
Il saggio ha lo scopo di aiutare i giovani ad affrontare le prove quotidiane e i comportamenti pratici, tenendo conto della situazione etica attuale, che influenza negativamente ogni attività sociale. Dall'analisi dei problemi di carattere filosofico, si passa al "che fare?", dalla filosofia alla pedagogia, indicando un percorso che le famiglie dovrebbero intraprendere per educare i propri giovani alla morale e alla conoscenza.
Il volume si presenta come un testo di notevole impegno, in quanto integra apporti di natura differente (filosofici, pedagogici, psicologici) al fine di impostare in maniera solida e fondata pratiche educative dirette allo sviluppo del carattere. Quest’ultimo deve essere inteso non solo come qualità morale della persona, ma anche come maturità personale sul piano delle competenze sociali, culturali e professionali. L’impianto si basa su un approccio antropologico ben strutturato, attento agli sviluppi più recenti sia teorici, sia operativi di impostazione aristotelico-tomista.
La sua possibile valorizzazione si prospetta assai aperta: dai percorsi formativi universitari nei vari ambiti di natura filosofica, pedagogica e psicologica; alla formazione continua degli educatori, degli insegnanti, degli psicologi; alla preparazione iniziale di quanti intendono avviarsi a professioni di natura educativa. Il lavoro colma una lacuna assai vistosa dell’ambiente culturale italiano e più in generale delle culture non anglosassoni.
(M. Pellerey, Prefazione).
Perché a scuola si deve formare solo la mente e non il cuore? Può essere autentica l'educazione che trascura la consapevolezza di sé, l'empatia, la solidarietà? No. Non dall'ignoranza sul teorema di Pitagora o sulla legge fondamentale della chimica nascono le guerre ma dalla mancanza di sensibilità, giustizia, relazioni positive. Questo libro lancia una sfida provocatoria rivolta alle famiglie, come luogo di crescita emotiva comunitaria, e alla scuola, come comunità di apprendimento: rovesciare il luogo comune secondo il quale la scuola non si deve interessare ai bisogni del cuore. Una scuola estranea alla dinamica emozionale non serve alla vita. Non serve all'umanità. Semplicemente è inutile.
Si è tentato di cogliere nella presente ricerca il ruolo dell'associazionismo cattolico in tema di cultura popolare. Nella parte introduttiva si propone una lettura della cultura ufficiale umbertina e giolittiana con riferimento alla situazione economico-sociale e scolastica. Un rapido sguardo della cultura popolare cattolica a partire da numerose riviste, almanacchi e varie edizioni a diffusione nazionale. Si analizza il "Bollettino della Società della Gioventù Cattolica Italiana", fonte principale di questo studio. Dalle sue pagine l'autore ricava notizie sulle università popolari, il teatro, l'animazione ricreativa, il nascente associazionismo sportivo cattolico, quali epifenomeni del costume e della mentalità popolare. Biblioteche circolanti, diffusione militante di fogli volanti e di altro materiale di propaganda, promozione di congressi e circoli, conferenze, teatri popolari, associazioni sportive e tutte le modalità di formazione popolare offrono attraverso la formazione religiosa un significativo apporto all'educazione integrale cristiana. Ma qual è il legame tra Azione Cattolica e cultura popolare? Il testo prova a rispondere, analizzando la dimensione concreta dell'uomo e della donna visti nella quotidianità e verso cui l'associazionismo diventa un aiuto rispetto alla difficoltà di coniugare attraverso una comunicazione culturale tradotta in linguaggio popolare, il difficile legame tra fede e vita. [Premio Capri-S. Michele 2003 Sezione Storia]
Le giovani generazioni stanno dentro la Chiesa come il lievito nella pasta. La cura pastorale delle nuove generazioni va fatta CON i giovani, non PER i giovani: è questo un cambiamento di prospettiva che svela qualche sorpresa e libera grandi potenzialità. Il vescovo Sigismondi si fa compagno di strada dei giovani, con loro cammina e si mette in gioco indicando la segnaletica da seguire: dare la precedenza, direzione obbligatoria, diritto di precedenza, senso unico e via narrando... un segnale dopo l’altro in direzione della crescita!
