
In occasione dei cento anni dalla nascita di Gianni Rodari, proponiamo un saggio ricco di sorprese, diviso in tre parti. La prima è una biografia che ripercorre vita e opera dell’autore nei suoi aspetti più significativi. La seconda analizza l’opera di Rodari attraverso dei percorsi tematici che rimettono al centro di possibili percorsi di lettura i grandi valori e le idee di infanzia e società che attraversano i suoi testi: pace, uguaglianza economica e sociale, fratellanza, solidarietà, etica, valore del lavoro, rispetto per l’infanzia, fiducia nel futuro sono alcuni di questi fili tematici fondamentali. Viene così messa in luce l’idea di utopia come capacità di vedere le criticità della realtà e del presente e immaginare, anche attraverso l'invenzione fantastica, un futuro migliore. La terza e ultima parte indaga titoli di altri autori contemporanei capaci di proseguire i percorsi di lettura individuati tra i testi di Rodari e di suscitare un dialogo aperto, oggi, tra adulti e bambini sui temi e sui valori centrali per l’autore.
In occasione dei cento anni dalla nascita di Gianni Rodari, ecco un saggio ricco di sorprese, diviso in tre parti. La prima è una biografia che ripercorre vita e opera dell'autore nei suoi aspetti più significativi. La seconda analizza l'opera di Rodari attraverso dei percorsi tematici che rimettono al centro di possibili percorsi di lettura i grandi valori e le idee di infanzia e società che attraversano i suoi testi: pace, uguaglianza economica e sociale, fratellanza, solidarietà, etica, valore del lavoro, rispetto per l'infanzia, fiducia nel futuro e altri. Viene così messa in luce l'idea di utopia come capacità di vedere le criticità della realtà e del presente e immaginare, anche attraverso l'invenzione fantastica, un futuro migliore. La terza indaga titoli di altri autori contemporanei capaci di proseguire i percorsi di lettura individuati tra i testi di Rodari e di suscitare un dialogo aperto, oggi, tra adulti e bambini sui temi e sui valori centrali per l'autore.
Nella mia vita ci sono abbastanza ricordi e poesia per farne un romanzo. Irène Némirovsky. In questo saggio, Cinzia Bigliosi ripercorre la vita e l'opera di Irène Némirovsky (Kiev 1903 - Auschwitz 1942), autrice di successo degli anni Trenta, tornata alla ribalta, dopo decenni di oblio, con il clamoroso postumo Suite francese (2004). Scrittrice dell'esilio (francese per cultura, ebrea e russa per nascita), testimone spietata di un mondo abitato da loschi affaristi, madri affette da bovarismo, balie spaesate e figlie neglette ed egoiste, Irène Némirovsky domò, non senza contraddizioni, i temi costanti nella sua opera - come la negazione delle origini, l'ereditarietà, il terrore dell'invecchiamento, l'arrivismo e il sacrificio - con un marchio personale frutto dell'orgogliosa consapevolezza di una originalità del tutto unica.
L'immagine evangelica del lievito, non preoccupato della propria visibilità e tuttavia capace di far fermentare la pasta, è il simbolo di una presenza allo stesso tempo serena e ferma, pacifica ed efficace. È così che possiamo pensare, anche oggi, il ruolo dei cristiani in politica. Il libro è diviso in due parti. La prima è fondativa e mostra come il cristianesimo tocca e forma le coscienze. La fraternità ha profonde radici teologiche e si è affermata nel percorso della dottrina sociale della Chiesa. Inoltre, chi si lascia interpellare dal mistero cristiano, e lo celebra con fede, viene trasformato dal dono di Cristo e può offrire con consapevolezza al mondo il dono delle proprie aspirazioni, visioni e competenze. La seconda parte raccoglie alcune testimonianze di vissuto o di pensiero sulla spiritualità in politica. Tina Anselmi, Maria Eletta Martini, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira e David Sassoli (per giungere quindi all'attualità) raccontano, attraverso la loro esperienza in epoche diverse, differenti sfumature del rapporto tra spiritualità cristiana e politica e mostrano di aver trovato nel vangelo una comune ispirazione a prendersi cura del bene comune.
Partendo dall'analisi della recente evoluzione dell'economia dello spazio, in particolare negli Stati Uniti, questo saggio si interroga sull'adeguatezza delle istituzioni spaziali europee per far fronte alle sfide lanciate dall'esplorazione dello spazio. Gli autori pongono al centro della discussione i ruoli relativi dei governi e dei mercati. Si tratta di evoluzioni che comportano avanzamenti nella scienza, progressi nella tecnologia e l'introduzione di nuove regole internazionali di comportamento. L'Europa è a un bivio: può proseguire con le attuali istituzioni intergovernative, col rischio di essere emarginata dagli sviluppi in corso negli Stati Uniti e in altre nazioni, o, come propongono gli autori, procedere alla creazione di un'agenzia spaziale federale fra gli Stati membri dell'Unione Europea decisi a proseguire nel lavoro verso un'integrazione politica.
