
DESCRIZIONE: Nel 1955 compariva su «Nuovi Argomenti», la rivista diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci, la prima pubblicazione di Alessandro Spina, un racconto militare ambientato in Cirenaica in età coloniale. Nel ’60 ne comparve un secondo, Giugno ’40, su «Paragone», la rivista diretta da Roberto Longhi ed Anna Banti. Nel ’60 la Mondadori pubblicava la prima raccolta di racconti: Storie di Ufficiali. Cui seguirono i romanzi: Il giovane Maronita (Rusconi, ’71), Le nozze di Omar (ivi, ’73), Il visitatore notturno (Scheiwiller, ’79), che completava il ciclo della conquista coloniale. Vennero quindi: La commedia mentale (ivi, ’92), Nuove storie di ufficiali (Ares, ’94), L’oblio (Ares, 2004), ancora sull’età coloniale. Seguirono: Ingresso a Babele (Rusconi ’76), Le notti del Cairo ( ivi, ’86), La riva della vita minore (Mondadori, ’97) sull’età postcoloniale. Insieme all’inedito Nuove storie coloniali, gli undici tomi del ciclo furono quindi pubblicati in un unico volume dalla Morcelliana: I confini dell’ombra che ebbe il Premio Bagutta (2006, pp. 1250, seconda edizione).
Il Diario di lavoro raccoglie note scritte nel corso dei cinquant’anni di redazione dell’opera, dettate dalle ragioni più diverse e che qui si presentano senza alcuno sforzo di omogeneità o di ordine. Serviranno per rispondere alle domande che la lettura del lungo ciclo africano potrebbe aver suscitato. Si potrà così ripercorrere lo stesso itinerario della narrazione per la via ombrosa dell’io dell’autore, un’ombra anch’essa, funzione essenziale del doppio.
COMMENTO: Il Diario di lavoro di uno dei maggiori scrittori italiani che permette di capire la genesi dei suoi romanzi e racconti, attraverso gli incontri con i grandi intellettuali dell'epoca: Cristina Campo, Alberto Moravia, Pietro Citati...
ALESSANDRO SPINA ha pubblicato presso la Morcelliana: Conversazioni in Piazza Sant’Anselmo e altri scritti. Per un ritratto di Cristina Campo (2002); I confini dell’ombra. In terra d’oltremare (20072): il Carteggio con Cristina Campo (2007) e Altre Sponde. Tre romanzi brevi (2008).
La mente di uno scrittore? È la cartografia dei suoi incontri, nelle pagine dei classici e dei contemporanei e nella vita. Incontri che concorrono, per affinità e differenze, ai lineamenti della scrittura di un autore. Questo libro è la cartografia della mente di Spina: essenziali colpi di sonda sugli amati Cervantes, Flaubert, ?echov, Tolstoi, Fontane, Hofmannsthal, Musil, Mann, descrizione dei luoghi attraversati nel tempo - dalla malinconica e intrigante Libia dei primi decenni del secolo scorso alla Roma di Cristina Campo -, ricordo degli amici, tra cui Camillo Togni e Vanni Scheiwiller. Il tutto con un tratto di estraneità al mondo - di inattualità - che è la cifra della scrittura di Spina: una prosa meditata sul destino che sempre ci accompagna e che dona all'esistenza quell'enigmaticità che queste pagine aiutano a decifrare.
Di fronte alla grande espansione della comunicazione digitale, i giovani romanzieri anni duemila tendono a reagire spettacolarizzando la scrittura: puntano a emozionare il lettore con le trovate effettistiche, il gioco delle coincidenze a sorpresa, le scene madri. Non sono più i tempi in cui far commuovere chi legge era ritenuta una procedura mistificante, addirittura disonesta. Adesso, risvegliare la sensibilità dei destinatari, galvanizzandone il pathos, vale come un incentivo a non assopirsi nel ristagno conformista di una vita senza vita. E così riscoprire il fervido piacer del pianto, tanto caro al più autentico romanticismo psicosociale.
A vent'anni era già un rivoluzionario di professione pronto per il Tribunale speciale fascista; a poco meno di trentacinque abbozzava il progetto di un federalismo europeo per il quale avrebbe lottato per il resto della vita. Nei riguardi della propria azione Altiero Spinelli nutriva ad un tempo orgoglio e timore che non ne rimanesse segno, così negli ultimi anni si decise a scrivere questo libro, che racconta la sua vita fino alle soglie del dopoguerra: la giovinezza, le prime letture, l'adesione al partito comunista, la scoperta dell'amore e del sesso, la cospirazione, i sedici anni di carcere e di confino, i primi passi dell'impegno per il federalismo europeo. Ne è risultata una "confessione" di rara intensità, dove le tessere dell'esperienza personale e politica sono ricomposte in un esemplare romanzo di formazione, una testimonianza che ha pochi eguali nella memorialistica del Novecento italiano.
