
Fatta passare per millenni come una storia meravigliosa e travagliata, a tratti cruenta ma destinata a buon fine, l'Odissea spiazza da subito il lettore con il suo incedere altalenante e il suo scarso equilibrio, visto che le peripezie di Ulisse tra maghe e ciclopi, sirene e mostri marini, che tanto hanno affascinato i lettori di ogni epoca, impegnano a malapena un sesto di un poema che è dedicato piuttosto, nella sua parte preponderante, ai preparativi di un massacro tremendo e immotivato, quello dei cosiddetti «proci», i pretendenti di Penelope: una strage che, a dispetto di tante fantasmagorie di facciata, costituisce il vero obiettivo della narrazione. Eppure, alcune vistose incongruenze dovrebbero mettere subito in allarme: qual è lo scopo dell'inspiegabile viaggio di Telemaco, rischioso e apparentemente inutile, che apre il poema? E perché Ulisse, atteso da dieci anni, si ripresenta a Itaca in sincronia perfetta con il viaggio del figlio, e per giunta da solo, pur essendo partito con un gran seguito di navi e di compagni? E come è possibile che egli non venga riconosciuto subito da un servo fedele, da sua moglie e da suo padre? A partire da queste domande, Giovanni Kezich scopre nel poema una trama nascosta che ci porta lontano dalle rassicuranti convenzioni della poesia eroica e ci introduce in un ambito enigmatico come quello di un giallo, una sciarada elusiva e tendenziosa che cerca di occultare una certa verità raccontandocene un'altra: come se il vero obiettivo dell'Odissea non fosse il glorificarsi delle gesta del suo protagonista, ma l'addolcire con le arti della poesia il rimorso per la strage di raggelante brutalità che, a dieci anni dalla caduta di Troia, si è consumata in un'isola remota lasciata a se stessa, dove il re non era mai tornato. Forte di un'intuizione folgorante maturata a contatto con il testo di Omero, "Ulisse non è lui" non è la semplice enunciazione di uno scoop interpretativo, ma una rilettura approfondita, illuminante e fascinosa del poema più letto e più amato della storia: una scommessa, ambiziosa e coltissima, che punta a riconsiderare daccapo l'Odissea come un documento antropologico, che può forse raccontarci, dell'antica civiltà greca come di noi stessi, molto più di quello che sinora abbiamo saputo capire.
L'Odissea è il primo vero romanzo della letteratura occidentale e Ulisse, il suo protagonista, è l'ultimo degli eroi, il primo personaggio moderno. Ma che uomo è stato? Ha lasciato una moglie a casa da sola con un bambino e un vecchio suocero da accudire. E come padre? Il figlio Telemaco è dovuto crescere senza di lui, prigioniero della sua ombra e condannato a non poter diventare mai davvero adulto. E le tante donne che ha incrociato nel suo viaggio? Per quanto si possano essere rivelate perfide, sono state tutte sedotte dal suo fascino e dalla sua scaltrezza e poi abbandonate: Circe, Nausicaa, Calypso. Guidorizzi ci accompagna alla scoperta di un eroe guardandolo attraverso gli occhi di chi ha partecipato solo da comprimario alla sua epica vicenda. E lo fa, come di consueto, unendo al rigore del classicista la passione e la brillantezza del narratore.
Per capire l'Italia di questi anni, il lavoro di Marco Travaglio è indispensabile e prezioso. Travaglio osserva il nostro paese partendo da alcuni semplici postulati, che dovrebbero essere condivisi e messi in pratica da tutti. Per esempio, non dobbiamo dire una cosa e fare l'opposto. Se cambiamo idea da un giorno all'altro, è opportuno spiegare perché. Bisogna rispettare la legge e le sentenze dei giudici: chi commette reati dev'essere condannato e scontare la pena, possibilmente non in parlamento. La libertà d'opinione dev'essere salvaguardata e l'informazione dev'essere libera, affinché possa esistere un confronto democratico. Non dobbiamo dimenticare il nostro passato – e nemmeno il passato prossimo di chi ci governa.