Anche se racconta la vita di Gillo Pontecorvo il libro non è solo un libro di cinema né, tantomeno, una biografia "oggettiva", ma piuttosto una sorte di autoritratto in una cronaca che segue settantanove anni di una vita molto speciale e di incontri e amicizie ancora più speciali: da Enrico Berlinguer, giovanissimo nel freddo di primo inverno dopo la guerra, a Marlon Brando sul set di "Queimada", da Giorgio Amendola, a Torino alle prese con il suo primo comizio "libero, a Pablo Picasso che si diverte alle spalle di due avidi galleristi, da Francis Picabia a Saint Tropez ai rivoluzionari algerini, da Pietro Ingrao che arringa la folla il 26 luglio 1946 a Roman Polanski, compagno di bohème romana.
"Per capire il '900, per carpirne un segreto, ogni imprevedibile percorso merita di essere condiviso ed esplorato. Le interviste di Irene Bignardi, che qui sono raccolte, scelte tra le innumerevoli che l'autrice è venuta facendo in anni e anni di militanza giornalistica soprattutto sul paginone centrale di "la Repubblica", offrono testimonianze autorevolmente autoriali e mai effimere, dove, nel libero e spregiudicato confronto tra una giornalista curiosa e appassionata e alcuni - quaranta - protagonisti della seconda metà del secolo, emergono speranze e ideali di alcune generazioni di artisti - alla definizione sfugge solo, ma apparentemente, Andrew Wylie - che si sono buttati nella mischia per riconoscersi nelle parole o nelle immagini che sapevano inventare. Cinema, letteratura, fumetto, teatro, fotografia: poco conta il linguaggio o il genere, tutti gli intervistati accettano di consegnare, nella precaria resistenza del parlato, la loro "verità" a una fedele messaggera che fisserà nella scrittura quello che a volte non dicono neppure a se stessi e che, invece, nella strana intimità che può creare l'intervista, raccontano. Bignardi, che si confessa cocciutamente "ambiziosa", cerca "il ritratto in controluce", fedele persino nelle pause ai suoi interlocutori, ma al tempo stesso cosciente che suoni, luci, ambienti non si riveleranno mai interamente nelle sole parole , quindi, pronta a toccare tutti i tasti della memoria, dell'evocazione, della nostalgia." (Cesare De Michelis)
Il Covid rappresenta una frattura generazionale: i giovani che la stanno attraversando ne escono cambiati. Così lo slogan che dà titolo al libro «Niente sarà più come prima» ha un certo valore: il modo di vivere le relazioni, di guardare al futuro, di porsi di fronte al mondo non sarà come prima. Quali effetti è destinata a produrre la pandemia sull'atteggiamento dei giovani nei confronti della vita, del futuro, della società? Che cosa stanno imparando? Quali ricadute ha ed avrà tutto questo nel rapporto con la fede e con la Chiesa? Paola Bignardi e Stefano Didoné hanno coinvolto alcuni giovani in dieci focus group: una straordinaria esperienza di ascolto, da cui è emerso lo spaccato di una generazione pensosa, che sta attraversando l'attuale momento con responsabilità, senza rinunciare ai propri progetti sulla vita.
Spesso definita dagli adulti in termini 'deprivativi' (gli adolescenti 'che non') o negativi (bulli, inattivi, prepotenti ecc.), questa generazione di adolescenti sembra mancare di risorse e competenze. Ma è davvero così? Questo libro cerca di rispondere alla domanda, presentando alcuni dati emersi dalla prima rilevazione della ricerca longitudinale Generazione Z, promossa dall'Istituto Toniolo di Studi Superiori in 36 scuole distribuite sul territorio nazionale, che ha coinvolto circa 6000 studenti. L'indagine, grazie al Positive Youth Development Approach, si propone di guardare alle risorse e alle capacità degli adolescenti piuttosto che ai loro limiti. Risorse e capacità che possono emergere anche grazie al contesto in cui nascono e crescono. In particolare, in questa fase della ricerca, sono stati presi in considerazione i seguenti aspetti: la presentazione dell'approccio teorico; il contributo che gli adolescenti sentono di poter dare alla famiglia, alla scuola e alla loro crescita; il contesto scolastico; l'uso dei media; i comportamenti a rischio 'tradizionali' (abuso di alcool, rapporti sessuali non protetti ecc.); lo studio delle lingue straniere. Chiudono il lavoro alcune indicazioni pedagogiche e riflessioni psicologiche sui risultati emersi.
Tra le tante emergenze di cui si è parlato in questi anni, quella educativa è sicuramente una delle più preoccupanti: essa indica il clima di smarrimento etico delle nuove generazioni che può esplodere improvvisamente in situazioni di grave disagio. In questo volume 13 educatori colloquiano con Paola Bignardi facendo emergere l'urgente esigenza di assumere in forma nuova il difficile ma entusiasmante compito di educare.
Ha ancora un senso oggi educare? È l'interrogativo che si pongono molti educatori che sperimentano una crescente difficoltà nel vivere e nel dare efficacia alla loro azione educativa. Gentitori, insegnanti, sacerdoti, catechisti, pur nella diversità dei loro ruoli, avvertono come sia difficile entrare in comunicazione con le nuove generazioni e offrire loro proposte autorevoli e interessanti che aprano orizzonti significativi e credibili per una vita realizzata.
Lo scopo di queste pagine è quello di favorire una riflessione che aiuti a ritrovare il senso dell'educazione e solleciti verso l'elaborazione di un modello educativo adatto a questo tempo, e al momento stesso che consenta di superare la percezione di fatica che prende tutti gli educatori davanti al loro compito, per recuperare dell'educazione anche la bellezza e l'appassionante intensità umana.