
L'azzardopatia incentivata per legge rappresenta il culmine di un sistema economico che ha provocato il casinò finanziario mondiale. Analisi, storie e numeri per continuare a capire. E per agire. Leggi compiacenti hanno favorito la diffusione incontrollata dell'azzardo legalizzato che rovina la vita di intere famiglie. È lo stesso meccanismo di certa finanza globale che mercifica gli esseri umani, interi territori e i beni comuni. Troppi decisori politici ignorano i costi sociali e si illudono di trovare i soldi per le magre casse dello Stato dal patto di spartizione con le grandi società concessionarie. Ma accade l'imprevisto: piccoli esercenti rifiutano l'ingresso delle slotmachine nei loro locali. Dal "voto con il portafoglio" alle feste comuni e spontanee di quartieri e paesi che vogliono premiare i baristi che si ribellano al guadagno facile delle slot e riscoprire il senso del gioco vero, quello relazionale. Un movimento di idee, portato avanti da giovani e adulti, uomini e donne, professionisti, studenti e lavoratori che rimette in gioco le vite in un'altra direzione, contro la diffusione dell'azzardo che diventa dramma epocale. Nel volume, giornalisti, economisti, sociologi, matematici e giovani impegnati.
In breve
Pare che il celebre attore internazionale Attilio Vecchiatto in punto di morte abbia detto: “Qui va a finire che ci obbligheranno a bere l’olio di ricino per fare penitenza delle nostre idee, come è già successo nel passato”. Dopo anni di successi nel Sud America, a New York, Francia, sbarcato in Italia nel 1993 con la moglie Carlotta, si è trovato in balia degli imbrogli d’un produttore italiano…
Il libro
Pare che il celebre attore internazionale Attilio Vecchiatto in punto di morte abbia detto: “Qui va a finire che ci obbligheranno a bere l’olio di ricino per fare penitenza delle nostre idee, come è già successo nel passato”. Dopo anni di successi nel Sud America, a New York, in Francia, sbarcato in Italia nel 1993 con la moglie Carlotta, si è trovato in balia degli imbrogli d’un produttore italiano (che sperava di lucrare sulla sua fama). Per sua fortuna è stato generosamente accolto da Enrico De Vivo (Angri, provincia di Salerno), poi ospitato per mesi a Capua dai fratelli Scannapieco. L’unica sua recita in Italia è quella svoltasi nel teatro di Rio Saliceto (Reggio Emilia), assieme alla moglie Carlotta. Questa rimane l’unica traccia italiana d’un nostro glorioso attore. È una recita dove i due attori interpretano il dramma della vecchiaia, in un’epoca che crede soltanto alla pubblicità per giovani e alle macchinette elettroniche per instupidirsi. Un giorno Carlotta ha detto che Attilio era spesso iroso, ma incapace di falsità e incapace di non “defurbizzare” un pensiero che faccia comodo ai padroni del vapore.
Ci sono molte strade che portano all'inferno, per uscirne pochissime. E se all'inferno ci sei nato, quasi nessuna. Luigi respira povertà, emarginazione e violenza da quando era bambino. Il padre, che entra ed esce dal carcere, riversa sulla moglie ossessioni e frustrazioni, massacrandola di botte davanti ai bambini. Una spirale sempre più pericolosa. Disgustato da lui, ma bisognoso del suo ruolo, solo e arrabbiato, Luigi trova il calore della famiglia che non ha in un gruppo di skinhead. L'appartenenza a un branco, il rito, la possibilità di sfogare contro "i nemici" la rabbia che ha dentro, lo affascinano. Poi, un giorno, come in una tragedia greca, succede quello che tutto fa apparire quasi inevitabile. Per salvare la madre e il fratello dall'ennesimo assalto paranoico del padre, Luigi lo uccide. Se non lo avesse fatto, ci sarebbe stato quello che oggi si chiama femminicidio. Per lui si aprono le porte del carcere. Prima San Vittore, la lotta per la sopravvivenza. Poi Opera, una tomba per i vivi. Bollate, dove approda, al confronto è il paradiso. Proprio dal fondo, dal posto dove meno te lo aspetti, Luigi inizia la sua risalita. A momenti il passato, che non fa sconti a nessuno, lo rincorre per riportarlo all'inferno. Ma c'è un mantra che Luigi ha fatto suo, un grido di battaglia per replicare a ogni colpo del destino: "Non sarà sempre così".
Ascoltare o leggere Ascanio Celestini oggi sembra un po' come guardare dall'alto un'autostrada a tre corsie piena di berline aerodinamiche e rimanere ipnotizzati da una piccola 500 del 1967 che procede per conto proprio. Protagonista della scena teatrale italiana, voce di coloro che non compaiono mai nelle storie ufficiali, Celestini è capace di ascoltare tante storie e distillarne una sola e collettiva.
La nuova edizione di "Psicopatologia dello sviluppo" conferma l'approccio che ne ha garantito peculiarità e successo, le "storie di bambini", che partono dalla concretezza del quadro clinico per arrivare all'inquadramento diagnostico, questa volta, però, secondo i criteri del nuovo DSM-5, che ha profondamente rinnovato classificazione e valutazione dell'ampio raggio dei disagi psicologici. Descrivendo quanto avviene nello studio dello psicologo e l'interazione fra psicologo e bambino, genitori, insegnanti, e tracciando caso per caso le linee di intervento terapeutico, offre agli studenti delle lauree triennali e magistrali, agli specializzandi in psicoterapia, a coloro che si apprestano a sostenere l'esame di Stato uno strumento efficace e aggiornato per entrare nel vivo nel lavoro psicologico in età evolutiva. Presentazione di Francesco Rovetto e Furio Lambruschi.