Non è molto, dovrebbero essere principi ugualmente condivisi dalla destra e dalla sinistra, ma in questa Italia è fin troppo. Se qualcuno osa raccontare come queste semplici regole non vengono rispettate, viene immediatamente additato come un pericoloso sovversivo, espulso o maneggiato con enorme cautela da tutti i media. È sufficiente mettere in fila frasi e fatti, ed escono pagine esilaranti e tragiche sulla destra e sulla sinistra, sulla guerra per bande che sta devastando e depredando il paese. Basta avere il coraggio di dire quel che si pensa e si vede, un archivio efficiente, una penna affilata, insomma, quello che ha fatto di Marco Travaglio un testimone eccezionale e uno scrittore irresistibile.
A causa delle tendenze demografiche negative, della massiccia immigrazione musulmana e dell'egemonia culturale del multiculturalismo, l'Europa, secondo l'autore, potrebbe trasformarsi, entro qualche decennio, in Eurabia: un continente dominato dall'Islam radicale, fortemente antiamericano e antisemita. L'Occidente tuttavia ha ancora un'ultima possibilità di rigenerarsi e di rispondere con successo alla sfida lanciata dall'Islam, spiega Tony Blankley in questo libro. Se l'Europa e gli Stati Uniti vogliono salvarsi, devono prendere sul serio la minaccia islamista e combatterla con vigore. Non meno importante, però, è la battaglia sul fronte culturale. Gli europei devono abbandonare il modello assistenzialista e laicista, che sta alla base della crisi delle famiglie e delle nascite; devono rigettare il multiculturalismo e la correttezza politica; devono recuperare le proprie radici cristiane; ma soprattutto devono credere maggiormente in se stessi e riscoprire l'amore per quella cultura che ha fatto grande la civiltà europea nei secoli passati.
In sette mesi sulla scena politica italiana abbiamo assistito a un gigantesco gioco di specchi, in cui quasi nulla è stato davvero come sembrava. E in cui i protagonisti - più o meno consapevolmente - hanno posto le basi per una trasformazione radicale nell'assetto della Repubblica. Da dicembre 2021 a luglio 2022 la più autorevole figura internazionale a disposizione dell'Italia, l'ex presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, è passato dall'essere il presidente del Consiglio con un piede e mezzo al Quirinale alla rappresentazione vivente di come il Palazzo sia in grado di logorare chiunque. Nascosto dietro la coda dell'emergenza della pandemia e l'esplosione di una guerra che si combatte alle porte dell'Europa, in quei duecento giorni si è consumato un clamoroso susseguirsi di colpi di scena, dalla rielezione di Mattarella alla Presidenza della Repubblica alla prima campagna elettorale estiva della storia nazionale. Un percorso accidentato che Tommaso Labate ricostruisce con sapienza attraverso dettagli inediti e rivelazioni strappate ai protagonisti: dai messaggi di Casini durante la corsa mattutina a Villa Borghese al pallottoliere a casa Berlusconi per contare voti e deputati, dalle incertezze della Lega alla scissione dei Cinque Stelle, dal gioco di Meloni alle mosse di Renzi, dalle uscite di Grillo ai silenzi di Draghi. Un reportage dietro le quinte dei palazzi del potere per leggere il presente e il futuro politico del Paese.
Nel settembre del 2OO6 Randy Pausch è un brillante professore di informatica della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania. Ha una moglie, tre bambini e ama appassionatamente il suo lavoro, i suoi colleghi, i suoi studenti. E allora che i medici gli diagnosticano un cancro del pancreas in stadio ormai avanzato. Un anno dopo, il 18 settembre del 2007, Pausch tiene la sua ultima lezione pubblica, la "Last Lecture", davanti a un pubblico di quattrocento persone, lasciando ad amici e colleghi il suo ultimo messaggio: "Realizzate i vostri sogni d'infanzia". Con coraggio e ironia, Pausch ripercorre le tappe della sua esperienza partendo dalla lista dei desideri di quando aveva otto anni, e mentre racconta il destino (e l'importanza) di quei sogni, il suo discorso di congedo si trasforma nella testimonianza straordinaria di una vita resa unica dall'intensità con la quale è stata vissuta.
