
Il Novecento è stato segnato dalla lotta della democrazia contro i regimi totalitari: nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, è stato sconfitto il nazifascismo; con la caduta del muro di Berlino nel 1989 si è sgretolato il comunismo. Oggi, per molti osservatori, la sfida alla democrazia arriverebbe dai fondamentalismi religiosi e dal terrorismo, oltre che dalle brutali dittature che li proteggono. Per Todorov questa visione è sbagliata, fuorviante e pericolosa. Oggi la democrazia non ha più nemici esterni in grado di metterla in pericolo. I rischi per la democrazia ora arrivano invece dal suo interno: un individualismo spinto all'eccesso, un neoliberismo avido e senza più regole, la deriva populista. E proprio per questo che oggi la democrazia, per sopravvivere, ha bisogno di rinnovarsi: alla ricerca di un nuovo equilibrio tra i valori su cui è fondata.
Strappato al suo ambiente naturale, ai suoi affetti, l'uomo esiliato, allontanato per forza dal suo paese, vive una condizione di indicibile sofferenza. Ma lo spaesamento può fondare un'esperienza positiva. Permette di non confondere l'ideale con il reale, la natura con la cultura. L'uomo spaesato, per poco che riesca a superare il risentimento che nasce dal rispetto e dall'ostilità di cui è fatto oggetto, scoprirà la curiosità e praticherà la tolleranza. La sua presenza tra gli "autoctoni" eserciterà a sua volta un benefico effetto spiazzante.
È raro che la stampa e i canali televisivi del nostro Paese, in genere così attenti ai fenomeni del terrorismo e dell’estremismo di matrice islamica, si occupino non superficialmente della vita culturale del mondo islamico, la cui storia straordinaria è di fatto ignorata in Occidente. Eppure la letteratura espressa dai Paesi di cultura araba ha donato al mondo i capolavori delle Mille e Una Notte, la raffinatezza delle maqâmât, l’avvincente narrativa di Naguib Mahfûz, premio Nobel per la letteratura nel 1988… L’invito alla scoperta della letteratura araba, che Argo rivolge con il presente saggio al pubblico italiano, non colma solo un vuoto editoriale, recupera importanti frammenti di storia, non solo letteraria, che ci sono assai meno estranei di quanto si creda. Attraverso le fresche pagine di Heidi Toelle e Katia Zakharia sfilano dinanzi ai nostri occhi poeti preislamici che cantavano gli avventurosi percorsi delle carovane, immaginifici poeti andalusi, audaci geografi, generosi cantori di storie che hanno incantato per secoli ascoltatori e lettori, infine gli scrittori contemporanei che nel loro impatto con la ‘modernità’ hanno re-incontrato l’Occidente.
«Ho sempre creduto che la vita fosse disporre sul tavolo, nel miglior modo possibile, le carte che ti sei trovato in mano. Invece all'improvviso ne arriva una che spariglia tutte le altre, e la vita è proprio come ti giochi quell'ultima carta. Per ciascuno di noi l'esistenza è costellata di eventi che in prima battuta sono sembrati inaffrontabili, e invece poi hanno portato a una rinascita, a un nuovo equilibrio. Penso che ci sia un ordine più saggio che governa il mondo e di cui spesso ignoriamo il senso, la prospettiva. Per questo ho una grande fiducia, mi alzo sempre col sorriso. Certo che preferisco il sole, ma quando ci sei in mezzo scopri che anche la neve ha la sua bellezza. La malattia, l'avere bisogno di aiuto, mi hanno costretto a riprendere contatto con la mia parte più tenera e indifesa, quella più umana. Era come se mi fossi dimenticata che la fragilità non è una debolezza, ma è la condizione dell'essere umano ed è proprio lei che ci protegge, perché ci fa ascoltare quello che proviamo, quello che siamo, nel corpo e nel cuore.» (Nadia)
I pensieri d'amore che Nadia ha lasciato in consegna alla madre. Un volume di intensa suggestione. Come la malattia, anche l'amore va guardato in faccia e vissuto per quello che può dare, qualsiasi fine potrà avere. "Abbiamo deciso di dar vita alla Fondazione Nadia Toffa per aiutare tutti quelli che possiamo. Sono ordini suoi, io ubbidisco molto volentieri e con tutto l'amore che posso. Chi mi dà la forza? Lei!" Margherita Toffa Negli ultimi mesi della sua vita, seppure debilitata dalla malattia, Nadia non ha mai smesso di scrivere e di esercitare il suo pensiero, dando espressione ai propri sentimenti, anche quelli più intimi. In questi pensieri c'è tutto il cuore di Nadia, il suo temperamento forte, la sua dolcezza e bellezza interiore. Le sue parole sono sincere, a volte anche dure. La vita come l'amore va vissuta qualsiasi direzione prenda, non bisogna avere paura. Il suo impegno di giornalista in prima linea, sempre pronta a dare la parola a chi non ce l'ha, il suo coraggio nel non tirarsi mai indietro sfidando la malattia, i suoi pensieri d'amore, quindi la sua parte più intima e privata, non sono disgiunti. Tutto si tiene, Nadia è sempre la stessa, in privato e in pubblico: diretta, ironica, divertente ma anche triste e arrabbiata. L'amore dice quello che siamo veramente. Come per "Non fate i bravi" (Chiarelettere 2019), questo volume viene pubblicato su precisa richiesta dell'autrice, che ha lasciato alla mamma centinaia di testi elaborati sullo smartphone.
