
ALESSANDRO CARRERA
Il colore del buio
Una cripta ultraterrena dalla quale si esce più vivificati che mai, una camera oscura dove la luce si fa oscurità e l’oscurità si fa luce: la Rothko Chapel è dedicata a nessuna religione, a tutte le religioni, ma soprattutto celebra il credo dell’artista che l’ha concepita, la religione della luce in ogni suo apparire, inclusa la sua assenza, incluso il nero. Nel percorso interiore tracciato dalla geometria ottagonale del luogo essa insegna a riconoscere il colore del buio, cogliendo quella che è l’altra faccia dell’ossessione occidentale per lo splendore del sole: il mistero potente dell’ombra.
Alessandro Carrera è professore di Italian Studies e di World Cultures and Literatures alla University of Houston, in Texas. Tra i suoi libri ricordiamo «La consistenza della luce» (Feltrinelli, 2010) e «Fellini’s Eternal Rome: Paganism and Christianity in Federico Fellini’s Films» (Bloomsbury, 2019). Ha tradotto le canzoni e le prose di Bob Dylan (Feltrinelli, 2016-17).
Del sapere ci si ricorda nel momento in cui si rischia di perderlo e lo si deve trasmettere. È un privilegio? Sì, ma per tutti. Una volta il sapere era quello delle origini, della nascita del mondo e degli dei, dell'eroismo dell'antichità; in seguito è diventato il sapere del futuro, e dell'utopia che ci attendeva domani. Oggi è solo il sapere del presente, che ci assedia e ci opprime. Passato e futuro vi sono confluiti e nel suo vortice anneghiamo, confondendo il sapere con la comunicazione. Ma questo libro non è un lamento sulla sapienza perduta. È una modesta domanda su che cosa sia il sapere oggi - all'epoca della cancel culture e della fine di ogni gerarchia tra chi sa e chi non sa - e su come lo possiamo trasmettere a chi verrà dopo di noi. Forse l'unico modo per tornare a farlo nostro è scendere dalla cattedra, e porsi tutti assieme le stesse domande.
Limonov non è un personaggio inventato. Esiste davvero: "è stato teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell'immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio" si legge nelle prime pagine di questo libro. E se Carrère ha deciso di scriverlo è perché ha pensato "che la sua vita romanzesca e spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale". La vita di Eduard Limonov, però, è innanzitutto un romanzo di avventure: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro, sorprendente, e irresistibile. Perché Carrère riesce a fare di lui un personaggio a volte commovente, a volte ripugnante - a volte perfino accattivante. Ma mai, assolutamente mai, mediocre. Che si trascini gonfio di alcol sui marciapiedi di New York dopo essere stato piantato dall'amatissima moglie o si lasci invischiare nei più grotteschi salotti parigini, che vada ad arruolarsi nelle milizie filoserbe o approfitti della reclusione in un campo di lavoro per temprare il "duro metallo di cui è fatta la sua anima", Limonov vive ciascuna di queste esperienze fino in fondo...
"Da adolescente" scrive Emmanuel Carrère nel "Regno" "sono stato un lettore appassionato di Dick e, a differenza della maggior parte delle passioni adolescenziali, questa non si è mai affievolita. Ho riletto a intervalli regolari 'Ubik', 'Le tre stimmate di Palmer Eldritch', 'Un oscuro scrutare', 'Noi marziani,' 'La svastica sul sole'. Consideravo e considero tuttora il loro autore una specie di Dostoevskij della nostra epoca". A trentacinque anni, spinto da questa inesausta passione, Carrère decise di raccontare la vita, vissuta e sognata, di Philip K. Dick. Il risultato fu questo libro, in cui, con un'attenzione chirurgica per il dettaglio e una lucidità mai ottenebrata dalla devozione, Carrère ripercorre le tappe di un'esistenza che è stata un'ininterrotta, sfrenata, deragliante indagine sulla realtà, condotta sotto l'influsso di esperienze trascendentali, abuso di farmaci e di droghe, deliri paranoici, ricoveri in ospedali psichiatrici, crisi mistiche e seduzioni compulsive e riversata in un corpus di quarantaquattro romanzi e oltre un centinaio di racconti (che hanno a loro volta ispirato, più o meno direttamente, una quarantina di film). Con la sua scrittura al tempo stesso semplice e ipnotica, Carrère costruisce una biografia intricata e avvincente quanto lo sarà, vent'anni dopo, quella di Eduard Limonov che è insieme un romanzo di avventure e un nitido affresco delle pericolose visioni di cui Dick fu artefice e vittima.
