
Quello che stiamo vivendo passerà alla storia d'Italia come il ventennio berlusconiano. Dopo la rivoluzione di Mani pulite e il crollo della Prima repubblica, centrata sul predominio della Democrazia cristiana, è stato infatti Silvio Bertusconi a dominare la scena politica. Abile e spregiudicato, non ha solo saputo creare un partito in pochi mesi e vincere per tre volte le elezioni - dopo due sconfitte che parevano irrimediabili. Ha soprattutto logorato e svuotato i suoi avversari politici, che non sono stati in grado di contrapporre un modello alternativo al suo. In "Vent'anni con Berlusconi" Nicola Tranfaglia ricostruisce, con la precisione documentaria dello storico e un'accesa passione civica, una fase cruciale della vita politica del nostro paese. Oltre alle strategie vincenti del Cavaliere, discute l'azione dei suoi avversari, primo fra tutti la sinistra, sempre sospesa tra due aspirazioni che alla fine si sono rivelate inconciliabili: sostituire i vecchi partiti della Prima repubblica, superandone i vizi e gli errori, e insieme mantenere aperto il dialogo con il centro-destra. Oggi è ormai opportuno tracciare anche un bilancio: partendo dai problemi e dalle emergenze che l'Italia doveva affrontare fin dal 1993; esaminando il ruolo del nostro paese nello scacchiere internazionale e in un'economia prima forzatamente globalizzata e ora affossata dal Grande Crac; e infine valutando lo stato della nostra democrazia, ieri e oggi.
"È tutto finito; non c'è più niente da fare": le parole di Antonino Caponnetto dopo l'assassinio di Paolo Borsellino e della sua scorta rappresentano la disperazione di un'intera nazione. Vent'anni dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, la mafia però non ha vinto. Nonostante che molti misteri siano ancora irrisolti e molti retroscena siano oscuri. Nonostante gli attacchi ripetuti alla magistratura, le polemiche violente, i rapporti ambigui tra politica e criminalità, i silenzi della società civile, la disillusione. In queste pagine troviamo le inchieste e i processi più clamorosi, gli imputati eccellenti e le pedine, le storie dei pentiti, il racconto di come il nostro paese sia stato invaso di capitali che hanno radici mafiose. Una mafia che in questi anni ha cambiato pelle, ha ucciso sempre meno e riciclato sempre di più. Che si è mossa senza rumore.
In tutto l'Occidente, i primi vent'anni del XXI secolo sono stati segnati da una serie di movimenti di protesta e manifestazioni di frustrazione collettiva: dal movimento no-global d'inizio anni 2000 a quello no-vax durante la pandemia di COVID-19, passando per il «Vaffanculo-Day» di Beppe Grillo, gli Indignados spagnoli, Occupy Wall Street, il voto per la Brexit, l'elezione di Donald Trump, i Gilets jaunes francesi e le proteste legate a #MeToo e #BlackLivesMatter. Ciascuno di questi eventi ha ovviamente una storia particolare, ma c'è anche un filo rosso che li unisce: la rabbia nei confronti delle istituzioni. Nonostante la frenesia attivistica, queste mobilitazioni si sono rivelate, nella maggior parte dei casi, prive di finalità concrete, mentre è stata evidente la loro dimensione spettacolare e dimostrativa, volta a esprimere una condizione di risentimento diffuso nei confronti dell'ordine costituito, secondo una logica che tende a dividere la società in «amici» e «nemici», «buoni» e «cattivi». Ma come si spiega questa animosità crescente, dati i livelli di benessere materiale e di diritti acquisiti storicamente senza precedenti? Ridurre la rabbia odierna a un'espressione di emotività irrazionale o all'ignoranza delle masse, avverte Carlo Invernizzi-Accetti, è un errore. Per uscire dal vortice in cui siamo caduti è necessario comprenderne le ragioni. Nel fornire un'interpretazione di ciò che Hegel avrebbe chiamato lo Zeitgeist , cioè lo «spirito del tempo», "Vent'anni di rabbia" propone una rilettura storico-filosofica degli ultimi due decenni che apre nuove prospettive di azione sul futuro.
Una analisi della linea politica del PCI e poi del Pds, negli ultimi vent'anni: la crisi strategica di una sinistra chiamata a fare i conti con una complessa mutazione economica e sociale.
Vent'anni fa, la neonata Forza Italia di Silvio Berlusconi usciva vincitrice dalle elezioni del 27-28 marzo 1994. Non è stata una fiammata episodica. Anzi. Il periodo che ci separa da quella data, fondativa del nuovo sistema partitico, è marcato dalla presenza del Cavaliere. Ripercorrendo le vicende politiche di questo periodo - ma anche degli anni Ottanta, che ne costituiscono l'incubazione - Ignazi mette in luce le origini del berlusconismo, i modi e le ragioni del suo dispiegarsi lungo un ventennio, i suoi punti di forza e di debolezza. Berlusconi si è posto al centro della scena politica grazie alle sue risorse, soprattutto nel campo della comunicazione, all'innovazione dei contenuti e dello stile, e alla balbettante reazione degli avversari. Ma il contenuto "rivoluzionario" della sua irruzione sulla scena politica in che modo ha modificato il sistema politico italiano? E quali esiti ha avuto? Siamo alla fine della parabola?
