
L’Autrice affronta i temi nodali dell’accompagnamento spirituale. Una sintesi completa e rigorosa in chiave pedagogica, attraverso un linguaggio scorrevole, arricchito da numerosi esempi e testimonianze.
Un volume che non si propone come il “manuale della buona guida”, ma piuttosto uno strumento di lavoro per chi è chiamato a sostenere il cammino di fede dei fratelli. Mettendosi al loro fianco e imparando ad avanzare insieme, nelle vie di Dio, passo dopo passo.
Ritornato in Inghilterra da Dublino, dove aveva presieduto l'Università Cattolica di nuova fondazione, nel 1859 Newman riprende l'antico proposito di scrivere di fede e ragione, avviando un percorso che porterà al capolavoro della "Grammatica dell'assenso". In "Prova del teismo" egli replica a chi pensa che l'unica via per mantenere la fede sia oscurare la ragione, e lo fa con un argomento a sostegno dell'esistenza di Dio: non una formulazione meramente intellettuale, ma intimamente connessa alla pratica, una prova che passa attraverso il riconoscimento della consapevolezza della nostra esistenza e di una coscienza morale a essa associata. La sottile analisi fenomenologica che la sostiene rende manifesta la realtà trascendente di una Persona (Dio) dentro la persona che noi stessi siamo.
Le “tavole della legge” non sono altro che un reperto da museo? I comandamenti una moneta fuori corso? Hanno ancora qualcosa da dirci, han- no senso e validità oggi? A quali condizioni possono essere convincenti per i contemporanei, riuscendo a imprimere una direzione alla nostra vita, sia individuale sia pubblica?
In questo volumetto, per rispondere a questi interrogativi, vengono convocate attorno al tavolo di discussione svariate figure “inusuali” di studiosi, di intellettuali e di professionisti: storici, sociologi, medici, psico-
terapeuti, politici e scrittori. Prendono poi la parola alcuni esegeti e alcuni teologi, preoccupandosi non soltanto di salvare il passato (il decalogo così come fu alle origini, nella Bibbia), ma anche e soprattutto di protendersi verso il futuro.
Ed è allora soprattutto questo che si richiede oggi: porsi onestamente il
problema del vero significato dei comandamenti. Per non confonderli con delle teorie morali qualunque, per non scambiarli con un “tu devi” o “non devi” imposto arbitrariamente dall’esterno alla nostra libertà. Il confronto con la concreta situazione odierna – un confronto di importanza semplicemente vitale – evita di interpretare i comandamenti come miracolose ricette preconfezionate, dal sapore stantio.
Sono raccolti nel volume i contributi – relazioni, articoli e voci di dizionari – dedicati al tema della vocazione all’amore nella forma del matrimonio, a cui don Giovanni Moioli ha dedicato grande attenzione, interrogandosi sul rapporto con la verginità. Due temi decisivi per la spiritualità cristiana.
L’opera presenta per la prima volta le sette beatitudini dell’Apocalisse dandone una lettura unitaria e suddividendole in tre gruppi: le beatitudini del messaggio ascoltato e custodito; le beatitudini della testimonianza; le beatitudini della veste.
Molto spesso si è considerato il libro dell’Apocalisse come uno scritto costellato da catastrofi e dall’annuncio di sciagure future. In realtà, con il suo linguaggio simbolico, esso illustra il pellegrinaggio dei credenti verso il regno che Cristo ha inaugurato con il suo trionfo pasquale e offre ai credenti una chiave di comprensione degli eventi perché la loro fede sia sostenuta dalla parola della rivelazione. Questo messaggio che il libro propone è condensato nelle sette beatitudini attraverso le quali Giovanni esorta e promette, comanda e conforta, edifica e celebra; esse sono come sette pietre miliari di cui i cristiani dispongono per orientare il cammino secondo la parola di Cristo.
Come più volte indicato da papa Francesco, «oggi la Chiesa ha bisogno di crescere nel discernimento, nella capacità di discernere». Parlare di discernimento significa mettere a tema le occasioni o gli ambiti in cui sperimentiamo il dubbio, l’incertezza, la fatica di capire qual è la cosa giusta da fare, la direzione verso cui muovere il prossimo passo, che si tratti delle grandi decisioni della vita o delle tante opzioni che orientano il nostro stile di vita. Questo libro, ispirandosi alla prospettiva di fondo di papa Francesco, alla spiritualità che lo anima, al pensiero teologico che struttura le sue parole e azioni, vuole proporre qualche spunto per far cogliere al lettore che cosa è in gioco nelle diverse declinazioni di questa parola chiave. La speranza è che gli stimoli che il volume prova a offrire incoraggino a scavare più profondamente nella propria interiorità, per scoprire quel tesoro nascosto capace di riempire di gioia chi lo trova.