Palmiro Togliatti è stato uno dei più acuti interpreti del fascismo. I suoi scritti principali sul tema, 'A proposito del fascismo' del 1928 e 'Lezioni sul fascismo' del 1935, rappresentano secondo Renzo De Felice, rispettivamente, "l'analisi più compiuta e più matura del fascismo italiano elaborata fra le due guerre mondiali da un autorevole esponente comunista" e "un modello metodologico che può benissimo essere applicato anche ad una ricerca di tipo storiografico e non solo ad una analisi politico-pratica". Giuseppe Vacca - con un'ampia introduzione - inquadra storicamente gli scritti di Togliatti nello svolgimento degli avvenimenti e nel dibattito internazionale sul fascismo, sviluppando un confronto con i testi di Gramsci.
Nel corso della sua vita Togliatti coniugò l'attività di dirigente di partito con un'intensa riflessione sulla politica e sulla storia del Novecento, sulla cultura e la filosofia italiana e europea. Il volume raccoglie un'ampia scelta degli scritti e dei discorsi di preminente valore culturale dal 1917 al 1964: dagli esordi giornalistici negli anni della Grande guerra al celebre "Memoriale" di Jalta. L'antologia - la più ampia pubblicata in un unico volume - è costituita da sei sezioni tematiche ordinate cronologicamente e dedicate alla storia d'Italia, al fascismo in Italia e in Europa, alla democrazia repubblicana, al comunismo internazionale, all'eredità di Gramsci, alle polemiche culturali.
«Vorrei che non ci fosse età di mezzo tra i dieci e i ventitré anni o che gioventù dormisse tutto questo intervallo». Con queste parole, già nel XVII secolo, si esprimeva Shakespeare nel suo Il Racconto d'inverno, a segnalare che l'adolescenza è da sempre un tempo di turbolenti passioni e di difficili relazioni con il mondo adulto. Nel XX secolo, questa età dello sviluppo è stata oggetto di particolare attenzione, divenendo a tal punto centrale da assumere i contorni non solo di epi- fenomeno ma di simbolo dei cambiamenti della società industriale, prima, e post-industriale, poi. All'insegna di questa "invenzione" è stata studiata - e, in parte, usata - diventando uno degli "oggetti" di maggiore studio delle Scienze Umane e uno dei motivi più determinanti delle riforme scolastiche. La sua problematicità continua ancora oggi ad attivare studi e ricerche che, se non hanno il potere di offrire soluzioni definitive alle difficoltà di relazione con i teenager, hanno, tuttavia, la forza di rivelare l'"adolescentizzazione" del mondo adulto, il suo ritardo di crescita e di vera educazione.
Di Alcide De Gasperi (1881-1954) resta un'impronta politica potente. È nella forma del nostro Stato, nei principi della Costituzione, nella politica estera, nelle riforme sociali. La sua vita e la sua opera hanno avuto caratteristiche morali e politiche eccezionali, quasi profetiche. Guidò con mano ferma il passaggio dell'Italia dal fascismo alla Repubblica in una difficile congiuntura internazionale dominata dalla Guerra Fredda. Non è stato solo l'uomo della Ricostruzione materiale dell'Italia tra il 1945 e il 1954 ma anche un leader che ha mostrato l'efficacia di un approccio cristiano alla democrazia europea e che ha anticipato temi e problemi del nostro tempo. Questo volume presenta i frutti del percorso ormai ventennale della Lectio degasperiana, l'evento con cui ogni anno la Fondazione Trentina Alcide De Gasperi ricorda lo statista invitando personalità di primo piano del mondo accademico e politico a confrontarsi con la sua figura e il suo esempio. Lezioni di P. Scoppola, L. Elia, U. De Siervo, J.-D. Durand, S. Romano, I. Rogger, F. Traniello, G. Vacca, V. e S. Zamagni, P. Castagnetti, M. Cau e M. Mondini, N. Galantino, S. Mattarella, Ch. Cornelissen e E. Letta, A. Panebianco e P. Pombeni, M. Odorizzi e S. Malfatti, M. Cartabia, G. Guzzetti e G. Tremonti, S. Fabbrini, D. de Pretis, I. Maffeis.
Il volume presenta alcuni preziosi scritti di J.R.R. Tolkien tradotti per la prima volta in italiano che rivelano ancora una volta l’eccezionale ampiezza e complessità del mondo mitologico creato dall’autore del Signore degli Anelli: La conversazione fra Manwë ed Eru (1959); La Reincarnazione degli Elfi (1959-1966); Alcune note sulla “rinascita” fra gli Elfi (1972).
La raccolta è dedicata al tema della reincarnazione degli Elfi, il popolo immortale della Terra di Mezzo, e più precisamente a come rendere credibile il meccanismo dell’eterno ritorno post mortem degli Elfi.
Tolkien in questo si è trovato davanti a ciò che lui stesso definì un vero e proprio dilemma: la reincarnazione degli Elfi «sembra un elemento essenziale per i racconti, ma come la si realizza? 1) Rinascita? 2) O ricostruzione di un corpo imitato equivalente (quando quello originale è stato distrutto)? O entrambe?».
La risposta emerge da riflessioni condotte da Tolkien per decenni e che riguardano gli aspetti materiali, psicologici e filosofici della vicenda. In chiusura, un saggio a firma di Michaël Devaux, che ha curato la prima edizione francese di questi scritti, pubblicati nel 2014 dalla rivista “La Feuille de la Compagnie”.
In questa nostra società, segnata dal disincanto, non è facile scoprire il vero volto dell'uomo, e riconoscerne la profondità e la ricchezza spesso celate nell'inconscio. Questo scritto, indicando il silenzio come fondamento di ogni altra esperienza umana, cerca di vederlo come matrice feconda del "simbolo" e della "sublimazione".