
"Il giudice Borsellino era un dipendente pubblico, il professor Biagi anche, così come gli uomini della scorta del giudice Falcone. E questi sono gli eroi. Enrico Fermi era un dipendente pubblico, così come lo è la maestra di mio figlio, che ha fatto un lavoro importantissimo e straordinario. E questi sono i campioni. Anche l'impiegato che ha accumulato centoventi giorni di assenza in un anno è un dipendente pubblico, così come lo è quello che si fa timbrare il cartellino dal collega compiacente. E questi sono i fannulloni. Come possono convivere nelle organizzazioni pubbliche persone tanto diverse? Semplicemente, non possono". Il libro descrive, con ampi riferimenti alla realtà, la situazione delle organizzazioni pubbliche e illustra alcune fondamentali proposte per il cambiamento delle stesse, nell'ambito del nuovo quadro di riforma del lavoro pubblico delineato dalla "legge Brunetta" (Legge delega 15/09). Un libro destinato a far discutere, che si inserisce a pieno nel dibattito sulla pubblica amministrazione, con una prospettiva però capace di superare gli stereotipi e, soprattutto, di concentrarsi sulle cose che si possono e si devono fare.
Massimo Fagioli si è laureato all'Università di Roma in Medicina avendo intrapreso tali studi con lo scopo esplicito di interessarsi di realtà psichica. Specializzatosi in Neuropsichiatria fece la prima esperienza manicomiale a Venezia venendo in contatto con malati di mente cronicizzati nelle loro sindromi. Passò poi all'ospedale psichiatrico di Padova dove organizzò esperienze di psichiatria attiva con gruppi di malati, vivendo il ruolo di psichiatra nell'ambito di continue riunioni con tutti i componenti della struttura ospedaliera. Volendo approfondire la sua osservazione dei malati si dedicò in Svizzera, nella clinica di Binswanger a Kreuzlingen, ad una esperienza di comunità terapeutica convivendo notte e giorno con i malati senza mediazioni. Questa pubblicazione raccoglie le lezioni tenute nel 2007 all'Università di Chieti.
Grazie alla fantasia i bambini giocano e gli adulti inventano storie che ci trasportano in mondi diversi da quello in cui viviamo. Ma la fantasia può anche essere fonte di inganno o autoinganno, fino ad "ammalarsi" intrappolandoci in labirinti dai quali non riusciamo ad uscire. E' possibile imparare ad usarla e a farla funzionare? Dai diversi tipi di fantasia alle sue patologie, agli esercizi per allenarla: le strategie e i vincoli cognitivi con i quali opera questa straordinaria capacità della mente umana, che non è affatto contrapposta al ragionamento logico.
Paolo Legrenzi insegna Psicologia nell'Ateneo Iuav di Venezia. Tra i suoi libri per il Mulino "La felicità" (1998), "La mente" (2002), "Creatività e innovazione" (2005), "Credere" (2008), "Neuro-mania" (con C. Umiltà, 2009), "Non occorre essere stupidi per fare sciocchezze" (2010).
Fantasia, invenzione, creatività e immaginazione nelle comunicazioni visive. È possibile capire come funzionano queste facoltà umane? Che relazione hanno con l'intelligenza e la memoria? Munari spiega tutto ciò con argomenti chiari e moltissimi esempi visivi noti e ignoti. E anche come si stimola la creatività e come si può allenare la mente a essere più elastica e più pronta.
Chi - o che cosa - prende le decisioni che diciamo "nostre"? Le nostre scelte sono dovute esclusivamente alle cellule nervose del cervello, o vi prende parte qualche altro aspetto della nostra natura? Siamo davvero responsabili di quel che facciamo, o è solo un'illusione? Gli esiti sono già stabiliti in anticipo, o c'è qualche flessibilità? Appena si cominciano a esplorare seriamente queste domande, ci si trova immersi in una trama intricata, coinvolti in un'indagine di una complessità di gran lunga superiore a quelle dei migliori romanzi "gialli". Un'indagine che Chris Nunn conduce facendo appello non solo ai mezzi della fisica, della chimica e delle neuroscienze, ma anche della letteratura, della politica, della storia. Perché, di fronte alle prospettive aperte dalla biologia e dalla genetica, quelle domande non possono più essere considerate solo lo spunto per dibattiti oziosi fra pensatori lontani dalla realtà quotidiana.
Si tratta di un libro in cui la lunga esperienza di un magistrato, poi deputato e membro della Commissione giustizia viene racchiusa in alcune riflessioni sul tema della giustizia in un paese democratico. Gli oggetti sono quelli di un dibattito molto attuale e destinato a non finire presto: Tangentopoli, mani pulite, gli strappi della rete dei servizi giudiziari, la giustizia spettacolo, le contraddizioni del sistema carcerario, il tutto scandito dalle proposte che la Bicamerale rivolge al Parlamento. Tutto questo in una riflessione di respiro più ampio, che affronta la questione alla radice.
Costruito come un intenso reportage e con l'intento di fare il punto della situazione politica, economica, sociale e culturale della Bosnia disegnata a Dayton, prevedendo gli sviluppi e gli scenari futuri, il libro - nato come un viaggio - ha portato gli autori fin dentro le ferite della guerra e della pace in Bosnia, di cui decine di persone - gente comune e di livello internazionale - hanno raccontato a modo loro attraverso le interviste che compongono questo lavoro.