Potrà mai risorgere quel piccolo Cristo smarrito, che Bruegel nasconde tra la folla, ignorato e affondato nell’indifferenza degli uomini? Qui la croce non sembra aprire il movimento della storia, ma piuttosto precipitare nella lunga notte del mondo. Con Rembrandt, nell’atmosfera sfibrata della «Cena in Emmaus», anche l’evento della resurrezione si stempera: il risorto, seduto al tavolo dei viandanti, viene risucchiato indietro dalle tenebre verso un’esile luce. La sparizione del Cristo, l’assenza di ogni Dio su questa terra sono forse segni con cui oggi dobbiamo confrontarci.
Gabriella Caramore è autrice della trasmissione di cultura religiosa di Rai Radio 3 «Uomini e Profeti». Per il Mulino ha pubblicato «Pazienza» (2014).
Maurizio Ciampa, saggista, ha pubblicato tra l’altro «L’epoca tremenda. Voci dal Gulag delle Solovki» (Morcelliana, 2010). Sono autori di «La vita non è il male» (Salani, 2016).
Chi ricopre una posizione di potere nella Chiesa deve sapere che essa non è di sua proprietà, ma un dono, pertanto non può abusarne.Il discorso sugli abusi sessuali sui minori nella Chiesa cattolica offre diversi spunti di riflessione che in questo libro sono riassunti in due tematiche principali: la questione del potere spirituale e gerarchico, con riferimento al clericalismo, e la necessità di una formazione umana completa che abbia a fondamento la persona.Dunque, per colpire la piaga alle radici e porsi sulla strada della prevenzione, la proposta di questo libro è che la Chiesa dovrebbe agire nel campo della formazione umana che, in modo multidisciplinare con gli altri campi formativi, può conseguire in una definizione chiara e trasparente dell'identità vera del chierico, ai fini della riscoperta della vera natura del ruolo e dell'autorità di cui sarà investito.
Un grande teologo presenta la profonda esperienza spirituale di una giovane mistica Carmelitana, Elisabetta della Trinità (Digione, 1880-1906). Il saggio è stato concepito come una specie di raffronto con il messaggio di Teresa di Lisieux, morta pochi anni prima. L'autore «lascia parlare i pensieri stessi di Elisabetta, accostati l'uno all'altro in un mosaico di testi comparativi, per poi semplicemente - quasi stando al di fuori - allargare il respiro sul terreno teologico» (dalla Premessa).
La luce fa emergere un'esperienza originaria dell'uomo, individuando gli oggetti, creando tra loro relazioni, dando loro volume e profondità, facendo vivere forme e colori. Tuttavia, in una costante dialettica tra vita e morte, gloria e dramma, da sempre la luce è un potente simbolo della presenza del divino che illumina la storia umana. Dall'età paleocristiana a quella gotica, dal Rinascimento al Barocco, con un'attenzione particolare ad artisti come Piero della Francesca, Tiziano, Caravaggio o Vermeer..., in un'interdisciplinarietà tra arte e architettura, teologia e filosofia, l'autore delinea un'inedita e originale "storia" della luce, centrale per comprendere la nostra contemporanea visione del mondo occidentale. In un progressivo passaggio nei secoli da una luce teologica a una luce fisica che sarà poi indagata dagli Impressionisti, questo suggestivo racconto diventa riconoscimento della bellezza del mondo e di Dio, interrogazione sul senso più profondo del mistero della vita.
La solitudine dell’eremo, contiene la corrispondenza intercorsa tra Thomas Merton ed i diversi interlocutori, soprattutto Anselmo Giabbani, in riferimento all’idea e al desiderio del monaco trappista di un suo possibile “transitus” dall’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza alla Congregazione Camaldolese.
La corrispondenza si estende per un periodo di circa quattro anni (settembre 1952 – marzo 1956) per un totale di 36 lettere. La domanda centrale alla quale Merton cerca di dare una risposta, interpellando diversi personaggi ecclesiastici e del mondo monastico di quell’epoca, riguarda il desiderio di passaggio ad un ordine più “contemplativo” di quello in cui si trova.
I dubbi, i desideri, le delusioni, i tentativi di trovare una soluzione, i sogni e le varie risposte di coloro che cercano di aiutare l’animo tormentato di Merton convergono verso una soluzione diversa dal desiderio nascente del monaco dell’Abbazia del Gethsemani.
La corrispondenza oltre ad essere uno spaccato della ricerca interiore di Merton, è una fonte di notizie interessanti sul come si viveva la realtà dell’essere monaco negli anni precedenti al Concilio Vaticano II e sono, in alcuni momenti, preludio alle discussioni seguenti che animarono i Padri Conciliari intorno agli argomenti della vita religiosa, del sacerdozio, della vita monastica. E’ l’inizio di una riflessione che porterà il mono monastico ad un nuovo approccio alle tradizioni affascinanti della vita di solitudine.