
In questo volume Giorgio Bouchard dimostra un fatto sottovalutato, e talvolta addirittura negato, da alcuni studiosi italiani ed europei, ossia che la concezione politica di Barack Obama – primo presidente nero degli Stati Uniti e premio Nobel per la pace a meno di un anno dall’elezione – è fortemente intrecciata al suo pensiero religioso.
Figlio di una protestante secolarizzata e di un musulmano ateo, buon conoscitore del cristianesimo e dell'islam, Obama unisce alla tradizione liberal americana una fede cristiana moderna, aperta e dialogante, riuscendo a parlare in modo convincente sia ai credenti sia ai "laici", e a proporre a tutti una vera e propria rigenerazione morale e civile della società.
Il Paese è debitore di generazioni di cattolici che hanno contribuito a promuovere riforme sociali per il bene e la crescita di tutti. Poi, di decennio in decennio, sono aumentati il disimpegno, il tradimento degli ideali e la complessità di una realtà sempre più difficile da interpretare. Oggi si tende a privatizzare la vita di fede e a nascondere l'impegno sociale e politico dei cristiani, eppure resistono voci ed esperienze che spingono a procedere controcorrente. Papa Francesco, innanzitutto, richiama da tempo a un nuovo protagonismo, dopo aver tracciato temi precisi nel suo magistero sociale. Il gesuita Francesco Occhetta, muovendo da queste sollecitazioni, analizza il contesto, rilegge la storia recente d'Italia e propone un modello che spinga i credenti a costruire la giustizia a partire dalla propria fede, per sperare nel futuro ed essere responsabili verso le generazioni che crescono. A una condizione però: portare ciascuno il proprio mattone per costruire lo spazio del bene comune.
Giorgio La Pira, uomo di ardente fede, profeta di pace, politico, è stato un mistico prestato alla politica e di cui il 9 gennaio 2024 ricorrono i 120 anni dalla nascita a Pozzallo, nel sud della Sicilia. Nel luglio 1918 papa Francesco ha concesso l'autorizzazione alla Congregazione delle cause dei santi per promulgare il decreto sulle sue virtù eroiche di servo di Dio. I testi pubblicati in queste pagine tracciano idealmente il percorso umano, religioso e politico di Giorgio La Pira, uomo di eccezionale cultura e di profonda vita spirituale, che fu membro dell'Assemblea costituente, deputato nella prima Legislatura, sottosegretario al ministero del Lavoro e sindaco di Firenze. In un XXI secolo dominato dalle guerre - anche in Europa - i suoi interrogativi e le sue prospettive assumono un interesse nuovo. La freschezza e la forza della sua testimonianza sono un'utile bussola per tutti noi che abbiamo bisogno di orientamento per la nostra vita personale e di cittadini. Con testi di La Pira e contributi di: Patrizia Giunti (presidente Fondazione Giorgio La Pira), Giovanni Spinoso e Claudio Turrini, Padre Gianni Festa, Piero Meucci e Mario Primicerio, Andrea Riccardi, Agostino Giovagnoli.
Nello affronta in questo studio la parte più consistente della carriera politica di Dino Grandi, seguendola fino all'epilogo della seduta del Gran Consiglio del 25 luglio 1943, che determinò la caduta di Mussolini. Negli anni Trenta Grandi fu successivamente ministro degli esteri (1929-32), ambasciatore a Londra (1932-39), ministro guardasigilli e presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni (1939-43). Nello ricostruisce le posizioni di Grandi nell'articolarsi della politica estera italiana del decennio, in particolare il suo deciso atteggiamento filoinglese, per concludere con l'analisi dei progetti di Grandi per risolvere la crisi politico-militare italiana del 1943, fino all'ordine del giorno (25 luglio 1943) contro Mussolini.
Un volume tematico costruito a mo' di dizionario con una breve bibliografia ragionata. Una panoramica storica e geografica dell'esperienza federale, dalla convenzione di Filadelfia del 1787 alla bozza di Costituzione europea del 2003, raccontata in centocinquantasette voci.