Quando i computer non erano ancora in tutte le case e in tutte le tasche, la rete muoveva i primi passi e ben pochi sapevano cosa fosse un hacker, Kevin D. Mitnick era nella lista dei criminali più ricercati dall'Fbi, ma non aveva mai usato un'arma, non aveva ucciso nessuno, non aveva rubato: era semplicemente il più bravo del mondo a intrufolarsi nei sistemi informatici più protetti del pianeta. Per anni Mitnick ha vissuto un'esistenza al limite, braccato da polizia e servizi segreti, continuamente alla ricerca di una sfida più eccitante e pericolosa della precedente, inventando sistemi sempre più ingegnosi per eludere le protezioni dei sistemi informatici più inviolabili e intanto riuscire a sfuggire alla cattura nel mondo reale. In questo libro, che è la sua autobiografia, Mitnick racconta le sue innumerevoli avventure, fuori e dentro la rete: quelle di un artista della truffa, capace di ingannare uomini e macchine con la stessa bravura, ma anche quelle di un precursore e di un visionario, il primo a riconoscere nell'hacking una strada alternativa per la comprensione del mondo digitale. Prefazione di Steve Wozniak.
Basandosi sulla teoria della dissociazione strutturale della personalità integrata con la psicologia dell’azione di Janet, gli autori, dopo una lunga esperienza clinica con pazienti traumatizzati, hanno sviluppato un modello di intervento a più fasi centrato sull’identificazione e il trattamento della dissociazione strutturale.
La terapia ha l’obiettivo di aumentare la capacità del paziente di adattarsi all’ambiente, per affrontare i compiti della vita quotidiana e tenere a bada i fantasmi legati a ricordi traumatici non elaborati.
Onno van der Hart insegna presso il dipartimento di Psicologia clinica dell’Università di Utrecht.
Ellert R.S. Nijenhuis lavora presso il centro per la salute mentale Mental Health Care Drenthe, in Olanda.
Kathy Steele dirige i Metropolitan Counseling Services, un centro di psicoterapia ad Atlanta (USA).
Genere per eccellenza sfuggente a qualsiasi regola e classificazione troppo rigorosa, il fantastico occupa una parte importante della produzione letteraria europea e americana. Da "Dracula" ad "Alice nel paese delle meraviglie", da Poe a Hoffmann, a Kafka, racconti e romanzi fantastici nascono sotto il segno della fantasia più sfrenata e spostano i confini fra reale e irreale, fra credibile e incredibile, proiettando il lettore negli spazi illimitati dell'immaginazione. Sulla scia dei grandi maestri tedeschi e americani, anche in Italia si sviluppò una fitta produzione di matrice fantastica. Dalle opere scapigliate e bohémien di Tarchetti e dei fratelli Boito al verismo "fantastico" di Verga e Capuana all'angoscia interiore di Pirandello e Savinio sono qui raccolti alcuni dei migliori racconti fantastici della nostra letteratura. L'introduzione di Costanza Melani spiega la genesi e le peculiarità di questo genere indefinibile e affascinante; le sezioni in cui il libro è articolato sono precedute da brevi premesse che analizzano le caratteristiche dei racconti e degli autori antologizzati.
Dal gennaio del 2020, una nuova peste ha attraversato il mondo, negando sicurezze che sembravano acquisite da tempo, e per sempre. All'improvviso, ci siamo trovati in balia di un nemico sconosciuto, esposti alla minaccia di un "niente" inafferrabile. E siamo stati colti da paure ormai dimenticate. A queste paure torna Roberto Escobar, ritrovandole e rielaborandole nelle cronache, nelle testimonianze e nelle opere letterarie e filosofi che di chi delle pesti ha sofferto secoli e millenni prima di noi. E riscoprendo in esse i nostri stessi sentimenti, i nostri autoinganni, la nostra speranza. La lettura di Far fronte all'ombra è un cammino attraverso parole e immagini del passato che possono orientarci nel presente: un viaggio verso la consapevolezza che al "niente" delle pesti possiamo contrapporre il "tutto" del nostro coraggio quotidiano e della nostra solidarietà.
Impenitenti, sarcastici, ironici, velenosi, ma anche inaspettatamente poetici: gli scritti satirici di Vauro riverberano il suo sguardo graffiante sull’Italia, la nostra politica, il pantano nostrano e internazionale. Sono – ognuna a suo modo – dichiarazioni d’amore: non quello sdolcinato buono al più per incartare cioccolatini, né quello interessato a cui si intitolano partiti. Sono scritti corsari, pirateschi arrembaggi dialettici, dichiarazioni d’amore molesto.
Se avete fatto le ore piccole pur di non rinunciare al piacere liberatorio della satira di Vauro ad Annozero, se avvertite il bisogno di un prontuario di resistenza umana per non affogare nell’onda di melma che minaccia di sommergerci, questo è il libro che aspettavate. Un concentrato di pensieri, parole e disegni, corrosivo antidoto alla catalessi mediatica.