Cosa c'entra la scuola con la felicità? Chi è un insegnante? Chi uno studente? Qual è lo scopo della scuola? Che frutti possono emergere da un lavoro ben fatto? Che rapporto può nascere tra docenti e studenti quando ciascuno svolge con serietà il proprio lavoro? Appoggiandosi a maestri del pensiero filosofico quali Platone a San Tommaso, l'autore propone una riflessione sullo straordinario valore della scuola quando vissuta come luogo di cammino verso la crescita e la realizzazione del sé.
Fare squadra è il filo rosso di questo interessante saggio divulgativo, che parla dei nonni e della loro preziosa missione educativa al giorno d'oggi. La squadra è la famiglia, unita da un unico progetto educativo tra genitori e nonni per accompagnare nella crescita i nipoti. Il libro presenta la specificità del ruolo educativo dei nonni, che è complementare a quello dei genitori. Tratta del loro speciale rapporto con i nipoti nelle varie situazioni quotidiane, evidenziandone le grandi risorse al di là delle difficoltà. Propone, anche con schede di approfondimento, suggerimenti concreti.
La ":rivoluzione digitale": e i ":new media": hanno influenzato gli stili di vita, di comunicazione e di socializzazione, ponendo nuove sfide educative in particolare nella relazione tra genitori e figli. Questo libro offre ai genitori delle indicazioni di tipo pratico da un punto di vista psico-educativo, per sostenerli nella loro azione quotidiana accanto ai figli in crescita. Senza perdere mai di vista la certezza che la strada per salvaguardare i loro figli, on line e off line, passa attraverso una sana relazione e un’:educazione consapevole.
L'idea di scuola, qui proposta, è sorretta dalla convinzione che il compito specifico della scuola sia istruire. Infatti, se l'educazione, intesa come coltivazione dell’uomo e del cittadino, è finalita comune alle varie istituzioni educative, l'istruzione è propria della scuola. Come le altre istituzioni raggiungono il fine comune dell’educare, attraverso una attività specifica che caratterizza ciascuna, cosi la scuola diventa educativa nella misura in cui istruisce. E' questa l'idea di scuola, sintetizzata nel titolo Educare istruendo, dove il gerundio indica la contemporaneità della duplice azione, che qualifica l'educazione scolastica come istruzione educativa. (dall'Introduzione).
La crisi d'identità sociale e personale costituisce uno dei temi e delle realtà più dolorose della cultura post-moderna.
Si tratta di un problema etico-culturale che riguarda anche, e soprattutto, le più cruciali domande educative, essenzialmente legate al problema del'"essere" e del "dover essere", della realtà e dell'idealità, della temporalità e della trascendenza.
Una sfida, quella dell'educazione, di cui avvertiamo tutta l'urgenza e l'enorme portata in termini di risorse, non solo o unicamente finanziarie, ma soprattutto di energie e mezzi di natura psicologica e morale, necessari per ritrovare il coraggio di educare, di assumersi la responsabilità di introdurre le giovani generazioni alla vita, nella sua realizzazione integrale.
La percezione di sé, da parte di un bambino "diverso" (immigrato o disabile), è influenzata non solo dallo sradicamento dal proprio paese d'origine o dalle ridotte capacità determinate da una patologia, ma anche dalle rappresentazioni sociali che di tale condizione hanno quelli che entrano in contatto con lui. È questo modo di vedere e porsi nei suoi confronti che va curato e coltivato, perché è negli occhi degli altri che un bambino si rispecchia e si riconosce. Questo libro tratta argomenti utili a favorire la cultura dell'accoglienza e un'etica della responsabilità, e lo fa in veste di manuale operativo, capace di offrire con leggerezza strumenti preziosi per cogliere in ogni "diversità" un'opportunità.