Da Narciso a Blade Runner, da Edipo a Frankenstein, la mitologia è ancora attuale? Secondo lo psicoanalista Aldo Carotenuto l'immaginario fantascientifico è quello che meglio si presta a indagare gli archetipi del postmoderno. Attraverso un'analisi delle maggiori opere di fantascienza - da Jules Verne a Isaac Asimov, da Herbert George Wells a Philip Dick - è possibile ricostruire gli scenari delle paure collettive. Ombre, proiezioni e fantasie che trovano nell'alieno, nei robot e nei mostri le loro incarnazioni. E che non sono poi così lontane dalla realtà quotidiana: l'alieno infatti è il persecutore che alberga in ognuno di noi. Tra creatività e patologia, l'autore ci introduce nel mondo dell'immaginazione e delle sue metamorfosi.
La cattiva gestione della crisi economica, la mancata valorizzazione del Parlamento europeo e, di conseguenza, la scarsa legittimazione politica dell'Unione suscitata nei cittadini dagli Stati membri costituiscono per Jürgen Habermas i limiti principali dell'Europa. Più democrazia e più solidarietà sono gli antidoti che il filosofo di Francoforte propone per realizzare una riforma capace di far uscire l'Unione europea dalla crisi istituzionale e di credibilità in cui da troppo tempo si dimena. La situazione è estremamente critica, anche perché manca ancora una forza progressista capace di guidare questa svolta.
Gli ultimi due governi presieduti da Giulio Andreotti (23 luglio 1989-27 giugno 1992) furono caratterizzati da crescenti difficoltà politiche di ordine interno. In quel periodo l'orizzonte internazionale subì mutamenti addirittura epocali. L'autorevolezza della posizione internazionale dell'Italia fu messa duramente alla prova dal nuovo scenario che stava prendendo forma. In questo contesto le questioni riguardanti il Medio Oriente ebbero un ruolo tutt'altro che trascurabile. Anche esse, infatti, riservarono difficoltà straordinarie. La stagnazione del processo di pace arabo-israeliano, la crisi del Kuwait, il tentativo di raggiungere un assetto definitivo della regione con la Conferenza di Madrid segnarono la progressiva perdita di influenza dell'Italia in un'area che era stata tra le principali direttrici della sua azione internazionale. La tradizionale ambizione italiana a "esserci" si trasformò in emarginazione dal contesto mediorientale. Anche questo fu uno dei segni della crisi che attraversò la società e la politica italiane all'inizio degli anni Novanta.
A che punto è il Grande Fratello? Le concentrazioni editoriali, il controllo di Tv e media pongono gravi problemi sullo stato della democrazia reale non solo in Italia, ma anche all'estero. Un viaggio nel giornalismo americano e inglese, ricco di documenti e testimonianze inediti, sfata ad esempio il mito del giornalismo anglosassone sentinella e controllore della libertà di tutti. Un viaggio che termina in Italia, ponendo nuovi e urgenti problemi anche alla sinistra del nostro paese, che non può ormai solo limitarsi ad indicare ipotetici paradisi dell'informazione fuori dei nostri confini.
Le notizie del diavolo, oggi conosciute come fake news, non nascono con internet ma sono antiche quanto il mondo. Dagli albori della guerra di Troia, fino alle manipolazioni digitali di oggi e all'uso spregiudicato degli algoritmi, l'ombra oscura della disinformazione, simile a un veleno inodore e insapore, accompagna e avvelena ogni tipo di nostra comunicazione, privata e pubblica, giornalistica e scientifica, letteraria e commerciale. Prolungando in forme diverse l'arte della guerra e della politica, la disinformazione si è ingigantita insieme con lo sviluppo dei mass media, e oggi ha raggiunto il culmine attraverso il mezzo digitale. Nessuno può sperare di esserne immune e anzi, come si usa dire a proposito del diavolo, uno dei suoi trucchi è quello di far credere che non esista. Per contrastarla abbiamo bisogno di conoscerne la storia, le motivazioni e le tecniche. "Ultime notizie dal diavolo" di Dario Fertilio si propone come un manuale di autodifesa e uno strumento di libertà contro le menzogne di massa.