Pubblicato per la prima volta nel 1949, "Vent'anni e un giorno" costituisce ancora una delle critiche al regime mussoliniano più acuminate. Giuseppe Bottai fu fascista della primissima ora, presente durante la Marcia su Roma, governatore di Addis Abeba e poi ministro dell'Educazione Nazionale, grande ammiratore di Mussolini e pensatore sinceramente persuaso che fosse possibile, per l'Italia, trovare nel fascismo un assetto politico utile al suo sviluppo economico e sociale. Nel corso del tempo, però, in Bottai si compie una metamorfosi, la sua riflessione disegna una rotazione di centottanta gradi che lo pone nelle condizioni di riconoscere l'immensa aberrazione che si celava come un nucleo malato nel profondo del regime. Il viaggio interiore di una figura tra le più contraddittorie e sorprendenti del secolo passato, introdotto da un saggio di Giordano Bruno Guerri.
Per vivere i tormenti del fuoco e delle fiamme non è necessario finire all'inferno. Basta restare imbottigliati all'ora di punta nel traffico assurdo di qualunque grande città. La pena, in questo caso, può apparire ridotta rispetto a quella definita "eterna". Ma quando allo stress da super-affollamento si aggiungono flagelli come il rumore, i bambini pestiferi, i cani cattivi, i regali di Natale indesiderati, gli allarmi antifurto, la prosopopea dei medici o le convinzioni dei benpensanti si può anche arrivare a credere che, rispetto agli abitanti della Terra, i dannati nel regno degli Inferi non devono poi passarsela così male... È per questo motivo che, con una scrittura sapientemente ironica, Dominique Noguez ha deciso di mettere nero su bianco queste Venti cose che rendono la vita infernale, uno sfogo liberatorio e dissacrante che, pagina dopo pagina, investe gli sfaccendati, i tracotanti, i voraci, i fanatici insieme a tutte le figure malevole del nostro tempo.
Tutti i cittadini abituati da secoli alla democrazia possono facilmente cedere alla tentazione di considerarsi per sempre al riparo dai totalitarismi che hanno insanguinato il Novecento. Per Timothy Snyder, autore di opere sull'Europa tra Hitler e Stalin e sull'Olocausto, questo "è un riflesso sbagliato". Oggi non siamo "più saggi degli europei che nel xx secolo videro la democrazia cedere a fascismo, nazismo o comunismo. Uno dei nostri vantaggi è di poter imparare dalla loro esperienza". Per questo, Snyder trae venti lezioni dalla storia del Novecento, venti esortazioni per evitare di ripetere oggi, nell'era di Trump, della Brexit, dei nazionalismi e dei populismi, gli errori di un'epoca tragica. C'è una parola che ritorna in questo libro, una parola che ha echi classici e illuministi e mantiene intatto il senso di minaccia che l'accompagna: tirannia. La storia insegna che la tirannia più insidiosa non è quella che s'impone con la violenza, per mezzo di un repentino colpo di Stato, ma quella che acquista potere attraverso una serie di cedimenti progressivi da parte dei cittadini. Per questo, se c'è una cosa che ci insegna la storia è proprio l'importanza di resistere: "Qualcuno dovrà farlo. Conformarsi è facile. Fare o dire qualcosa di diverso può sembrare strano, ma senza quella sensazione di disagio non c'è libertà".
Esiste un cammino di tre settimane capace di renderci più giovani, più sani, più longevi, più gioiosi. Lo ha studiato Franco Berrino, noto medico ed esperto di alimentazione, assieme a Daniel Lumera, riferimento internazionale nella pratica della meditazione, e a David Mariani, allenatore specializzato nella riattivazione dei sedentari.
È un percorso pratico e quotidiano fatto di ricette, esercizi fisici e spirituali. Ma anche di conoscenza, illuminazione, consapevolezza. Se ne esce rinnovati nel corpo e nello spirito. E tre settimane, secondo studi scientifici e antiche sapienze, sono il tempo necessario per prendere un'abitudine, cambiare stile di vita. E garantirci una longevità in salute. "Arrivare in età avanzata in piena salute non è, per lo più, una fortuna dettata dal caso, ma una possibilità alla portata di tutti, che si costruisce sulle scelte quotidiane e sull'esperienza di vita dettata dalla consapevolezza. Mantenerci in salute è una scelta di giustizia: non abbiamo il diritto di far pesare le nostre malattie sugli altri, di togliere anni di vita e di felicità ai nostri figli costringendoli a occuparsi della nostra invalidità o demenza senile. In questo libro troveremo le indicazioni per consentire al nostro organismo di sviluppare la massima capacità di autocura, e impareremo a ristabilire, quando necessario, il perduto equilibrio. Favoriremo il recupero della vitalità, intraprenderemo un viaggio di riequilibrio e armonia fisiologico e mentale che può apportare cambiamenti grandiosi nella vita di ogni giorno."