"Quello che mi interessa è poter scrivere un reportage esattamente nello stesso modo in cui scriverei un libro" afferma Emmanuel Carrére. Così, della "Giungla" di Calais, non ci racconta il fango, la violenza e la miseria del campo, bensiì tutto quello che c'è attorno: la rabbia e la frustrazione di una parte dei calesiani; la compassione e la solidarietà di un'altra parte; le fabbriche e i quartieri abbandonati; l'immane apparato poliziesco; il circo mediatico; il "turismo del dolore". E lo fa nel suo modo affabile e diretto, con lo sguardo, insieme lucido ed empatico, di chi si interroga costantemente su tutto - anche su se stesso.
Quando si parla di Stato laico si allude, in termini generali, al mantenimento della distinzione tra sfera civile e sfera religiosa. Una distinzione conquistata a fatica, ma che oggi può considerarsi un dato acquisito nei paesi “occidentali”. La storia ci dice tuttavia che esistono vari modi di intendere il rapporto tra Stato e fenomeno religioso, che risentono delle tradizioni politico-culturali dei singoli paesi. In questo quadro, l’esperienza italiana presenta tratti assolutamente peculiari. Il cammino percorso dall'Unità a oggi ha avuto un andamento tutt'altro che rettilineo: dall'indirizzo fortemente laico del periodo liberale alla svolta confessionista del fascismo, al tentativo attuale – frenato, tra l’altro, dalla presenza della sede storica della Chiesa cattolica – di arrivare a un’effettiva applicazione dell’articolo 8 della Costituzione.
Il volume fa parte della serie Costituzione italiana:i Principi fondamentali diretta da Pietro Costa e Mariuccia Salvati.
Perché leggere la Costituzione italiana? E perché viene così spesso evocata nei dibattiti politici e citata sulle pagine dei giornali, a volte senza neanche essere ben conosciuta? Che cos'hanno di speciale i dodici articoli con cui si apre? I principi e i diritti fondamentali che vi sono enunciati sono viva realtà? Nel settantesimo anniversario della sua nascita, una serie di brevi volumi illustra la straordinaria ricchezza di motivi e implicazioni racchiusa nei principi fondamentali della nostra Costituzione ricostruendone la genesi ideale, ripercorrendo le tensioni del dibattito costituente, interrogandosi sulla loro effettiva applicazione e attualità.
Le organizzazioni sindacali hanno attraversato il Novecento svolgendo un ruolo essenziale nella conquista dei diritti dei lavoratori e affermandosi come presenza politica e sociale importante nei paesi avanzati. Oggi lo scenario è cambiato - come dimostra anche la lunga contrattazione Fiom/Fiat - e i problemi del lavoro, dall'instabilità degli impieghi ai bassi salari, ai lavori poco gratificanti, risentono della crisi mondiale. I sindacati possono ancora trovare soluzioni soddisfacenti per un mondo lavorativo così sfaccettato o sono irrimediabilmente legati a una stagione passata?
"Dei libri come oggetti, come cose; delle librerie come vestigia archeologiche; delle vite e delle opere dei librai, stabili o ambulanti; della lettura come ossessione e come follia, ma anche come pulsione inconscia o come impresa commerciale; del mondo come libreria e della libreria come mondo; delle librerie universali e delle mie librerie private: di tutto ciò parlerà questo libro, che non molto tempo fa se ne stava in una libreria, in una biblioteca o su uno scaffale di un amico e che ora, lettore, anche se forse soltanto temporaneamente, è entrato a far parte della tua personale biblioteca."
