
La terapia breve si è dimostrata una forma di trattamento efficace per una varietà di problemi psicologici "comuni" come l'ansia, la depressione in forma lieve e le semplici fobie. Ma è possibile utilizzare questo trattamento anche per patologie più complesse. Gli autori, pionieri nel campo della terapia breve, raccolgono qui la loro esperienza clinica di oltre quindici anni (il caso dell'uomo "pedinato dalla CIA", quello della donna sicura di aver "stregato Fidel Castro"), offrendo gli strumenti per risolvere disturbi finora trattati con terapie a lungo termine, come deliri e paranoie, anoressia, alcolismo, comportamenti borderline.
A volte le parole paiono vuote, inutili, eccessive. Ma se sono poche ed efficaci, come nel caso dell'aforisma, possono diventare potenti e magiche. Non a caso tutta la tradizione orientale e occidentale di saggezza ha utilizzato l'aforisma per esprimere se stessa, per diffondersi, per creare consenso, per educare. Anche i nostri tempi, straripanti di informazioni, hanno bisogno di questo sapere conciso, dalla forma essenziale, lapidaria. Giorgio Nardone, psicologo e terapeuta, ha studiato a lungo l'effetto magico che una massima breve e folgorante può avere all'interno del colloquio terapeutico: tra le argomentazioni logiche e la comunicazione non verbale, una sentenza ben calibrata può portare a un'illuminazione improvvisa, una visione fino a quel momento nascosta agli occhi dell'interlocutore, proprio perché fa leva sia sull'intelligenza che sulle emozioni. Così l'aforisma, dopo esser stato per molto tempo un accessorio da salotto, ritorna in sede terapeutica al suo antico rango, quello sapienziale, curativo, magico.
PER TRENT’ANNI, dal 1980 al 2010, l’immagine che ci siamo creati attraverso i media è passata soprattutto tramite la televisione: in tutto il mondo – e in modo particolare in Italia – la tv commerciale è stata la regina del circo mediatico, condannando ognuno di noi a una fruizione sempre più solitaria e imponendo i propri modelli a giornali, libri, cinema e teatro. Oggi, quel sistema sembra non funzionare più: nascono bisogni nuovi, si affermano valori diversi e cresce il desiderio di forme di socializzazione alternative. Spetta ai nuovi media accompagnare e costruire il cambiamento, quello italiano come quello globale.
Ma in che modo?
In questo saggio affascinante Luca De Biase affronta temi che coinvolgono da vicino la nostra quotidianità e il nostro avvenire.
Con chiarezza e competenza illumina i meccanismi della comunicazione contemporanea e delinea i contorni di quella futura, per capire come la trasformazione del pubblico da spettatore a creatore – quasi da governato a governante – possa rivoluzionare non solo l’universo mediatico, ma la nostra stessa vita.
Luca De Biase è caporedattore di “Nòva24 – Il Sole 24 Ore”, e un blogger molto seguito. Tiene il corso avanzato di Giornalismo all’Università Iulm di Milano ed è presidente della Fondazione Ahref, per la qualità dell’informazione nei media sociali.
Il risveglio personale di Arianna Huffington è arrivato con uno zigomo rotto e un brutto taglio sull'occhio, risultato di una caduta causata dalla spossatezza e dalla mancanza di sonno. Co-fondatrice e direttore dell'Huffington Post Media Group, celebrata come una delle donne più influenti del mondo e consacrata dalle copertine delle riviste internazionali, Arianna era, in base a tutte le metriche classiche, straordinariamente di successo. Tuttavia, trovandosi a peregrinare da un dottore all'altro, da un esame clinico all'altro, ha cominciato a chiedersi che cosa significa veramente "essere arrivati", se era davvero quella la vita che voleva. E la risposta è stata no: abbiamo bisogno di un nuovo modo per andare avanti e prosperare. La verità è che l'attuale modello di successo, che si identifica con superlavoro, esaurimento da stress, mancanza di sonno, lontananza dalla famiglia, connessione 24 ore su 24, non funziona. Non funziona per le aziende, né per le società in cui è il modello dominante, né per il pianeta. Non funziona per le donne, e neanche per gli uomini. Da questa consapevolezza parte la sfida per "cambiare passo" e ridefinire il concetto stesso di successo: oltre il binomio potere e denaro, includendo nei parametri che lo definiscono una "terza metrica" che tenga conto del benessere, del buonsenso, della nostra capacità di meravigliarci e di fare la differenza nel mondo.