L'Europa è sempre più al centro del dibattito politico e culturale globale, ma al tempo stesso è l'elemento cardine di una crisi economica e democratica. Ma come nasce l'idea di Europa? Treccani propone una voce che definisce i contorni originari della genesi di un luogo tanto geografico quanto culturale, ma che prima ancora è stato soprattutto un sentimento e un modo di interpretare l'esistenza. Il testo di Altiero Spinelli racconta così la nascita e la diffusione di un'idea di condivisione politica che ha visto nel cittadino europeo il centro di un discorso capace di lasciarsi alle spalle la tragedia di due guerre figlie della violenza cieca degli Stati nazionali. La voce Europeismo, rivista alla luce della contemporaneità da Giuliano Amato, è una guida utile a individuare, in un contrappunto critico, le risorse inesplorate e le criticità di un'idea che deve farsi comunità. Con un saggio di Giuliano Amato.
Nel 1941 i federalisti a Ventotene hanno sognato un'Europa diversa, e una società di liberi e uguali, e questo ancora oggi disturba e imbarazza proprio gli opportunisti che non hanno una visione. Qualcuno pensa che quello europeo sia semplicemente un sogno, che nulla di tutto ciò che prevede il Manifesto - gli Stati Uniti d'Europa - potrà mai accadere. Ma il Manifesto di Ventotene, quel Progetto d'un manifesto che sognava un'Europa libera e unita, ha ancora molto da dire, soprattutto a chi non si decide a muoversi da mezzo il guado, ed è lì come testimonianza di antifascismo, di egualitarismo, di speranza in un'Europa unita e pacificata, di liberi e uguali europei. (dall'introduzione di Piero S. Graglia)
Come è stato possibile che si sia finiti col parlare d'Europa come di un sogno da cui meglio sarebbe risvegliarsi? Secondo Barbara Spinelli l'Europa è a un bivio ma si comporta come se non lo sapesse. Il tuonare dei governi contro gli eurocrati distruttori del sogno europeo è una scusa per nascondere le loro responsabilità. La trojka che ha vessato Grecia, Portogallo, Irlanda, è una loro creazione e lo è anche il Fiscal compact che incombe sulle nostre già fragili finanze. Sono gli Stati ad aver deciso di rispondere alla crisi scoppiata nel 2007 uccidendo la vocazione solidale dell'Unione, ignorando le ragioni per cui nacque, opponendo i paesi forti del centro alle sue nuove periferie. Occorre ripartire dalla visione del Manifesto di Ventotene per far si che il Parlamento europeo esca dal suo sonno e scriva finalmente la Costituzione che i cittadini europei non posseggono e cui hanno diritto. Che metta l'economia e la moneta al servizio della politica e dei cittadini: non il contrario come avviene oggi.
Tutto tende all’Uno: una è la radice culturale e politica dell’Europa, una la via per governare e sanare l’economia, una per costruire l’Unione europea. Da tempo si è smesso di contare oltre l’Uno. Eppure di pensare anche il due se non il tre ce ne sarebbe un bisogno grande. Se nel formulare un’opinione non vengo confrontato con forti obiezioni, sarò contento. Se sono un politico, avrò addirittura l’impressione che si sarà creata una sorta di pace. La pace dell’Uno non è tuttavia pace. È stasi. La verità, lasciata sola con se stessa, non splende più forte. Al contrario: si spegn
Due anni prima che sua moglie si ammalasse, Italo Spinelli, ex operaio ottantenne in pensione, aveva chiesto a un giovane neolaureato del suo paese cosa fosse e a cosa servisse la filosofia. Per tutta risposta, quel ragazzo gli lesse la morte di Socrate presa dal Fedone di Platone. Quelle parole potentissime gli sono tornate in mente al funerale della moglie e hanno fatto scattare dentro di lui il desiderio di rileggerle e approfondirle. Tre anni dopo, Italo Spinelli si è laureato (con lode!) in Filosofia nell'Aula Magna dell'Università di Macerata, all'età di 83 anni. In questo libro Spinelli racconta brevemente la sua esistenza e soprattutto racconta i perché e l'esito della sua ricerca interiore: trovare una ragione di tanto dolore. I tre giganti del pensiero che lo hanno "soccorso" sono stati Platone con la sua prova scientifica dell'immortalità dell'anima, Sant'Agostino, uomo dotato di una fede infinita, ma soprattutto Tommaso Moro, un laico testardamente credente fino al martirio. Spinelli interpreta con parole sue le grandi intuizioni di questi giganti del pensiero umano, offrendo ai lettori la sua esperienza originale, sincera, e un percorso di consolazione attraverso la filosofia.
Il testo ripercorre la storia di uno dei personaggi più complessi, controversi, inquietanti, tormentati e contraddittori della storia, Giuliano detto l'Apostata, l'imperatore che si allontanò dalla fede cristiana e cercò di tornare al paganesimo greco-romano, con il proposito di ripristinare, in tutto l'Impero, la religione dei templi e dei sacrifici. In questa biografia, l'autore ripercorre e approfondisce le motivazioni molteplici che stanno alla base dell'"abiura" di Giuliano, incapace di conciliare il patrimonio della classicità con la religione di Cristo.
Quale possibile rapporto tra psicologia e discernimento vocazionale? Se vivere la propria vocazione vuol dire diventare sempre di più uomini a Sua immagine e somiglianza, la psicologia diventa uno strumento necessario per comprendere la propria umanità e rispondere in pienezza alla Chiamata con cuore libero.

