
Una scorciatoia è tale «non perché facile, ma perché pertinente e comprensibile». Newman insegna che «non ci sono vie brevi alla perfezione, ma ce ne sono di sicure». Questo volume ne esplora nove. Tra esse troviamo la via della coscienza, dell’amicizia spirituale, dell’immaginazione, dell’amore concreto, ecc. Le nove scorciatoie, che trapelano dalla vita e dal pensiero del grande santo e dottore della Chiesa, costituiscono un invito a trovare un cammino personale per andare verso Dio. Indagando e rileggendo gli insegnamenti e la vita di Newman, questo libro offre al lettore il privilegio di scoprirne la potenza spirituale.
Può una legge essere bella? Sì, se scaturisce da un sentimento di insoddisfazione nei confronti della realtà e dal desiderio di modificarla, da un’attenzione nei confronti delle condizioni di vita delle persone, da un’immersione nel contesto sociale e dall’ascolto. Ne è un esempio la legge che ha la sua genesi all’interno di una concezione riparativa della giustizia, che favorisca il contatto tra vittima e autore del reato al fine di elaborare i conflitti e il trauma che ne deriva. Oppure, quella che consente a chi si è indebitato senza colpa di accedere a percorsi di liberazione dai debiti o la legge che riconosce il diritto di accompagnamento ai soggetti vulnerabili. Certo, una legge non potrà mai essere bella come un’alba, ma è altrettanto certo che occorrono anche leggi belle per godere di un’alba, o per poter tornare a farlo.
L’Autore analizza il fenomeno del postumanesimo e la sua interazione con l’antropologia cristiana, osservando come le nuove tecnologie, in particolare l’Intelligenza Artificiale, si stiano sempre più imponendo, fino a provocare una mutazione neurologica con forti ricadute anche sul tema della fede. Nella seconda parte si esamina la possibilità di presentare i temi religiosi in modo nuovo all’homo calculans, ai seguaci del postumanesimo e a chiunque si dichiari indifferente. A fronte di questo scenario si pone la questione se una rinnovata antropologia fondata su un "umanesimo gesuano" possa arginare queste inquietanti derive. Si vaglia, infine, l’ipotesi se la riscoperta del Gesù terrestre possa stimolare i lontani e giovare ai credenti per rinverdire la loro fede nel Cristo.
In un’epoca in cui l’umanità si trova sospesa tra accelerazioni tecnologiche e crisi spirituali, nasce un libro unico: un’intervista immaginaria ma profondamente verosimile a Papa Francesco, realizzata attraverso l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Il pontefice risponde, con il suo tono inconfondibile di tenerezza e fermezza evangelica, alle grandi domande del nostro tempo: la sfida dell’intelligenza artificiale, il dramma dell’indifferenza, la pace come dovere e promessa, la cura della casa comune, la crisi della fede, i nodi della liturgia, della famiglia e del ruolo della donna nella Chiesa. Diviso in tre sezioni — La Chiesa e i problemi sociali, L’idea di Chiesa, La Chiesa e i problemi interni — il libro attraversa temi caldi e controversi: l’ecumenismo, la sinodalità, la misericordia, il celibato, la messa in latino, l’eutanasia, la maternità surrogata. In ogni risposta, si intrecciano la voce profetica di Francesco, la memoria viva della tradizione e la volontà riformatrice di una Chiesa che vuole "camminare insieme".
L'ermeneutica è la scienza dell'interpretazione ma con la svolta del pensiero moderno ha preteso di coincidere con la filosofia in quanto tale e di esaurire in sé le possibilità della ragione. Questa nuova ermeneutica è ormai stata assunta dentro la teologia cattolica sotto l'influenza di quella protestante e delle filosofie contemporanee, soprattutto di Martin Heidegger e Hans Georg Gadamer. Gli effetti sono però destabilizzanti a proposito delle fonti della rivelazione, dell'evoluzione del dogma, del rifiuto della metafisica, dei profondi cambiamenti nella teologia morale: tramite l'ermeneutica moderna si sono fatte strada nella teologia cattolica le conseguenze del "principio di immanenza" della filosofia moderna.
Un luogo magico, una guida molto dettagliata, scena per scena, della Cappella degli Scrovegni. Oltre a spiegare ai lettori il ciclo degli affreschi di Giotto, Chiara Frugoni ne presenta un’interpretazione nuova, con protagonista il committente Enrico Scrovegni, per nulla pentito delle ricchezze accumulate e dell’ombra del peccato d’usura (che aveva portato il padre Rinaldo all’inferno, secondo Dante). Il turista in poltrona si trova così sui ponteggi fra i pittori, mentre l’autrice gli addita dettagli e particolari, spesso quasi invisibili ad occhio nudo, affinché l’ammirazione per il capolavoro di Giotto sia più consapevole e piena.
Cosa ci aspetta dopo la morte? Che cosa dobbiamo temere o sperare? siamo destinati al nulla o a un altro tipo di esistenza? Che cos’è «la vita del mondo che verrà»? Sono domande che da sempre inquietano l’umanità e a cui la Bibbia offre risposte sorprendenti, tutt’altro che immediate. Gérard Billon e Sophie Ramond ci guidano in un affascinante viaggio attraverso l’Antico e il Nuovo Testamento, rivelando come la speranza nella vita dopo la morte si sia sviluppata gradualmente all’interno della fede biblica. Partendo dall’esperienza di liberazione del popolo d’Israele dalle forza del male e della morte nell’Antico Testamento, gli autori esplorano le prime timide aperture alla speranza nel libro di Giobbe, nei Salmi nella visione delle ossa inaridite di Ezechiele: lì l’idea di una risurrezione per i giusti inizia a farsi strada. Con l’avvento del Nuovo Testamento, la figura di Gesù Cristo diviene la chiave di volta per comprendere il mistero della vita eterna: la sua risurrezione inaugura una speranza nuova per l’umanità, celebrata nel cuore della liturgia eucaristica con la proclamazione della sua morte, risurrezione e del suo imminente ritorno. Ripercorrendo con rigore filologico e chiarezza espositiva le Scritture, Billon e Ramond ci invitano a riscoprire la ricchezza e la complessità della tradizione biblica sull’aldilà, mostrando che se il nostro futuro si gioca davvero in ciò che viviamo oggi, allora la domanda "Quale vita dopo la morte?" è destinata a diventare "Quale vita prima della morte?".
