
Due persone, una donna e un uomo, si incontrano un'estate in un'isola croata. Lei ha 73 anni, è appena uscita da una pesante depressione che l'ha costretta per mesi dentro la sua casa romana. Che cosa è successo alla sua vita? Qualcosa è accaduto. Un evento sconvolgente che risale alla sua infanzia e che lei ha rimosso. Lui ha 56 anni, è israeliano e vive a New York. Anche lui si porta dentro un doloroso trauma che gli ha sconvolto la vita. Accade che queste due persone immediatamente si intendano e partano per un viaggio inaspettato e cruciale dentro se stessi che attraversando territori segreti e ricordi dismessi, ridisegnerà per sempre la mappa dei loro passi futuri. I dialoghi registrati e trascritti, come una lunga seduta psicanalitica, arriveranno a svelare, alla fine, un segreto completamente dimenticato. L'incontro si sviluppa come in un gioco di specchi che rivela i vuoti affettivi all'origine delle loro reciproche ferite. Sarà un'inchiesta senza pudori, un'indagine condotta con generosa sincerità senza finte timidezze, con il desiderio di entrare là dove fino a quel momento non avevano mai osato.
La storia ci insegna che l'uomo presenta in modo perseverativo, nonostante il progresso, alcuni modi di essere e di pensare e che la società in cui è inserito fatica ad assumere comportamenti a tutela della persona e dell'ambiente. Le pestilenze nella loro tragica manifestazione si sono rivelate fin da subito altamente contagiose e devastanti. Allora, come oggi, non sono mancate le raccomandazioni da parte di medici, di illustri studiosi e le disposizioni dei governanti per frenare il contagio (isolamento, quarantena, arresto, sequestro, serramento, serraglio di un sestiere). Ma la responsabilità, nella gestione pubblica, è un problema di tutti, non solo di chi ci governa. Passando dalla peste del Trecento a quella del Seicento, alle accuse montate ad hoc, l'autore si concentra sull'economia psichica e sull'equilibrio tra parte razionale e irrazionale, mettendo in evidenza quanto sia specifico della natura umana il creare fantasmi persecutori e capri espiatori, a dispetto della realtà e del progresso scientifico, per poi esplodere nella reazione sociale e politica. La salute è un bene personale e sociale che va tutelato con l'apporto di tutti. L'educazione e la cultura dei valori può essere un mezzo efficace per arginare gli aspetti più inquietanti ed egoistici del sistema relazionale, tra genitori e figli, tra colleghi e cittadini, tra noi e l'altro diverso da noi.
Le interazioni umane sono disordinate e complesse. E questo in realtà è indispensabile per il nostro sviluppo sociale ed emotivo. In "Il potere della discordia" gli autori sostengono che affrontare l'inevitabile dissonanza è la strada per migliorare le relazioni con i partner, la famiglia, gli amici e i colleghi. Con il suo lavoro Tronick evidenzia che il nostro senso di sé ci rende individui separati, sebbene la sopravvivenza dipenda dalla relazione. E così ci avviciniamo l'uno all'altro, acquisendo fiducia in questo processo via via che rimediamo alle tensioni che insorgono. Affrontare l'alternanza di disallineamento e riparazione nella vita quotidiana ci aiuta a costruire relazioni profonde e durature. Attingendo dalla ricerca di Ed Tronick e dall'esperienza clinica di Claudia Gold, "Il potere della discordia" rappresenta una visione nuova e originale della nostra capacità di relazionarci con gli altri e con noi stessi.
A partire dalla ricerca sperimentale sulla sordità elaborata in Italia e all'estero, questo libro offre agli insegnanti informazioni indispensabili per costruire liberamente una didattica efficace, pensata non solo per studenti sordi adulti ma anche per studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado. La ricetta è semplice: esporre alcuni risultati generali della ricerca in linguistica e in glottodidattica delle lingue apprese in un secondo momento rispetto alla madrelingua, in riferimento sia a studenti udenti sia a studenti sordi. Si suggerisce agli insegnanti di usare i principi di glottodidattica che valgono per tutti, studenti sordi e udenti, aggiungendo ciò che di specifico vale per i sordi, con la più grande libertà, perché ogni insegnante possa trovare una via efficace con i propri allievi, rispettando la loro individualità. Il testo è diretto agli insegnanti che non si arrendono alla fatalità statistica degli abbandoni scolastici degli studenti sordi. Tratta di lettura, scrittura, apprendimento grammaticale e cognizione, selezionando ciò che ha interesse per un insegnante curricolare, un insegnante di sostegno, un assistente alla comunicazione o un dirigente scolastico che abbiano uno o più studenti sordi in classe.
Rispondere picche, fare il colpo gobbo, restare al verde, avere la coda di paglia, pagare lo scotto o prendere in castagna... Da dove derivano queste curiose espressioni? I modi di dire fanno parte del nostro modo di parlare, di esprimerci e di essere parte di una comunità. Ogni famiglia ha il suo tradizionale "bagaglio di espressioni" e ciascuno di noi ne usa abitualmente una propria personale selezione. Che siano derivati dalle lingue classiche, da episodi storici o da abitudini popolari, è affascinante scoprire come alcune delle frasi che utilizziamo più spesso nel parlare quotidiano abbiano un significato ben preciso, a volte sorprendente, ben più calzante di quello che pensiamo. Questo libro è un affascinante viaggio nel variegato mondo dei modi di dire: un "dizionario" per un uso più consapevole del linguaggio, divertente da sfogliare e ricco di curiosità. Dal mito alla storia: La spada di Damocle, vittoria di Pirro. Dal greco e dal latino: Alle calende greche, avere delle remore. Dalla religione: Scherzo da prete, stare con i frati e zappare l'orto. Dalla letteratura: Combattere contro i mulini a vento, fare voli pindarici. Dalla vita quotidiana: Sbarcare il lunario, attaccarsi al tram. Diamo i numeri: Quinta colonna, sudare sette camicie. Gergo militare: Fare man bassa. rompere le scatole, Che tempo f, Sole che spacca le pietre, piove, governo ladro! Dallo spettacolo: Cavallo di battaglia, farsi un film. A tavola: Avere l'acquolina in bocca, prendere in castagna. Il corpo umano: Essere in vena, fare orecchie da mercante. Lo sport: Darsi all'ippica, appendere le scarpe al chiodo. I giochi: Rispondere picche, calma e gesso. Regionalismi: Non c'è trippa per gatti; essere una mezza calzetta.
Caterina la Grande (1729-1796), è diventata un personaggio leggendario: fu considerata di volta in volta un capo di Stato illuminato e una despota, protettrice di filosofi e Messalina. Henri Troyat ha ricostruito in questa biografia, che ha vinto il Prix des Ambassadeurs, la vera personalità di Caterina. La vita della zarina viene inquadrata da Troyat nel contesto della Russia del tempo senza sovrapposizioni ideologiche, offrendoci un'immagine fedele del personaggio al centro di una grande corte di comprimari politici ed erotici.
Un grande studioso della cultura russa delienea la figura dello Zar Pietro il Grande. Ne emerge il ritratto di un uomo che volle modernizzare la Russia del XVII secolo, recuperando la sua millenaria arretratezza e contaminandone l'universo sociale e culturale con la modernità delle idee che spiravano dall'Occidente. Questo monarca fu lungimirante, determinato, geniale. Da solo, riuscì a trasformare il più grande impero del mondo. Fra le sue molte virtù non annoverò però la più importante: l'umanità. Brutale nei piaceri, feroce nei costumi, barbaro nelle vendette, "civilizzò i suoi popoli ed era selvaggio".