I giovani non sempre sanno dove vanno, ma ci vanno con ostinazione. E vivono l'adolescenza come un tempo di vulnerabilità e incompiutezza, con momenti intensi di scoperta e curiosità, ma anche di depressione, apatia e «condotte a rischio», cioè comportamenti che mettono simbolicamente o realmente in pericolo la vita.Questi modi, volutamente trasgressivi, sono finalizzati ad abbattere la sofferenza causata dalla sensazione di trovarsi davanti al muro insormontabile di un presente che non finisce mai e di un avvenire che non si riesce a intravedere. Sono appelli a vivere, ma anche appelli all'aiuto e al sostegno rivolti a ad adulti capaci di trasmettere il gusto di vivere e il senso di quanto la vita sia preziosa.
Qual è una politica estera di sinistra? Un interrogativo antico ma ancora privo di risposta. Dinanzi alle decine di regimi dittatoriali del pianeta, i progressisti possono accontentarsi di difendere lo status quo e la stabilità? Non è, invece, più coerente con la missione di una sinistra delle libertà promuovere la democrazia in tutte le sue forme e, dunque, lottare contro le tirannie? Da Carlo Rosselli ad Amartya Sen, da Arthur Koestler a John F. Kennedy, da Bill Clinton a Tony Blair, nel corso del Novecento la sinistra ha fatto dell'espansione della democrazia la sua migliore bandiera. In un mondo non meno tormentato, quella bandiera non deve essere abbandonata, a costo di sfidare le convenzioni del pacifismo e dell'antiamericanismo. Un libro non conformista che interroga la coscienza civile della sinistra italiana.
La sfida del cambiamento non prevede pareggio: o si vince o si perde! Nel mondo attuale, chi rifiuta il cambiamento è destinato a vivere in una sorta di inferno, fatto di paure, delusioni, frustrazioni, povertà. Chi invece decide di cavalcarlo ha la possibilità di accedere a un vero e proprio paradiso fatto di opportunità di crescita e ricchezza come mai ce ne sono state. Sul lavoro, nelle relazioni, nel rapporto tra genitori e figli, tutto è cambiato nel corso di pochi anni. I vecchi schemi mentali risultano inefficaci quando proviamo ad applicarli alle novità che emergono ogni giorno. Eppure, anche se prendiamo consapevolezza dell'ineluttabilità delle trasformazioni, ugualmente ne siamo spaventati. A quanto pare, la paura del cambiamento è altrettanto inevitabile del cambiamento stesso. Ho scritto questo libro con l'intenzione di aiutarti a capire meglio perché il cambiamento ha un tale impatto su di noi e soprattutto cosa possiamo fare per cavalcarlo invece che subirlo. Ma questo non è solo un testo teorico. Metti a fuoco gli obiettivi che vuoi ottenere (ad esempio alcuni cambiamenti che vorresti realizzare nella tua vita) e potrai trasformare fin da subito queste pagine in risultati tangibili. A questo punto, se ti va, incominciamo questo lavoro insieme.