"La purezza del Che e la sua morte tragica lasciano spalancate le porte del sogno", scrive Jean Cormier, che ha trascorso sette anni a indagare su questo personaggio leggendario, incontrando uno dopo l'altro i suoi compagni di lotta, i membri della sua famiglia, i politici e gli intellettuali che lo affiancarono. Il risultato è questa appassionante biografia cui hanno collaborato Hilda Guevara, figlia del Che, e Alberto Granado, amico d'infanzia che lo accompagnò nel suo viaggio giovanile in motocicletta nel Sud America. Attraverso il racconto dei particolari della sua formazione e della sua lotta, Cormier anima quella icona di capo rivoluzionario carismatico che ha motivato un'intera generazione di giovani tra gli anni Sessanta e Settanta.
Nel duomo di Naumburg, nella Germania centro-orientale, la statua medioevale di Uta di Ballenstein affascina da secoli i visitatori. Il passaparola tra chi rimane colpito dalla sua altera bellezza già vi aveva ravvisato l'archetipo di uno dei cattivi cinematografici del Novecento: la regina di Biancaneve e i Sette Nani. Era un passaparola ben fondato: molti indizi confermano che proprio Uta di Naumburg è il modello della crudele matrigna di Biancaneve. Questo libro singolare rivela come e perché ciò sia accaduto. Il racconto della trasformazione di Uta in Grimilde diviene così una vera e propria spy story tra Germania e Stati Uniti negli anni che precedono la seconda guerra mondiale: ne sono protagonisti non solo Walt Disney e i suoi collaboratori ma anche Marlene Dietrich, Leni Riefenstahl e il Dottor Gobbels.
IL LIBRO
Uno sguardo da cerbiatta, una silhouette slanciata e un’eleganza naturale hanno fatto di Audrey Hepburn un’icona di stile del XX secolo. La frangetta, i foulard, i tailleur firmati da Hubert de Givenchy sono diventati un modello per le donne di mezzo mondo. Ma dietro questa immagine «patinata» e di maniera si nasconde in realtà una personalità complessa e affascinante, un carattere forte, determinato e generoso.
Vincitrice di un Oscar con il suo primo film da protagonista, Vacanze romane, nel corso di una folgorante carriera la Hepburn ha recitato accanto ai più grandi attori dell’epoca (Gregory Peck, Humphrey Bogart, Henry Fonda, Fred Astaire, Gary Cooper, Cary Grant, Sean Connery) e ha contribuito a fare di molte pellicole dei classici senza tempo (Sabrina, Sciarada, Colazione da Tiffany).
Tuttavia ha abbandonato Hollywood molto presto per consacrarsi ai figli e alla vita familiare. Memore di un’infanzia segnata dalle privazioni e dall’orrore della seconda guerra mondiale, ha infatti sempre dato la precedenza alle persone, agli affetti e all’amicizia. Dopo i figli, il suo grande amore sono stati i tanti bambini incontrati nel corso delle missioni come ambasciatrice dell’UNICEF, nei luoghi dove vivere è una lotta quotidiana contro la fame, le malattie e la guerra. Fu proprio durante un viaggio che cominciò ad avvertire i primi sintomi del cancro.
Completamente concentrata sulle cose da fare e sui bisogni gravi e urgenti da soddisfare, rimandò accertamenti e cure, compromettendo forse l’esito della sua ultima battaglia.
È proprio questa vita esemplare, fatta di bellezza e talento, di sensibilità e altruismo, che ci racconta Bertrand Meyer-Stabley, restituendo alla star che tutti ammiriamo una ricchezza interiore e una profondità autenticamente umane.
L'AUTORE
Bertrand Meyer-Stabley è un giornalista franco-irlandese «esperto in materia di biografie», come ha scritto di lui Edmonde Charles-Roux. Ha dedicato libri a Grace di Monaco, Jackie Kennedy, Margaret d’Inghilterra, Melina Mercouri, la duchessa di Windsor, Ingrid Bergman, Soraya, Sophia Loren, Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, Greta Garbo, Lady Diana, Maria Callas. La sua biografia di Rudolf Nureyev è stata recentemente pubblicata in italiano da Lindau. Il suo libro La vita quotidiana a Buckingham Palace dalla regina Vittoria a Elisabetta II è stato tradotto in quattordici lingue. Collabora con alcuni giornali francesi e spagnoli.