San John Henry Newman (1801-1890), uno dei più grandi pensatori cristiani dell’Ottocento, sarà annoverato tra i Dottori della Chiesa da papa Leone XIV il 1° novembre 2025. Appassionato ricercatore della verità e convertito al cattolicesimo (1845), egli «diventa oggi un faro sempre più luminoso per tutti quelli che sono alla ricerca di un preciso orientamento e di una direzione sicura attraverso le incertezze del mondo moderno» (Paolo VI, 1975). Le sue opere arricchiscono la teologia, il suo cammino illumina le coscienze, la sua persona viene già venerata in tutta la Chiesa. Non sorprende, quindi, che il Santo Padre lo proclamerà Dottore della Chiesa universale. Il presente volume, di facile lettura, intende anzitutto offrire un breve tratto biografico e teologico di Newman. Fa poi sentire la sua chiara ed equilibrata voce su alcune questioni cruciali della vita ecclesiale: lo sviluppo della dottrina cristiana, la testimonianza dei fedeli, l’unicità della Chiesa, il significato della coscienza, le caratteristiche di un cuore apostolico. Appare così la straordinaria attualità della vita e del pensiero di questo teologo santo. Come scrisse l’allora cardinale Ratzinger nel 1990: «Newman appartiene ai grandi dottori della Chiesa, perché egli allo stesso tempo tocca il nostro cuore e illumina il nostro pensiero».
La bussola è uno strumento necessario per orientarsi nella complessità di un sentiero. Il volume cerca di rispondere a questa caratteristica in ordine alla questione politica, divenuta sempre più difficile da comprendere e decifrare. A fare da guida in questo percorso è Bartolomeo Sorge (1929-2020), gesuita e politologo: in dialogo con papa Francesco si accompagna il lettore a riscoprire l’urgenza della formazione politica della coscienza morale cristiana. Si tratta di un impegno inderogabile per il credente che dal Vaticano II riceve questo invito: «Bisogna curare assiduamente l’educazione civile e politica, oggi tanto necessarie» (Gaudium et spes, n. 75).
A Montefano c’è una sorta di cantiere a cielo aperto. Si è autorizzati a pensare a lavori (pubblici) sempre in corso, ma queste pagine raccontano di altre prospettive. Il "cantiere" potrebbe essere metafora del Centro biblico in cui da oltre trent’anni vive e opera padre Alberto Maggi. Per alcuni è una sorta di culla dell’eresia, per altri un prezioso luogo in cui nutrire una fede adulta. Lì la gente arrivava e arriva, da ogni paese, da ogni luogo. Un tam tam che si è prolungato, rafforzato negli anni, creando come un’onda di energia che continua a stupire gli stessi frati che compongono questa piccola comunità. Quando chiedi a padre Alberto come si spiega questo fenomeno, lui sorride, alza le braccia e risponde: «È la fantasia del padreterno…». Da qui, da questa certezza e da questo luogo inizia il racconto della vita di Alberto Maggi. «Di lui si possono dire mille cose», afferma l’autore. «Ho pensato che quelle più interessanti, una sorta di sinossi della sua vita e del suo pensiero, potessero essere raccolte in un libro-intervista. Eccolo!».
Il mestiere di vivere oggi appare sempre più faticoso. Avvertiamo la mancanza di istruzioni, anche elementari, che abilitino alle esperienze umane fondamentali: il rapporto tra uomo e donna, la generazione e l’educazione dei figli, l’attraversamento delle età della vita. Un tempo, neanche tanto lontano, queste competenze venivano spontaneamente assimilate a partire da un costume diffuso, che plasmava mentalità, decisioni e comportamenti. Oggi invece ci muoviamo incerti in un paesaggio precario. Sullo sfondo di questa radicale trasformazione culturale si collocano le pagine di Giuseppe Angelini, che hanno l’ambizione di proporre alcune ‘istruzioni’ essenziali a proposito del matrimonio cristiano. Indicazioni che non suonano astratte, come spesso accade alla parola ecclesiastica, ma convincenti perché radicate nell’ascolto dell’esperienza effettiva della vita di coppia, con i suoi entusiasmi, gli slanci e le aspettative, ma anche con le sue fatiche, le delusioni e le fragilità.
L'autore dialoga con giovani interlocutori sulla fede cristiana, l'adesione alla quale non è data per scontata come sarebbe stato per le generazioni precedenti. Innanzitutto, perché interessarsi alle questioni religiose che confliggono con la verità scientifica? La realtà del male non si concilia con la Provvidenza, l'immagine tradizionale di Dio non favorisce il nostro rapporto con lui e i precetti evangelici appaiono un'utopia. Come si può credere che a ogni uomo si offra la prospettiva di un'altra vita, di una vita eterna? La fede cristiana può essere riscoperta quale bene prezioso e irrinunciabile proprio affrontando i dubbi ricorrenti, oggi ancora più radicali. Dubbi che non devono essere accantonati, ma accolti e affrontati, nella convinzione che, come sosteneva papa Francesco, «i giovani possono essere riconquistati alla fede solo per attrazione».