Qual è l'idea di Europa di Matteo Renzi? Attraverso gli scritti e i discorsi raccolti in questo libro, il segretario del Pd e Presidente del Consiglio delinea progressivamente la sua risposta. Politica fiscale, vincoli di bilancio, rilancio necessario degli investimenti, emergenza migranti, tendenze alla disgregazione, minacce allo Stato di diritto: in una stagione difficile per l'Unione, Renzi chiarisce il suo punto di vista su questioni che chiamano in causa l'identità stessa dell'Europa. Rispettare le regole per cambiarle, recuperare la solidarietà per risolvere i problemi comuni, andare oltre il rigore per un'Europa della crescita e del lavoro. Riscoprire i valori fondanti dell'Unione perché la paura e le divisioni non abbiano il sopravvento. Una visione che potrebbe restituire all'Italia un ruolo centrale in Europa.
L'autore affronta un tema che gli è molto caro, il cambiamento, partendo dalla constatazione che tante persone non vogliono cambiare, trasformarsi, perché sono convinte che è troppo difficile, faticoso o addirittura impossibile. Le ragioni di tale presa di posizione sono legate a pigrizia, a una certa consuetudine di accontentarsi degli obiettivi raggiunti: salute, famiglia, buon lavoro, posizione economica? Perché cambiare? Perché entrare in un percorso di trasformazione, che - secondo la proposta che Albisetti porta avanti da anni - è trasformazione spirituale, meglio, psicospirituale? Chi pensa che sia impossibile cambiare, si sbaglia. Anche la scienza, dalla genetica alla biologia, ci conferma che tutto - compresa la creatura umana - è in continuo processo di cambiamento. Partendo dal principio che "noi siamo i nostri pensieri", e che è la nostra visione della vita che ci dirige, il lettore è sollecitato a cambiare mentalità, ad accogliere e a recuperare una proposta di trasformazione spirituale, finalizzata a ridurre al minimo la nevrosi e a purificare il proprio vissuto, alleggerirsi di alcune pesantezze che inquinano e condizionano negativamente. Il cambiamento reale e profondo dona energia vitale e creatività nuova, "è fonte di importanti informazioni e di indicazioni utili per saperci orientare meglio nel nostro viaggio di senso".
L'amore e i suoi conflitti, l'importanza di costruirsi una personalità libera da condizionamenti, le nevrosi della vita moderna?Temi di sempre, forse, ma approfonditi dall'Autore con una freschezza nuova. Con il desiderio di aprirsi e aprire alla bellezza della vita. Con il realismo di chi sa che l'esistenza non è scevra da difficoltà ma ha al suo interno valori che le permettono di trascendersi. Per questo V. Albisetti legge ogni cosa alla luce della Parola. E, facendo ciò, mette a nudo anche la sua anima.
Per uscire da una crisi serve un cambio di paradigma. Bisogna cambiare regole e prospettive, adeguare il proprio sguardo a un modo nuovo di interpretare la realtà. E prima che si stabilisca un nuovo paradigma, una nuova normalità, esiste un momento in cui tutte le possibilità sono aperte. Il sociologo Mauro Magatti dimostra che ci troviamo esattamente in quel momento. Il 2008 ha segnato l'inizio di una crisi economica che si è rivelata anche politica e culturale e ha portato alla fine di un'epoca. Fino ad allora il neoliberismo era stato il modello al quale avevamo affidato le nostre prospettive di crescita economica e di benessere. Ora quel modello è saturo, perché non più capace di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più selvaggio e sregolato, né alla degenerazione della politica, sempre più populista e nazionalista. Ma questa, spiega Magatti, è una grande occasione. Perché se le vecchie regole non sono più valide, questo è il momento in cui possiamo inventarne di nuove. L'importante è avere chiara una direzione. E la direzione è quella della rinuncia alla cieca economia del consumo, per giungere a uno scambio sostenibile. "Solo la combinazione tra sostenibilità e logica contributiva può permettere di ricostruire su basi nuove il rapporto tra economia e società che il neoliberismo ha col tempo mandato in frantumi. E così rispondere alla domanda sulla natura della prossima crescita economica, nel quadro di una nuova stagione della democrazia."