Questo libro è diventato un piccolo "culto" nel mondo, soprattutto tra librai, bibliotecari e appassionati lettori. Carrión, autore colto e grande viaggiatore, ha percorso le strade di mezzo mondo visitando librerie e biblioteche di ogni tipo e parlando con le persone che considerano i libri un bene fondamentale per l'umanità. Dalle biblioteche e librerie innovatrici di Seul, in Corea, alle più belle librerie e biblioteche del mondo sparse ai quattro angoli della terra, dalle conversazioni su città e librerie con esperti come Alberto Manguel e Luigi Amara all'interpretazione delle biblioteche di Don Chisciotte e del Capitano Nemo, Jorge Carrión ci accompagna in un viaggio appassionato attraverso le meraviglie della lettura e delle persone che ne hanno fatto un'arte di vita. Nella prima delle storie che compongono il libro, Contro Amazon, l'autore catalano enuncia sette ragioni (un manifesto) per cui opporsi ad Amazon: 1) Perché non voglio essere complice di un'espropriazione simbolica; 2) perché siamo tutti cyborg, ma non robot; 3) perché rifiuto l'ipocrisia; 4) perché non voglio essere complice del neo-impero; 5) perché non voglio che mi spiino mentre leggo; 6) perché difendo la lentezza accelerata, la vicinanza relativa; 7) perché non sono ingenuo.
Il vantaggio di ogni crisi, come quella che sta attraversando attualmente la società, è che "costringe a tornare alle domande; esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto" (Hannah Arendt). È un invito ad aprirsi agli altri e a non irrigidirsi sulle proprie posizioni. È un'occasione di incontro e una circostanza preziosa anche per i cristiani, chiamati a verificare la capacità della fede di reggere davanti alle nuove sfide, chiamati a entrare senza timore in un dialogo a tutto campo nello spazio pubblico. "La bellezza disarmata" propone gli elementi essenziali della riflessione svolta da don Julián Carrón a partire dal 2005, anno della sua elezione a presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione dopo la scomparsa del fondatore, il Servo di Dio don Luigi Giussani, che nel 2004 lo aveva chiamato dalla Spagna per condividere con lui la responsabilità di guida del movimento. Gli scritti, nati in occasioni diverse, sono stati ampiamente rielaborati e ordinati dall'autore allo scopo di fornire organicamente i fattori di un percorso decennale, lungo il quale egli ha approfondito il contenuto della proposta cristiana nel solco di don Giussani, alla luce del magistero pontificio e in paragone col travaglio e le urgenze dell'uomo contemporaneo. Il volume intende offrire il contributo di una esperienza di vita a chiunque sia alla ricerca di ragioni adeguate per vivere e costruire spazi di libertà e di convivenza in una società pluralistica.
Il vantaggio di ogni crisi, come quella che sta attraversando attualmente la società, è che "costringe a tornare alle domande; esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto" (Hannah Arendt). È un invito ad aprirsi agli altri e a non irrigidirsi sulle proprie posizioni. È un'occasione di incontro e una circostanza preziosa anche per i cristiani, chiamati a verificare la capacità della fede di reggere davanti alle nuove sfide, chiamati a entrare senza timore in un dialogo a tutto campo nello spazio pubblico. "La bellezza disarmata" propone gli elementi essenziali della riflessione svolta da don Julián Carrón a partire dal 2005, anno della sua elezione a presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione dopo la scomparsa del fondatore, il Servo di Dio don Luigi Giussani, che nel 2004 lo aveva chiamato dalla Spagna per condividere con lui la responsabilità di guida del movimento. Gli scritti, nati in occasioni diverse, sono stati ampiamente rielaborati e ordinati dall'autore allo scopo di fornire organicamente i fattori di un percorso decennale, lungo il quale egli ha approfondito il contenuto della proposta cristiana nel solco di don Giussani, alla luce del magistero pontificio e in paragone col travaglio e le urgenze dell'uomo contemporaneo. Il volume intende offrire il contributo di una esperienza di vita a chiunque sia alla ricerca di ragioni adeguate per vivere e costruire spazi di libertà e di convivenza in una società pluralistica.
La testimonianza di questo "libro italiano", di questo racconto autobiografico che ripercorre la storia d'Italia del secondo dopoguerra fino al '68 e agli anni '80 e dei suoi cantieri metalmeccanici, di quel mondo fordista che il postfordismo ha solo tragicamente dislocato, e solo in parte, costituisce un contributo, letterario e appassionante nella lettura, di un linguaggio orale messo per iscritto, per intendere due realtà del tempo presente. La prima riguarda lo sfruttamento bolso, calcolato e violento dei lavoratori, quale condizione necessaria al superprofitto. La seconda riguarda la creatività solidale del mondo subalterno, che nell'aderire o inventare forme organizzate di alternativa è capace dell'impossibile in condizioni insostenibili.