Settant'anni orsono, la mattina del 19 maggio 1944, veniva rinvenuto nella casermetta di via Frutaz, ad Aosta, il corpo senza vita del notaio Émile Chanoux, impiccato alle sbarre della finestra della cella dove era stato rinchiuso la sera precedente dai suoi aguzzini. In quel momento Chanoux, leader del movimento resistenziale valdostano, diventava l'eroe delle non mai sopite istanze di autonomia politica e amministrativa della Valle d'Aosta. In realtà, dietro l'eroe si nascondeva uno scrittore politico di assoluto rilievo nel paesaggio del federalismo del Novecento, che individuava nella vocazione all'autonomia e all'autogoverno propria delle comunità territoriali dell'arco alpino l'elemento essenziale per guardare con fiducia all'Europa dei popoli e non degli Stati. Ripubblicare oggi il suo testo "Federalismo e autonomie" rappresenta il modo migliore per rendere omaggio alla sua figura.
Saggio di grande attualità: intende recuperare l'idea di federalismo per l'Italia, superando la contraffazione che ne ha fatto il partito della Lega lombarda. Introduzione di Marco Vitale.
Amico personale di Federico Fellini per più di quarant'anni, il critico cinematografico del "Corriere della Sera" ricostruisce il profilo biografico del regista anche negli aspetti privati. Testimone oculare, Kezich racconta il cinquantennale matrimonio con Giulietta Masina e la conseguente unione artistica, particolari riguardanti la nascita e la lavorazione dei film, rievocati uno per uno. Particolare attenzione è offerta al contraddittorio rapporto di Fellini con le scienze occulte e lo spiritismo di cui fu, per un periodo, scettico ma impressionabile praticante.
Ernst W. Wies, in questa sua opera, offre tanti diversi Barbarossa quanti furono gli eventi, le circostanze e le epoche della sua vita. Il Barbarossa divenne un mito. E il mito offre l'immagine di un re che assiste impassibile allo scempio dei bambini legati alle macchine da guerra. Ma anche di un nobile che si fa paladino delle virtù cavalleresche, che consegna la spada ai figli, che bacia i piedi del papa come gesto di pace e di alleanza. Fedele a un Impero romano ormai anacronistico, il Barbarossa difese il morente feudalismo contro le idee di libertà e autonomia espresse dai Comuni.
Federico da Montefeltro ovvero il profilo più celebre d'Italia, immortalato dall'altrettanto celebre ritratto di Piero della Francesca conservato agli Uffizi. Ma pochi conoscono la storia di quel naso cosi particolare. E soprattutto pochi sanno attraverso quali vicende Federico riuscì a realizzare il sogno di trasformare tra il 1444 e il 1482 Urbino, un piccolo borgo marchigiano di montagna in uno dei più straordinari e prestigiosi centri dell'architettura rinascimentale. Federico portò gli artisti più famosi a Urbino, la sua biblioteca fu tra le più importanti e rivoluzionarie dell'epoca, il Palazzo Ducale della città divenne il prototipo di residenza del principe della sua epoca. Lo storico Bernd Roeck e lo storico dell'arte Andreas Tönnesmann compongono un ritratto ricchissimo di sfaccettature e zone d'ombra del più famoso e ambizioso condottiero dell'Italia quattrocentesca, la storia dell'ideazione e della costruzione del suo palazzo, le sue imprese militari, il culto sovrano dell'arte. Attraverso la ricostruzione di questo perfetto uomo del Rinascimento, capitano di ventura, politico, mecenate, traditore, probabile assassino, insuperabile uomo di marketing, questo libro, in cui duelli, guerre e congiure si combinano con i più nobili ideali umanistici ed artistici, costituisce una suggestiva rappresentazione del sistema di funzionamento economico, politico e militare di tutta l'Italia del Rinascimento.