
Vestire è un'arte antica, raffinata e in continuo mutamento, che riflette l'identità dell'individuo. Troppo spesso con il motto «l'abito non fa il monaco» si è tentato di giustificare ogni tipo di abbigliamento senza rispetto né del luogo, né delle persone che si hanno di fronte. Attraverso un leggero viaggio nella storia del costume, gli autori vogliono porre l'accento su quanto, soprattutto negli ultimi anni, ci si sia dimenticati che il primo biglietto da visita, prima ancora del saluto, è la nostra immagine. Spesso non si coglie differenza tra l'andare in spiaggia o ad un colloquio di lavoro, in un luogo di culto o in una sala da ballo. Ma il modo in cui ci poniamo e ci presentiamo parla di noi.
Come il corpo, anche l'anima può far male. Non se ne vedono i lividi ma ci sono. Spesso sono quel malessere dagli incerti confini che chiamiamo angoscia. Braconnier dice: è dolorosa, ma passa. Basta saperla vedere, basta sapere che c'è. Attraverso la storia di giovani e adulti, uomini e donne ricorsi al suo aiuto, l'autore traccia le diverse vie che può imboccare l'angoscia, risalendo a ritroso fino alla fonte infantile da cui è scaturita.
Un libro di scorrerie linguistiche di Bartezzaghi dentro gli usi e gli abusi della lingua italiana. Bartezzaghi si diverte e ci diverte ritraendo la lingua dal vivo, nei suoi usi quotidiani, televisivi, giornalistici, e, soprattutto, nei suoi abusi. I nuovi esilaranti strafalcioni, i doppi sensi, come è fatto l'italiano che parliamo. Bartezzaghi non è normativo, non usa la matita rossa e blu e non ha nessuna nostalgia dell'uso scolastico dei congiuntivi. Bartezzaghi gioca con le parole, sa che danno felicità, insegue l'allegria, l'assurdo e la follia che si nascondono nella lingua e nella comunicazione. Violata la grammatica, la morfologia e la sintassi, la lingua continua a produrre senso e comunicazione.
La birra, nella cultura occidentale, è stata spesso considerata una bevanda rozza e meno dignitosa rispetto al vino. In realtà nel Vicino Oriente Antico aveva un'importanza notevole, a livello sia sociale sia religioso, tanto che in Mesopotamia vi era addirittura una divinità ad essa dedicata. Questo libro traccia una documentata storia del «pane liquido» nelle civiltà mesopotamiche e nell'antico Egitto e mostra come questa bevanda fosse diffusa e tenuta in grande considerazione nel mondo antico, forse già dal Neolitico, quando la coltivazione dell'orzo portò alla produzione non solo del pane ma anche della bevanda ottenuta dalla sua fermentazione. Inoltre, si evidenzia come essa sia menzionata varie volte nell'Antico Testamento, benché la sua comparsa sia oscurata da traduzioni generiche. Infine, si svelano quattro ricette per produrre birra seguendo il metodo usato da assiri, sumeri, babilonesi, egizi e israeliti.
Com’è cambiato l’uso del cibo nella post-modernità C’è ancora un posto a sedere per il rito della tavola? E quali gli effetti nell’universo relazionale e simbolico, religioso dell’uomo? Queste ed altre le domande affrontate nel presente saggio, godibile, appassionato. L’autore preferisce «la sfida di uno sguardo che contempla la vita di una città che parla di Dio, ed è abitata profondamente da lui». Un valido esempio di riflessione teologica per l’oggi.
Vito MIGNOZZI, presbitero della diocesi di Castellaneta (TA), è preside della Facoltà teologica pugliese presso la quale è docente ordinario di ecclesiologia e di teologia dei sacramenti. Tra le sue pubblicazioni: Come un sacramento. Uno stile per essere Chiesa oggi (2011), Cattolicità (2012), Commento ad Apostolicam actuositatem (2019), Ecclesiologia (2019). Ha al suo attivo una serie di studi su temi a carattere prevalentemente ecclesiologico, pubblicati in diverse riviste specialistiche.
Questo libro sostiene l'ipotesi non ovvia che la «morale per eccellenza», cioè quella che riguarda il sesso, sia una delle cose in cui la nostra civiltà è progredita di meno negli ultimi 4000 anni. Chi ritiene di non avere limiti non oserebbe mai farlo in piú di due. Tutte le coppie ostentano una stretta monogamia, e ogni contatto con terzi è considerato un tradimento che può distruggere il rapporto. Anche i giovanissimi vivono sostanziali matrimoni di reciproca sorveglianza. E mentre tutti si dichiarano libertari, di fatto si danneggia continuamente la reputazione delle persone a partire dai loro comportamenti sessuali. Nel profondo la morale sessuale è mutata pochissimo, e per alcuni aspetti sta tornando indietro, come segnalano molti intellettuali. Il libro si rivolge a coloro che sono perplessi rispetto al perdurante ruolo degli insegnamenti cattolici nel condizionare la mentalità comune, e rispetto ai principi cui obbedisce tuttora il legislatore in materia di diritto di famiglia. E viene incontro ai figli - e alle figlie - di genitori piú o meno dichiaratamente repressivi. Ma soprattutto, vuole indurre a dubitare della propria convinzione di essere liberi.
La fiaba costituisce un importante ipocentro da cui possono nascere le onde di significato che raggiungono l'epicentro cognitivo ed emozionale del bambino, impegnato nel quotidiano processo di comprensione e costruzione di sé, della realtà e delle relazioni io/mondo.
Camminare è sicuramente una delle azioni più comuni delle nostre vite. Ma Frédéric Gros ci fa riscoprire la bellezza e la profondità di questo semplice gesto e il senso di libertà, di crescita interiore e di scoperta che esso può riuscire a suscitare in ciascuno di noi. Attraverso la riflessione e il racconto magistrale delle vite di grandi camminatori del passato - da Nietzsche a Rousseau, da Proust a Gandhi che in questo modo hanno costruito e perfezionato i propri pensieri - "Andare a piedi" propone un percorso ricco di curiosità, capace di far pensare e appassionare. Nella visione limpida ed entusiasta di Gros, camminare in città, in un viaggio, in pellegrinaggio o durante un'escursione, diventa un'esperienza universale che ci restituisce alla dimensione del tempo e ci consente di guardare dentro noi stessi. Perché camminare non è uno sport, ma l'opportunità di tornare a godere dell'intensità del cielo e della forza del paesaggio.
La scuola oggi viene spesso considerata un luogo destinato al mero apprendimento delle competenze, al "saper fare", anziché il luogo della cultura in cui si impara anche a diventare uomini. Eppure è dalle aule scolastiche che passa il futuro della nostra società. In queste pagine c'è la ricetta per non fallire: un metodo che tenga conto dei talenti di ogni studente, la libertà educativa come pilastro e la responsabilità come fine.
Il libro raccoglie riflessioni per aiutare il lettore ad "andare a tempo", a vivere al meglio le fasi di cambiamento, a percepire il proprio senso interno del tempo e a organizzarsi armonicamente.