Nome: Caterina. Cognome: de' Medici. Nazionalità: italiana. Parentela: nipote di Lorenzo il Magnifico. Stato civile: vedova. Professione: regina di Francia. Segni particolari: veste sempre di nero, adora i gioielli, i carciofi, gli oroscopi e certi golosissimi dolcetti antenati dei nostri macarons. Indagata dagli storici per una lunga serie di crimini: corruzione, stregoneria, avvelenamento, strage. Attivamente ricercata da romanzieri e registi per fiction storiche a base di sangue e sesso. Latitante, soprattutto nella memoria degli italiani, che di lei non sanno praticamente nulla. Ha lasciato le sue impronte ovunque: nella cucina, nella moda, nell'arte, nella cultura. I gelati, le forchette, perfino le mutande e la moderna profumeria sono invenzioni che dobbiamo a lei. Eppure in quasi cinque secoli nessuno è ancora riuscito a catturarla: Caterina de' Medici riesce a sfuggire a ogni facile incasellamento e non si lascia imprigionare negli stereotipi. Ma i misteri di una grande protagonista del Rinascimento italiano ed europeo, nelle sue presunte efferatezze e raffinatezze estreme, hanno le ore contate. Due storici curiosi si sono messi sulle sue tracce e hanno ricostruito le peripezie di Caterina nel contesto di un secolo straordinario e terribile, il Cinquecento. E con questa biografia, tanto dotta quanto divertente, la consegnano al giudizio dei contemporanei.
Dall'inizio dell'età industriale sindacati e associazioni imprenditoriali si fronteggiano per la regolazione del lavoro e delle sue condizioni. I sindacati non sono solo organizzazioni di rappresentanza, nate e cresciute per dare voce e identità ai lavoratori dipendenti, bensì anche un soggetto collettivo che intrattiene relazioni con altri attori, in particolare le imprese, spesso in chiave competitiva, altre volte in chiave conflittuale. Nelle esperienze industriali moderne, in cui il conflitto viene gestito, normalizzato, istituzionalizzato, tali relazioni sono soprattutto di tipo contrattuale. Il volume offre un quadro completo e aggiornato delle vicende della contrattazione collettiva, in una fase di significative trasformazioni.
Questo volume scaturisce dall'incontro di due percorsi di ricerca che hanno come denominatore comune l'esperienza universitaria. Queste due indagini hanno condiviso lo scopo di creare un bagaglio informativo utile a delineare un profilo degli studenti universitari, tenendo conto sia delle loro caratterizzazioni, sia di alcune dimensioni legate all'attività di studio e all'interazione con un sistema didattico-formativo che cambia e che è sempre più sensibile alle aspettative degli studenti, per garantire la realizzazione degli obiettivi connessi alla scelta di seguire un percorso accademico.
Tenero, elegante, buffo, sornione, il gatto non ha mai dimenticato che un tempo c'era chi lo considerava una divinità, e come tale continua a esercitare indisturbato il suo fascino su di noi. Tuttavia, c'è ancora molto da scoprire e molti pregiudizi da sfatare. Il più diffuso, e insieme il più fallace, è che si affezioni più alla casa che non a chi la abita. Il grande etologo (e gattologo) Giorgio Celli sfata questa e altre leggende, insegna a comprendere e a comunicare con il gatto di casa, svela gli aspetti più curiosi e inaspettati, consiglia come affrontare i piccoli problemi di convivenza, aiuta a valutare l'intelligenza gattesca. Ma si spinge anche oltre. Riconoscendo la saggezza dei felini, ci dona importanti dritte su ciò che da loro possiamo imparare. In amore, per esempio, perché come sanno tutti i devoti gattofili, in seduzione e corteggiamento i gatti non hanno eguali. Si sofferma infine su differenze e sintonie tra i gatti e quei supergatti che la maggior parte di noi ha potuto ammirare solo nei documentari. Perché ovunque vivano, in un giardino metropolitano o in un'assolata savana, i felini sono i re del loro ecosistema. Magnetici, affascinanti, curiosi, e a volte letali, sono un capolavoro della natura. E anche se non lo riteniamo più un essere divino, come facevano molti nostri antenati, il gatto non ha perso certo il suo ascendente e in milioni di case ha trovato sapientemente un nuovo trono: il sofà.
Alla freccia lanciata dalla prima pagina di “Repubblica” – con lo stratagemma retorico di una lettera al figlio che, terminati gli studi, viene invitato a lasciare il Paese e cercare lavoro all’estero –, segue questo agile saggio, in cui Pier Luigi Celli ripercorre le polemiche infuocate provocate dalla sua sortita, sincera, in relazione a un problema molto serio: il futuro dei nostri figli. Il direttore generale della Luiss, la prestigiosa università di Confindustria ci parla dell’Italia di oggi. E lo fa analizzando con competenza, ironia e consapevolezza anche molto critica le regole che governano il lavoro, quelle che determinano l’accesso al lavoro, e ancora quelle che riguardano la formazione: gli studi e il sistema di trasmissione del sapere e del potere, un pamphlet caldo e leale su molti vizi e poche virtù. Celli trova che l’attuale classe dirigente manchi di onore ed è profondamente perplesso sul futuro socioeconomico del nostro Paese, attualmente non vede nulla all’orizzonte. Dopo anni di battaglie per il cambiamento, la sua diagnosi è radicale: “Se avessi vent’anni, me ne andrei all’estero”. Il mondo è per fortuna vasto e meraviglioso: che male c’è a volerlo conoscere?