dei leader di partito e la persecuzione degli immigrati con leggi condannate dall'Europa e da tutte le organizzazioni umanitarie del mondo. Ha fatto danno al Paese con spaccature balcaniche nella vita interna, ha denigrato l'immagine internazionale dell'Italia, ridotta a provincia razzista."
Se da sempre, nella vita, nella cultura, nella storia e nella Costituzione, in America Stato e Chiesa sono rigorosamente separati, viceversa, religione e politica non lo sono. Tra le due vi è sempre stata una tensione-attrazione che ha segnato in modo diverso, a volte traumatico e sempre profondo, la vita pubblica del paese e dei cittadini. Alcuni episodi esemplari segnano il percorso della vita americana e il senso del libro, in primis l'aspro dibattito intorno a John Fitzgerald Kennedy, primo candidato - e poi presidente - di religione cattolica. Pubblicato originariamente negli Usa, nell'attuale edizione il volume tiene conto del significativo espandersi dello scontro-incontro tra politica e religione nell'America di oggi.
Attuale, scomodo, necessario, questo libro parla in modo diretto, soprattutto a chi non è d’accordo, di ius soli e dei “nostri valori”, di frontiere chiuse e di terrorismo, di guerre lontane e della violenza quotidiana, razzista e xenofoba, che infiamma le nostre città.
Di immigrazione si parla molto, nelle cronache dei giornali e in tv, nei dibattiti pubblici e nelle discussioni private. Eppure molte domande sull’argomento restano ancora senza risposta. Da dove arrivano, e cosa cercano, i migranti che tentano la via del Mediterraneo? Cosa sono, e come si diffondono, le fake news sui flussi migratori? Quali sono i limiti e le responsabilità delle politiche italiane ed europee sull’accoglienza? Che cosa possiamo davvero fare? Con l’intensità e il rigore del grande giornalista, Furio Colombo racconta uno dei temi più caldi del nostro tempo, ne evidenzia le incongruenze e i paradossi, e suggerisce una lettura che sfida il politically correct con la forza delle idee e della ragione.

